PARLO, Dita

Enciclopedia del Cinema (2004)

Parlo, Dita

Alessandro Loppi

Nome d'arte di Grethe Gerda Kornstadt, attrice cinematografica tedesca, nata a Stettino il 4 settembre 1906 e morta a Parigi il 13 dicembre 1971. è entrata nella storia del cinema come la luminosa Juliette di L'Atalante (1934), capolavoro di Jean Vigo che ebbe in lei un'interprete mirabile per leggiadria e intensità espressiva.

Dopo aver studiato danza e aver frequentato la scuola di recitazione dell'UFA, nel 1928 esordì nel cinema grazie al produttore Erich Pommer che la volle come protagonista in Die dame mit der maske di Wilhelm Thiele. Nello stesso anno ricoprì efficacemente un ruolo di primo piano in Heimkehr (Il canto del prigioniero) di Joe May, dramma amoroso ambientato nel primo dopoguerra, e nel 1930, in Francia, fu un'intensa Denise, la timida e fiera provinciale alle prese con le tentazioni e le insidie della grande città in Au bonheur des dames (Il tempio delle tentazioni) diretto da Julien Duvivier, tratto dall'omonimo romanzo di É. Zola.

Chiamata a Hollywood per interpretare la versione in lingua tedesca di alcuni film statunitensi, ottenne poi un ruolo importante in The honor of the family (1931; L'artiglio rosa) di Lloyd Bacon, tratto da un racconto di H. de Balzac, ma fu un'esperienza poco significativa tanto da indurla a tornare in Francia. Qui l'attendeva l'incontro più importante della sua carriera, quello con Vigo. L'Atalante, travagliata storia d'amore tra due giovani sposi, è un film avvolto da un'atmosfera surreale resa straordinariamente viva e ariosa dalla figura stessa della P. nel ruolo dell'irrequieta Juliette. Ebbe modo di far valere ancora l'eleganza e l'intensità della sua recitazione in altri due film d'autore: Mademoiselle Docteur (1936) di Georg W. Pabst, nel ruolo della protagonista, una spia innamorata, travolta dalle regole di un gioco più grande di lei; e La grande illusion (1937; La grande illusione), capolavoro di Jean Renoir, cui seppe conferire uno spessore di rara umanità e tenerezza all'umile contadina tedesca che soccorre il soldato francese. Dopo la partecipazione a Ultimatum (1938), ultimo film di Robert Wiene portato a termine da Robert Siodmak, per la P. cominciò il declino, improvviso quanto inaspettato, cui forse non furono estranee le circostanze createsi all'inizio della Seconda guerra mondiale quando le autorità francesi decisero di confinarla nel suo Paese d'origine. Riapparve dopo un lungo periodo di inattività in Justice est faite (1950; Giustizia è fatta) di André Cayatte e, a distanza di molti anni, in La dame de pique (1965) di Léonard Keigel.

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