DODECAFONIA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

DODECAFONIA (o sistema dodecafonico)

L. Dal.

Sistema di composizione musicale in cui i rapporti che si determinano fra i suoni sono assolutamente indipendenti dalle relazioni con un suono fondamentale, ma dipendono soltanto dalle reciproche relazioni dell'uno con l'altro dei dodici suoni componenti la scala cromatica temperata.

La legge fondamentale della dodecafonia può riassumersi nel principio seguente: tutta una composizione musicale è basata su una determinata serie comprendente i dodici suoni della scala cromatica. Una siffatta serie, denominata serie fondamentale, dà origine a tre altre da essa derivanti: a) al suo moto retrogrado (che si ottiene procedendo dall'ultima nota verso la prima); b) al suo moto contrario (che risulta dal capovolgimento degli intervalli della serie fondamentale: così una terza minore ascendente diventa una terza minore discendente e così via); c) al moto contrario del moto retrogrado.

Il complesso di queste quattro possibilità offerto dalla serie è definito quadrinità (ted. Vierfältigkeit). Ciascuna delle quattro forme può essere trasportata dodici volte sui differenti gradi della scala cromatica. Non sono da escludersi i procedimenti "per aumento" (cioè con i valori ritmici raddoppiati, triplicati, ecc.) o "per diminuzione" (cioè con valori ritmici dimezzati o, comunque, ridotti). Come non è da escludersi il rivolto degli intervalli, procedimento per cui la seconda minore può diventare settima maggiore, la seconda maggiore, settima minore, ecc.

Ernst Křenek, nelle Variazioni, immaginò una serie di carattere speciale: in essa sono contenuti tutti gli intervalli possibili fra dodici suoni diversi. A parte un caso così particolare, il compositore sceglie la serie a seconda del suo gusto e della sua fantasia. Se una delle caratteristiche della musica classica è che in essa i motivi ritmici, negli sviluppi, vengono variati melodicamente, nella musica dodecafonica ciò non avviene. La serie ha importanza formale, indipendentemente dal suo ritmo: la serie è il materiale grezzo da cui dovrà venir estratta la linea melodica per mezzo del ritmo e dell'articolazione.

All'inizio del pezzo appare la melodia seguente, basata sulla serie fondamentale e sul suo moto retrogrado:

Se nella musica classica (si pensi alla forma-sonata) i due temi si presentano già nella esposizione come organismi ben definiti in ogni loro parte, come personaggi di un romanzo o di un dramma di cui subito si fa conoscere la fisionomia e il carattere, nella musica dodecafonica ciò non sempre avviene. Non è detto che l'esposizione della serie definisca, col suo ritmo, con la sua articolazione, il personaggio già al suo primo apparire: procederà invece a tale definizione per mezzo di allusioni (per es. una serie melodica condensata in alcuni accordi), di accenni talora assai rapidi e brevi (frammenti della serie): e il personaggio ci apparirà con tutte le sue caratteristiche talvolta molto dopo l'inizio della composizione, analogamente a quanto, ad esempio, ha fatto Marcel Proust per Odette, Albertine, M. de Charlus nella Recherche du temps perdu.

Se nel sistema tonale l'elemento verticale (armonico) è esattamente codificato, nel sistema dodecafonico l'armonia è affidata di volta in volta alla sensibilità, all'orecchio, al gusto dell'autore. A tutt'oggi l'armonia nasce dal gioco polifonico, analogamente a quanto avvenne nella musica fiamminga.

Una serie come la seguente (per Due liriche di Anacreonte, di L. Dallapiccola):

assume, nel corso del pezzo, aspetti diversissimi:

I frammenti segnati a), b), c) e d) rappresentano le tre prime note della serie fondamentale: due volte per moto retto e due volte per moto contrario. La trasposizione su varî intervalli della scala fa sì che l'insieme dei quattro frammenti comprenda tutti i gradi della scala cromatica.

Se nella musica classica l'unità era assicurata alla composizione dal rapporto armonico tonica-dominante, nella musica dodecafonica l'unità è ottenuta con l'impiego della serie; forse non in modo dissimile da quanto il genio di Guillaume de Machault intui quando, componendo la Messa, la prima composizione di vaste proporzioni che si conosca nella nostra musica occidentale, usò un Cantus firmus unico, per legare fra di loro le varie parti della composizione e per erigerci sopra la sua costruzione contrappuntistica.

Dal suo primo sorgere a oggi la musica dodecafonica ha ampliato le sue basi: esistono esempî di tale musica fondata su più di una serie, non sempre derivata completamente dalla fondamentale.

È noto che cosa abbia significato il cromatismo esasperato di Tristano e Isotta e come da questo si sia arrivati all'atonalità (v. vol. V, p. 252). Il termine atonalità non è stato mai accettato dal maestro che la creò, Arnold Schönberg, e assai opportunamente R. Leibowitz lo sostituisce con la frase sospensione del sistema tonale. Atonalità ha significato negazione di quel punto fisso di riferimento e generatore di armonie che è la tonica. Schönberg fu atonale dal 1908 al 1915, cioè dai Tre pezzi per pianoforte, Op. 11, alle Quattro melodie per canto e orchestra, Op. 22. Va da sé che anche opere precedenti (per es. il principio del quarto tempo del Quartetto, Op. 10) contengono passi tonalmente non concepibili. Dal 1915 al 1923 Schönberg si chiuse nel silenzio. Con l'atonalità, con la negazione della tonica, Schönberg aveva distrutto anche le forme classiche (per es. la forma-sonata) basate sull'attrazione dominante-tonica. Alla mancanza di una base si deve se tantissime opere del periodo atonale sono di proporzioni brevissime (cfr.: A. Schönberg, Sei piccoli pezzi per pianoforte, Op. 19; A. von Webern, Quattro pezzi per violino e pianoforte, Op. 7; A. Berg, Quattro pezzi per clarinetto e pianoforte, Op. 5). Si trattava di organizzare il nuovo mondo sonoro e di codificare le leggi che lo presiedono: ed è ciò che fece Schönberg (e, indipendentemente da lui, e nello stesso periodo, Josef Matthias Hauer) con le sue opere dodecafoniche.

Organizzato il nuovo mondo sonoro, non sono mancate, accanto a opere brevi, anche quelle di vaste proporzioni.

Oltre ad Arnold Schönberg e ai suoi discepoli Anton von Webern e Alban Berg, hanno scritto e scrivono secondo il sistema dodecafonico: negli Stati Uniti Ernst Křenek, Hans Eisler, ecc., in Francia Serge Nigg, Jean-Louis Martinet, René Leibowitz, in Inghilterra Elizabeth Lutyens e Humphrey Searle, in Italia Luigi Dallapiccola, Adone Zecchi, Riccardo Nielsen, in Svizzera Wladimir Vogel e Frank Martin, in Argentina Juan Carlos Paz.

Bibl.: F. Gressle, Arnold Schönberg, zum 50. Geburtstage, Vienna 1924; F.H. Klein, Die Grenze der Halbton-Welt, in Die Musik, gennaio 1935; E. Stein, Einige Bemerkungen zum Sch. Zwölftonsystem, in Musikblätter des Anbruchs, Vienna, giugno-luglio 1926; E. Stein, Prefazioni al Terzo Quartetto di Schönberg e alla Lyrische Suite, di Berg, Vienna; E. Křenek, Ueber neue Musik, Vienna 1937; E. Křenek, L'Atonalité, in Cahiers de la Musique, Bruxelles, marzo-aprile 1938; id., Music Here and How, New York 1941; Hill, Schönberg's Twelve Tone Rows, in The Musical Quarterly, 1936; A. Pearle, The Twelve Tone Row, Chicago 1941; R. Leibowitz, Sch. et son école, Parigi 1947, L. Dallapiccola, Di un aspetto della musica contemporanea, in Atti dell'Accademia del R. Conservatorio di musica Luigi Cherubini, Firenze 1938; N. Costarelli, Nota sulla dodecafonia, in La Rassegna Musicale, 1942; L. Magnani, L'insegnamento di Schönberg, in L'Immagine, Roma, maggio 1947; R. Leibowitz, Qu'est-ce-que la musique de 12 sons, Liegi 1948. Né è possibile chiudere questa bibliografia senza nominare il romanzo di Thomas Mann, Doktor Faustus, Stoccolma 1947 (cfr. p. 299 segg., p. 783 segg. e passim).

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