ECO

Enciclopedia Italiana (1932)

ECO (dal gr. Ηχώ, v. voce prec.; ted. anche Widerhall)

Aroldo DE TIVOLI
Luigi COLACICCHI

È il fenomeno per il qnale il suono riflettendosi contro un ostacolo può tornare a essere udito nel punto in cui fu emesso (v. suono). Per la produzione dell'eco è necessario che la sorgente sonora disti dalla superficie riflettente di almeno una ventina di metri, in modo che il suono, la cui velocità di propagazione nell'aria è di m. 340 al secondo, impieghi, nel giungere alla superficie e nel tornare al punto di partenza, almeno 1/10 di secondo perché l'orecchio non riesce a percepire come distinti due suoni che si susseguono con un intervallo di tempo minore di questo, ma li fonde in un unico suono. Naturalmente la minima distanza per la produzione dell'eco è sufficiente nell'ipotesi che il suono sia di brevissima durata, come nel caso di un colpo d'arma da fuoco. Se la durata del suono fosse maggiore, anche la distanza tra sorgente e parete riflettente dovrebbe essere maggiore, in modo sempre da lasciar trascorrere almeno 1/10 di secondo tra l'istante in cui cessa il suono primitivo e l'istante in cui giunge il suono riflesso. Così, p. es., ammesso che per pronunciare una sillaba s'impieghi 2/10 di secondo, affinché si produca l'eco capace di riprodurre la sillaba occorre che la distanza tra sorgente e parete sia almeno di una cinquantina di metri. Quanto più questa distanza sarà grande tanto più distinta si sentirà l'eco, purché la distanza non sia cosi grande da rendere difficilmente percepibile il suono riflesso.

Se il suono viene prodotto tra due superficie piane e parallele, come p. es. le facciate di due case poste l'una dirimpetto all'altra, il suono riflesso dall'una torna a riflettersi sulla seconda, quindi di nuovo sulla prima e così via di seguito, dando luogo a quello che si dice un'eco multipla e per la quale un suono può essere udito più volte. Esempio notevole di eco multipla si ha nella villa Simonetta presso Milano, nel cui cortile un colpo d'arma da fuoco può essere udito anche trenta volte. Per la formazione dell'eco multipla, la riflessione può effettuarsi su più di due superficie, come nel caso del tuono, dove il rumore secco prodotto dalla scarica temporalesca viene riflesso sulle innumerevoli superficie, costituite dalle nubi e dal terreno, fornendo all'orecchio un gran numero di sensazioni così rapidamente susseguentisi, che questo le fonde in un unico rumore che è il tuono. Dell'eco è stata fatta un'importante applicazione a uso dei naviganti, per sondare il fondo marino (v. scandaglio; ultrasuoni).

Musica. - Nella terminologia musicale si chiama eco l'imitazione dell'eco naturale per mezzo della ripetizione di una breve frase in una sonorità meno intensa. L'origine dell'eco è indeterminabile, ma si presume antichissima (anche nelle musiche dei selvaggi d'oggi si trovano rudimentali effetti d'eco). I primi precisi esempî di eco si hanno però soltanto nella musica vocale e strumentale del sec. XVI: tra l'altro nelle opere di Orlando di Lasso, in una Fantasia in eco di Adriano Banchieri, nei pezzi d'organo di J. P. Sweelinck. Il sec. XVII sviluppa maggiormente tale effetto, e in questo incremento si può scorgere un riflesso della pittura barocca, i cui forti contrasti ispirano equivalenti musicali, specie nel concerto grosso, dalla tipica struttura a piani contrapposti, basata sull'alternarsi di una massa strumentale a un piccolo nucleo "concertino") di sonorità assai meno voluminosa. Nel sec. XVIII l'eco dà il nome a uno dei movimenti della Suite. Essa è inoltre motivo di brevi composizioni appositamente scritte. Troviamo così Haydn autore di un'Eco per 4 violini e 2 violoncelli, divisa in due gruppi di cui il secondo rappresenta l'eco del primo; e Mozart di un Notturno in eco per quattro orchestre, formate ciascuna di 2 violini, viola, corno e basso. Il tema viene ripetuto interamente dalla seconda orchestra; la terza ne ripete le ultime battute e la quarta le ultime note, sempre diminuendone l'intensità. Nella seconda metà di questo secolo l'eco diventa fattore considerevole della plastica sonora, creando al posto dello sfruttamento dinamico della stessa idea, una dinamica applicata a idee diverse e contrastanti fra loro, di cui è fulcro la successione dal piano al forte e viceversa. La musica moderna, infine, fa uso dell'eco mediante strumenti con sordina, cori e fanfare cosiddette interne e altri procedimenti (Rimsky-Korsakow, Debussy, ecc.). Eco si chiama anche il manuale dell'organo corrispondente a quest'effetto.

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