RODGAUDO, duca del Friuli

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2017)

RODGAUDO, duca del Friuli

Marco Stoffella

RODGAUDO (Rotcauso, Rotgaudo, Hrodgaud), duca del Friuli. – Nulla è noto di lui prima della campagna militare del 773-774, quando Carlo Magno attaccò il regno longobardo. Gli eventi che lo concernono si riferiscono a due distinti momenti: la campagna di Carlo contro Desiderio e la prima fase di assestamento del suo dominio segnata dalla rivolta.

La sua figura è molto dibattuta dalla storiografia sia perché fu uno dei pochi ribelli che apertamente sfidò i Franchi di Carlo Magno, sia perché le fonti che lo riguardano sono limitate e controverse: mancano, ad esempio, informazioni circa la sua famiglia di origine. Gli annali detti di Eginardo sostengono che Rodgaudo fu promosso dallo stesso Carlo durante l’azione militare in Italia, facendo così del duca un uomo fedele al re franco poi macchiatosi di tradimento; se anche così fosse, Rodgaudo non sarebbe potuto essere nominato duca prima nei mesi finali del 773. Tuttavia, la cronachistica franca (ampiamente rimaneggiata dopo l’incoronazione imperiale) tende a presentare a posteriori alcuni oppositori politici come investiti da Carlo di una funzione pubblica. In quanto fideles essi avrebbero giurato al sovrano una lealtà che avrebbero poi tradita, giustificando così la loro destituzione violenta. Meccanismi narrativi di questo genere sono stati evidenziati per il duca di Baviera Tassilone III, cognato e alleato di re Desiderio e di re Adelchi.

Andrea da Bergamo, il più efficace continuatore di Paolo Diacono per il nord Italia (ma soprattutto per le vicende successive alla metà del IX secolo) presenta Rodgaudo come un valoroso aristocratico longobardo alla guida del Ducato friulano già prima della campagna militare di Carlo del 773-774, cui si sarebbe opposto. Egli attribuisce anzi a Rodgaudo e al suo alleato, Gaido duca di Vicenza, una vittoria militare e diplomatica nei confronti del sovrano. Nell’autunno-inverno del 773-774 le truppe dei due duchi avrebbero sconfitto i Franchi al confine del Ducato friulano presso il ponte sul Livenza; e Carlo – preso atto dell’opposizione dell’aristocrazia veneto-friulana e della sua forza militare, avrebbe deciso di venire a patti con i due duchi, ottenendo un giuramento di sottomissione in cambio della continuità d’esercizio delle pubbliche funzioni.

Per quanto dettagliata la notizia di Andrea da Bergamo, è tuttavia anch’essa solo parzialmente affidabile. L’autore ignora completamente la successiva ribellione di Rodgaudo, Stabile e Gaido del 775-776 di cui si trova puntuale evidenza nelle fonti annalistiche franche e non solo. Anticipando al 773-774 l’opposizione ai Franchi dell’aristocrazia dell’Austria, il cronista bergamasco ha inteso forse collegare l’episodio con quello della fallita resistenza tra le mura di Verona di re Adelchi nell’autunno del 773 cui fa cenno il Liber Pontificalis nella Vita Adriani. La difesa da parte in una delle roccaforti dell’Austria della vedova di Carlomanno Gerberga e dei suoi due figli, eredi al trono e oppositori politici di Carlo, può essere letta come una resistenza dell’aristocrazia veneto-friulana di cui le fonti franche tacciono. Il tentativo sarebbe stato reso vano dall’intervento della parte più agguerrita dell’esercito di Carlo che, abbandonato l’assedio di Pavia, avrebbe costretto il giovane re alla fuga verso Bisanzio. Lo scontro presso il Livenza narrato da Andrea potrebbe perciò richiamarsi a quello veronese e riferirsi a un più vasto tentativo di opposizione; il compromesso politico avrebbe portato alla conferma di alcuni dignitari longobardi dietro il giuramento della fedeltà di cui le fonti di età carolingia sottolineano l’esistenza, soprattutto perché venuta meno. Della medesima fedeltà, ma con tono meno perentorio e più accondiscendente l’irredentismo, parla invece Andrea.

È molto probabile dunque che Rodgaudo fosse alla guida del Ducato con sede a Cividale prima dell’avvento dei Carolingi in Italia. Le notizie circa il suo ruolo come duca del Friuli emergono però solamente tra la seconda metà del 775 e i primi mesi del 776: in una missiva di papa Adriano I a Carlo Magno – datata per lo più verso la fine del 775, ma secondo alcuni all’inizio del 776 – è nominato come uno dei più attivi cospiratori nella penisola contro i Franchi e contro di lui, con l’appoggio dei duchi Arechi II di Benevento, Ildebrando di Spoleto, Reginbaldo di Chiusi. Costoro avrebbero inteso contribuire al tentativo di riconquista della penisola da parte del transfuga re Adelchi con l’aiuto dei Bizantini. Anche in questo caso non vi è concordia nel valutare il ruolo dei congiurati.

L’annalistica franca e le fonti papali e romane (specie le continuazioni di Paolo Diacono e la corrispondenza del Codex Carolinus) presentano Rodgaudo come l’anima della ribellione longobarda, concretizzatasi in Austria nell’inverno 775-776 e nella primavera seguente. Rodgaudo ebbe l’appoggio politico e militare del duca Gaido e di Stabile/Stabilinio, duca di Treviso almeno dal 772, suo suocero, fedelissimo a Desiderio e, come altri dignitari longobardi rimasto in carica anche dopo il 774. Rodgaudo contò inoltre sul sostegno dell’aristocrazia veneto-friulana, tradizionalmente valorosa e particolarmente coesa militarmente sin dai tempi del duca Pemmone e dei figli Ratchis e Astolfo.

La reazione di Carlo Magno alla situazione politicamente instabile nell’Austria longobarda non tardò; informato da suoi missi in Italia e da Adriano I, che lo aveva pregato a più riprese di intervenire personalmente, Carlo sospese la campagna militare in Sassonia, celebrò il Natale del 775 a Sélestat in Alsazia e radunò il proprio esercito. Il re entrò in Italia nei mesi seguenti, forse attraverso il territorio di Coira passando per Mustair e per la valle dell’Adige. Gli annali detti di Eginardo, ampiamente rimaneggiati e redatti a distanza dagli avvenimenti, informano che egli celebrò la Pasqua il 14 aprile a Treviso e lasciano intuire che già all’inizio della primavera del 776 il re aveva soffocato l’insurrezione, anche se mancano riferimenti coevi.

Gli annali più antichi, infatti, tacciono sull’episodio di Treviso e lasciano aperte le questioni relative alla cronologia e all’itinerario seguito da Carlo nella prima metà del 776, dato che il diploma da lui rilasciato alla metà di giugno da Ivrea presenta problemi di datazione. Entro la tarda primavera la rivolta fu comunque sedata: il 9 giugno del 776 egli era nella pacificata Vicenza e si apprestava a rientrare in patria, cosa che avvenne nel corso dell’estate spostandosi progressivamente verso ovest e risalendo verso Worms. Vanno inoltre collocate in questo momento le confische dei beni dei rivoltosi e la sostituzione dei dignitari con aristocratici fedeli a Carlo provenienti da Oltralpe.

Per la contraddittorietà delle fonti, inoltre, non è possibile determinare con certezza se Rodgaudo cadde ucciso in battaglia, o se piuttosto fu decapitato come traditore: le fonti più antiche propendono per la prima versione (la più attendibile, sulla scorta delle fonti private), quelle successive per la seconda. Molti ribelli perirono in battaglia, alcuni furono condotti come ostaggi in Francia, altri fuggirono presso gli Avari o in Baviera, altri continuarono a risiedere localmente, privati dei propri beni.

La solidarietà ai duchi ribelli di aristocratici e possessores dell’Austria ebbe conseguenze dirette: è il caso di Paolo Diacono e di suo fratello Arichis, o ancora di un Rodgaudo, omonimo del duca ribelle e anch’egli radicato a Cividale, che morì (con il fratello Felice) combattendo, e si vide confiscati i beni per avere affrontato le truppe franche, venendo così meno al vincolo di fedeltà; un terzo fratello di nome Landolfo, invece, poté conservare il proprio patrimonio dopo avere giurato la propria lealtà a Carlo, abbandonando i fratelli congiurati. Altri aristocratici favorevoli ai ribelli, radicati patrimonialmente in Veneto e Friuli, furono poi reintegrati una volta dimostrata la propria lealtà al carolingio.

Le notizie contenute nella documentazione privata e in quella pubblica negli anni immediatamente successivi il 776 confermano l’eliminazione violenta di Rodgaudo. La prova soprattutto la donazione del 778 al monastero di Sesto in Sylvis da parte del suo immediato successore, il duca franco Massellio, il quale celebrò l’occupazione dell’Austria del 776 da parte del re franco e delle sue truppe come un elemento fondante, come se in precedenza questo territorio non era sotto il loro controllo. Altre fonti mostrano che, a partire dalla metà del 776, i beni confiscati furono soggetti a redistribuzioni a favore dei fedeli del re carolingio.

Non si conosce la data esatta della morte di Rodgaudo, da collocare comunque non oltre la fine della primavera del 776.

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