POWELL, Dick

Enciclopedia del Cinema (2004)

Powell, Dick (propr. Richard Ewing)

Francesco Costa

Attore e regista cinematografico statunitense, nato a Mountain View (Arkansas) il 14 novembre 1904 e morto a Los Angeles (California) il 2 gennaio 1963. Brillante, dinamico, effervescente, si fece notare, cantando, ballando e suonando il banjo, in una serie di musical della Warner Bros., in cui interpreta il tipico giovanotto americano, ottimista e raggiante, che volta le spalle alla Grande depressione per costruirsi un futuro migliore. Negli anni Quaranta fu improvviso ma pienamente convincente il suo passaggio dal musical ai film noir, in uno dei quali impersonò il detective Philip Marlowe, che sarebbe stato interpretato un anno dopo anche da Humphrey Bogart. Negli anni Cinquanta affrontò con discontinui risultati la regia cinematografica.

Abbandonati presto gli studi, entrò nel mondo dello spettacolo e firmò nel 1932 un contratto con la Warner grazie al quale esordì in quello stesso anno nel film Blessed event (La cronaca degli scandali) di Roy Del Ruth, facendosi poi notare in numerosi film musicali come 42nd street (1933; Quarantaduesima strada) di Lloyd Bacon, che gli assicurò un'enorme popolarità. Apparve inoltre in Gold diggers of 1933 (1933; La danza delle luci) di Mervyn LeRoy e in Gold diggers of 1935 (1935; Donne di lusso 1935) di Busby Berkeley. Fornì ottime prove anche nella commedia, in particolare nel ruolo del credulo Jimmy MacDonald che insegue un impossibile sogno di ricchezza in Christmas in July (1940; Un colpo di fortuna) di Preston Sturges, e in quello di un giornalista che viene quotidianamente informato da un misterioso vecchietto sugli eventi del giorno successivo in It happened tomorrow (1944; Accadde domani) di René Clair. Nello stesso periodo recitò anche in un'acclamata serie radiofonica, Richard Diamond, private detective, scritta e diretta da Blake Edwards. Cambiò poi completamente genere passando alle atmosfere cupe e suggestive del noir interpretando Philip Marlowe, il detective ideato da R. Chandler, in Murder, my sweet (1945; L'ombra del passato) di Edward Dmytryk, dal quale fu diretto anche nello splendido noir Cornered (1945; Missione di morte). Sulla stessa linea, fu eccellente in Johnny O'Clock (1947; A sangue freddo) di Robert Rossen, in cui è il proprietario di una bisca clandestina, coinvolto in una trama delittuosa. Sfoggiò quindi un notevole senso dell'umorismo nel ruolo di uno scrittore approdato a Hollywood in The bad and the beautiful (1952; Il bruto e la bella) di Vincente Minnelli. Nel 1954 interpretò il ruolo di uno sceneggiatore, che perde la testa per una giovane ribelle (Debbie Reynolds) nel brillante Susan slept here (Susanna ha dormito qui) di Frank Tashlin, per poi passare alla regia.Il film d'esordio fu un thriller non originale ma soretto da un buon ritmo, Split second (1953; Prigionieri della città deserta), con Stephen McNally e Alexis Smith, storia di un evaso che prende in ostaggio un gruppo di uomini e donne. Fu un clamoroso insuccesso, invece, il pretenzioso The conqueror (1956; Il conquistatore), con John Wayne e Susan Hayward, sulla figura di Gengis Khan, né rivestì un particolare interesse la commedia You can't run away from it (1956; Autostop) con June Allyson e Jack Lemmon, remake di It happened one night (1934) di Frank Capra. Decisamente riuscito fu, invece, The enemy below (1957; Duello nell'Atlantico) in cui Robert Mitchum interpreta il capitano di un cacciatorpediniere americano che si batte contro il capitano di un sottomarino tedesco (Curd Jürgens), di cui tuttavia ha stima. Quinta e ultima regia fu il discontinuo The hunters (1958; I cacciatori), che contiene appassionanti sequenze di evoluzioni aereenarra di un aviatore (ancora Robert Mitchum) combattuto tra l'amore per la moglie di un compagno. Rappresentò il suo addio al cinema, seguito dal passaggio alla televisione: divenne infatti produttore e presidente della Four Star Productions, per la quale diede vita al personaggio di Willie Dante, proprietario di un nightclub chiamato Dante's Inferno, in una serie di otto episodi, interpretati anche da Charles Boyer e David Niven, e diretti, tra gli altri, da Samuel Fuller, Sam Peckinpah e Budd Boetticher. Ebbe tre mogli, tra cui le attrici Joan Blondell e June Allyson.

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