decadentismo Categoria letteraria con cui
Usato polemicamente da B. Croce in antitesi al valore positivo rappresentato dal classicismo carducciano, il termine d. è stato poi adoperato dalla stessa critica di ispirazione crociana senza più alcuna connotazione negativa, mentre una sfumatura negativa venne riacquistando nella critica di orientamento marxista del secondo dopoguerra, la quale, fatti salvi i diritti della letteratura, ha visto nel fenomeno del d. una conseguenza della fuga nell’irrazionale con cui la borghesia nella sua fase declinante avrebbe cercato di reagire alla propria stessa crisi; e in questa prospettiva, alla letteratura del d. doveva contrapporsi quella del realismo. Fuori d’Italia la nozione di d. è stata impiegata quasi soltanto con riferimento al sodalizio di scrittori (o alla corrente) operante come tale nel decennio tra il 1880 e il 1890 in
Il d., che ha perciò inizialmente parecchi punti di contatto col parnassianesimo, se ne differenzia soprattutto nel considerare l’arte non già fine a sé stessa, impassibile di fronte alla realtà, bensì quale specchio di esperienze di vita spinte al di là da ogni distinzione del bene dal male. «Poeti maledetti» chiamò
Ma, se decadenti in senso stretto furono solo alcuni poeti, in senso lato, cioè partecipi di una sensibilità e di un gusto che dalla poesia si andarono rapidamente estendendo alle altre forme letterarie, e dalla letteratura passarono alle arti e al costume, si possono considerare decadenti gran parte degli scrittori e artisti affermatisi tra la fine dell’Ottocento e il principio del Novecento, a cominciare da J.-K. Huysmans che, con il romanzo À rebours (1884), diede al d. uno dei testi più esemplari e più imitati (in Italia da G. D’Annunzio, con Il piacere, 1889; in
Quanto all’Italia, se sicure tracce di d. sono rilevabili già nella letteratura degli Scapigliati, soltanto con D’Annunzio si può cominciare a parlare di un’adesione esplicita al d., soprattutto nella sua accezione estetizzante, mentre più sfumata rimane la posizione di G. Pascoli e di A. Fogazzaro, nei quali sono più accentuate rispettivamente la componente simbolica e quella religioso-voluttuosa.