DELLA VOLPAIA

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 37 (1989)

DELLA VOLPAIA (Della Golpaia, degli Orinoli)

Pier Nicola Pagliara

Famiglia venuta, o ritornata, prima del 1393 dallo Stato di Siena (Misc. Palagi, ff. 17, 36) a Volpaia, paese del Chianti oggi frazione del comune di Radda in Chianti (Repetti, 1843, p. 798). Tra il XV e il XVI secolo si distinsero tre generazioni di architetti ed ingegneri, costruttori di macchine di ogni genere: orologi, strumenti astronomici e di misurazione, questi ultimi utilizzati dagli stessi artefici per eseguire rilievi di edifici (Bernardo) e mappe di città (Benvenuto) e territori (Eufrosino) tra i più progrediti dell'epoca. Stimati per la loro abilità da molti nobili fiorentini, dai Salviati ai Rucellai ed in particolare dai Medici, cui si mostrarono ripetutamente fedeli, diversi D. furono anche in buoni rapporti con numerosi artisti, tra i quali i maggiori toscani del loro tempo: Michelatigelo (Benvenuto; Eufrosino), i Sangallo (Bernardo) e con ogni probabilità Leonardo (Lorenzo); talvolta favorirono la fortuna di amici ancora poco noti, come Francesco De Rossi, detto il Salviati, e N. Pericoli, detto il Tribolo, presentandoli ai propri potenti protettori (Benvenuto).

Nella seconda metà del XV secolo la famiglia in questione (alberi in Misc. Palagi, ff. 8- 11; cfr. anche Arch. di Stato di Firenze, Manoscritti, 353:Dell'Ancisa, Spogli genealogici, f. 878, cortese indicazione di H. Butters), nella quale ricorrono i nomi di Lorenzo (titolo della parrocchia di Volpaia), Benvenuto ed Eufrosino, risulta trasferita a Firenze. Qui nel 1456 un "Lorenzo di Frosino della Volpaia" è "spedalingo" dell'ospedale degli Innocenti (D. Manni, Osservazioni istoriche sopra i sigilli antichi, III,Firenze 1740, p. 78; Repetti, 1843, p. 798); nel 1480 abitano nel popolo di S. Pietro a Scheraggio, Mariotto e suo fratello Lorenzo di Benvenuto di Lorenzo (cfr. voce), noto soprattutto come orologiaio, e dal 1489 un Eufrosino, prete in S. Maria del Fiore (Misc. Palagi, f. 9), zio di quest'ultimo, è comproprietario della casa con bottega nel quartiere fiorentino di S. Giovanni nella quale abitava il nipote (Pini-Milanesi, 1876).

Con Lorenzo ed i suoi figli maschi certi, Camillo, Benvenuto (cfr. voce) ed Eufrosino (cfr. voce), ai quali va aggiunto con ogni probabilità Bernardo (cfr. voce), iniziano le vicende meglio documentate della famiglia e l'attività di una bottega posta in via degli Albertinelli, poi dell'Oriuolo (Misc. Palagi, ff.11, 37), dove conoscenze scientifiche, capacità tecniche ed incarichi di manutenzione si trasmisero di padre in figlio per oltre un secolo, realizzando una vera impresa specializzata, come attesta il 10 ott. 1560, alla morte di Camillo di Lorenzo, Ludovico Beccadelli, vescovo di Ragusa, preoccupato che gli eredi discordi non continuino a "tenere la casa aperta c'ha avuto, come si sa, degli huomini da bene" (Parma, Bibl. Palatina, Palat. 1010, f. 382r; Fragnito, 1982, p. 524). L'attività cesserà invece solo una generazione dopo, quando nel 1614, ultimo tra i figli di Camillo, morirà Girolamo senza lasciare eredi.

Dopo la morte di Lorenzo (1512), della bottega dovette occuparsi con continuìtà soprattutto il maggiore dei suoi figli certi, avuti dalla moglie. Bartolomea di Lionardo, Camillo, nato a Firenze nel 1484 (Maccagni, 1971, p. 67), perché gli altri figli spesso lavorarono lontano da quella città: Benvenuto a Roma, Eufrosino a Venezia, a Roma ed in Francia. Nel 1512, il 30 giugno, Camillo era pagato per un oriuolo che "fece pel palagio pel chonfalonier" (Archivio di Stato di Firenze, Deliberazioni de Signori e Collegi dal 1511 al 1512, vol. 104, f. 223, riprodotto in Misc. Palagi, f. 24). Nel 1514 Camillo succedeva al padre come temperatore dell'orologio dei pianeti (Dorini, 1909, p. 140). Nel 1523 Benvenuto, facendo testamento in favore dei fratelli, lo nominava erede insieme ad Eufrosino (Ashby, 1914, p. 76). Nel 1534 come astrologo, in compagnia di un "maestro Giuliano frate del convento del Carmine", Camillo elaborava l'oroscopo e fissava il momento per la posa della prima pietra della Fortezza da Basso, progettata da Antonio Cordini detto Antonio da Sangallo il Giovane (ibid., p. 3). Risale al 1542 un orologio solare in legno datato e firmato da Camillo, conservato al Museo di storia della scienza di Firenze (Pagnini-Righini Bonelli, 1954, p. 100). A. F. Doni, ne I marmi, stampato a Venezia nel 1552 (I, p. 20), lo ricorda insieme col fratello Eufrosino come bravo costruttore di sfere di ferro e d'ottone lavorate con incudine e martello. Nessuna di queste sue opere è conservata: una sfera armillare dorata a fuoco, datata 1557 e presentata come sua (Pagnini-Righini Bonelli, 1954, n. 118; Righini Bonelli, 1968, p. 14) è in realtà opera di suo figlio Girolamo (Boffito, 1929; Righini Bonelli, 1968, p. 160, n. 65; Maccagni, 1971, p. 72).

Il 16 sett. 1558 Ludovico Beccadelli raccomandava a Lelio Torelli, e per mezzo suo ai Medici, Camillo, padre ormai decrepito di Francesco, suo servitore (Parma, Bibl. Palatina, Mss. Palat. 1010, ff. 253v-254r; Fragnito, 1982, p. 524). Il 6 apr. 1560 Camillo morì (Misc. Palagi, f. 12; Maccagni, 1967, p. 12; Id., 1971, p. 67), lasciando sei figli maschi, di nessuno dei quali si conosce la data di nascita: Lorenzo, Bernardo, morto nel 1589, Francesco, Giunta, prete, e Piero, entrambi viventi nel 1573 e morti prima del 1610, e Girolamo (Maccagni, 1971, pp. 68 s.). Lorenzo e Girolamo proseguirono l'attività di famiglia.

Lorenzo, nel 1547 risulta già introdotto presso il duca Cosimo I grazie alla segnalazione di Eufrosino (Misc. Palagi, f. 35). Per il duca, Lorenzo tra il 1560 ed il 1565 produsse orologi destinati all'isola d'Elba ed a Livorno sui quali scrisse a Cosimo il 4 aprile 1563 ed il 18 maggio 1565 (Misc. Palagi, ff. 33, 34); morì il 14 nov. 1566 (ibid., f. 11). Si conserva una sua meridiana firmata e datata 1560 (Maccagni, 1967, p. 12; 1971, pp. 69, 72).

Francesco, risiedette con Ludovico Beccadelli a Ragusa, vicino alla quale, in un'isola di proprietà dell'arcivescovado dove si diceva avesse abitato Calipso, nel 1557 diresse i lavori per la costruzione di una villa ad uso del Beccadelli e dei vescovi suoi successori (Parma, Bibl. Palatina, Mss. Palat. 1010, ff. 181r, 182r, 185rv, 192r, 194r, 201r). Il Beccadelli nel 1560, incaricandolo di spedire per nave dei marmi destinati al card. Federico Cesi, lo diceva "di razza d'architectore" (ibid., f. 342v). Morì il 15 agosto 1591 (Misc. Palagi. f.14).

Girolamo, figlio di Camillo, nacque a Firenze presumibilmente tra il 1525 ed il 1530 (Maccagni, 1971, p. 69) o, forse, più tardi, poiché L. Beccadelli nel 1564 lo diceva giovane (Parma, Bibl. Palatina, Mss. Palat. 1016, ff. 30rv). Nel 1554 costruì una sfera armillare, il più antico qei suoi strumenti datati e firmati che si sia conservato (Londra, Science Museum; Maccagni, 1971, p. 72; molti strumenti di Girolamo sono schedati e illustrati in Righini Bonelli, 1968, pp. 161, 174 s., 178, tavv. 35, 46, 62). Nel luglio 1557 Girolamo, durante un viaggio alla volta di Costantinopoli, si fermò a Ragusa in casa dei Beccadelli, al cui servizio si trovava suo fratello Francesco (Parma, Bibl. Palatina, Mss. Palat. 1010, f.190v; Fragnito, 1982, p. 524). Nel mese precedente Federico Commandino aveva scritto al Beccadelli reclamando tre orologi che Girolamo doveva fabbricare per lui e che questi dichiarava di aver già consegnato ad Ancona a Giovan Battista degli Alessandri (Parma, Bibl. Palatina, Mss. Palat. 1010, f.195r). Alla morte del padre, nel 1560, Girolamo gli succedette nella manutenzione dell'orologio grande in Palazzo Vecchio e nel luglio dello stesso anno chiese che gli fosse affidata, con lo stesso compenso un tempo corrisposto a Camillo, anche quella dell'orologio dei pianeti, costruito da suo nonno, che egli aveva restaurato di recente. Il duca diede l'assenso per il secondo incarico, ma non per il relativo stipendio, ed il 25 sett. 1560 Girolamo scriveva di aver accettato queste condizioni (Dorini, 1909, p. 141). Nel 1564 Girolamo, presentato da Ludovico Beccadelli a Nicolò Zeno come "buon maestro d'horioli et theoriche de pianeti et simil cose", si accingeva ad andare a Venezia per illustrare un suo progetto di un orologio da costruire in piazza S. Marco (Parma, Bibl. Palatina, Mss. Palat. 1016, fasc. 1; Fragnito, 1982, p. 524). Nella stessa lettera il Beccadelli dichiara che Girolamo aveva abitato a lungo in casa sua a Venezia, dove il vescovo risiedette tra il 1550 ed il 1554. In una data imprecisata Girolamo, con Giovan Vittorio Soderini, era stato anche a Genova, appositamente perché il secondo proponesse, senza successo, ai signori di quella repubblica l'orologio con congegno per riconoscere i venti, inventato da suo padre Camillo (Soderini, 1902, p.92, e Poligrafo Gargani, f. 4). Nel 1581 Girolamo copiava un cifrario dello zio Benvenuto sul f.42 del cod. Marciano 5363 (Mss. Ital., cl. IV,41; C. Pedretti, Docum. e mem. riguardanti Leonardo da Vinci..., Bologna 1953, pp. 243-258) e aggiungeva a quest'ultimo, in date imprecisate, note su fogli diversi ed il disegno di un orologio al f. 36v.

Al 1590 risale il suo ultimo orologio datato e firmato, coservato presso il Museo di storia della scienza di Firenze (Maccagni, 1971, p. 72). Nel 1594, secondo il priorista di Giuliano del Riccio, il granduca Ferdinando lo incaricò di restaurare ancora una volta l'orologio di Lorenzo. Il 27 nov. 1614 morì senza discendenti, mentre i suoi beni passavano per donazione al prete Filippo di Bertoldo Guazzalotti (Id., 1967, p. 13).

Di Girolamo si, conoscono quattordici tra sfere armillari e orologi di vario tipo, conservati a Bologna, Firenze, Perugia, Milano, Londra, Oxford, Chicago (Maccagni, 1971, pp. 71 s.; Firenze e la Toscana dei Medici..., 1980, pp. 187, 189). Inoltre è attribuito a Girolamo il codice Magl. XIII, 87 della Bibl. nazionale di Firenze, con note di geografia tratte da appunti di Eufrosino del 1542 (ibid., p. 219).

Secondo il Maccagni (1967, p. 13;Id., 1971, pp. 69, 71; cfr. anche Firenze e la Toscana..., 1980, p. 164) è in gran parte di Girolamo anche il codice Antinori n. 17 della Bibl. Laurenziana di Firenze, con disegni di orologi e macchine.

Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. naz., Poligrafo Gargani 2160; Ibid., II. I. 462, Misc. Palagi, ff. 158; G. V. Soderini, I due trattati dell'agricoltura e della coltivazione delle viti, a cura di A. Bacchi Della Lega, Bologna 1902, p. 92 (per Carnillo e Gerolamo); P. Zani, Enciclopedia metodica criticoragionata delle belle arti, I, 19, Parma 1824, pp. 95 s., 231 con bibliogr. (per Camillo e Girolamo); C. E. Repetti, Diz. geografico fisicostorico della Toscana, V, Firenze 1843, p. 798 (per famiglia e per Lorenzo di Frosino); C. Pini-G. Milanesi, La scrittura di artisti italiani..., I, Firenze 1876, comm. alla tav. 83; V. Dorini, L'orologio dei pianeti di Lorenzo Della Volpaia, in Riv. d'arte, VI (1909), pp. 140 (Camillo); 141 (Girolamo); T. Ashby, La Campagna romana al tempo di Paolo III. Mappa della Campagna romana del 1547 di Eufrosino Della Volpaia ... nella Biblioteca Vaticana, Roma 1914, pp. 1-4; 3, 76 (per Camillo); G. Boffito, Gli strumenti della scienza e la scienza degli strumenti (catal.), Firenze 1929, p. 225 (Camillo e Girolamo); P. Pagnini-M. L. Righini Bonelli, in Catalogo degli strumenti..., Firenze 1954, pp. 47, 100 (Camillo); 52, 89, 98, 103 ss. (Girolamo); C. Maccagni, Notizie sugli artigiani della famiglia D., in Rass. periodica dì informazione del Comune di Pisa, III (1967), 8, pp. 12 (Camillo); 5,11 ss. (Girolamo); Il Museo di storia della scienza a Firenze, a cura di M. L. Righini Bonelli, Milano 1968, pp. 14, 176 (Camillo); 160 s., 169, 174 s., 178 (Girolamo); C. Maccagni, The Florentine clock and instrument-makers of the D. family, in XII, Congrès international dhistoire des sciences ... 1968, Actes, tome XA, Histoire des instruments scientifiques, Paris 1971, pp. 65-73 (con albero geneal. dei D., catalogo degli strumenti conservati e bibliografia su orologi e strumenti da loro prodotti); 67, 71 (Camillo); 69, 71 s., (Girolamo); T. Buddensieg, Bernardo Della Volpaia und Giovanni Francesco da Sangallo, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, XV (1975), p. 98; O. Gingerich, The 1582 "Theorica otbium" of Hieronymus Vulpatius, in Journal for the history of astronomy, VIII (1977), pp. 38-43 (Girolamo); Firenze e la Toscana dei Medici nell'Europa del Cinquecento. La corte, il mare e i mercanti. La rinascita della scienza ... (catal.), Firenze 1980, pp. 164, 187, 189, 219; G. Fragnìto, Il museo di Antonio Giganti da Fossombrone, in Scienze. Credenze occulte. Livelli di cultura, Firenze 1982, p. 524 (con indicazioni su lettere di Ludovico Beccadelli conservate nella Bibl. Palatina a Parma e con notizie su Lorenzo, Camillo, Francesco e Girolamo); E. Morpurgo, Diz. degli orologiai italiani, Roma 1950, pp. 201-04.

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