DE RUBEIS, Bernardo Maria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991)

DE RUBEIS (Rossi), Bernardo Maria

Paolo Preto

Nacque a Cividale del Friuli (Udine) l'8 genn. 1687 in nobile famiglia, da Antonio e Anna Formentini. Il suo nome di battesimo era Giovanni Francesco, poi mutato in Bernardo Maria quando, nel 1703, vestì l'abito domenicano nel convento di Conegliano della Congregazione del beato Iacopo Salomoni. Dopo l'anno di noviziato e la solenne professione dei voti passò a S. Marco di Firenze per compiervi il corso regolare degli studi; nel 1711 si stabilì a Venezia, nel convento del Rosario alle Zattere, dove in pochi anni di intenso e metodico studio divenne esperto teologo e dotto filologo e storico. Nel 1718 accompagnò il confratello Ermenegildo Tonelli in un viaggio a Vienna, dove compilò il catalogo delle opere degli scrittori domenicani conservate nella Biblioteca cesarea e avviò fecondi rapporti di amicizia e di studio con Apostolo Zeno, Benedetto Gentilotti e Alessandro Riccardi; poco dopo si recò a Parigi, insieme con i nobili veneziani Nicolò Foscarini e Lorenzo Tiepolo, inviati della Serenissima alla cerimonia di ascesa al trono di Luigi XV, e vi intrecciò stretti legami con alcuni prestigiosi teologi ed eruditi come Jacques Echard, Michel Lequien, Bernard Montfaucon. Rientrato a Venezia, insegnò teologia al Rosario sino al 1750, quando rinunciò alla cattedra; nel 1753 fu designato prefetto generale della Congregazione del b. Salomoni e negli anni seguenti superiore di molti conventi friulani. Di carattere timido, riservato, "inai nulla cercò per sé, nella più stretta osservanza delle regole monastiche, che non fosse la pace, la ritiratezza, il silenzio, coltivando col passare degli anni una sempre più decisa avversione per le contese avvelenatrici degli animi" (Vecchi, Correnti..., p. 350): così rifiutò ripetute offerte di una cattedra di teologia dogmatica all'università di Padova ed un cappello cardinalizio.

Dal convento del Rosario, o dalla natia Cividale dove spesso si recava, intrattenne col mondo civile e religioso un dialogo aperto e vivace, cui lo sospingevano la vasta cultura, l'interesse per le vicende culturali ed ecclesiastiche, i legami con le autorità della Repubblica veneta. Intensi e ricchi di interessi furono i rapporti epistolari con esponenti della cultura religiosa, il card. Carlo Rezzonico, Giacinto Serry, Francesco Brembati, Francesco Florio, Angelo Maria Querini, Antonino Valsecchi, Domenico Passionei, Antonino Bremond; dei teologi Daniello e Niccolò Concina, Gian Vincenzo Patuzzi, Bonifacio Finetti e Antonino Valsecchi fu anche maestro alle Zattere. Il Concina in particolare egli predilesse, quasi riconoscendovi "l'iminagine di sé ch'egli aveva nascosta e seppellita" (Vecchi, Correnti..., p. 350), anche se ne disapprovò e cercò di moderare l'irruente veemenza polemica. Consultore del S. Offizio, fu più volte designato dai patriarchi Gradenigo, Correr, Foscari e Bragadin teologo ed esaminatore del clero ed espresse pareri dotti e documentati su svariati argomenti di giurisdizione ecclesiastica, tra cui le controversie tra il capitolo e la città di Udine e tra il vescovo di Verona e il patriarca di Aquileia a proposito della chiesa di S. Maria in Organo. Anche la Repubblica si rivolse a lui per pareri ufficiali o privati su materie ecclesiastiche: tra le trentasei Risposte e opinioni ora conservate alla Marciana spiccano quelle sui Monti di pietà, la disciplina dei chierici a Venezia, le elemosine delle messe, i testamenti, i voti religiosi, le dispense matrimoniali, i matrimoni occulti e misti e soprattutto le Osservazioni su diversi battesimi di ebrei a Venezia e a Padova in cui, coerente al suo severo rigorismo, sostiene che il battesimo ad un bambino ebreo fatto invitis parentibus, pur contrario alle leggi della Chiesa e dei principi, è validissimo poiché intatte sono l'essenza del sacramento, legittime "materia e forma e debita intenzione del ministro e capacità del soggetto".

"Non aveva il senso dell'astrazione speculativa: quando affrontò argomenti teologici, scrisse dei libri penosamente mediocri, nei quali il tessuto logico era sostituito da citazioni, quasi si trattasse di documenti di fatti da rilevarsi nella loro più spessa corpulenza"; rigorista, nemico della "ferocia dei molinisti" e del "putrido fonte" del probabilismo, volle "rivendicare le ragioni del purismo teologico, fuori di ogni contaminazione, e restituire alla luce il cristallo puro del tomismo autentico, maneggiato da lui con l'animo dell'archeologo militante in funzione antimolinistica", in tre opere, giustamente giudicate "infelici" dal Vecchi (Correnti..., pp. 349, 352): De tribus in coelo testibus, Patre, Verbo et Spiritu Sancto, qui tres unum sunt... dissertatio adversus Samuelem Crellium aliosque, Venetiis 1755; De peccato originali, eiusque natura ac traduce et poena... tractatus theologicus, ibid. 1757; De caritate virtute theologica... tractatus secundus, ibid. 1758.

Dove invece il D. si impose ben presto con sicura autorevolezza fu nel campo della filologia e dell'erudizione storica: voleva favorire una generale ripresa degli studi ecclesiastici, "uscire ad ogni costo dall'apologetica e fondare con serena provveduta avvedutezza" i "diritti della critica storica" (Vecchi, Correnti..., p. 351) e nel corso della sua lunga ed operosa esistenza scrisse una vasta messe di studi che gli diedero meritata fama nel pur affollato mondo dell'erudizione settecentesca. La sua prima fatica storiografica si colloca all'interno delle innumerevoli dispute tra Ordini religiosi che costellano la vita ecclesiastica del '700 italiano: per confutare un trattatello di Giacinto Serry, che insinuava che s. Tommaso fosse stato non soltanto oblato benedettino a cinque anni ma addirittura monaco, scrisse un polemico opuscolo De fabula monachatus benedictini d. Thomae Aquinatis, Venetiis 1724, che gli procurò fama e prestigio all'interno del suo Ordine. Accurata preparazione filologica, vastissima erudizione, ordinata capacità espositiva sorreggono le sue numerose opere di argomento storico-ecclesiastico: il Discorso istorico-cronologico-diplomatico... sopra una pergamena antica veneziana, Venezia 1749, il De rebus Congregationis sub titulo beati Jacobi Salomonii in provincia S. Dominici Venetiarum erectae Ordinis praedicatorum commentarius historicus, Venetiis 1751, la Gregorii Cyprii patriarchae Constantinopolitani vita, ibid. 1753, le Dissertationes duae: prima de Turranio seu Tyrannio Rufinio... altera de vetustis liturgicis aliisque sacris ritibus, ibid. 1754, la Dissertatio de Theophilacti aetate, gestis, scriptis ac doctrina stampata insieme alle opere di Teofilatto (Thurnolli s.d.), le edizioni degli scritti di S. Cromazio (pubblicati a cura di P. Braida, Udine 1816). Particolare rilievo hanno gli studi su s. Tommaso: tra il 1745 e il 1760 stampò a Venezia in ventotto volumi le opere del grande teologo e nel 1750, sempre a Venezia, pubblicò trenta De gestis et scriptis ac doctrina sanctii Thomae Aquinatis dissertationes criticae et apologeticae, in cui difese l'autore della Summa theologica da critiche di vari detrattori e censori (furono poi incluse nell'edizione leonina del 1882, Roma, I, pp. XLV-CCCXILV). L'appassionato amore per la terra natale del Friuli gli ispirò anni di scavo documentario, poi tradotti in numerose ricerche, tutt'ora valido punto di riferimento per gli storici di questa regione: "vero padre della storia nostra", lo chiamava giustamente nel 1884 l'Occioni Bonaffons (Bibliografia, I, p. 273). In mezzo a saggi minori, come la De schismate Ecclesiae Aquileiensis dissertatio historica, Venetiis 1732, le De nummis patriarchorum Aquileiensium dissertatio, ibid. 1747, ... dissertatio altera, Venetiis 1749, e la Vita beatae Benvenutae Boanae de civitate Austria in provincia Foroiulii, ibid. 1757. spiccano i Monumenta Ecclesiae Aquileiensis commentario historico-chronologico-critico illustrata cum appendice..., Argentinae 1740 (volgarizzata nel 1885 ad Udine da Domenico Pancini col titolo Dell'origine, ingrandimento ed eccidio della città di Aquileia dissertazione inedita), vera e propria storia della diocesi aquileiese dalle discusse origini al tramonto settecentesco, con un catalogo dei patriarchi e dodici cronache edite per la prima volta o emendate.

La ricchezza dello scavo archivistico, l'acribia nell'uso delle fonti. l'ampiezza dell'erudizione, di cui sono testimoni anche le inedite Miscellanea aquileiese e Cronologia conservate alla Marciana, diedero meritato prestigio all'opera e segnalarono il D. alla Repubblica veneta come uno dei consultori nella difficile e penosa vicenda della soppressione del patriarcato aquileiese: anche se ricusò l'invito di Daniele Dolfin a recarsi a Roma per sostenere le ragioni veneziane, collaborò con Antonio Montegnacco nella redazione delle proteste della Serenissima contro il piano di Benedetto XIV per la creazione di un vicario apostolico nella diocesi di Aquileia in parte Imperii.

Austero e frugale per tutta la vita, trascorsa in esemplare rigore e osservanza della regola domenicana, morì nell'ex convento dei gesuati di Venezia il 25 genn. 1775.

Oltre alle ventitré opere a stampa (vedine l'elenco in Baseggio) lasciò, inediti, ben trentatré altri scritti, originalmente conservati, per ordine degli Inquisitori di Stato, nello stesso ex convento dei gesuati, poi nella biblioteca dei domenicani ai Ss. Giovanni e Paolo, ma già nel 1845 in gran parte irreperibili.

Fonti e Bibl.: Manoscritti del D. sono conservati a Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. It., cl. V, 68 (= 4899): Risposte e opinioni date alle ricerche dei magistrati veneti in materie ecclesiastiche; cl. V, 87 (= 5822): Scritture e carte spettanti alle controversie delle cattedrali di Udine e di Verona; cl. VI, 235 (= 6014): Miscellanea aquileiese; cl. VI, 244 (= 5918): Cronologia; Bergamo, Biblioteca civica, ms. D. 9.27.2 (epistolario); Udine, Biblioteca comunale, ms. 649 (carteggio con Francesco Florio); Bassano del Grappa, Biblioteca civica, Mss. I.E.o.; VIII. B.3; I.C.7; IX.C.2; XVII bis. A.3.; X.A.2. Cfr. inoltre: B. Asquini, Cent'ottanta e più uomini illustri del Friuli quali fioriscono o anno fionto in questa età, Venezia 1735, pp. 93 s.; A. Fabroni, Vitae Italorum doctrina excellentium qui saeculis XVII et XVIII floruerunt, XI, Pisis 1785, pp. 95-131; C. L. Richard-J. J. Giraud, Bibliothèque sacrée, XIX, Paris 1825, pp. 266-270; G. A. Moschini, Della letter. venez. del sec. XVIII fino a' nostri giorni, II, Venezia 1806, p. 24; G. B. Baseggio, in Biografia degli italiani illustri, a cura di E. De Tipaldo, X, Venezia 1845, pp. 90-95; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia ed i suoi ultimi cinquant'anni. Studii storici. Appendice, II, Venezia 1857, p. 73; G. Occioni Bonaffons, Bibliografia stor. friulana dal 1861 al 1882, I, Udine 1884, p. 273; II, ibid. 1887, p. 63; III, ibid. 1899, pp. 175, 215, 277; Degli scritti del padre B. M. D., in Pagine friulane, I (1889), 12, p. 189; A. Mortier, Histoire des maitres-généraux de l'Ordre des frères pricheurs, Paris 1903, p. 80; A. Bacic, Introductio compendiosa in opera s. Thomae, Romae 1925, pp. 9 s.; M. Grabmann, Mittelalterliches Geistesleben, I, München 1926, pp. 449, 460; Die Geschichte der catholischen Theologie seit dem Ausgang der Väterzeit, Freiburg 1933, pp. 193, 202; Die Werke zur Geschichte der Philosophie des Mittelalters, XXII, 1-2, Münster 1949, pp. 26 s.; M. M. Gorce, in Dict. de théologie catholique, XIV, Paris 1939, coll. 4 s.; A. Walz, Compendium historiae Ordinis praedicatorum, Romae 1948, pp. 383, 446, 465; G. Gieraths, in Lex. für Theologie und Kirche, IX, Freiburg 1964, coll. 58; F. Seneca, La fine del patriarcato aquileiese (1748-1751), in Saggi di st. eccles. veneta, a cura di P. Sambin-F. Seneca, Venezia 1954, p. 13; G. Marioni-C. Mutinelli, Guida storico-artistica di Cividale, Udine 1958, pp. 77 s.; P. Berselli Ambri, L'opera di Montesquieu nel Settecento ital., Firenze 1960, pp. 126, 146; A. Vecchi, Correnti religiose nel Sei-Settecento veneto, Venezia-Roma 1962, pp. 189, 192, 270, 283 s., 300, 302, 319, 334, 348-352, 356, 372 ss., 391, 393, 445, 499, 504, 609; M. Infelise, Appunti su G. F. Scottoni illuminista veneto, in Archivio veneto, CXIX (1982), p. 42; Enciclopedia cattolica, IV, col. 1458.

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