ALBANZANI, Donato

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

ALBANZANI, Donato (Donato degli Albanzani; Donato da Pratovecchio, o del Casentino; presso gli amici umanisti Donatus Appenninigena o Apenninigena, nome impostogli probabilmente dal Petrarca)

Guido Martellotti

nome impostogli probabilmente dal Petrarca). Letterato e maestro di retorica e grammatica, nato a Pratovecchio, da Lorenzo, prima del 1328 (Salutati, Epist., vol. IV, p. 345, n. 7). Nel 1345-46 era già maestro di grammatica a Ravenna, dove ebbe a scolaro Giovanni di Conversino. A Ravenna s incontrò col Boccaccio, forse già nel 1350, più probabilmente nel 1353-54. Nella primavera del 1356, o più probabilmente sul finire del 1357, lasciò Ravenna per Venezia, dove conobbe il Petrarca a cui presentò Giovanni di Conversino e, nel 1364, l'altro suo alunno Giovanni Malpaghini, che fu per alcun tempo amanuense presso il poeta; nel 1366 tenne a battesimo il nipote di lui, Franceschino da Brossano (Petrarca, Sen., X, 4). Partendo da Venezia, circa il 1367, il Petrarca gli affidò momentaneamente la sua biblioteca e, poco tempo dopo, gli dedicò il De sui ipsius et multorum aliorum ignorantia (gliene mandò copia nel 1371). Nel 1367 circa il Boccaccio gli dedicò il Bucolicum carmen scrivendo l'egloga XIV, nella quale l'A. appare come interlocutore col nome di Appenninus. Nel testamento del Petrarca, che è del 1370, egli è ricordato come "Venetiis habitans", e, a Venezia, il 22 Ott. 1371, scrisse di sua mano il primo testamento. In contrasto con questo ultimo documento è un altro in cui l'A., il 20 sett. 1371, appare come già residente a Ravenna, incaricato da un "ignoto amico" (forse il Boccaccio) di consegnare tre ducati d'oro al convento di S. Stefano degli Olivi, erede universale di suor Beatrice, figlia di Dante Alighieri: è possibile che, per qualche tempo, l'A. abbia alternato le due residenze. Certo era a Ravenna, e vi aveva ripreso la sua attività d'insegnante (forse soltanto come precettore dei figli di Guido da Polenta) nel 1374, quando Giovanni di Conversino gli spedì li una consolatoria per la morte del Petrarca, e vi era ancora nel 1377 (cfr. Salutati, Epist. IV, 6, vol. I, pp. 256 s.). Il 23 ag. 1378 lo troviamo di nuovo a Venezia (cfr. Bertanza, p. 147). Nel 1382 è invece a Ferrara (cfr. Bertanza, p. 160), dove si stabilì definitivamente: ivi fu precettore del figlio di Alberto V d'Este, Niccolò III (ancora in documenti del 1392). Nel 1398, quando Francesco Novello da Carrara, suocero di Niccolò, intervenne a sciogliere e sostituire il Consiglio di reggenza, l'A. fu scelto alla carica di refendario al posto dell'amico Bartolomeo della Mella (cfr. Salutati, Epist. X, 23, vol. III, pp. 323 ss.); la sua attività in tale ufficio non sembra sia stata rilevante. Era ancor vivo nel 1411 quando scrisse, a Ferrara, un secondo testamento.

Dalla moglie Bartola, sposata a Ravenna alla fine di maggio del 1351, l'A. aveva avuto tre figli: il maggiore, Antonio, nato il 12 ott. 1353 e dal padre indirizzato agli studi umanistici, morì probabilmente alla fine del 1382 (Salutati, Epist., vol. Il, p. 73, n. 4); la seconda, Camilla, andò sposa al ferrarese Antonio de Fiesso; Solone, nato circa il 1361, morì nell'estate del 1368 (cfr. Petrarca, Sen. X, 4).

L'A. ebbe parte notevole nella vita culturale dell'età sua, sia in qualità di maestro sia come intermediario tra i grandi umanisti e tra questi e i propri scolari.

L'amicizia con Boccaccio e Petrarca fu affettuosa, e così (dal 1383) quella col Salutati, che ebbe di lui grande stima. Le sue condizioni economiche non furono molto fonde: "pauper, sed honestus homo" lo dice il Boccaccio (Gen. XV, 13); il Petrarca, non sappiamo in quale occasione, dovette fargli un prestito, alla cui restituzione rinunciò poi nel testamento.

Opere principali dell'A. sono i volgarizzamenti, inclusi tra i testi di lingua dalla Crusca, del De viris illustribus del Petrarca e del De claris rnulieribus del Boccaccio. La traduzione del De viris, probabilmente, fu mandata in dono a Niccolò d'Este nel 1397, in occasione delle sue nozze con Giliola, la figlia di Francesco Novello da Carrara. Anche a Niccolò d'Este, e forse per la stessa occasione, fu dedicato il volgarizzamento del De claris mulieribus, in cui l'A. integrò l'ultimo capitolo, conducendo la narrazione fino alla morte di Giovanna di Napoli (1382).

Tale integrazione, scritta in volgare e in latino, porta a un giudizio della regina Giovanna del tutto diverso da quello, laudativo, del Boccaccio. Le due traduzioni assicurarono larga diffusione, in ambienti non accademici, a queste opere, che agli umanisti della generazione successiva dovevano apparire già come tentativi rudi ed incerti.

Secondo la tradizione, l'A. fu tra i commentatori delle egloghe del Petrarca e in ciò si sarebbe giovato di notizie fornitegli dal poeta stesso; ma la parte da lui avuta in questo campo non è ancora precisata. Quasi certamente si deve a lui la preziosa raccolta di lettere, orazioni, opuscoli di umanisti veneziani, contenuta nel cod.

Vat. 5223: in esso riguardano direttamente l'A. i nn. 77-83, il primo dei quali èuna sua lettera al Salutati (Salutati, Epist., vol. IV, pp. 344-347), l'ultimo una sua lettera (Casini, pp. 33 s.) al medico Guglielmo da Ravenna, amicissimo suo e per suo mezzo entrato nell'amicizia del Petrarca: i numeri intermedi, ancora inediti, provengono dalla corrispondenza ufficiale tenuta dall'A. in qualità di referendanio degli Estensi. Ci resta inoltre una lettera dell'A, a Tommaso da Montagna (in Hortis, Studj, p. 727) e un epitaffio in i i esametri per la tomba del Salutati (Salutati, Epist., vol. IV, pp. 484 s.).

Ediz.: Le vite degli uomini illustri di F. Petrarca volgarizzate da D. degli A., per cura di L. Razzolini, volì. 2, Bologna 1874-79 (non comprende le quattro vite del Supplemento di Lombardo posteriori cronologicamente alla vita di Cesare; precedenti ediz.: Polliano, presso Verona, 1476; Venezia 1527); Delle donne famose di G. Boccacci, traduz. di m. D. degli A., a cura di G. Manzoni, Bologna 1881 (precedente ediz., a cura di L. Tosti, Napoli 1836; ristampata a cura di G. Silvestri, Milano 1841); il testo lat. del supplemento alla vita della regina Giovanna, in A. Hortis, Studj, pp. 114-116.

Bibl.: A. Hortis, Studi sulle opere latine del Boccaccio, Trieste 1879, pp. 600-603; R. Sabbadini, in Encicl. Ital., II, p. 133; C. Jannaco, Donato Casentinese volgarizzatore del Petrarca, in Studi Petrarcheschi, I (1948), pp. 185-194. Per la residenza a Ravenna, R. Sabbadini, Giovanni da Ravenna, Como 1924, pp. 8, 15, 47, 129, 133, 135, 137; i documenti, in S. Bernicoli, Maestri e scuole letterarie in Ravenna nel sec. XIV, in Felix Ravenna, fasc. XXXII (dicembre 1927), pp. 61-69. I documenti relativi alla residenza in Venezia, in E. Bertanza e G. dalla Santa, Documenti per la storia della cultura in Venezia, I, Maestri, scuole e scolari in Venezia lino al 1500, Venezia 1907, pp. 95, 97, 118-121 (testamento del 1371), 147, 160. Per la residenza a Ferrara: F. Novati, Donato degli A. alla corte estense, in Arch. stor. ital., s. 5, VI (1890), pp. 365-384 (ivi il testamento del 1411); G. Bertoni, Guarino da Verona fra letterati e cortigiani a Ferrara, Ginevra 1921 p. 4 ss. (l'importanza dell'A. nella storia della cultura ferrarese era già apparsa al Carducci: cfr. Della coltura estense nei secoli XIII e XIV, del 1895, ora in Opere, XIII, Bologna 1936, pp. 39-42). Per i rapporti col Petrarca, E. H. Wilkins, Petrarch's later years, Cambridge (Mass.) 1959, passim. Per i rapporti con Coluccio Salutati, l'Epistolario di questo, a cura di F. Novati, Roma 1891-1905, lfl Fonti per la Storia d'Italia, XV-XVIII; una lettera medita del Salutati all'A. (del 1386) è segnalata da G. Billanovich, Petrarca letterato, Roma 1947, p. 293 (cfr. B. L. Ullman, Studies in the Italian Renaissance, Roma 1955, p. 218). Il documento riguardante il convento di S. Stefano degli Olivi, in C. Ricci, L'ultimo rifugio di Dante, Milano 1921, p. 251; R. Piattoli, Cod. dipl. dantesco, Firenze 1940, pp. 315 s. Per il commento al Bucolicum carmen del Petrarca, E. Carrara, I commenti antichi e la cronologia delle ecloghe petrarchesche, in Giorn. st. d. lett. ital., XXVIII (1896), pp. 123 ss.; A. Avena, Il Bucolicum carmen e i suoi commenti inediti, Padova 1906, pp. 69-91. Per i sommari attribuiti all'A. in alcuni codd. di Livio, G. Billanovich, Dal Livio di Raterio al Livio di Petrarca, in Italia medioev. e uman., II (1959), p. 159 n. I. Contro l'attribuzione a Donato del cod. Vat. 3357 del De vita solitaria, proposta dal Rajna, cfr. B. L. Ullman, op. Cit., pp. 170-172. Per il Cod. Vat. 5223, T. Casini, Tre nuovi rimatori del Trecento, App. I, in Il Propugnatore, n.s., I, 11 (1888), pp. 313-366 (l'attribuzione all'A, in Novati, Donato degli A. alla corte estense, cit., p. 382; confermata da L. Lazzarini, Paolo de Bernardo e i primordi dell'umanesimo in Venezia, Ginevra 1930, pp. 157-158).Per una probabile allusione a Donato nel Bucolicum carmen di Boccaccio, A. Fo-resti, L'egloga ottava di G. Boccaccio, in Giorn. st. d. lett. ital., LXXVIII (1921), pp. 329-330.

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