Dionigi

Enciclopedia Dantesca (1970)

Dionigi (Dom Diniz) detto l'AGRICOLA (" o Lavrador ")

Pietro Palumbo

Re portoghese (1261-1325), illuminato e colto; certamente non meritò di essere incluso nella dura rassegna dell'aquila, che però senza dubbio a lui qui si riferisce: E quel di Portogallo e di Norvegia / lì si conosceranno (Pd XIX 139-140).

Figlio di Alfonso III, salì al trono nel 1279, e nel suo lungo regno sviluppò notevolmente la vita economica e culturale del giovane stato. Favorì il commercio, le ricerche minerarie e specialmente l'agricoltura (onde il suo soprannome), anche con l'impianto di boschi che forniranno il legno per la futura grandezza marinara portoghese, di cui egli fu appunto il fondatore, con l'aiuto dell'ammiraglio genovese Emanuele Pessagno. I provvedimenti per rafforzare i diritti della monarchia in campo economico e giuridico lo posero in grave conflitto con l'alto clero, specialmente per il suo tentativo di far attribuire alla Corona i beni dell'ordine dei Templari, soppresso da Clemente V nel 1312. Non riuscendo in questo intento, egli istituì nel 1319 un nuovo ordine religioso-militare nazionale (i " combattenti per Gesù Cristo "), cui assegnò questi beni. Notevole fu la sua attività in favore della cultura. Fondò lo Studio generale di Lisbona (1290), poi trasferito a Coimbra, e incoraggiò l'affermazione del volgare imponendone l'uso nella redazione degli atti giudiziari e promuovendo l'opera dei traduttori; favorì l'architettura e la scultura. Dalla sua stessa cerchia familiare provenivano gl'interessi per la cultura, e specie per la poesia, che coltivò con amore. Il suo canzoniere comprende 138 componimenti: non è grande poesia, ma gli squisiti versi di questo elegante epigono della tradizione trobadorica sono frutto di un raro equilibrio tra freschezza e dottrina.

Ci si chiede il motivo del severo giudizio dantesco: " Riprende il re di Portogallo, però che tutto dato ad acquistare avere, quasi come uno mercatante mena sua vita, e con tutti li grossi mercatanti del suo regno ha affare di moneta: nulla cosa reale, nulla cosa magnifica si puote scrivere di lui " (Ottimo). La sua ampia attività nel campo economico e l'assenza di memorabili imprese di guerra (specie di quelle contro i Mori), possono aver determinato il giudizio di D., che - secondo il Leitâo - avrebbe forse avuto notizie del Portogallo per mezzo di Guido Cavalcanti. Ma D., scarsamente informato sulla situazione di buona parte della penisola iberica (di cui pure biasima tutti i principi), coinvolge in questi ultimi rapidi guizzi dell'invettiva alcuni sovrani di cui probabilmente sapeva pochissimo.

Bibl. - H.R. Lang, Das Liederbuch des Königs Denis von Portugal, Halle 1894; J. Leitâo, Don Denis di Portogallo nella D.C., in " Giorn. d. " XXX (1927) 229-230; M. Rodrigues Lapa, Das origens da poesia lirica em Portugal na Idade Média, Lisbona 1929; S. Pellegrini, Studi su trove e trovatori della prima lirica ispano-portoghese, Bari 19592, 161-183 (con ricca bibliografia).

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