BERTOLOTTI, Davide

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)

BERTOLOTTI, Davide

Giovanni Ponte

Nato a Torino il 2 sett. 1784 da una famiglia di agiati commercianti, dopo i primi studi continuò la preparazione sotto la guida di G. Mabellino, vice bibliotecario dell'ateneo torinese, poi, verso i diciassette anni, ebbe a Napoli insegnamenti e consigli dall'Andrés. Conoscitore del francese e dell'inglese, si segnalò traducendo in versi, nel 1807, l'epistola di G. Addison sull'Italia, e poi altri testi di autori cari al gusto preromantico del tempo (La festa di Alessandro del Dryden, l'Epistola di Eloisa a Abelardo dei Pope, lo Scellino lampante del Philips, il Bardo del Gray); e cominciò a tradurre il Paradiso perduto di Milton. Fece parte degli alficriani-foscoliani piemontesi; poi, sull'esempio del Monti, incensò i Bonaparte (nel 1811 con la canzone Alla culla di S. M. il Re di Roma,nel '13 con l'ode Ilritorno del principe Eugenio Vicerd dell'Italia,ripubblicate con altri suoi componimenti celebrativi nel 1813 a Milano sotto il titolo Versi lirici). Intanto si era trasferito, nel 1812, nella capitale lombarda lavorando per editori locali; ivi pubblicò nel '14 un'infelice versione dell'Allemagne della Staël. Mutati i tempi, scrisse un'ode Alla maestà di Alessandro I, imperatore di tutte le Russie e celebrò l'Austria; lo stesso anno si segnalò per. la decisa polemica contro lo Chateaubriand, circa l'opuscolo legittimista Bonaparte e i Borboni diffuso dallo scrittore francese, cui egli replicò, in difesa dell'Italia, con la Lettera di un italiano al signore di Chateaubriand, ben presto nota nella stessa Parigi. Ancora nel '14 cominciava a dirigere lo Spettatore.Due anni dopo replicò duramente, in termini di esasperato amor di patria, all'articolo della Staël Sulla maniera e l'utilità delle traduzioni,che segnò l'inizio della polemica classico-romantica in Italia; il suo articolo (La gloria italiana vendicata dalle imputazioni della Sig.ra Baronessa di Staël-Holstein,nel fascicolo di luglio-agosto dello Spettatore)si attirò la pungente satira di Ludovico di Breme (che, dapprima amico del B., si era guastato con lui nel 1813, e nel 1815 aveva giudicato severamente il suo opportunismo politico), la riprovazione del Borsieri e del Giordani, e un ironico accenno dei Berchet nel finale della Lettera semiseria.

L'attività di poligrafo del B. si andava intanto estendendo, anche secondo criteri commerciali. Nel 1817 iniziò la serie dei suoi fortunati racconti di viaggi in Lombardia; dal 1818 al 1834 stampò e diresse un nuovo periodico (il Ricoglitore, poi, dal 1824, Nuovo Ricoglitore),ispirato sempre a intenti di divulgazione culturale, per cui si valse largamente di notizie e di opere straniere. Per editori milanesi tradusse intanto la Storia della decadenza e della fine dell'Impero Romano del Gibbon (1820-24), e con l'aiuto di collaboratori compilò opere illustrative della storia di vari paesi, a complemento della versione italiana, allora apparsa presso lo Stella, del Compendio di storia universale dei Ségur. Nella sua attività non trascurò versi, novelle, romanzi avventurosi e sentimentali, secondo il gusto del tempo; e fu tra i primi autori di romanzi storici con La calata degli Ungheri in Italia nel Novecento (Milano 1823). Per l'irrigidirsi della censura austriaca, lo stesso anno. pur continuando a pubblicare in Milano opere di vario genere, passò a Firenze; ivi diresse con G. B. Niccolini una raccolta di testi, "Le bellezze' della letteratura italiana", e cominciò a comporre tragedie, con successo: Tancredi (rappresentata a Firenze nel 1825) e Ines di Castro (rappresentata a Milano nel 1826), cui seguirono Irene e ICrociati a Damasco (rappresentate a Torino nel 1828). Rientrato temporaneamente in Piemonte nel 1826, ebbe dal ministro sardo degli Interni, G. G. Roget de Cholex, l'offerta di redigere una descrizione ufficiale delle regioni del Regno sabaudo. Il B. si stabilì allora nella terra nativa, pubblicando in Torino nel 1828 il Viaggioin Savoia,e più tardi, nel 1834, il Viaggonella Liguria marittima, composto in tre anni di residenza a Genova; per la morte del ministro, non poté completare il piano originario. Dal 1834 rimase a Torino, occupandosi ancora di iniziative culturali di carattere divulgativo (L'Italia descritta e dipinta,Torino 1834-38; Il Teatro universale,ibid. 1834-37) e di compilazioni storiche. Aderì al I, II, III e VIII congresso degli scienziati italiani; in occasione del III (Torino 1840), preparò una Descrizione della città, per incarico del Comune. Pur non rinunciando a qualche traduzione e compidazione, si dedicò poi, anche per incoraggiamento del Pellico, ad un poema cristiano in endecasillabì sciolti, Il Salvatore (1ediz., Torino 1844; poi ibid. 1847 e 1860), che ottenne lodi dal Mai, dal Mustoxidi, dal Bresciani, dal Gioberti, dal Carrer. Dal 1847 collaborò al periodico divulgativo del Pomba Il Mondo illustrato.Protetto dai re sabaudi, aveva già scritto un Compendio dell'Istoria della R. Casa di Savoia (Torino 1330); nel 1842, in occasione delle nozze di Vittorio Emanuele e di Maria Adelaide d'Austria, dedicò alla sposa un poemetto, Geografiapatria; da Carlo Alberto ebbe ordini cavallereschi e pensioni. Membro dell'Accademia delle scienze di Torino e amico di moltissimi letterati del tempo (tra i quali il Cantù e il Brofferio), non prese parte ad attività politiche.

Morì a Torino la notte fra il 12 e il 13 aprile 1860.

Poligrafo fecondissimo, il B. non si distinse per originalità e profondità, ma per la prontezza con cui si adeguava al gusto romantico del tempo, per l'abilità e il senso pratico d'un divulgatore della cultura. Come autore di versi, cadde nell'enfatico e nel superficiale; fu eccessivo e melodrammatico nelle novelle e nei romanzi, dove insiste nella ricerca dell'orrido e dei patetico; rivela gli stessi difetti anche nei libri di viaggi, che pur sono forse la sua produzione più spontanea, grazie al gusto pittorico e all'attenzione per i ricordi storici e per il folclore. Notevole fu invece la sua prontezza nel seguire esempi e suggerimenti: il Maltebrun, con lo Spectateur, gli offrì l'idea dello Spettatore; Rousseau, Chateaubriand, Scott e D'Arlincourt (oltre al Foscolo) influirono sui romanzi; Corneille e Voltaire (come l'Alfieri) furono imitati nelle tragedie, in cui i contrasti di passioni emergono sullo sfondo di lotte politiche e religiose, e in cui l'autore vuole conciliare - in maniera diversa dal Manzoni - il rispetto della storia con il serrato andamento drammatico delle vicende. Nel romanzo storico (in cui l'autore si vale con particolare larghezza delle notizie offerte dal Muratori e dal Sigonio), e nelle descrizioni di viaggi, il realismo romantico appare sotto l'aspetto di una sempre più minuta documentazione storica (che nei libri di viaggi si estende anche all'informazione economica) e di attenzione paesistica, ma sempre con il limite di una pateticità melodrammatica, o di una superficiale magniloquenza, o di un bozzettismo prosaico.

Agli scritti già ricordati si aggiungano: Isabella Spinola,novella storica in versi (Milano 1830); Alcune rime (Torino 1838); Tragedie (Milano 1832); Racconti e pitture di costumi (Milano 1830); i romanzi del periodo milanese: L'isoletta dei cipressi (Milano 1822), Amore e i sepolcri (ibid. 1823), Il ritorno dalla Russia (ibid. 1824), e altri: Viaggio al lago di Como (Como1817); Milano e la Lombardia nel 1818 (Milano 1819); Peregrinazioni: viaggio al lago d'Orta, a Varallo, a Ginevra pel Sempione (ibid. 1822); Lettere da Telgate (ibid. 1825); Il regno lombardo-veneto (Cremona 1857) e Gli stati sardi (ibid. 1857), entrambe le opere in collabor. con C. Cantù; Storia del Portogallo (Milano 1824); Storia della China (ibid. 1825); Storia delle Crociate (ibid. 1832); Gli Arabi in Italia (Torino 1838); Vite di L. Ariosto e Leone X, in Vita e ritratti di illustri italiani, I, Milano 1820; varie biografie in Vite e ritratti di 25personaggi illustri italiani (Firenze 1826); Florilegio poetico moderno (Milano 1822). La lettera allo Chateaubriand venne edita insieme all'opuscolo, tradotto, di questo (Milano 1814); l'articolo contro la Staël si legge ora in Discussioni e polemiche sul Romanticismo,a cura di E. Bellorini, Bari 1943, I, pp. 75-84; la breve autobiografia del B., in A. Brofferio, I miei tempi,Milano 1904, VI, pp. 362-393. Traduzioni da A. Ascargorta, Compendio della storia di Spagna (Milano 1824); A. De Theis, Viaggio di Policleto a Roma (ibid. 1824); M. L. Aimé, Lettere a Sofia sopra la fisica, la chimica e la storia naturale (ibid. 1846), assieme a C. Rovida.

Fonti e Bibl.: U. Foscolo, Epistolario, III, Firenze 1953, pp. 352, 355, 476, 489-93, 509, 517 s., 526, 531, 532; P. Giordani, Epistolario, III, Milano 1854, p. 357; V. Monti, Epistolario, V, Firenze 1929, pp. 31, 53, 131, 151, 179, 226, 257, 298, 399; A. Manzoni, Carteggio, II, Milano 1921, p. 583; A. Salza, Dal carteggio di A.Torri, in Ann. d. scuola norle sup. di Pisa, XIII (1899), pp. 83-85; C. Calcaterra, I manifesti romantici del 1816…, Torino 1951, pp. 114, 142, 197 s., 239 ss.,260; Diario dell'VIII congresso degli scienziati italiani, Genova 1846, p. 11; N. Tommaseo, Il primo esilio, Milano 1904, pp. 131, 136; A. Brofferio, I miei tempi, Milano 1904, VI, p. 525; VII, pp. 167-69, 337, 342 ss.; A. Balbi, Abregé de Géographie, Paris 1834, p. LXXXVI; I. Cantù, L'Italia scient. contemporanea. Notizie sugli italiani ascritti ai cinque primi congressi, Milano 1844, pp. 52 p.; A. Da Rignano, Ragionamento sul poema "Il Salvatore" del cav. B., Torino 1845; L. Carrer, Prose, Firenze 1855, II, pp. 464-472 (sul Salvatore); G. Rovani, Cento anni, Milano 1869, II, p. 488; G. Amat di San Filippo, Studi biografici e bibliogr. sulla storia della geografia in Italia,Roma 1882, I,p. 556; V. Bersezio, Il regno di Vittorio Emanuele II,Torino 1889, pp. 181-188; G. Costetti, La Compagnia reale sarda e il teatro ital. dal 1825 al 1855,Milano 1893, pp. 62 s.; Il teatro ital. nel 1800, Rocca S. Casciano 1901, pp. 92, 110; A. Albertazzi, Ilromanzo,Milano s.d. [ma 1902], pp. 151 s., 162 s.; E. Bertana, La tragedia,Milano s.d. [ma 1906], p. 407; G. Mazzoni, L'Ottocento,Milano 1913, pp. 296, 415, 575, 710, 750, 844, 963, 1010, 1195; G. Rabizzani, Chateaubriand nel Risorg. ital., in Riv. d'Italia, XXI(1918), p. 285; V. Cian, Glialfieriani foscoliani Piemontesi e il romanticismo lombardo piemontese del Primo Risorgimento, in Rass. stor. d. Risorg., XXI(1934), pp. 707, 710, 733, 738; A. Levati, Saggio sulla storia della letter. ital. nei primi 25 anni del sec. XIX,Milano 1934, pp. 113 s., 140, 224, 247, 286, 301; R. K. Greenfield, Economia e liberalismo nel Risorgimento, Bari 1940, pp. 148, 184; F. Flora, Storia d. letter. ital., IV, Milano 1958, pp. 301, 302, 306.

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