Digiunare

Enciclopedia Dantesca (1970)

digiunare

Fernando Salsano

" Non mangiare ": ricorre in Pg XXIII 27 Non credo che così a buccia strema / Erisittone fosse fatto secco, / per digiunar, quando più n'ebbe tema, ove, più che alla mancanza di cibo, va riferito all'insaziabile fame di Eresitone (cfr. Ovid. Met. VIII 875-878); figurato, in Fiore XXXIV 12 [Amore] digiunar me ne fece, a ver vo' dire!, dove è parte della metafora aperta al v. 10 (e' di speranza mi dovea nodrire). Nell'osservanza religiosa, è esercizio di penitenza o di virtù (che può anche consistere nella limitazione della quantità e della scelta dei cibi); in Pd XXVII 130 Tale, balbuzïendo ancor, digiuna, / che poi divora, con la lingua sciolta, è appunto manifestazione della Fede e innocenza del v. 127; va notato che il vigore espressivo si moltiplica nell'incrocio di contrapposizioni, balbuziendo - lingua sciolta e digiuna - divora.