SESTINI, Domenico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SESTINI, Domenico

Francesco Surdich

SESTINI, Domenico. – Nacque a Firenze il 10 agosto 1750. Non si conoscono i nomi dei genitori.

Intraprese la carriera ecclesiastica vestendo l’abito degli scolopi (propriamente chierici regolari poveri della madre di Dio delle scuole pie), ma dopo pochi mesi rinunciò alla tonaca.

Il 24 settembre 1774 abbandonò la casa paterna per iniziare una lunga serie di viaggi – aventi come obiettivo quello di verificare gli argomenti e i temi delle sue numerose ricerche –, visitando inizialmente Roma, Napoli e la Sicilia orientale. A Catania, Ignazio Paternò Castello principe di Biscari, che possedeva una preziosa collezione di oggetti rari e antichi, lo trattenne presso di sé per circa tre anni, nominandolo suo archeologo e bibliotecario; in quella circostanza Sestini compilò una presentazione (Descrizione del museo di antiquaria e del gabinetto di storia naturale del principe di Biscari, s.l., 1776) del celebre museo che il principe aveva pazientemente costituito. Nello stesso periodo tracciò la prima descrizione delle caratteristiche economiche della Sicilia (Descrizione di varj prodotti dell’isola di Sicilia relativi al commercio della medesima con l’estere nazioni, Firenze, 1777), trattando dell’agricoltura, della produzione e del commercio di alcune sue parti (in particolare l’Etna e la regione dello stretto di Messina) per delineare una fedele e preziosa relazione corografica.

Passò successivamente a Malta (1777) e poi a Smirne – dove sostò cinque mesi –, per giungere infine (1778) a Costantinopoli – all’epoca capitale dell’Impero ottomano –, dove apprese la lingua turca – che allora era scritta con i caratteri arabi e che egli traslitterò con un efficace sistema di sua invenzione – e dove fu testimone di una peste devastante, di cui avrebbe in seguito redatto un’importante descrizione (Della peste di Costantinopoli nel 1778, 1779), della quale si sarebbe valso in seguito il granduca di Toscana Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena per riformare le leggi sanitarie del suo Stato.

Intraprese poi un breve viaggio nella zona a sud della capitale, visitando tra l’altro Cizico/Aydıncıḳ, Brussa/Bursa e Nicea/İznik (nel 1779 ne avrebbe scritto una relazione, intitolata Lettere odeporiche, o sia viaggio per la penisola di Cizico, Brussa e Nicea, Livorno 1785); vi fu accompagnato dal giovane Guglielmo Costantino Ludolf (1759-1839), figlio del diplomatico di origine tedesca Guglielmo Maurizio conte di Ludolf (‘incaricato d’affari’ – cioè ambasciatore – del Regno di Napoli alla corte ottomana tra il 1747 e il 1789). Quest’ultimo, quando Sestini tornò a Costantinopoli lo accolse nella sua splendida villa di Therapia/Tarabya, nei pressi della città, e gli affidò l’educazione dei suoi figli.

Lasciata questa casa (1780), Sestini visse per un certo periodo a Bucarest, presso Alessandro I Ipsilanti, ospodaro (principe) di Valacchia; poi, visitate la Transilvania e l’Ungheria, si trasferì per breve tempo a Vienna per rientrare, attraverso il Danubio e il Mar Nero, a Costantinopoli, dove s’incontrò con sir Robert Ainslie, ambasciatore di Gran Bretagna alla corte ottomana, che gli affidò l’incarico di formare una vasta collezione di medaglie antiche greche e romane. Con diverse escursioni, Sestini riuscì a raccoglierne più di diecimila – in gran parte ancora sconosciute –, delle quali in seguito avrebbe descritto e fatto incidere i tipi più rari e preziosi nelle diverse opere da lui redatte su questi argomenti.

Per dieci anni, tra l’agosto del 1782 e l’aprile del 1792, per cercare monete Sestini intraprese una serie di viaggi – a cominciare da quello compiuto fino a Bassora e lungo il Tigri e l’Eufrate e il deserto al seguito di Laurence Sulivan, altissimo funzionario della britannica Compagnia delle Indie orientali (tra il 1755 e il 1786 ricoprì a varie riprese, alternandole, le cariche di vicedirettore, direttore e presidente) – nella vasta area compresa tra il Mar Egeo, la penisola anatolica, la pianura mesopotamica e il bacino del Danubio, dei quali è impossibile riferire nel dettaglio gli itinerari. Possiamo dire a grandi linee che visitò Aleppo in Siria, Baghdad in Mesopotamia, le coste e l’interno dell’Anatolia (in particolare Smirne – più volte – e la Galazia), l’isola di Cipro, due volte Alessandria d’Egitto, Ragusa (Dalmazia), molte isole del Mar Egeo (tra cui Rodi, Coo/ Kos, Lemno/Lemnos, Micono/Mykonos) e alcune regioni della Grecia (in particolare la Macedonia – recandosi tra l’altro a Salonicco, sul Monte Athos e a Pella – e la Tessaglia).

Di tutte queste esperienze odeporiche egli lasciò importanti e curiose relazioni, che furono stampate in diverse epoche e in alcuni casi vennero tradotte in francese e in tedesco (v. Pace 1921, p. 243); ne è testimonianza anche la sua fitta corrispondenza – che si accrebbe nel corso degli anni – con numerosi dotti europei, tra cui un grande numismatico, il gesuita austriaco Julius Hilarius Eckhel, e l’archeologo romano Ennio Quirino Visconti.

Nell’agosto del 1791 da Smirne cercò di imbarcarsi alla volta di Livorno su un vecchio bastimento provenzale che, dopo aver fatto sosta a Salonicco e a Scio/Xios, naufragò a Navarino/Pylos nel Peloponneso, per cui Sestini fu costretto a tornare a Salonicco, dove venne accolto dal console francese della città, Esprit-Marie Cousinéry, che agevolò il suo ritorno in patria, permettendogli di arrivare in Toscana nell’aprile del 1792.

A quel punto ebbero inizio le sue escursioni prima in Italia e poi in Germania (in particolare nel Regno di Prussia); sostò a lungo a Berlino e nel vicino castello reale di Charlottenburg, dove s’impegnò nella risistemazione della collezione numismatica che sarebbe poi divenuta il nucleo del Münzkabinett (gabinetto numismatico) di Berlino. Per questo motivo il re di Prussia, Federico Guglielmo III, gli concesse una lauta pensione, di cui Sestini poté beneficiare fino alla vittoria di Napoleone Bonaparte a Jena il 14 ottobre 1806.

Nel 1810 si recò a Parigi, e quando tornò a Firenze Maria Anna Bonaparte detta Elisa – sorella minore di Napoleone, che l’aveva nominata granduchessa di Toscana – lo designò suo bibliotecario e archeologo.

Nel 1814, quando Ferdinando III di Asburgo-Lorena riuscì a tornare sul trono granducale di Toscana, Sestini venne confermato nei suoi incarichi e venne anche insignito dei titoli di regio antiquario e di professore onorario dell’Università di Pisa (28 giugno 1815), che gli assicuravano una pensione fissa. Si stabilì a Firenze, che lasciò un’ultima volta solo per recarsi in Ungheria, a Hédervár, dove si dedicò a classificare e a descrivere il magnifico gabinetto di medaglie dei conti Mihály Viczay senior e junior. Morì a Firenze l’8 giugno 1832.

Fu socio corrispondente dell’Istituto di Francia, socio corrispondente e socio straniero dell’Accademia delle iscrizioni e delle belle lettere francese, socio corrispondente dell’Accademia della Crusca, membro onorario dell’Accademia delle scienze di Pietroburgo.

Opere. Relativamente ai suoi numerosi viaggi, imponente è la quantità di informazioni trasmesse da Sestini sotto forma di lettere indirizzate ai personaggi più rappresentativi della cultura illuministica fiorentina e pubblicate nell’arco di oltre quarant’anni, tutte ricche di molteplici osservazioni che rivelano interessi culturali poliedrici. Vedi: Lettere del signor abate Domenico Sestini scritte dalla Sicilia e dalla Turchia a diversi suoi amici in Toscana, I-VII, Firenze-Livorno 1779-1784; Opuscoli, Firenze 1785; Viaggio da Costantinopoli a Bassora fatto dall’abate Domenico Sestini accademico etrusco, Livorno 1786; Viaggio di ritorno da Bassora a Costantinopoli fatto dall’abate Domenico Sestini accademico fiorentino, s.l. [Livorno] 1788; Viaggio da Costantinopoli a Bukaresti fatto l’anno 1779. Con l’aggiunta di diverse lettere relative a varie produzioni, ed osservazioni asiatiche, Roma 1794; Descrizione del viaggio fatto da Vienna per il Danubio insino a Rusciuk, e di là insino a Varna, e quindi per il Mar Nero a Costantinopoli, Berlino 1807; Viaggio curioso-scientifico-antiquario per la Valachia, Transilvania e Ungheria fino a Vienna, Firenze 1815; Viaggio in Valachia e Moldavia con osservazioni storiche, naturali e politiche di Domenico Sestini, e con le notizie scritte dall’Accademico della Crusca Fruttuoso Becchi, Milano 1822. Pubblicò nove volumi di Lettere e dissertazioni numismatiche (Livorno, Roma e Berlino, 1789-1806), e molti sono i suoi studi sull’argomento, di cui ricordiamo i più significativi: Dissertazione sopra alcune monete armene dei principi Rupinensi della collezione Ainslieana, fatta dall’abate Domenico Sestini accademico etrusco, Livorno 1790; Descriptio numorum veterum ex museis Ainslie, Bellini, Bondacca, Borgia, Casali, Gradenigo, San Clemente, De Schellers-Heim, Verità etc., Lipsia 1796; Classes generales geographiae numismaticae seu monetae urbium, populorum et regum ..., Lipsia 1797, Firenze 1821; Medaglie del Museo Knohelsdorffiano, Berlino 1804; Catalogus numorum veterum Musei Arigoniani ..., Berlino 1805; Descriptio selectorum numismatum in aere maximi moduli, Berlino 1808; Descrizione degli Stati Antichi, Firenze 1817; Sopra le medaglie antiche relative alla Confederazione degli Achei: dissertazione di Domenico Sestini ..., Milano 1817; Descrizione d’alcune medaglie greche del museo del signore Carlo d’Ottavio Fontana di Trieste per Domenico Sestini, I-III, Firenze 1822-1829.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Pisa, Università, G 17; J. Friedlaender, D. S., in Berliner Blättern für Münz-, Siegel- und Wappenkunde, 1868, vol. 4, pp. 1-28; C. Luppi, Vite di illustri numismatici italiani, VII, D. S., in Rivista italiana di numismatica, III (1890), pp. 473-480; A. Salvatore, Catania e la Sicilia orientale nella descrizione di un viaggiatore italiano del sec. XVIII, in Archivio storico per la Sicilia orientale, VI (1909), pp. 227-242; B. Pace, Per la storia dell’archeologia italiana in Levante: viaggi dell’abate D. S. in Asia Minore (1779-1792), in Annuario della Regia scuola archeologica in Atene e delle Missioni italiane in Oriente, 1921, vol. 3, pp. 243-252 (con un’esauriente bibliografia dei viaggi); L. Gambi, L’agricoltura e l’industria della Sicilia intorno al 1775, negli scritti del toscano D. S., in Studi geografici pubblicati in onore del prof. Renato Biasutti, suppl. della Rivista geografica italiana, LXV (1958), pp. 101-126; L. Tondo, D. S. e il medagliere mediceo, Firenze 1990.

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