ALTAVILLA, Drogone d'

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 2 (1960)

ALTAVILLA, Drogone d'

Raoul Manselli

Figlio di Tancredi d'Altavilla e della sua prima moglie Muriella, segui suo fratello, Guglielmo detto Braccio di Ferro, nell'Italia meridionale, accompagnandolo nelle spedizioni militari da lui compiute, prima in Sicilia, tra il 1038 ed il 1041, poi in Puglia.

Rimasto sempre in una posizione di secondo piano rispetto al fratello, fu, però, tra i dodici capi normanni che si ripartirono nel 1042 le conquiste pugliesi, ottenendo Venosa ed acquistando così un'autonomia d'azione di cui profittò subito per occupare Bovino, nel 1045.

Solo, però, dopo la morte di Guglielmo, egli emerse con particolare rilievo, quando, col consenso dei compagni d'arme, divenne duca di Puglia e, quindi, capo riconosciuto dei Normanni, grazie anche all'appoggio di Guaimaro IV di Salerno, che intendeva continuare in tal modo la sua politica favorevole ai fratelli Altavilla e ai Normanni. Ebbe perciò dal principe di Salerno la mano della figlia, il riconoscimento della preminenza su tutti i suoi compagni e l'aiuto politico necessario a conseguire l'accordo con Montecassino, mentre, da parte sua, interveniva a fare da intermediario tra Guaimaro e il conte d'Aversa, che venne rimesso in libertà.

L'importanza dell'A, crebbe quindi notevolmente e divenne, anche dal punto di vista giuridico, pari a quella dei principi longobardi, quando Enrico III, venuto nell'Italia meridionale nel 1047, accettò il 3 febbraio l'omaggio dell'A, come conte di Puglia e lo investì di tutte le terre che già occupava. Tale investitura, per cui l'A. assunse il titolo di "dux et magister totius Italiae comesque Normannorum totius Apuliae et Calabriae", diede nuovo impulso all'espansione normanna, anche perché rafforzava la posizione di primato dell'A. fra gli altri Normanni; essa, però, secondo l'opinione dello Chalandon (p. 113, ma cfr. Schipa, p. 164), non interruppe i rapporti di dipendenza feudale tra l'A. e il principe di Salerno. Si spiega così, sembra, l'incarico dato al fratello Roberto il Guiscardo, giunto da poco in Italia, di lasciare il servizio di Pandolfo IV di Capua e di rivolgere la sua attività di conquista in Calabria, nella Valle del Crati (prima del 1050).

L'A. non mancò, d'altra parte, di manifestare il suo ossequio a Leone IX, quando venne nel Mezzogiorno d'Italia per ristabilirvi, in accordo anche con le direttive dell'imperatore Enrico III, la "libertas Ecclesiae". Ma proprio mentre tornava da questo incontro col pontefice, l'A. finiva assassinato, nell'agosto del 1051, a Monteilaro, presso Bovino, vittima di una congiura, forse ispirata dal catapano Argiro, che tentava un ulteriore sforzo per riconquistare l'Italia meridionale all'imperatore d'Oriente. Fu sepolto nella Trinità di Venosa.

Fonti e Bibl.: De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius, auctore Gaufrido Malaterra, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., V, 1, a cura di E. Pontieri, pp. 5, 9, 12, 14 s.; Amato di Montecassino, Storia de' Normanni, a cura di V. De Bartholomaeis, Roma 1935, in Fonti per la Storia d'Italia, LXXVI, pp. 23, 58, 60, 67, 77, 82, 96, 101-104, 106, 111, 115-118, 120 s., 125-127, 132 s., 135, 140, 182; I. Gay, L'Italie meridionale et l'Empire byzantin..., Paris 1904, pp. 453v, 470, 474, 476 s.,480, 483, 486, 502, 517, 550; E. Chalandon, Histoire de la domina tion normande en italie et en Sicile, I, Paris 1907, pp. 81 s., 91, 97, 105, 107, 110 s., 113-115, 121, 128 s., 131, 150, 170; M. Schipa, Il Mezzogiorno d'Italia anteriormente alla monarchia, Bari 1923, pp. 148, 158, 160, 163-165; L.-R. Ménager, Fondations monastiques de Robert Guiscard,in Quellen und Forschungen aus italienischen Arch. und Bibl., XXXIX (1955),pp. 35-40.

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