MASSARI, Dionisio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 71 (2008)

MASSARI, Dionisio

Giovanni Pizzorusso

MASSARI, Dionisio. – Nacque a Ortezzano, presso Fermo, nel 1597, come si desume indirettamente da un suo scritto (Roma, Arch. stor. della Congregazione di Propaganda Fide, Miscellanee varie, IX), e intraprese la carriera ecclesiastica a Fermo.

Il M. fu decano della cattedrale all’epoca dell’arcivescovado di Giovanni Battista Rinuccini, nipote per parte di madre del cardinale Ottavio Bandini. Quando Rinuccini, ex segretario della congregazione dei Riti, fu incaricato della nunziatura straordinaria in Irlanda nel 1645, scelse il M. come uditore. Dopo 48 anni di una vita che, stando agli studi disponibili, non aveva lasciato tracce degne di nota, il M. accettò di partire per un’impresa che trasformò radicalmente la sua esistenza e di cui lasciò un resoconto diretto (ibid.).

In questo testo, scritto dopo la fine della nunziatura e non completo, oltre alla narrazione degli eventi irlandesi, il M. descrisse importanti figure dell’epoca come la regina d’Inghilterra Enrichetta Maria, francese e cattolica (che gli raccomandò di convincere gli Irlandesi a stare in pace con il loro re), o il granduca di Toscana Ferdinando II de’ Medici, oppure luoghi del suo viaggio (dai castelli della Loira al pozzo di S. Patrizio di Orvieto) nello stile della narrativa odeporica che, a suo dire, aveva avuto un precedente in famiglia in uno zio, viaggiatore in Europa orientale fino in Tartaria.

Il M. partì da Fermo il 20 marzo 1645 e a Firenze si unì alla nutrita spedizione di Rinuccini, di cui facevano parte altri fermani. Dopo aver attraversato la Francia, la legazione giunse a Parigi accolta presso la nunziatura, tenuta da Niccolò Guidi di Bagno. A corte Rinuccini e il M. incontrarono la reggente Anna d’Austria e il cardinale Giulio Mazzarino, che li accolse nella sua famosa biblioteca. Dopo avere osservato «tutto ciò che in Parigi è di maraviglia» (ibid., c. 9r), ripresero il loro itinerario arrivando a Limerick il 20 ottobre.

La nunziatura straordinaria di Rinuccini (1645-49) faceva seguito alla missione dell’agente pontificio Pier Francesco Scarampi (rimasto in Irlanda fino al 1647) e aveva lo scopo di sostenere i cattolici confederati irlandesi (il disomogeneo fronte formato da irlandesi e da coloni inglesi cattolici, i cosiddetti Old English) in un programma di riconquista nei confronti del protestantesimo, volto anche a conformare l’episcopato irlandese ai precetti tridentini. La nunziatura, tuttavia, si risolse in un fallimento per Rinuccini, che per la sua intransigenza si attirò l’opposizione della componente Old English, per la quale l’adesione al cattolicesimo e la fedeltà alla Corona inglese costituivano una duplice esigenza, sentita con forza, sebbene contraddittoriamente. Rinuccini, uomo dal carattere deciso e irruento, non tenne in debito conto tale esigenza, pur avendo ricoperto per qualche tempo anche la carica di presidente del consiglio supremo della Confederazione. Malgrado le sovvenzioni e la fornitura di armi procurate dal nunzio, i confederati ottennero sì una vittoria contro gli scozzesi protestanti nell’Ulster nel giugno 1646 (vittoria festeggiata a Kilkenny con un’elaborata scenografia curata dal M.), ma non si spinsero a intraprendere una campagna per la conquista di Dublino, come avrebbe voluto Rinuccini.

In quel contesto il ruolo del M. fu rilevante e anche autonomo. In quanto uditore e datario della nunziatura, si occupò del tribunale ecclesiastico e della spedizione gratuita di grazie spirituali e benefici ecclesiastici. Inoltre fu impiegato in missioni politiche con i capi militari cattolici come Owen Roe O’Neill e Thomas Preston. In particolare fu mandato a Roma, nel novembre 1646, per chiedere sostegno finanziario ai confederati. Portando notizie dei primi successi militari, convinse Innocenzo X a concedere 60.000 scudi, cui se ne aggiunsero altri 10.000 provenienti da offerte varie e dal patrimonio personale di Rinuccini.

Il M. ricorda che il segretario di Stato, il cardinale Giovanni Giacomo Panciroli, gli consegnò la somma per Rinuccini «dolendosi che non avesse quello avuta fortuna di prendere un Doblino, mentre io avevo fatto acquisto di seimila e più dobloni» (ibid., c. 293).

L’efficacia di questo aiuto fu però molto limitata dal ritardo con cui il M. fu autorizzato a partire, in ragione anche delle cattive notizie sulle operazioni belliche, che nel frattempo giungevano dall’Irlanda. Il M. passò il periodo di Natale a Fermo dove portò notizie sui compaesani rimasti in Irlanda, raccolse informazioni per Rinuccini sulla diocesi e trovò anche il tempo di dare marito alla sorella. Richiamato a Roma, partì per l’Irlanda solo nella primavera del 1647, fermandosi a lungo in Francia. A Parigi risiedette presso il nunzio e incontrò la reggente, Mazzarino e Henri-Auguste Loménie, conte di Brienne, costatando l’opposizione francese alla politica di Rinuccini, il quale, d’altro canto, era legato al rappresentante spagnolo in Irlanda, Diego de la Torre.

Il M. arrivò in Irlanda solo il 23 marzo 1648, e con la somma ottenuta dal papa significativamente decurtata a causa delle spese affrontate nel prolungato viaggio: era inoltre troppo tardi perché quel denaro potesse favorire in modo decisivo i piani di Rinuccini. Portava con sé anche i brevi pontifici di nomina dei vescovi, sei reliquie di s. Callisto e la spada di Hugh O’Neill conte di Tyrone, il grande condottiero gaelico morto a Roma, dono per il nipote Owen Roe O’Neill: l’omaggio veniva dal teologo francescano irlandese L. Wadding, ma fu interpretato come offerto dal papa.

Il M. trovò Rinuccini molto scontento e desideroso di tornare a Roma, anche per le discordie sempre maggiori con i Confederati, che avevano concluso un armistizio con il luogotenente del re, James Butler, conte di Ormond. Rinuccini reagì colpendo con la scomunica chi accettava la tregua, ma la situazione era ormai difficile e lo stesso nunzio era confinato a Galway. Il M. promulgò a Kilkenny la censura di Rinuccini e perciò fu perseguito dalla magistratura regia: passò cinque mesi in prigione, fino al 23 genn. 1649, e subì il sequestro dei documenti della nunziatura.

Nel febbraio 1649 Rinuccini e il M. furono in grado di lasciare l’Irlanda. Il M. arrivò a Roma il 18 ag. 1649 e il 24 fu ricevuto in udienza da Innocenzo X.

In quei mesi la congregazione di Propaganda Fide era rimasta senza il segretario titolare, dopo la morte di Francesco Ingoli, e l’assessore del S. Uffizio Francesco Albizzi teneva ad interim l’incarico. Malgrado le dure critiche che si era attirato in Curia fin dal suo ritorno, il posto fu offerto a Rinuccini, che rinunciò a vantaggio del Massari. Così, mentre il nunzio riprendeva il suo ruolo arcivescovile a Fermo (che tenne fino alla morte, nel 1653), il M. ascese a un incarico molto impegnativo che lo mise in contatto con tutto il variegato mondo missionario. La sua nomina fu decisa nell’udienza del 24 ag. 1649 e ratificata nella congregazione generale del 30 dello stesso mese. Il provvedimento può sorprendere per la relativa inesperienza curiale del M., ma da allora le funzioni svolte nelle nunziature costituirono un costante elemento di merito nelle designazioni dei segretari di Propaganda Fide.

L’incarico durò circa 8 anni, nei quali il M. si occupò giornalmente delle questioni missionarie provenienti dalle varie parti del mondo in corrispondenza con le nunziature, con le curie degli ordini religiosi e con le missioni. Trattò, per esempio, la fase preliminare dell’invio dei vicari apostolici nel Tonchino, realizzatasi con il suo successore, Mario Alberizzi. Inoltre organizzava il lavoro dei cardinali membri del dicastero e ne riferiva costantemente al pontefice. Con il M., la struttura della congregazione, la cui attività consisteva, oltre che nella giurisdizione spirituale delle missioni, anche in una complessa gestione delle istituzioni da essa dipendenti (Collegio Urbano, tipografia), divenne più articolata rispetto al passato, sia riguardo al personale sia riguardo all’inventario delle carte. Riformò, infatti, il lavoro burocratico introducendo in modo continuativo la figura del minutante, che doveva aiutare il segretario nel disbrigo delle pratiche. Tra le molte persone assunte a questo scopo (e spesso licenziate dopo poco), riuscì a far entrare alcuni fermani come minutanti e scrittori: Francesco Spaccasassi e Vincenzo Falconi e, dopo che il M. aveva lasciato la carica, Giuseppe Zambecchini, compaesano di Ortezzano. Inoltre, durante il suo segretariato, avvenne lo spostamento definitivo dell’archivio nel palazzo di piazza di Spagna, cui seguì la nomina del primo archivista, lo scozzese William Lesley. Per favorire l’attività decisionale, il M. propose anche la redazione di un volume che riassumesse anno per anno i progressi delle missioni dipendenti dalla congregazione. L’aumento del numero dei cardinali membri rese necessario un aggiornamento della divisione delle competenze tra i porporati sui vari territori di missione, che era stata organizzata agli esordi del dicastero. A questo scopo il M. chiese anche un’opinione al noto geografo convertito Lucas Holste, progettando una divisione in quattordici province, ognuna con due cardinali responsabili (15 giugno 1655).

Nell’aprile 1657, per motivi non esplicitati dalla documentazione, il M. interruppe la sua funzione di segretario della congregazione. Conservò quella di computista seu ratiocinator del Sacro Collegio (assunta il 20 marzo 1651), che consisteva nella tenuta dei conti delle entrate dei cardinali e che lasciò probabilmente nel 1660. Si ritirò a Fermo, dove entrò nell’Ordine degli oratoriani.

A Fermo il M. morì il 30 luglio 1664.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. della Congregazione di Propaganda Fide, Miscellanee varie, IX: Relazione de viaggi di D. M., decano di Fermo e poi segretario di Propaganda Fide per servizio della religione cattolica nell’anno 1645, 1646 e 1647, di cc. 363; Amsterdam, Libera Università, Handschriften, Relatione dello stato del Regno d’Hibernia… Viaggio de D. M. già decano di Fermo, auditore generale della nuntiatura d’Hibernia, di cc. 258; G. Aiazzi, Nunziatura in Irlanda di monsignor Gio. Batista Rinuccini arcivescovo di Fermo negli anni 1645-1649, Firenze 1844, ad ind.; Commentarius Rinuccinianus, de Sedis Apostolicae legatione ad foederatos Hiberniae catholicos per annos 1645-1649, a cura di S. Kavanagh, I-VI, Dublini 1932-49, ad ind. (v. in partic. le lettere del M. al fratello del nunzio, Tommaso Rinuccini); G. Denzler, Die Propagandakongregation in Rom und die Kirche in Deutschland im ersten Jahrzehnt nach dem Westfälischen Frieden, Paderborn 1969, pp. 15-32; J. Metzler, Die Kongregation in der zweiten Hälfte des 17. Jahrhunderts, in Sacrae Congregationis de Propaganda Fide memoria rerum, a cura di J. Metzler, I, 1, Rom-Freiburg i.Br.-Wien 1971, pp. 257-260; T. ÓhAnnracháin, Catholic Reformation in Ireland: the mission of Rinuccini, 1645-1649, New York 2002, passim.