MORONE, Domenico

Enciclopedia Italiana (1934)

MORONE, Domenico

Giuseppe Fiocco

Pittore, nato a Verona circa il 1442, morto ivi dopo il 1517. Mentre Liberale e il Bonsignori erano a Verona i rappresentanti della branca mantegnesca pura, Domenico M. vi portò le voci dirette di quella veneziana. Senza, naturalmente, che si possa dire cancellato anche in lui del tutto il gotico, che era culminato nel Pisanello. Basti, a provarlo, ben considerare il fresco, probabilmente suo, di via M. Mazza (1471) e anche più la prima opera certa del pittore, cioè la Madonnina nel Kaiser-Friedrich-Museum di Berlino, d'un mantegnismo ferrareseggiante, dipinta nel 1483, quando cioè l'artista era già quarantenne. Ma questo fu il preambolo dell'attività maggiore dell'artista, recatosi poi, forse con il concittadino G. Mansueti, alla scuola di Gentile Bellini, dopo avere frequentato quella di Iacopo Bellini, tanto operoso anche a Verona; e potrebbe esserne indizio a Venezia il Trionfo sopra il monumento di Iacopo Marcello ai Frari, che molto ricorda il suo fare (1484). È quindi naturale che le conclusioni somiglino in questo caso tanto al maestro quanto al Carpaccio; come prova la piccola Morte di Maria della National Gallery di Londra, un tempo data a Girolamo dai Libri, poi a Vittore, simile a un'ignota Trinità con un pregante della famiglia ai piedi, in casa Stopazzola a Verona. Questo facile accento narrativo ingenerò confusioni con un maestro modenese, Agnolo degli Erri, a cui A. Venturi restituisce le dodici storiette di S. Vincenzo Ferreri della raccolta Estense a Vienna, e a cui si collega, con molte altre, anche la Predica del Santo nella galleria dell'università di Oxford. Sicure rappresentanze di codesta tendenza sono la vivacissima Cacciata dei Bonacolsi, del 1494, attualmente nel Palazzo ducale di Mantova (v. la figura alla voce mantova, XXII, p. 171), e due tondi, con scene di tornei, d'una nervosità mirabile, conservati nella National Gallery di Londra.

Ma questo periodo dell'attività più felice del M. fu breve; già nel 1496 egli lavorava col figlio Francesco, natura più placida, amico delle sfilate di santi maestosi e ben piantati, entro ricche vesti a campana, su cui gioca la marezzatura serica tanto cara poi a Paolo Veronese. Con l'aiuto di Francesco e di altri scolari, quale il giovane P. Cavazzola, Girolamo dai Libri e Michele da Verona, egli dovette eseguire gli affreschi della biblioteca conventuale di S. Bernardino (1503) e quelli di S. Nicola da Tolentino al Paladon, ora nel museo di Verona (1502). Nella cappella di S. Biagio a S. Nazaro e Celso poi (1517) si può addirittura dire che il vecchio M. è scomparso.

Il figlio Francesco, nato tra il 1470 e il 1471, morto il 16 maggio 1529, dovette accompagnare il padre a Venezia, dove ebbe agio di ammirare, oltre al Carpaccio che gl'ispirò la deliziosa scena di Sansone e Dalila del Museo Poldi Pezzoli di Milano, le ieratiche Madonne di Giambellino. La purezza di certe sue Vergini (Aula capitolare di Verona; musei di Berlino, Padova, Londra, Bergamo) riflette questa influenza e anche più quella del Montagna. Ma è un Montagna svuotato dall'acceso colore metallico, ridotto alla sola cute sottile e luminosa. Si ricordino il S. Francesco del Museo veronese, la solenne Crocifissione del 1498 in S. Bernardino, le maestose pale di S. Maria in Organo del 1503, di Brera del 1502 (?) e di Berlino. Presto la bravura divenne formula, da cui si riscattano gli affreschi come il Battesimo, oggi nel museo di Verona, e la bella decorazione a fresco della Sacristia di S. Maria in Organo (1513). E se non possiamo proprio parlare di decadenza, per le opere che vanno dalla Lavanda dei piedi del museo di Verona alle pitture di Venezia (1517), e di Bergamo (1520), all'affresco guastissimo di S. Fermo a Verona (1523), sino alla pala di Soave (1529), possiamo però parlare di ripetizione e di noia. (V. tav. CLX).

Bibl.: Crowe e Cavalcaselle, Hist. of paint. in North Italy, ed. Borenius, II, Londra 1912, II; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VII, iii e iv, Milano 1914 e 1915; B. Berenson, in Dedalo, V (1924-25), pp. 601 segg., 694 segg., 746 segg.; A. Venturi, Studi dal vero, Milano 1927; R. Brenzoni, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXV, Lipsia 1931 (con bibl.); B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932.