Delhi

Dizionario di Storia (2010)

Delhi


Capitale dell’Unione Indiana e capoluogo dell’omonimo territorio federale. È situata sulla riva destra del fiume Yamuna, nella sezione nordoccidentale della pianura gangetica, in posizione nodale rispetto alle comunicazioni fra Panjab (valle dell’Indo) e Bengala. La rilevanza geografica di tale posizione è testimoniata dalla stratificazione dei complessi urbani che, nel tempo, vi si sono succeduti, a partire dal più antico insediamento finora documentato (Indraprastha, 1° sec. a.C.). L’antica D. fu il centro di un potentato rajput, finché nel 1193 passò ai musulmani della dinastia afghana dei Ghuridi. Il turco Qutb al-Din Aibek, che l’aveva conquistata, nel 1206 la fece capitale del sultanato indipendente del Hindustan. D. crebbe sotto le successive dinastie dei Khalji e dei Tughluq, fino a quando l’invasione di Tamerlano la distrusse quasi completamente (1398); si riebbe nel periodo mughal, dopo che l’imperatore Humayun vi ristabilì la capitale, nel 1554; sotto Shah Jahan (1626-59) ebbe vita splendida, mentre veniva fondata la D. moderna, ossia Shahjahanabad, con palazzi di marmo bianco tra giardini a terrazze e con numerose fontane. Nel periodo seguente, sebbene mantenesse (fino al 1857, quando la sede del governo fu trasferita a Calcutta) la sua qualità di capitale dell’India musulmana, risentì gravemente della decadenza politico-militare della dinastia Mughal; nel 1803 il generale G. Lake vi stabilì la dominazione inglese, che ha avuto termine nel 1947. Nel 1911, infine, veniva pianificata a S di D. la costruzione di Nuova Delhi, odierna capitale del Paese: i due nuclei distinti della vecchia e della nuova D. formano un unico aggregato urbano.

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