ECOGRAFIA

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

ECOGRAFIA

Giuseppe Luzi

Metodo d'indagine clinica non invasivo, che utilizza la ricezione e l'elaborazione elettronica di segnali di eco prodotti da onde ultrasonore (v. ultrasuoni: Applicazioni tecnologiche degli ultrasuoni, App. IV, iii, p. 713). La propagazione di un'onda ultrasonora all'interno di un sistema biologico è condizionata dalle caratteristiche dei tessuti (compattezza e struttura) che ne determinano l'impedenza acustica. Tra tessuti anatomicamente adiacenti, nell'area di contatto chiamata interfaccia, si producono onde riflesse in funzione dell'impedenza propria di ciascun tessuto: in pratica, la quantità di energia riflessa dipende dalla differenza d'impedenza dei due tessuti analizzati. La genesi delle immagini ecografiche (indipendentemente dalle modalità con le quali si ottengono) è dunque funzione dell'impedenza acustica delle strutture esaminate.

Quando la differenza dell'impedenza acustica è molto elevata, si hanno alcune limitazioni (per es., all'interfaccia tra aria e tessuti cosiddetti molli o tra questi e l'osso): ne deriva che al di sotto di strutture contenenti aria o formate da osso non è possibile eseguire un'indagine ecotomografica. Le immagini vengono classificate in base alle diverse modalità di rappresentazione: modulazione d'ampiezza (modo-A), nella quale sono riportate lungo l'asse delle ascisse le deflessioni verticali la cui estensione (ampiezza) dipende dall'intensità degli echi riflessi (per es., nell'indagine del fegato il grafico di rappresentazione in modoA fornirà una serie di onde generate durante lo scorrimento del trasduttore sulla superficie cutanea sovrastante il tessuto; se repentinamente si ha la scomparsa della serie di picchi riflettenti e quindi la loro subitanea ricomparsa, si è identificata un'area ecopriva che può essere probabilmente attribuita a una cisti o analoga formazione patologica); visualizzazione puntiforme con analisi delle variazioni di luminosità (modo-B dall'inglese brightness, "luminosità"), che oggi è la rappresentazione più frequente (ecotomografia) e consente di ottenere immagini bidimensionali di un organo (caratteristiche morfologiche, dimensioni e analisi del movimento); la terza forma di rappresentazione si applica alle strutture in movimento (modo-M, dall'inglese motion, "movimento"): in questo tipo di applicazione si usa un fascio singolo di ultrasuoni la cui riflessione fornisce un diagramma nel quale è possibile identificare i punti in movimento (ha una particolare applicazione in ecocardiografia).

Estensioni particolari dell'e. permettono di sfruttare le variazioni di frequenza generate da elementi mobili (per es., flusso ematico), ricorrendo a varie tecniche che utilizzano l'effetto Doppler (a onda continua, con impulsi: onda pulsata, mediante rappresentazione a colori). Concettualmente gli aspetti essenziali di semeiotica ecografica sono due: 1) identificazione degli echi e loro caratterizzazione; 2) assenza di echi (in pratica assenza d'interfaccia tessutale).

Le applicazioni della tecnica ecografica in clinica sono numerose, soprattutto perché l'uso è sostanzialmente privo di rischi. Ne hanno beneficiato le indagini bioptiche (biopsia mirata, agoaspirato), la diagnostica cardiologica (ecocardiografia monodimensionale, bidimensionale, a effetto Doppler) e la diagnostica di varie specialità, così com'è detto nelle rispettive sedi (v. cardiologia, in questa Appendice; oculistica, App. IV, ii, p. 647; ostetricia, App. IV, ii, p. 696 e in questa Appendice; tumori, App. IV, iii, p. 696).

L'e. non è ancora utilizzabile in modo estensivo per alcuni organi cavi (come per es. l'intestino), ma è applicabile allo studio della vescica urinaria e della colecisti in quanto sfrutta la differenza di densità di contenuto liquido degli organi (urina, bile) e la consistenza delle loro pareti. Questa tecnica consente l'identificazione di calcoli o formazioni endocavitarie (tumori benigni o maligni). La genesi delle immagini nella maggior parte delle apparecchiature usate si fonda sull'analisi delle onde parzialmente riflesse all'interfaccia tissutale.

Le componenti base di un ecografo comprendono il trasduttore, un sistema di localizzazione degli echi, un elaboratore elettronico dei segnali e un classico oscilloscopio sul quale vengono proiettate le immagini. Attualmente si usano sia apparecchiature con trasduttore spostabile manualmente sull'area che dev'essere esplorata, sia strumenti più sofisticati in grado di utilizzare un numero molto elevato di immagini nell'unità di tempo, con possibilità di registrazione magnetica.

Bibl.: M. Ziviello e al., Ecotomografia, Napoli 19902; Clinical sonography, a cura di R.C. Sanders, Boston 19912.

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