DISSENSO

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

DISSENSO

Wlodek Goldkorn

Termine che, nel linguaggio politico, designa l'atteggiamento di contestazione e dissidenza assunto, a titolo personale e/o di gruppo, all'interno di organizzazioni partitiche, religiose o statuali, caratterizzate da una struttura gerarchica e autoritaria e da vincoli ideologici fortemente coercitivi.

Il dissenso nei paesi dell'Europa socialista. − Il termine d. è passato a designare, soprattutto in Europa centrale e orientale, una particolare forma di contestazione dei regimi comunisti. Gli stessi dissidenti hanno spesso sottolineato come la nozione di d. non sia l'esatto equivalente di ''opposizione''. Nella sua accezione originaria, che ha preso avvio in Unione Sovietica, il d. significa anzitutto una ribellione individuale dai forti connotati esistenziali, anche se, a differenza di una ribellione individualistica, il d. non rimane nella sfera dell'intimo. Diversamente dal fenomeno della emigrazione interna, il d. è un atteggiamento di ribellione, individuale sì, ma pubblico e attivo. Dissidente si diventa, infatti, solo rendendo pubblico il proprio disaccordo con il regime.

Le forme di questa presa di posizione pubblica variano a seconda dei casi. Ai suoi inizi la forma più frequente di d. era quella della lettera rivolta alle autorità, in cui l'autore (o l'autrice) spiegava i motivi del proprio disaccordo con il regime, e in genere proponeva rimedi, quali la democratizzazione del paese. Altre forme di d. erano la pubblicazione di giornali e riviste senza l'autorizzazione delle autorità competenti (il cosiddetto samizdat), o la diffusione di petizioni collettive rivolte alle autorità mediante volantini e manifesti, o il rifiuto dell'ateismo di stato e il conseguente attivismo nella vita delle Chiese e delle sette religiose, o ancora espressioni artistiche quali i gruppi rock, la pittura non conformista, la poesia di contestazione.

Nella seconda metà degli anni Settanta il d. assunse forma di gruppi organizzati con obiettivi precisi, anche se non direttamente politici; in tal senso veniva talvolta denominato ''opposizione democratica''. Tuttavia, a differenza dell'opposizione classica, il d. agiva con lo scopo di preservare determinati valori sociali, culturali e religiosi, e non di conquistare il potere politico. Scopo primario della maggior parte dei gruppi di d. era la difesa dei diritti umani e civili, specie quelli ratificati dall'Atto finale della Conferenza di Helsinki, nel 1975.

Le origini del d. variano, a seconda dei paesi. In Unione Sovietica esso nacque intorno a personalità del mondo della letteratura quali B. Pasternak, A. Sinjavskij e J. Daniel. In Polonia trasse le sue origini da un lato nella contestazione interna al Partito operaio unificato polacco, dall'altro negli ambienti cattolici democratici. In Cecoslovacchia si originò dalla sconfitta della Primavera di Praga del 1968, del tentativo cioè del Partito comunista d'introdurre istituzioni democratiche nel paese. Nella Repubblica democratica tedesca il d. si caratterizzò, nelle sue origini sia marxiste che pacifiste, per i forti connotati derivanti dal cristianesimo protestante.

Difficile è stabilire con esattezza la data precisa in cui ebbe inizio il fenomeno. In genere, come inizio dell'attività editoriale indipendente (samizdat) viene considerato il 1959, anno in cui A. Ginzburg fondò la rivista Synthaxis; ma va notato che il termine samizdat divenne di uso corrente solo nel 1966. Nel 1965 erano nati i primi gruppi di dissidenti in Unione Sovietica. Al settembre di quell'anno, infatti, risale l'arresto di due scrittori, A. Sinjavskij e J. Daniel, accusati di aver pubblicato le loro opere in Occidente. Per protestare contro tale provvedimento, il 5 dicembre 1965 circa 200 persone si radunarono in piazza Puškin, a Mosca, per chiedere il rispetto della Costituzione sovietica che in teoria garantiva la libertà di parola. Dopo che i due scrittori vennero condannati rispettivamente a 7 e 5 anni di reclusione (1966), A. Ginzburg preparò Il libro bianco sull'affare Sinjavskij-Daniel, che nell'ottobre 1966 venne consegnato al Capo dello stato. Nello stesso anno, lo scrittore J. Galanskov fece circolare a Mosca una raccolta di saggi, racconti e poesie, Phenix 66; nel 1967 Ginzburg, Galanskov e altri dissidenti furono arrestati.

Tuttavia fu l'affare Sinjavskij-Daniel a segnare una svolta. Per la prima volta il d. si era manifestato pubblicamente, e cittadini sovietici avevano chiesto il rispetto della Costituzione. Il 30 aprile 1968 apparve il primo numero della più importante rivista diffusa in forma di samizdat (che costituì il modello per altre riviste di questo tipo anche fuori dai confini dell'URSS), cioè La cronaca degli eventi correnti ideata e animata dalla poetessa N. Gorbanievskaja. Un'altra svolta nella storia del d. fu la manifestazione del 26 agosto 1968 nella Piazza Rossa, a Mosca, organizzata da un gruppo di persone attorno a N. Gorbanievskaja, L. Bogoraz e V. Delaunay contro l'invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia.

Nello stesso periodo numerosi furono i saggi e le opere letterarie pubblicati in samizdat. Lo storico marxista R. Medvedev pubblicò un saggio sullo stalinismo e suo fratello Šalamov pubblicò Kolyma, una raccolta di racconti in cui descriveva la sua esperienza di 17 anni di prigionia nei lager staliniani. N. Mandelštam, la vedova del poeta O. Mandelštam, morto in confino nel 1938, pubblicò le sue memorie, mentre A. Solženicyn diede alle stampe il suo monumentale Arcipelago Gulag. Un'ulteriore attività fu la pubblicazione delle testimonianze sulle persecuzioni subìte a causa dell'attività pubblica di alcuni dissidenti in opposizione al regime di L. Brežnev. E così A. Marčenko raccontò, nell'ambito del samizdat, le sue esperienze di prigioniero politico nei campi di lavoro in Mordovia, V. Bukovskij e Ž. Medvedev fornirono (1971) le loro pubbliche testimonianze di reclusi nei manicomi speciali. Le punizioni riservate ai dissidenti erano infatti di tre tipi: la reclusione nei campi di lavoro, l'internamento in un manicomio speciale, l'esilio dall'URSS.

Un'ulteriore svolta nell'attività dei gruppi del d. si ebbe in seguito alla firma degli accordi di Helsinki (1975). I dissidenti erano risoluti a richiamarsi alla lettera di tali accordi, specie per quanto riguardava il rispetto dei diritti umani; così, nel maggio 1976, nacque a Mosca il Gruppo di sorveglianza dell'applicazione degli accordi di Helsinki, ideato e animato da J. Orlov, e in cui militò anche il premio Nobel A. Sacharov. Nel novembre 1976 gruppi analoghi si formarono in Ucraina e in Lituania; nel gennaio 1977 gruppi di Helsinki sorsero in Georgia e in Armenia. Le autorità risposero con un'ondata di persecuzioni durissime: numerosi esponenti dei gruppi di Helsinki subirono condanne fino a 13 anni di reclusione. Sacharov venne mandato in confino nella città di Gorkij nel 1980. Nel 1982, in seguito alle persecuzioni, il gruppo moscovita si sciolse, e anche i gruppi ucraino e lituano decisero di cessare la loro attività.

Oltre ai gruppi di Helsinki, nella seconda metà degli anni Settanta sorsero altre aggregazioni di dissidenti, tra cui il Comitato cristiano di difesa dei diritti dei credenti, animato dal sacerdote ortodosso G. Jakunin, la Commissione di ricerca sull'uso politico della psichiatria, il sindacato libero Smot, il Comitato di difesa dei diritti della Chiesa cattolica, sorto in Lituania nel 1979.

In Polonia, già a metà degli anni Cinquanta si era avuta una proliferazione di numerosi circoli indipendenti, che furono però sciolti o assorbiti dalle autorità ufficiali. Negli anni Sessanta si verificarono frequenti conflitti tra le autorità comuniste e la Chiesa cattolica. Allo stesso periodo risalgono le origini del dissenso. Nel 1965 J. Kuron e K. Modzelewski, ricercatori all'università di Varsavia, scrissero un saggio in cui da posizioni marxiste criticavano la struttura sociale e politica del paese: vennero condannati, rispettivamente, a tre anni e tre anni e mezzo di reclusione. Nel 1968 un gruppo di studenti universitari di Varsavia, tra i quali alcuni seguaci di Kuron e di Modzelewski, diede vita a manifestazioni di piazza contro la censura. Il movimento, che presto si estese ad altre università, venne represso e i suoi capi, tra i quali A. Michnik, furono incarcerati.

Nel dicembre 1975, 59 personalità di varie correnti politiche protestarono contro gli emendamenti della Costituzione, che sancivano il ruolo guida del Partito comunista (Partito operaio unificato polacco) e l'alleanza con l'URSS. La svolta nelle attività dei dissidenti si verificò tuttavia nel 1976: il 23 settembre quattordici persone fondarono il Comitato di difesa degli operai-KOR, con lo scopo di difendere le vittime delle repressioni poliziesche contro gli operai che nel giugno precedente avevano protestato contro l'aumento dei prezzi. Nel dicembre 1977 il KOR si trasformò in Comitato di autodifesa sociale KSS-KOR, in cui confluirono esponenti di varie correnti politiche, dalla sinistra ex marxista ai liberali, ai cattolici, ai socialisti, ai conservatori, con lo scopo di stimolare l'organizzazione della società. Il KSS-KOR propugnava l'organizzazione di ceti e gruppi sociali per la difesa dei propri interessi, sostenendo la tesi che la società democratica andava costruita dal basso, indipendentemente dalle autorità statali e senza ingaggiare la lotta per il potere statale.

Nel marzo 1977 sorse il Movimento per la difesa dei diritti umani e civili (ROPCIO), concorrenziale al KOR, e ritenuto politicamente più a destra. Nel settembre 1979, da una scissione in seno al ROPCIO nacque la Confederazione della Polonia indipendente (KPN), primo partito politico di opposizione.

Nel 1978, nell'ambiente di simpatizzanti del KSS-KOR venne fondata l'Associazione per i corsi scientifici (TKN) detta ''Università volante'', nel cui ambito venivano insegnate materie proibite negli atenei statali. Un'altra forma di attività tipica dei dissidenti polacchi furono gli scioperi della fame in difesa dei prigionieri politici, anche in altri paesi del blocco sovietico. Il KSS-KOR stimolò la nascita della rivista Robotnik ("L'operaio"), intorno alla cui redazione si coagulavano gruppi di sindacalisti: tra questi c'era il futuro leader di Solidarnosc, L. Walesa. Nella seconda metà degli anni Settanta si ebbe un'intensa attività editoriale indipendente, e numerose riviste furono pubblicate senza autorizzazione. Sorsero anche vere e proprie case editrici, di cui la più importante fu Nowa. La nascita del sindacato indipendente e autogestito Solidarnosc (settembre 1980) chiuse la fase del d. e aprì quella della lotta per il potere politico.

In Cecoslovacchia i tentativi di resistenza alla normalizzazione imposta dal regime di G. Husak, instaurato in conseguenza dell'invasione delle truppe del Patto di Varsavia (21 agosto 1968), furono presto repressi. Durante l'estate 1972 si svolsero numerosi processi politici contro i veterani della Primavera di Praga.

Il 1° gennaio 1977 fu reso noto a Praga il manifesto di Charta 77, firmato da 242 personalità di varie convinzioni politiche, il quale, fin dalla prima frase del suo primo proclama, si richiamava esplicitamente agli accordi di Helsinki del 1975. Charta 77 non era un'organizzazione, ma una comunità in servizio delle iniziative civiche, che fin dall'inizio nominava, ogni anno, tre portavoce. I primi furono: J. Hajek, J. Patocka, celebre filosofo (deceduto il 13 marzo 1977 in seguito a un duro interrogatorio subìto nei locali della polizia) e lo scrittore e futuro presidente della Repubblica V. Havel. Durante i 13 anni della sua attività Charta 77 ha pubblicato manifesti e proclami riguardanti tutti gli aspetti della vita pubblica in Cecoslovacchia nonché i rapporti internazionali del paese.

Le ampie dimensioni delle rappresaglie che i firmatari di Charta 77 dovettero subire provocarono la nascita del Comitato di difesa dei perseguitati ingiustamente (VONS), nell'aprile 1978. Nel maggio 1979 la polizia operò arresti tra i membri del VONS; nell'ottobre 1979 venne celebrato un processo alla conclusione del quale, tra gli altri, fu condannato a 5 anni di reclusione V. Havel.

Nella Repubblica Democratica Tedesca il d. nacque intorno a personalità che si rifiutavano di emigrare nella Repubblica federale. Dopo la repressione dei gruppi di comunisti revisionisti negli anni Cinquanta, nei primi anni Settanta emersero le figure di R. Havemann, scienziato marxista, e del cantautore W. Biermann, che nel 1976 venne privato della cittadinanza della RDT, mentre si trovava nella Repubblica federale. Questo provvedimento delle autorità fu contestato da un gruppo di intellettuali, alcuni dei quali vennero espulsi dal paese.

Nei primi anni Ottanta intorno alle tematiche pacifiste nacque un vero movimento di dissenso. Il 9 maggio 1981, a Jena, fu reso pubblico un appello in cui si chiedeva il riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza. Nel novembre 1981 dagli ambienti della Chiesa protestante si diffuse la parola d'ordine "Dalle spade agli aratri"; nel gennaio 1982 il pastore R. Eppelmann e Havemann resero pubblico l'appello contro le armi nucleari e contro il militarismo. Il movimento di d. continuò a svilupparsi integrando tematiche ambientalistiche e dei diritti umani, fino a diventare, nel 1989, una vera opposizione politica che, coinvolgendo le masse, portò all'abbattimento del muro di Berlino.

In Ungheria il d. si manifestò ad opera di scrittori come G. Konrad e M. Haraszthy, e di filosofi come J. Kis; tuttavia non divenne mai un vero movimento-testimonianza. Negli anni Ottanta gli oppositori lavoravano già alle ipotesi di transizione verso la democrazia e la presa di potere.

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