Duopolio

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In economia, situazione di mercato in cui tutta l’offerta di un bene o servizio è nelle mani di due produttori rivali, mentre la domanda è costituita da numerosi richiedenti, o viceversa: i casi di d. relativi all’offerta sono però più frequenti di quelli relativi alla domanda (in cui più propriamente si dovrebbe parlare di duopsonio) e la scienza economica si occupa quindi quasi esclusivamente di questi.

Nell’ipotesi considerata da J.-L.-F. Bertrand le due imprese non cooperano dato che il loro obiettivo è quello di appropriarsi dell’intero mercato. Per far questo, competono l’una contro l’altra in termini di prezzo, innescando quella che viene definita una ‘guerra dei prezzi’. Quello che Bertrand ha evidenziato è che in questo comportamento non cooperativo entrambe le imprese subiscono perdite, dato che l’equilibrio che scaturisce dalla guerra dei prezzi porta a fissare questi ultimi in base al costo medio minimo, eliminando cioè la presenza degli extra-profitti indotti dalla posizione dominante nel mercato. In altri termini, l’equilibrio prevede la distruzione stessa del d. e la fissazione del prezzo compatibile con un mercato di concorrenza pura. Nel caso esaminato invece da A. Cournot nel 1838, le imprese fissano il prezzo conoscendo la curva di reazione del concorrente, cioè la sua relazione prezzo-quantità ottimale. Questo porta i due oligopolisti a determinare un prezzo che, nelle ipotesi più semplici, consente a ognuno di soddisfare il 50% della domanda del mercato. Il prezzo di equilibrio, diversamente da Bertrand, non è però quello di concorrenza e quindi consente ai duopolisti di conseguire degli extra-profitti.

Nella teoria del d. che si fa risalire all’economista P. Sweezy, denominata ‘della domanda ad angolo’, la curva di domanda per le due imprese è molto elastica per prezzi superiori a quello di equilibrio, in modo che se uno dei due alza il suo prezzo rispetto a quello del concorrente perde una rilevante fetta di mercato, mentre è rigida per prezzi inferiori a quello di equilibrio, dato che se uno dei due abbassa il prezzo per aumentare la sua quota di mercato, verrà istantaneamente imitato dal concorrente. Sweezy dimostra che quando i duopolisti hanno raggiunto un accordo sul prezzo di equilibrio, nessuno dei due ha un incentivo a variarlo, sebbene non spieghi come venga fissato il prezzo di equilibrio. A tale domanda viene data una risposta razionale dall’applicazione della teoria dei giochi sviluppata da J.F. Nash. Le imprese troveranno conveniente fissare (esplicitamente o tacitamente) degli accordi cooperativi che evitino la guerra dei prezzi, evidenziata da Bertrand, che danneggerebbe entrambi. La teoria di Nash rappresenta quindi un equilibrio collusivo tra le imprese. Va notato comunque che le pratiche collusive esplicite sono vietate dall’autorità antitrust italiana (l. 287/1990) e dei principali paesi industrializzati.

Il d. può derivare, come il monopolio, dalla natura o dalla legge e teoricamente possono esistere casi sia di d. contingente o quasi-d., caratterizzati da grande variabilità del prezzo, sia di d. parziale, in cui accanto a due grandi imprese dominanti operino come venditrici anche alcune piccole e medie imprese prive di potere di mercato, sia di d. imperfetto, in cui le due imprese siano esposte alla concorrenza di beni o servizi sostituibili a quelli da loro offerti sul mercato.

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