ECUADOR

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1978)

ECUADOR (II, p. 437; App. I, p. 538; II, 1, p. 813; III, 1, p. 507)

Pier Luigi Beretta
Renato Piccinini
Ruggero Jacobbi

Superficie. - Il territorio ecuadoriano, secondo i dati ufficiali disponibili (v. tabella), si estende per km2 263.777, ma secondo calcoli eseguiti dall'ONU la superficie sarebbe di 283.561 km2; altre fonti dànno invece la cifra di 281.561 km2, sempre comprendendo le isole Galápagos.

Popolazione. - Secondo il censimento del 1974, essa ammonta a 6.500.845 abitanti, per quasi il 98% concentrati nelle regioni della Costa e della Serra. Nel decennio 1963-1972 il coefficiente medio di accrescimento annuo della popolazione è stato del 3,4%.

Condizioni economiche. - L'instabilità politica degli ultimi anni, la limitata capacità di risparmio e una rigida struttura sociale, non hanno finora consentito la mobilitazione delle forze necessarie alla trasformazione economica del paese che è rimasto in ritardo nei confronti degli altri paesi sudamericani. L'agricoltura continua a essere la più importante attività economica dell'E.: le banane (28 milioni di q nel 1974), il cacao (680.000 q) e il caffè sono i principali prodotti coltivati nelle terre umide e basse della Costa che vengono largamente esportati. Sull'altopiano sono coltivati i cereali (frumento, granoturco, orzo) e le patate, destinati al consumo interno. Immenso è il patrimonio forestale, ma ancora poco sfruttato. L'allevamento è praticato soprattutto nelle regioni della Serra, dove si trovano i due terzi del patrimonio zootecnico (2,6 milioni di bovini e 2 milioni di ovini nel 1972).

La principale risorsa mineraria è il petrolio; lo sviluppo dello sfruttamento dei nuovi pozzi dell'Oriente, la costruzione dell'oleodotto attraverso le Ande (da Lago Agrio a Esmeraldas) e l'inizio dell'esportazione di petrolio nel 1972, sono fattori che certamente concorreranno a modificare sostanzialmente l'economia del paese. Ancora marginale è l'estrazione dei minerali di rame e dell'uranio; quest'ultimo però è destinato ad acquistare notevole importanza.

Le industrie alimentari, quelle tessili (filati di cotone) e del cemento sono le più attive; tipica è l'industria artigiana dei cappelli tipo panamá fabbricati con le fibre della palma toquilla.

Comunicazioni. - Sono tuttora molto scarse e insufficienti: 1340 km di ferrovie e 25.000 km di strade servono solo la metà occidentale del paese, mentre nelle regioni orientali mancano praticamente vie di comunicazione efficienti.

Commercio. - Alla tradizionale esportazione di prodotti agricoli, si è aggiunta dal 1972 quella del petrolio; mentre nel 1971 la bilancia commerciale presentava un saldo negativo di 40 milioni di dollari, nel 1972 il saldo era diventato positivo per 52 milioni e nel 1973 contro 345,7 milioni di dollari di importazioni si sono avuti 550,6 milioni di esportazioni (239,5 di petrolio, 109,2 di banane, 66,7 di caffè, 23,1 di cacao) con un saldo attivo di 204,9 milioni.

Bibl.: J. V. D. Saunders, The people of Ecuador: a demographic analysis, Gainesville 1961; F. Terán, Geografia del Ecuador, Quito 1963; W. D. Sick, Wirtschaft geographie von Ecuador, Stoccarda 1963; L'économie de la République Equatorienne, in Etudes Economiques, Banque Française et Italienne pour l'Amérique du Sud, Parigi 1974; Ecuador, pasado y presente, Quito 1975.

Storia. - Tornato al potere, Velasco Ibarra si appellò alla demagogia: promise terre, case e alti salari; al suo insediamento dichiarò nullo (1° settembre 1960), nell'esultanza generale, il trattato faticosamente raggiunto col Perù nel 1949, che risolveva una spinosa questione di confini. Nominò suo ministro dell'Interno il filocastrista M. Araújo Hidalgo, mentre il suo vicepresidente C. J. Arosemena, brillante avvocato e banchiere, si recava a Mosca per incontrarsi con i dirigenti sovietici. Invece dei benefici promessi, giunsero pressioni fiscali e peggiori condizioni di vita, specialmente per i ceti meno abbienti, con manifestazioni di malcontento e agitazioni studentesche. Nel novembre 1961 una sollevazione promossa dall'aeronautica costrinse Velasco Ibarra a dimettersi e a cercare rifugio in Argentina, mentre Arosemena veniva prima arrestato e poi insediato alla presidenza. Il nuovo capo dello stato si dichiarò pronto a collaborare con castristi, sovietici e nordamericani. Questo suo atteggiamento destò la diffidenza dei governi latino-americani, tanto da far annullare l'XI conferenza dell'OAS, che doveva riunirsi appunto a Quito. Pochi mesi dopo (aprile 1962) Arosemena cambiò rotta, cercando di migliorare le relazioni con gli SUA e rompendo i rapporti diplomatici con Cuba. Nel corso di una visita al presidente Kennedy, Arosemena tradì in pubblico la sua debolezza per l'alcool; ma questo suo "vizio virile" (come egli stesso ebbe a confessare) gli costò il potere (luglio 1963) che fu assunto da una giunta militare, formata dai comandanti delle tre armi.

Il nuovo regime, presieduto dal cap. Ramón Castro Jijón, si considerò provvisorio, agì con moderazione e non mancò di buone intenzioni. Non ottenne però l'adesione degli studenti, che ben presto manifestarono il loro malcontento, inducendo la giunta, per sedare i disordini, a decretare la chiusura dell'università di Quito (gennaio 1964) e ad arrestare numerosi dissidenti. La visita di de Gaulle (settembre 1964) diede luogo a un singolare incidente diplomatico: quattro membri della giunta furono insigniti della Légion d'honneur, ma, saputo che altri capi di stato latino-americani avevano ottenuto un grado superiore della stessa onorificenza, essi si giudicarono offesi e restituirono alla Francia le decorazioni. Nel 1965 la giunta, accusata di favorire taluni interessi regionali (l'eterna questione fra la mercantile Guayaquil e la capitale Quito) si trovò in difficoltà; ma i militari resisterono, forti della fiducia acquisita presso gli ambienti finanziari internazionali. Tuttavia la crisi provocata dal crollo del prezzo delle banane (l'E. per esportare in Europa deve pagare un tributo al canale di Panamá, passaggio obbligato) e l'aumento dei dazi d'importazione provocarono scioperi generali e disordini a Guayaquil, dove furono arrestati centinaia di studenti e sindacalisti. Perso il controllo della situazione, la giunta fu rovesciata da ufficiali dell'aeronautica (29 marzo 1966) che insediarono alla presidenza C. Yerovi Indaburu, ricco proprietario ed economista, gradito agli uomini d'affari e ai militari ma inviso al popolo. Nel mese di novembre, infatti, Yerovi fu deposto e l'Assemblea costituente nominò presidente O. Arosemena Gómez (cugino dell'ex presidente Arosemena).

Le elezioni del 2 giugno 1968 registrarono ancora una volta la vittoria di J. M. Velasco Ibarra, che trovò il paese in stato di grave tensione, sia per la contestazione dei risultati elettorali, sia per le manifestazioni studentesche in varie città. Il nuovo presidente, pur dichiarando che non intendeva ripristinare i rapporti con Cuba e con i paesi dell'Europa orientale, si pose in urto con gli SUA, facendo sequestrare sei pescherecci statunitensi sorpresi a pescare entro le 200 miglia dalla costa ecuadoriana (20 giugno 1969). Le elezioni legislative del 1970 ridussero Velasco Ibarra in minoranza al Congresso. I militari ritennero d'intervenire in suo appoggio e gl'ingiunsero di assumere i pieni poteri (22 giugno 1970) e di sciogliere le Camere. Il colpo di stato, promosso dal ministro della Difesa, J. Acosta Velasco, nipote del presidente, provocò un'ondata d'indignazione e l'arresto del rettore dell'università di Quito, Manuel Aguirre, accusato di sostenere le contestazioni studentesche. Anche le forze armate non erano compatte e alcune guarnigioni, sospettando che Acosta Velasco mirasse alla successione dello zio presidente, si ribellarono (31 marzo 1971) ottenendo l'allontanamento del ministro della Difesa e la scarcerazione (7 aprile) degli ufficiali implicati nella sommossa. Un classico pronunciamiento (16 febbraio 1972) riportò al potere una giunta militare e destituì il presidente Velasco Ibarra, che, per la quarta volta nella sua carriera, si rifugiò indenne a Buenos Aires. Il nuovo governo, composto dai comandanti delle tre armi e presieduto dal gen. Guillermo Rodríguez Lara, sospese le elezioni del 4 giugno per le quali era candidato Assad Bucaran, il leader della Concentración de fuerzas populares, contestato perché di origine libanese. Il nuovo regime, non agganciandosi ad alcun modello, prometteva una politica sociale libera dal "caos creato dai gruppi privilegiati".

L'E., proponendosi di entrare nel novero dei grandi produttori mondiali di petrolio, ha inaugurato (24 giugno 1972) l'oleodotto transandino che dalla zona di produzione sfocia sulla costa, ed è stato ammesso quale 12° membro all'OPEC, l'organizzazione mondiale degli esportatori di petrolio riunitasi a Vienna il 28 giugno 1973. Un tentativo di golpe per spodestare il gen. Rodríguez Lara, promosso dal gen. Raúl Gonzalez Alvear, è fallito a Quito per la mancata adesione delle truppe di stanza nella capitale (1° settembre 1975).

Bibl.: R. J. Waktins, Expanding Ecuador's exports, New York 1967; H. Herring, A history of Latin America from the beginning to the present, ivi 1970; T. Wirna, Les républiques andines, Parigi 1972.

Letteratura. - Un autore e un'istituzione riassumono in sé il senso dell'ampia e profonda evoluzione che ha subìto la letteratura ecuadoriana, una delle più interessanti nell'America ispanica d'oggi. L'autore è il poeta J. Carrera Andrade, nato nel 1903, noto e tradotto in molti paesi stranieri; l'istituzione è la "Casa de la cultura" di Quito, che attraverso corsi, spettacoli, dibattiti e pubblicazioni ha svolto un'attività meritoria e sostanzialmente libera di divulgazione delle tendenze filosofiche, letterarie, artistiche contemporanee. La poesia di Carrera Andrade ha aggiunto diversi libri a quelli che negli anni Venti e Trenta gli avevano dato la prima celebrità. Specialmente in La llave del fuego (1950), Dictado por el agua (1951), Familia de la noche (1954), Moneda del forastero (1958), che segnano un momento di fecondità contrassegnato da un'ispirazione continua e coerente. Carrera Andrade ha espresso la sua nostalgia per il paese natale - tema costante in questo viaggiatore perpetuo - con accenti d'incantata e lucida memoria, ma soprattutto ha accentuato gli aspetti metafisici e morali della sua visione del mondo. È stata, per testimonianza dello stesso autore, la seconda guerra mondiale a determinare un vero trauma nel suo spirito: dal 1945 in poi egli ha sentito che un intero ciclo della storia umana stava per terminare, e che ai poeti spettava di fornire una piena testimonianza sulla purezza della vita naturale e sulla dignità umanistica della civiltà, all'orlo di un abisso in cui stavan0 per precipitare. La parola dell'acqua che "detta" le storie dell'uomo primitivo, e le segrete fanciullesche aspirazioni dell'uomo perenne, è il simbolo stesso della musica alta e chiara di Carrera Andrade, di quel suo linguaggio arioso, luminoso, che insegue un ideale platonico di perfezione. Né vanno dimenticati poemi come Las armas de la luz (1955) oppure Hombre planetario (1959) che introducono l'idea di una comunità universale, capace di ricostituirsi al di là del tempo; e ancora Crónica de las Indias (1965), Floresta de los Guacamayos (1964), El alba llama a la puerta (1966), Poesia última (1968), dove si passa dalla condanna di Pizarro, primo dittatore del mondo sudamericano, ad appelli accorati all'unità dei popoli. Il suo lavoro di prosatore ha trovato un momento liricamente felice in La tierra siempre verde (1955), descrizione amorosa della patria, e un alto senso di riflessione critica in Interpretaciones hispanoamericanas (1967). Dinanzi a una figura di tale grandezza è difficile soffermarsi su altri poeti, ma senza dubbio meritano menzione almeno l'anziano G. Escudero (nato nel 1903) e i novissimi R. Díez Icaza (nato nel 1925), G. Espinel (nato nel 1937) e I. Carvallo Castillo (nato nel 1937), autore del poema Amazonia.

Il principale fra i narratori del "gruppo di Guayaquil", D. Aguilera Malta (nato nel 1905), ha lasciato il romanzo per un lungo periodo, a causa della sua attività di diplomatico, di docente e di regista teatrale. Ma nel 1960 è riapparso con Una cruz en la Sierra Maestra, romanzo sulla guerra civile cubana, indi ha ripreso il ciclo storico degli "episodi americani" con La Caballeresa del Sol (1964), El Quijote del Dorado (1964), Un nuevo mar para el Rey (1965), ecc. Mentre H. Mata (nato nel 1904) ha continuato a produrre i suoi disuguali ma popolari romanzi, nuovi narratori si sono affacciati alla ribalta: il già citato Díez Icaza, con Los rostros del miedo (1962), V. Levi con Fuego en la arena (1969) e Othon Castillo con Sed en el puerto (1965). Il problema del negro è ancora il tema centrale dell'opera di A. Ortiz (1914), che ha riunito i suoi racconti in La mala espalda (1952) e pagine poetiche in El animal herido (1959). Alla forza del suo Yuyungo (1942), che rimane il suo grande successo, ha fatto seguito una più raffinata e controllata elaborazione formale.

Grande sviluppo ha avuto recentemente in E. il teatro come spettacolo, grazie a iniziative ufficiali o sperimentali, con massiccia importazione di grandi testi stranieri, riviste specializzate, apparizione di registi, scenografi e attori di grande rilievo. Quanto alla drammaturgia nazionale, conclusasi negli anni Trenta l'esperienza di J. Icaza, votatosi alla narrativa dopo il successo di Huasipungo, e passate ormai le varie fortune dei L. A. Moscoso (nato nel 1909) e dei P. Jorge Vera (nato nel 1914), i grandi eventi sono legati al nome di Aguilera Malta, con El pirata fantasma (1950) e Dientes blancos (1955), concepiti in vista di sue fantasiose regìe, e soprattutto all'opera di F. Tobar García (nato nel 1928), dove una fondamentale preoccupazione etico-religiosa s'innesta su un'autentica vocazione drammatica.

Bibl.: I. J. Barrera, Historia de la literatura ecuadoriana, Quito 1960; H. Bernardez Castelo, Teatro ecuadoriano, in Cadernos Hispanoamericanos, LVIII (1964), 172; J. Carrera Andrade, Retrato cultural del Ecuador, Parigi 1965; G. Bellini, La letteratura ispano-americana, Milano-Firenze 1970.

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