ZOFF, Dino

Enciclopedia dello Sport (2002)

ZOFF, Dino

Fabrizio Maffei

Italia. Mariano del Friuli (Gorizia), 28 febbraio 1942 • Ruolo: portiere • Esordio in serie A: 24 settembre 1961 (Fiorentina-Udinese, 5-2) • Squadre di appartenenza: 1961-63: Udinese; 1963-67: Mantova; 1967-72: Napoli; 1972-83: Juventus • Vittorie: 6 Campionati italiani (1972-73, 1974-75, 1976-77, 1977-78, 1980-81, 1981-82), 2 Coppe d'Italia (1978-79, 1982-83), 1 Coppa UEFA (1976-77), 1 Campionato d'Europa (1968), 1 Campionato del Mondo (1982) • In nazionale: 112 presenze (esordio: 20 aprile 1968, Italia-Bulgaria, 2-0) • Carriera di allenatore: nazionale italiana olimpica (1986-88), Juventus (1988-89), Lazio (1990-94), Lazio (1996-97), nazionale italiana (1998-2000), Lazio (gennaio-settembre 2001) • Vittorie: 1 Coppa Italia (1989-90), 1 Coppa UEFA (1989-90)

Calciatore, allenatore, presidente di club, commissario tecnico della nazionale, di cui è stato a lungo capitano. Come giocatore ha stabilito ogni record: ha vinto quasi tutti i tornei (gli manca soltanto la Coppa dei Campioni); ha il primato delle presenze (570 in serie A; si arriva a 644 se si contano anche quelle nei Campionati cadetti); ha la serie più lunga di presenze consecutive (332) cominciata con Napoli-Bologna del 21 maggio 1972 (0-0) e conclusasi con Juventus-Genoa del 15 maggio 1983 (4-2); ha giocato 112 partite in azzurro, risultando primatista di presenze per molti anni; il suo primo piano è finito sulla copertina delle riviste di tutto il mondo e perfino sul francobollo disegnato da Renato Guttuso per celebrare la vittoria dei Mondiali di Spagna 1982. Di poche parole, schivo, riservato, come portiere è entrato nella leggenda, con uno stile che non concedeva nulla alla platea: essenziale, freddo, compiva imprese difficili con estrema naturalezza, come per esempio la parata sulla linea di porta all'ultimo minuto di Italia-Brasile, giocata a Barcellona il 5 luglio 1982 (3-2), gara che spianò agli azzurri di Bearzot la strada per la finalissima. La sua carriera è iniziata a Udine: al debutto in serie A prese 5 gol dalla Fiorentina. Poi vestì la maglia numero uno del Mantova e del Napoli sino ad arrivare a quella della Juventus, con cui si è tolto le più belle soddisfazioni vincendo tutto, con l'unico neo della finale di Coppa dei Campioni il 25 maggio 1983 ad Atene contro l'Amburgo, decisa da una rete di Magath. Quella è stata la sua ultima partita in assoluto. La sua carriera esemplare aveva conosciuto il suo apice un anno prima, con la vittoria della Coppa del Mondo. Anche come tecnico Zoff ha colto importanti traguardi. Dopo una stagione come allenatore dei portieri della Juventus, lascia l'incarico il 31 agosto 1984 ed entra nello staff della nazionale A al fianco di Bearzot fino ai Mondiali del 1986. Nel biennio successivo porta la nazionale olimpica alla qualificazione per Seul 1988, senza perdere neanche una partita. Nell'estate 1988 è richiamato da Boniperti per allenare la Juventus e vince una Coppa Italia e una Coppa UEFA nella stessa stagione (1989-90). Bandiera bianconera come giocatore, da tecnico non riesce a stabilire il giusto rapporto con alcuni dirigenti del club che preferiscono puntare su Maifredi. Si trasferisce quindi alla Lazio, chiamato da Sergio Cragnotti. Nella squadra romana è prima allenatore (per quattro stagioni con un terzo posto nel 1993-94), poi direttore generale della società e infine presidente; accetta poi di tornare in panchina per sostituire l'esonerato Zeman e salva un Campionato iniziato in maniera disastrosa, chiudendolo al quarto posto. Dopo i Mondiali francesi del 1998 la FIGC gli assegna la panchina della nazionale. L'esperienza dura due anni e si conclude con la partita di finale dell'Europeo del 2000, persa a Rotterdam contro la Francia ai supplementari. In seguito all'accusa di Berlusconi di non aver predisposto un'adeguata marcatura su Zidane, Zoff si dimette dall'incarico e dopo una lunga vacanza, torna alla Lazio ancora come presidente, finché la partenza di Eriksson per l'Inghilterra lo obbliga a riprendere il ruolo di allenatore. Con lui la Lazio recupera parecchi punti alla Roma e alla Juventus ma chiude al terzo posto la stagione 2000-01. Nella stagione successiva viene esonerato dopo tre giornate.

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