Distruzione

Enciclopedia Dantesca (1970)

distruzione (destruzione)

Luigi Blasucci

Parola adoperata due volte nel Convivio. La prima in II XIII 22 e in Fiorenza, nel principio de la sua destruzione, veduta fu ne l'aere, in figura d'una croce, grande quantità di... vapori seguaci de la stella di Marte, dove, se il fatto riferito da D. va identificato, come pare (cfr. D. Compagni Cronica, a c. di I. Del Lungo, Firenze 1879-87, II 19), col fenomeno miracoloso che si sarebbe verificato in occasione della venuta di Carlo di Valois in Firenze (1° nov. 1301), secondo le testimonianze del Compagni e di altri cronisti del tempo, il termine d. assume il significato di " sconvolgimento ", " dissesto ", sulla linea del distrutto di Pd XX 60. La seconda volta il termine è adoperato in Cv IV XII 12 dunque, per la distruzione del conseguente, lo crescere desiderio non è cagione di viltade a le ricchezze, ossia in un ragionamento sillogistico, dove d. ha il significato tecnico, proprio delle dispute, di " annullamento di un'argomentazione " (v. s. Tommaso De Fallaciis XIV " procedendo a destructione antecedentis ad destructionem consequentis "); cfr. anche Quaestio 22 e il ‛ distruggere ' di Cv IV XIV 2.

La parola ricorre due volte. anche nel Fiore, in entrambe come parte di una locuzione: XXXIV 5 Amor mi mise a tal distruzione (" fece di me un così crudele trattamento "), e XCIII 14 e' pur convien che vada a distruzione (" vada in rovina ").

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