EDEMA MALIGNO

Enciclopedia Italiana (1932)

EDEMA MALIGNO

Gian Maria FASIANI
Nino BABONI

. Gravissima infezione dell'uomo e degli animali caratterizzata da tumefazione, da produzione di gas, da necrosi di tessuti, da gravi fenomeni d'intossicazione generale; rientra nel gruppo dei processi della cancrena gassosa, e venne osservata frequentemente e studiata durante la guerra mondiale. Causa dell'infezione sono germi anaerobî, appartenenti a specie diverse, per quanto affini. Per lo più il quadro tipico dell'edema maligno s'osserva nelle infezioni prodotte dal "vibrione settico" (Bacillus oedematis maligni, v. sotto) e in quelle prodotte dal bacillo di Novy, ambedue anaerobî, mobili sporigeni, che formano in coltura tossine molto attive. Questi germi, come il bacillo del tetano, vivono vita saprofitica nell'intestino dell'uomo e degli animali, e le loro spore si trovano quindi diffuse estesamente nell'ambiente di nostra vita, soprattutto nei terreni concimati, e in quelli che accolsero deiezioni umane (terriccio delle trincee). L'infezione s'accende per lo più in gravi ed estese ferite accompagnate da spappolamento di muscoli e da lesioni di vasi con presenza di corpi estranei: ma può manifestarsi anche per traumi lievi (iniezioni medicamentose). La profilassi consiste nella pronta detersione e nel drenaggio delle ferite, e nell'iniezione del siero specifico. A infezione dichiarata, la cura chirurgica consisterà in ampî sbagliamenti o nell'amputazione; anche l'uso del siero in alte dosi trova indicazione. Ma la mortalità rimane molto elevata.

Patologia comparata. - L'edema maligno è causato, come si è detto, dal Bacillus oedematis maligni (Koch) o da specie batteriche anaerobiche più o meno affinì. Sono specialmente sensibili all'infezione spontanea i solipedi, gli ovini e caprini, in grado minore i bovini, i suini e i carnivori. Il germe può invadere l'organismo attraverso tutte le soluzioni di continuo della pelle e delle mucose, accidentali o chirurgiche (castrazione, parto, morsicature, ferite di arma da fuoco, ecc.). Il bacillo è molto diffuso nell'ambiente (terreno, acqua, foraggi), e, nonostante la forte resistenza che le sue spore offrono agli agenti naturali antibatterici, la malattia da esso sostenuta è poco frequente, in quanto per poter sviluppare la sua azione patogena, deve attaccare l'organismo in speciali condizioni d'anaerobiosi. Ciò può realizzarsi specialmente quando il germe perviene in profondità in tessuti poco sanguificati (connettivi), o in tessuti alterati, o quando vi s'associano bacilli aerobici. Sono pure favorevoli al bacillo le ferite profonde lacere e contuse, imbrattate da particelle di humus o di sabbia o di vegetali, circostanze tutte che, inibendo la fagocitosi, tolgono dal campo il più pronto potere di difesa dell'organismo.

Nel 1876 L. Pasteur inoculando in animali da esperimento carni putrefatte scoprì un germe che chiamò Vibrion septique; nel 1881 R. Koch e G. Gaffky ottennero questo microrganismo in coltura pura, ne definirono i caratteri e lo chiamarono Bacillus oedematis maligni. È un germe di 3,5 micron di lunghezza per 0,6-1 di larghezza, con estremità arrotondate; è ciliato (peritrico), mobile, anaerobico, sul limite della resistenza al Gram. Tanto in vitro quanto in vivo cresce in lunghi filamenti curvi e segmentati e sia nell'uno sia nell'altro ambiente, dà sempre poche spore ovali. Non peptonizza le sostanze proteiche; nei terreni colturali zuccherati e nella poltiglia cerebrale dà fermentazione con produzione di gas d'odore di burro rancido. Le spore hanno notevole resistenza.

In generale i bacilli si moltiplicano solo nel punto d'entrata dell'organismo; la loro moltiplicazione nel sangue come le localizzazioni metastatiche in organi riccamente sanguificati (fegato), sono eccezionali e avvengono specialmente negli stati preagonici. L'azione patogena del bacillo è determinata in parte dalle sue tossine, in parte dai prodotti di decomposizione dei tessuti. Oltre alle manifestazioni generali gravi, s'ha una tumefazione crepitante nel punto ove l'infezione s'è iniziata (specialmente nel connettivo sottocutaneo, intermuscolare e sottomucoso), a limiti non bene definiti, la quale può assumere dimensioni notevoli, quanto più il connettivo della regione è lasso e abbondante.

L'incisione mette in rilievo il connettivo sede della lesione ispessito, cosparso di spandimenti emorragici, e infiltrato da un essudato giallo o rossiccio, gelatinoso e da bolle di gas d'odore sgradevole. Il tessuto muscolare giallastro o rosso-scuro, dimostra le note d'una profonda degenerazione; inoltre, non mancano quasi mai lesioni degenerative nei varî parenchimi e raccolta d'essudato sieroso o siero-sanguinolento nella cavità peritonale. Nel tessuto edematoso sono numerosi i bacilli; le spore in genere scarseggiano.

La diagnosi col solo sussidio anamnestico, epidemiologico, clinico e anatomo-patologico spesso non incontra difficoltà; una dubbiosa interpretazione è possibile per la specie bovina nei confronti del carbonchio sintomatico; la differenziazione del vero bacillo dell'edema maligno dalle specie affini e dai germi della putrefazione è solo possibile in base ai dati colturali e biologici. La profilassi consiste nella protezione e disinfezione delle soluzioni di continuo. Per la cura nella malattia dichiarata si deve intervenire con opportune incisioni del tumore e con disinfettanti ad azione ossidante (permanganato di potassio, acqua ossigenata). S'è tentata la cura specifica con sieri ricavati da equini immunizzati con colture del B. oedematis maligni o con specie affini, con risultati poco buoni. Recentemente il siero anticancrenoso polivalente di Weinberg e l'anatossina da lui preparata pare abbiano dato notevoli risultati.

Carbonchio sintomatico. - È malattia causata dal Bacillus gangrenae emphysematosae (Bollinger 1875, Feser 1876), e non deve essere confusa col carbonchio ematico da B. anthracis (v. carbonchio); colpisce in forma enzootica i bovini pressoché in tutti i paesi europei; infierisce ancora specialmente in Algeria, nel Transvaal, nel Giappone e nell'America Meridionale e Settentrionale; è ancora controversa la sua esistenza negli ovini e caprini. Non è contagiosa; la sua perpetuazione è in gran parte attribuibile a resti organici inquinati, che abbandonati sul suolo o irrazionalmente distrutti (le forme durature del bacillo, spore, che si formano numerose anche nell'animale in vita, sono dotate d'una formidabile resistenza a tutti gli agenti antibatterici), inquinano i foraggi e le acque. Per queste considerazioni si spiega come in determinate regioni l'infezione resti localizzata con insistenza. Nella specie bovina offrono un maggior contingente di morbilità e di mortalità i soggetti fra i 5-6 mesi e i 4 anni. Quelli d'età superiore presentano una resistenza presumibilmente acquisita per il fatto d'essere vissuti lungamente in ambiente contagiante, tantoché, bovini anche adulti importati da luoghi immuni, offrono la stessa recettività di quelli giovani. Nei vitelli la malattia è pure rara, perché forse in rapporto alla loro alimentazione non trovano ancora la possibilità d'una forte contaminazione attraverso le vie digerenti. Il bacillo è più piccolo e più snello di quello dell'edema maligno, è diritto, arrotondato alle estremità, mobile e peritrico. Si differenzia anche da quello dell'edema maligno perché a un certo stadio di sviluppo si presenta sotto forma di limone o di clava (forma a clostidrio) e perché tanto in vivo quanto in vitro tende a crescere isolato e non in lunghi filamenti. Il bacillo è anaerobico, Gram positivo, fermenta certi zuccheri con produzione di gas inodori o con odore di burro rancido; può sporificare; la formazione della spora non è legata alla presenza d'ossigeno. Le spore, che possono rinvenirsi numerose anche nell'animale in vita nella lesione specifica (a differenza di quanto avviene nell'edema maligno), hanno resistenza considerevole. Le vie naturali di penetraziome del contagio sono la cute e l'apparato digerente, dove il bacillo può farsi strada, oltre che penetrando per soluzioni di continuo della mucosa orale e faringea, anche attraverso la mucosa intestinale integra. Il germe riesce a invadere l'organismo, specie quando la funzione fagocitaria viene inibita; si localizza e si riproduce nei tessuti adiacenti al punto d'ingresso, oppure a distanza, trasportato dalla corrente sanguigna nei luoghi d'elezione.

Il periodo d'incubazione varia da uno a cinque giorni circa; si sviluppa il quadro sintomatico d'una grave forma imettiva e col reperto caratteristico d'una tumefazione crepitante, circoscritta o diffusa che a preferenza si sviluppa nel connettivo sottocutaneo e specialmente nelle masse muscolari superficiali del tronco, o in quelle delle estremità (talvolta anche nella lingua, nella faringe, nel diaframma, nei muscoli psoas, ecc.). L'esito più comune della malattia è la morte, che sopravviene in 24-60 ore. All'incisione della parte tumefatta, fuoriesee un essudato gelatinoso rosso scuro, frammisto a bolle di gas esalante odore di burro rancido; il tessuto muscolare è sempre più profondamente interessato, più rosso cupo e più friabile che nell'edema maligno. È frequente inoltre il rilievo di piccoli focolai di degenerazione al fegato (giallo ocra, friabili e porosi, infiltrati da gas) e in altri parenchimi e di lesioni infiammatorie delle sierose con raccolta d'essudato sieroso, gelatinoso, fibrinoso.

La cura, anche quella specifica con siero immune, per la rapida evoluzione della malattia in generale fallisce, mentre la profilassi, basata sulla vaccinazione preventiva, dà realmente buoni risultati. Il carbonchio sintomatico è malattia che si deve denunciare (art. 47 Reg. di pol. vet.).

Edema maligno o cancrena gassosa dei suini. - Differisce dall'edema maligno classico solo per la possibile localizzazione dell'elemento eziologico specifico a carico delle pareti gastriche.

Edema maligno o cancrena gassosa delle pecore. - Malattia infettiva che talora si manifesta anche in forma epizootica e con alta mortalità. Insorge talvolta in seguito a traumi (morsicature, tosatura, amputazione della coda, ecc.), talaltra senza che una causa traumatica predisponente sia dimostrabile. Evolve rapidamente con manifestazioni generali e con lo sviluppo d'una tumefazione crepitante, con sede frequente al collo e al petto; l'etiologia è discussa, da alcuni attribuita al bacillo dell'edema maligno, da altri a quello del carbonchio sintomatico.

Bradsot delle pecore. - Malattia quasi esclusiva dei paesi nord europei; recentemente però segnalata in Sardegna e nelle Puglie; infierisce specie nelle pecore giovani, spesso in forma epizootica, decorrendo in modo molto rapido, con altissima mortalità. È caratterizzata da un'infiammazione acuta della mucosa del quarto stomaco e del duodeno, con infiltrazione essudativa e con estesi spandimenti emorragici nella mucosa e nel connettivo sottomucoso. Nell'essudato è costante la presenza d'un germe, che per le sue caratteristiche sembra potersi ascrivere a quello dell'edema maligno, ma sperimentalmente non riproduce il quadro del bradsot; perciò da molti autori è considerato come un ospite abituale dell'intestino che invaderebbe l'organismo dopo la morte, mentre il vero agente specifico sfuggirebbe ancora alle ricerche più accurate.

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