DURIDE di Samo

Enciclopedia Italiana (1932)

DURIDE di Samo (Δοῦρις ὁ Σάμιος)

Giuseppe CORRADI

Storico greco, nato verso il 340 a. C., o poco prima, non però nell'isola di cui fu cittadino e signore, perché nel tempo in cui nacque, Samo era sotto il predominio di cleruchi ateniesi e la famiglia di D. si trovava in esilio. Fu con suo fratello Linceo alla scuola di Teofrasto, da cui prese l'indirizzo scientifico e stilistico. Più tardi ritornò in patria e fu a capo del governo della sua isola, favorito forse da Lisimaco re di Tracia, al quale (morto nel 282 a. C.) egli sopravvisse probabilmente di qualche decennio. Fu scrittore assai fecondo; scrisse sulla tragedia, περὶ ἀγώνων, περὶ νόμων e fu il primo che si occupò di storia dell'arte. Fra le sue opere storiche è ricordata una cronaca di Samo in non meno di due libri e una storia di Agatocle di Siracusa in almeno quattro libri, delle quali si servì Diodoro. L'opera storica le ἱστορίαι (citate col titolo di ‛Ελληνικά e di Μακεδονικά), pare che abbracciasse non meno di 26 libri, dal principio della guerra sacra fino alle imprese di Demetrio Poliorcete e degli altri diadochi. Sull'attendibilità di D. già gli antichi hanno pronunciato un severo giudizio; Plutarco, che pure lo ha usato largamente, afferma che D. non dice la verità neppure quando non ha importanza alcuna l'alterarla: Cicerone invece lo giudica homo in historia diligens.

In D. si fondono la tendenza erudita e la tendenza retorica; egli combatté l'indirizzo stilistico che faceva capo ad Isocrate ed aveva i suoi rappresentanti in Eforo e in Teopompo. Si valse di tutti i mezzi per riuscire scrittore efficace e dilettevole; e a questa sua tendenza si devono i particolari sugli abbigliamenti dei personaggi, le descrizioni fantastiche di battaglie, gli aneddoti, le frequenti citazioni poetiche, con danno evidente dell'esattezza storica.

L'opera di D. ha esercitato una grande influenza sulla nostra tradizione relativa ai diadochi. Fu usata da Cornelio Nepote nella vita di Eumene, da Polieno, da Ateneo; è una delle fonti principali di Plutarco nelle vite di Demostene, Focione, Alessandro, Eumene, Demetrio, Pirro; le sue storie furono lette ancora da Fozio. Nella parte della Biblioteca di Diodoro relativa ai diadochi sono tracce di D.; è probabile però che Diodoro si sia servito non di D., ma di un autore, non identificato, che aveva già contaminato le opere di D., di Ieronimo, di Diillo.

I frammenti in Hullemann, Duridis Samii quae supersunt, Utrecht 1841; Müller, Fragm. Histor. Graec., II, p. 466 segg., Jacoby, Die Fragmente der griech. Historiker, Berlino 1926, II A, p. i36 segg. e II B, p. 115 segg.

Bibl.: Eckertz, De Duride Samio, imprimis de eius in rebus tradendis fide, Bonn 1842; A. F. Roesiger, De Duride Diodori Siculi et Plutarchi auctore, Gottinga 1874; J. G. Droysen, Zu Duris und Hieronymos, in Hermes, X (1875), p. 458 segg.; Kleine Schriften, Lipsia 1894, II, p. 201 segg.; F. Susemihl, Gesch. der griech. Litteratur in der Alexandrinerzeit, Lipsia 1891, I, p. 585 segg.; G. B. Possenti, Il Re Lisimaco di Tracia, Torino 1901, p. 7 segg.; R. Schubert, Die Quellen zur Geschichte der Diadochenzeit, Lipsia 1914, p. 60 segg.

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