Disinfezione

Universo del Corpo (1999)

Disinfezione

Eugenia De Luca

Per disinfezione si intende la pratica, applicata in campo medico-clinico e igienico-ambientale, che mira alla distruzione di microrganismi patogeni, eliminati dai malati e dai portatori sani e presenti nei materiali inanimati (i cosiddetti veicoli: acqua, aria, alimenti, oggetti d'uso ecc.). Lo scopo della disinfezione è quello di impedire che i microrganismi persistano e si diffondano nell'ambiente raggiungendo individui sani recettivi.

L. Tipi di disinfezione

La disinfezione si distingue in continua, occasionale e periodica, e terminale. Si definisce disinfezione continua il trattamento che si attua sistematicamente al letto del malato nei confronti di secreti ed escreti (urine, feci, espettorato), e di effetti d'uso (stoviglie, biancheria ecc.), attraverso i quali viene eliminato l'agente patogeno che sostiene la malattia in atto. La disinfezione occasionale e periodica si pratica nei locali adibiti a uso pubblico (ospedali, scuole, alberghi, cinema ecc.) e in mezzi di trasporto (vagoni ferroviari, aeroplani, navi ecc.) saltuariamente, o anche in concomitanza di particolari eventi (per es. dopo un caso di malattia contagiosa, come la tubercolosi polmonare). La disinfezione terminale si esegue nei locali dove abbiano soggiornato individui affetti da patologie sostenute da microrganismi resistenti (malattie esotiche, tubercolosi, difterite, scarlattina ecc.) ed è particolarmente raccomandata in sale operatorie dopo interventi chirurgici e in ambienti ospedalieri sanatoriali.

Cenni storici

La disinfezione ha posto rimedio ai drammi provocati in passato dalle infezioni: basti pensare alle gravissime epidemie dovute alla peste, al colera, alla febbre gialla ecc. (v. infettive, malattie). Ancora nella prima metà dell'Ottocento la suppurazione delle ferite rendeva vani interventi chirurgici ben riusciti. La mortalità in casi di amputazione ammontava, per es., al 45% e anche la percentuale di donne decedute dopo il parto per infezione puerperale era assai elevata (40%). Nel 1847 I.P. Semmelweis, un ostetrico ungherese operante a Vienna, avendo accertato che le sue puerpere morivano per sepsi post-parto, poiché gli assistenti le visitavano dopo essere stati in sala settoria senza procedere ad alcuna pratica di disinfezione delle mani, diede disposizione a tutto il personale sanitario del suo reparto ospedaliero di lavarsi accuratamente le mani e di bagnarle quindi in una soluzione di cloruro di calcio prima di ogni visita o intervento ostetrico. Riportò i risultati delle sue osservazioni in un'opera fondamentale, Die Ätiologie, der Begriff und die Prophylaxis des Kindbettfiebers (1861), la cui importanza rimase però a lungo misconosciuta. Successivamente, nel 1894, un chirurgo inglese, J. Lister, introdusse nel suo reparto di chirurgia dell'ospedale di Glasgow, l'obbligo dell'uso sistematico di acido fenico: prima di ogni intervento, lo faceva spruzzare nell'ambiente e spargere sulla cute del malato, sulle mani dei chirurghi e sui teli del lettino operatorio. Semmelweis e Lister furono i primi a registrare una diminuzione degli indici di mortalità da infezione ospedaliera postoperatoria nei loro reparti. Da allora, la lotta contro i microrganismi patogeni attraverso l'uso di disinfettanti ha ottenuto risultati sempre più sicuri ed efficaci.

Modalità di disinfezione

La disinfezione può essere effettuata attraverso mezzi naturali e artificiali. a) Mezzi naturali. Al di fuori dell'organismo che li ospita, e cioè nel mondo esterno, i microrganismi patogeni si trovano esposti necessariamente all'azione dannosa di diversi fattori fisici, chimici e biologici, che sono comunemente considerati agenti naturali di distruzione e il cui intervento consiste nell'impedire attivamente la propagazione indiretta di alcune malattie infettive, quali sifilide, meningite, rosolia, morbillo, che sono sostenute da patogeni labili e sensibili all'azione del mondo esterno. I principali di questi fattori sono la luce solare, la temperatura, la diluizione. La luce solare, di cui sono noti gli effetti benefici per il corpo umano (basti pensare alla sua importanza per combattere il rachitismo nei bambini), presenta, inoltre, un notevole potere battericida che si esplica mediante l'essiccamento, ossia la perdita di acqua dal protoplasma dei batteri con conseguente azione nociva sulla loro vitalità. I germi patogeni presentano una temperatura ottimale di sviluppo che spesso coincide con quella dell'organismo ospite (37 °C circa): variazioni brusche di temperatura hanno un'influenza sfavorevole sulla loro vitalità e ne impediscono la moltiplicazione. La diluizione è un fenomeno naturale di notevole interesse, capace di attenuare sensibilmente il pericolo di dispersione dei patogeni nell'ambiente esterno; con essa è correlato il concetto di dose minima infettante per il corpo: quanto maggiore è la diluizione che i microrganismi subiscono nell'aria, nell'acqua ecc., tanto più difficilmente essi colpiranno l'organismo in numero sufficiente per determinare l'insorgenza della malattia. b) Mezzi artificiali. La disinfezione artificiale può essere effettuata con mezzi meccanici, chimici e fisici. Un tradizionale metodo meccanico è la filtrazione di liquidi che, passando attraverso candele di porcellana porosa o di cellulosa, vengono separati dai microrganismi presenti. Fra le varie applicazioni, si possono citare la filtrazione di soluzioni iniettabili di antibiotici, la filtrazione casalinga dell'acqua (fig. 2), la filtrazione dell'aria mediante filtri di stoffa, carta, lana di vetro ecc. I disinfettanti chimici sono sostanze che, utilizzate allo stato gassoso o in soluzione, hanno la capacità di arrestare la crescita batterica (effetto reversibile) o di inattivare del tutto i microrganismi (effetto irreversibile). L'efficacia dipende da vari parametri quali la concentrazione, il tempo di esposizione, la temperatura ambiente, il pH, la presenza di sostanze capaci di inibire il disinfettante o di proteggere i microrganismi (nelle tabb. 1, 2, 3 sono riportati i principali disinfettanti chimici, i loro requisiti e le caratteristiche di quelli maggiormente utilizzati). C'è da rilevare, a tale proposito, che nella lotta contro le malattie infettive i disinfettanti chimici costituiscono uno strumento molto efficace (un esempio significativo è riportato in fig. 3, dove viene mostrato l'andamento in Italia della mortalità per tifo prima e dopo l'impiego del cloro per la disinfezione dell'acqua potabile). La disinfezione con mezzi fisici viene attuata mediante il calore, sotto varie forme (incenerimento, aria calda, acqua in ebollizione, vapore saturo fluente e sotto pressione), e con diversi tipi di radiazioni (raggi ultravioletti, infrarossi, gamma; v. sterilizzazione).

bibl.: a. albano, l. salvaggio, Manuale di igiene, Padova, Piccin-Nuova libraria, 1987; s. barbuti et al., Igiene e medicina preventiva, 1° vol., Bologna, Monduzzi, 1993; l. checcacci, c. meloni, g. pelissero, Igiene, Milano, Ambrosiana, 1990; g. gilli, Igiene dell'ambiente e del territorio, Torino, Edizioni Medico-Scientifiche, 1989; Principles and practice of disinfection, preservation and sterilization, ed. A.D. Russell et. al., Oxford, Blackwell, 19993.

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