Scarlatti, Domenico

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Musicista (Napoli 1685 - Madrid 1757). Allievo di suo padre, Alessandro, già nel 1701 fu nominato organista e compositore della cappella reale di Napoli. Nel 1705 il padre lo condusse con sé a Roma, e subito lo mandò a Venezia, dove fu affidato a F. Gasparini, maestro alla Pietà, e si perfezionò nel clavicembalo. Nel 1708 passò a Roma, ricercato ormai dalle famiglie patrizie quale grande virtuoso, e in casa del card. Ottoboni pare abbia sostenuto una gara con Händel. Intanto diveniva maestro di cappella della regina Maria Casimira di Polonia, allora a Roma, e dal 1708 al 1714 dava al teatro di quella corte alcune opere e faceva eseguire oratorî e cantate. Nel 1715 succedette a T. Baj come maestro della Cappella Giulia nella basilica vaticana e compose musica sacra. Nel 1718 fece rappresentare un'opera nel teatro Capranica. Nel 1719 lasciò la Cappella Giulia, diretto a Londra; ma non pare che a Londra si sia poi effettivamente recato. Händel però diresse una sua opera al teatro Haymarket nel 1720. In questo anno S. è alla corte di Lisbona quale maestro della cappella reale (incorporata da Giovanni V alla cattedrale) e, tra l'altro, è anche maestro di musica degli infanti. Nel 1728 l'infanta Maria Barbara sposò Ferdinando principe delle Asturie e condusse con sé a Madrid il suo maestro. Lì egli fu maestro dei principi delle Asturie, dedicò al re Giovanni V l'unico lavoro dato alle stampe a propria cura (gli Essercizi per gravicembalo: 30 sonate e la Fuga del gatto) e scrisse non opere teatrali, ma alcune cantate e soprattutto musica cembalistica, mentre sue composizioni furono pubblicate in varî paesi a cura di altri musicisti. Quando nel 1746 il principe ascese al trono, S. fu nominato maestro "de los Reyes". L'ultima sua composizione pare essere stata il Salve Regina per canto, archi e organo oggi conservato a Napoli. n La sua produzione è molto vasta, soprattutto nel campo della cembalistica: si possono indicare circa una decina d'opere teatrali (però due o tre composte soltanto in parte da S.), molte cantate, specie profane, un oratorio, alcuni pezzi sacri e circa 550 composizioni per clavicembalo. Delle musiche vocali (comprese le opere) compaiono pagine scelte in molte antologie e raccolte. Delle cembalistiche, alle edizioni parziali del tempo e a quelle del sec. 19º sono da aggiungere l'edizione completa, in 10 volumi, e un'appendice, curata da A. Longo presso Ricordi, e a questa ancora 5 composizioni ritrovate da W. Gerstenberg a Parma e da lui pubblicate, oltre a quella in 18 voll., curata da R. Kirkpatrick per la Johnson reprint corporation di New York (1971). Nella musica vocale S. appare musicista di talento, ma è nella cembalistica che dà il meglio di sé. Le composizioni per cembalo sono generalmente brevi e in un sol pezzo, quantunque si chiamino di solito sonate. Il movimento è quasi sempre in Allegro, Allegrissimo, Presto, ecc., e soltanto la quinta parte della produzione cembalistica è in tempo moderato. Il carattere delle sonate in ritmo binario può spesso ricordare quello d'un primo tempo di concerto, laddove quelle in ritmo ternario sembrano alludere al futuro Scherzo beethoveniano. La forma può essere, secondo Gerstenberg, di tre tipi: uno monotematico, uno a più temi pressoché equipollenti e un terzo a più temi subordinati a due o tre principali, il quale ultimo tipo può preludere a quello della sonata classica. Comunque, il pezzo è generalmente bipartito e la seconda parte, dopo una certa transizione, riprende la prima dal 2º tema alla fine, cadenzando naturalmente non più sulla dominante o sul relativo ma sulla tonica. La scrittura strumentale è leggerissima e nello stesso tempo tenace, arditissima per la tecnica e l'agilità che richiede. L'invenzione tematica è inesauribile, l'armonia nuova fino alla temerità nell'uso delle dissonanze. S. è il più grande clavicembalista italiano e uno dei due o tre maggiori di ogni tempo, studiato e ammirato da Händel, Clementi, Beethoven, Chopin e ancor oggi dai contemporanei.

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