FORCELLINI, Egidio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)

FORCELLINI, Egidio

Gerardo Bianco

Nacque a Fener, oggi frazione di Alano di Piave (Belluno), il 26 ag. 1688 (Dal Zotto, p. 171) da Bernardino e da Maddalena Elisabetta Girolamo, agricoltori di modeste, ma dignitose condizioni. Avviato agli studi dallo zio paterno, Uberto, parroco di Segusino, a sedici anni, nell'ottobre 1704, entrò nel seminario di Padova, in quel periodo attivissimo centro di cultura umanistica (G. Natali, Il Settecento, Milano 1929, p. 518); nel marzo 1705 appare già tra gli iscritti al corso di grammatica superiore.

Di ingegno pronto e perspicace, di memoria eccellente, robusta e fresca, come recitavano i giudizi sul profitto scolastico del 1706, il F. si distinse subito nella composizione latina, valutata "supra grammaticum". Più cauto, invece, risultava il giudizio conclusivo del curriculum, nell'agosto 1710: gli esaminatori, infatti, definirono il F. "ingenii multi sed adhuc maturescentis" (Status clericorum Seminarii Patavini, XII). La riserva riguardava, probabilmente, l'esame di teologia scolastica, che completava il corso degli studi, ma non certo la preparazione linguistica nel latino. Il F., infatti, divenuto sacerdote a ventitre anni, fu presto coinvolto nelle molteplici iniziative di I. Facciolati, prefetto degli studi del senùnario, già autorevole latinista e immerso in accese discussioni, dalle problematiche stilistiche a quelle sulla "emendatio, ope ingenii" di lezioni dubbie, trasmesse dai codici. Ma il tema centrale, oggetto di dibattito nei circoli umanistici di Europa da quasi due secoli, restava quello della completa ricognizione del lessico latino, per stabilirne l'esattezza. La questione era particolarmente avvertita in Padova, sia nell'antico studio universitario, sia nel nuovo seminario fondato da Gregorio Barbarigo, essendo la composizione latina ritenuta strumento indispensabile per l'azione pastorale. Il Facciolati, consapevole della insufficienza e spesso inattendibilità dei tradizionali repertori lessicali, a cominciare dal più celebre e diffuso "Calepino", Dictionarium Latinum di Ambrogio Calepio (Regii 1502), ne andava progettando una più ampia e corretta riedizione. Il F. ne assunse, a partire dal 1715, l'onere maggiore, come dimostrano le annotazioni sulle copie del Calepino, usate da ambedue e ancora in possesso del seminario di Padova. Nella nuova edizione del Calepino, rivista e accresciuta, pubblicata a Padova nel 1718 (con il titolo Calepinus septem linguarum), il Facciolati non rese il giusto merito al contributo del F., che venne solo genericamente indicato nella prefazione, senza neppure la citazione del nome. E non risulta che il F. rimanesse turbato dall'ingiusta omissione della sua collaborazione all'edizione dell'Ortografia italiana apparsa con il solo nome del Facciolati, sempre a Padova, nel 1721. Bisognerà attendere l'ottava edizione (Padova 1741) perché il Facciolati desse atto del contributo del F., che aveva anche collaborato alla revisione del vocabolario greco-latino di Cornelius Schrevel edita a Padova a cura del Facciolati nel 1715. Il F. fu, quindi, pronto allorché il Facciolati lo invitò a intraprendere, insieme, l'opera che avrebbe segnato la sua vita, la rielaborazione, appunto, dell'intera lessicografia latina. L'esperienza maturata nella riedizione del Calepino, pubblicata con la singolare dicitura "editio postrema", quasi l'annuncio di una necessaria svolta nella lessicografia latina (ma ne seguirono altre nove edizioni fino al 1779), aveva convinto sia il Facciolati sia il F. dell'esigenza di una radicale reimpostazione metodologica che abbandonasse il vecchio modello di Ambrogio Calepio.

L'impresa non era di facile attuazione: i tentativi precedenti, a cominciare da quello di Robert Estienne due secoli prima (Dictionarium seu Latinae linguae thesaurus, Parisiis 1531), avevano avuto esiti soltanto parziali, per cui il Calepino, pur insoddisfacente e criticato, continuava a mantenere intatta la sua fortuna editoriale. Ma l'entusiasmo del Facciolati e la ferma volontà del nuovo vescovo di Padova, il cardinale Giorgio Corner, di approntare, finalmente, un nuovo strumento linguistico del latino per la corrispondenza anche pastorale, indussero il F., appena conclusa la revisione del vecchio Calepino, a immergersi nell'immensa ricerca per la redazione di un nuovo lessico. Il F. aveva trent'anni quando iniziò l'opera. Il primo fascicolo del lessico indica la data del 5 nov. 1718. Il F. lavorò intensamente al progetto, senza interruzioni, per sei anni, elaborando, nei primi tre anni e mezzo, la lettera A, giungendo, quindi, alla voce "comitor", allorché, per ordine del nuovo vescovo di Padova, Giovanni Francesco Barbarigo, dovette trasferirsi, nel 1724, come prefetto degli studi, nel seminario di Ceneda.

L'interruzione dell'opera durò circa un settennio. Non furono, forse, estranee alle decisioni del vescovo incomprensioni con il Facciolati, come può desumersi da una lettera da questo indirizzata a Nicola Andrisio (Dal Zotto, p. 179) e, probabilmente, anche una visione pastorale rivolta più alla formazione religiosa dei seminaristi che alla raffinatezza umanistica, sia pure concepita come veicolo culturale per l'attività dei sacerdoti. In questo periodo l'attività del F. si concentrò sulla educazione dei chierici, maturando un'approfondita esperienza pedagogica, che chiaramente traspare da alcune lettere al fratello Marco. Nel 1731, richiamato nel seminario, anche per le sollecitazioni del Facciolati, dal nuovo vescovo di Padova Minotto Ottoboni, il F. poté, finalmente, riprendere l'opera interrotta che continuò, "strenue", fino al 1742. In quell'anno, infatti, venne incaricato delle funzioni di confessore dei chierici, un compito vissuto dal F., anche per lo scrupolo che poneva in ogni sua azione, come particolarmente gravoso. Il lavoro lessicografico richiedeva grande concentrazione e continuità di studi che il compito di confessore non permetteva. Il F. annotò, il 10 febbr. 1742, sul manoscritto, al lemma "pone", la sua preoccupazione di dover procedere molto lentamente. Così accadde per circa nove anni.

Nel 1751 il nuovo vescovo di Padova, il cardinale Carlo Rezzonico, futuro papa Clemente XIII, decise di sollevare dal compito di confessore il F., per consentirgli di dedicarsi pienamente al completamento dell'opera, essendo poco più che formale, e comunque compatibile, il compito di custode della Biblioteca del seminario. La gioia di poter riprendere, con continuità, il lavoro lessicografico fu espressa, come al solito, dal F. con una nota apposta il 25 ott. 1751, alla voce "Thesaurus;", nell'undicesimo volume del suo manoscritto: "erit ... si vita viresque suppetent, expeditior hic labor". Bastarono, appunto, solo due anni alla conclusione dell'opera. Il 21 febbr. 1753, ponendo il sigillo alla sua impresa, il F. scriveva: "ad qualunicuinque finem, Deo favente, perveni. Reliquurn est ut relegam". Restava la rilettura, che durò due anni e si concluse nell'aprile 1755. Il F. aveva compilato 102 fascicoli per un totale di dodici volumi, in circa trentacinque anni, ma l'impegno lessicografico, comprendendovi anche il rifacimento del Calepino, era durato circa quaranta anni. Con una evidente vena malinconica, scrivendo ai chierici del seminario, per esortarli alla cura dell'eloquenza romana considerata di grande giovamento a chi vuole servire la Chiesa, il F. ricordò la sua vita tutta trascorsa nell'immensa fatica di sistemare la latinità: "adulescens manus admovi, senex, dum pefficerem, factus sum, ut videtis".

Completata l'opera e la rilettura, il F. ritenne necessaria la trascrizione del testo in una più accurata e chiara grafia, essendo il suo manoscritto pieno di correzioni e di aggiunte, anche con foglietti laterali e stilato su carta piuttosto scadente. L'incarico venne affidato a Lodovico Violato, un impiegato della tipografia dei seminario, esperto della lingua latina. La trascrizione richiese molti anni di lavoro e fu completata nel novembre 1765 con grande accuratezza ed eleganza di scrittura, in sedici tomi, ancora conservati nel seminario di Padova. Orinai tutto era pronto per la stampa ma, probabilmente, difficoltà finanziarie o anche il calcolo di non lasciare invenduto il Calepino, ritardarono i tempi della pubblicazione. Il poderoso manoscritto rimase a lungo negli archivi, né il F. poté vedere la sua opera avviata in tipografia. Nel maggio del 1765 egli si era ritirato nella casa natia, ai Faveri, nella contrada Fener, con una piccola pensione di 100 ducati annui. Si dedicò, quindi, all'educazione dei giovani e alle confessioni, svolgendo, nella parrocchia di Campo, una discreta azione pastorale.

Il F. morì il 5 apr. 1768, nel martedì di Pasqua.

La morte del F. fu, probabilmente, uno stimolo alla pubblicazione dell'opera. Fu, infatti, nello stesso anno che il manoscritto, per ordine del cardinale Antonio Marino Priuli, da pochi mesi vescovo di Padova, venne mandato in tipografia. Secondo la testimonianza del Violato nel gennaio 1769 la stampa era già ormai avviata. Fu Gaetano Cognolato, che scrisse anche un'ampia prefazione alla prima edizione, a sovrintendere alla pubblicazione (Zorzato, p. 649). La composizione richiese più anni di lavoro e il lessico del F. vide la lucel forse, nei primi mesi del 1772, anche se nell'intestazione fu indicata la data del 1771. Fu scelto il titolo di Totius latinitatis Lexicon consilio et cura Iacobi Facciolati, opera et studio Aegidii Forcellini, alumni Seminarii Patavini lucubratum, essendo stata scartata l'ipotesi bizzarra, suggerita, in un primo momento, dal Facciolati di titolare l'opera Grammatophylaclum. In questa edizione, accanto al nome del F. appariva anche quello del Facciolati, quasi ne fosse coautore, ma V. De Vit chiarì che in un primo momento l'intestazione era stata concepita come Latinitatis totius Lexicon in Patavino Seminario cura et opera Aegidii Forcellini lucubratum, iussu et auspiciis Antonii Marini Cardinalis Prioli ep. editum (I, p. XXXI). Il F., che amava autoridimensionarsi, definendosi, scherzosamente "Calepinante", secondo il suo stile misurato, aveva suggerito titolazioni più modeste per la sua opera come, appunto, Latina lingua suis elementis digesta et illustrata ad usum Seminarii Patavini oppure Elementa latinae linguae per ordinatam litterarum seriern digesta et exposita ad usum Seminarii Patavini (Bellini, 1942, p. 7).

La pubblicazione del Lexicon suscitò l'ammirazione degli ambienti culturali italiani ed europei. L'opera fu studiata e ripresa da tutti i lessicografi successivi, da I.G. Sheller a K.E. Georges, a W. Freud, dal quale poi attinsero N. Theil e E.A. Andrew per i dizionari latini, francese e americano.

La rielaborazione lessicografica della latinità, ebbe, nella concezione del F., come scopo primario quello di fornire uno strumento più adeguato, semplice, preciso e ricco per l'eloquenza, innanzitutto religiosa, di cui il latino era, all'epoca, veicolo essenziale. Si concretizzava, così, quella "via docta" alla "pietas" religiosa, che aveva avuto nel fondatore del seminario di Padova, Gregorio Barbarigo, un grande ispiratore.

Per rendere più agevole la consultazione, l'ordine delle voci fu disposto dal F. secondo un rigoroso criterio alfabetico, con una chiara e precisa spiegazione dei termini latini, usando, talvolta, parole tratte perfino da idiomatismi veneti. Il F., per controllare l'esattezza dei vocaboli, esaminò le più accurate edizioni dei classici, i grammatici e le raccolte epigrafiche e numismatiche, ricavandone nuove voci. Eliminò termini di dubbia provenienza e introdusse i vocaboli dei mestieri, delle arti, dell'agricoltura, della medicina e altro attingendo ad autori come Vitruvio, Frontino, Vegezio. A tal fine risultò prezioso l'amichevole sodalizio culturale con gli scienziati dello studio patavino: G.B. Morgagni, G. Pontedera e G. Poleni, che fornirono charimenti tecnici al F., ricevendone spiegazioni lessicali per le loro ricerche su antichi autori latini di tecniche, agricoltura, medicina.

Il F. è attento alla corretta ortografia delle parole, e di ciascuna fornisce informazioni sul genere, caso, flessione, sull'uso, frequenza, arcaicità. Dei termini è indicata la quantità sillabica e l'etimologia, suggerita con cautela. Il primo significato indicato, soprattutto in italiano e in greco, è quello corrente e più usuale, seguono poi i sensi figurati e anche le particolari accezioni. Solo per alcuni termini vi sono spiegazioni nelle altre lingue europee. Il F. omise, per una precisa scelta, i nomi geografici e prosopografici, inserendo soltanto circa seicento voci aggettivali da essi derivanti. Dei vocaboli vengono indicate prima le citazioni degli autori di età "aurea" e "argentea", seguono poi le testimonianze più antiche e, quindi, quelle del periodo ritenuto della decadenza. Le citazioni degli scrittori in prosa sono accuratamente indicate per libri, capitoli, sezioni; dei poeti secondo l'opera con il numero del verso. Non essendo tutte le edizioni degli autori distribuite allo stesso modo il F., al fine di facilitare la consultazione dei testi, indicò il catalogo delle edizioni da lui adoperate.

L'opera del F. rimane esemplare per l'impianto e per la chiarezza del disegno, anche se contiene ancora false lezioni, inesattezze e lacune che furono poi corrette e integrate dalle successive edizioni curate da G. Furlanetto, da V. De Vit e, più incisivamente, da F. Corradini. Ogni edizione del Lexicon ha una sua interessante storia: quasi un monumento intorno al quale si adoperarono in molti a perfezionarlo. Il Furlanetto in un "Avviso letterario", pubblicato nel 1814 sul Giornale dell'Italia letteratia, aveva invitato gli studiosi di ogni parte d'Europa a segnalare aggiunte, a fare osservazioni in preparazione di un'appendice al Lexicon. L'aggiunta fu, poi, pubblicata a Padova nel 1816e conteneva oltre 3-500 voci e nuovi vocaboli ricavati soprattutto dalle scoperte codicologiche di Angelo Mai. Continuarono l'opera del F., indipendentemente l'uno dall'altro, V. De Vit e F. Corradini. Quest'ultimo si era a lungo preparato, elaborando, sulla base anche degli esiti della filologia tedesca, nuovi e più scientifici criteri lessicografici. Una edizione anastatica della quarta edizione patavina a cura del Corradini fu poi pubblicata, nel 1940, dal seminario di Padova. L'opera forcelliniana era stata, intanto, integrata e completata con varie aggiunte e con l'Onomasticon anche da G. Perin. Una ulteriore riproduzione anastatica dell'edizione del 1940fu realizzata nel 1955.

A distanza di oltre due secoli il Lexicon forcelliniano risulta, ancora oggi, fonte preziosa di consultazione per le voci non pubblicate dal Thesaurus linguae latinae, opera collettiva avviata all'inizio del XX secolo. Il confronto dà la misura della grande impresa compiuta dall'umile sacerdote che da solo schedò l'intera latinità.

Edizioni: Totius latinitatis Lexicon, consilio et cura Iacobi Facciolati opera et studio Aegidii Forcellini alumni Seminarii Patavini lucubratum, I-IV, Patavii 1771, con prefazione di G. Cognolato; 2ediz., ibid. 1805, con aggiunte di C. Sibiliato; 3ediz., ibid. 1827-31, con correzioni e aggiunte di G. Furlanetto; 4ediz., ibid. 1864-98, profondamente rivista e integrata da F. Corradini, completata poi, anche con l'Onomasticon, da G. Perin; 5ediz., ibid. 1940; ediz. a cura di V. De Vit, Prati 1858-1875. Manoscritti inediti del F. sono conservati nella Biblioteca del Seminario di Padova.

Fonti e Bibl.: Padova, Biblioteca del Seminario diocesano, XII mss. libelli semin. Patavini ab anno 1705 ad annum 1710, Status clericorum Seminarii Patavini, prout quisque se gessit in proxime habitis examinibus; ibid., ms. 320: F. Casamata, Commentarius de vita Aggidii Forcellini; G.B. Ferrari, Vita Aegidii Forcellini, Padova 1792; Id., Vitae virorum illustrium seminarii Patavini, Patavii 1815; N. Tommaseo, in E. De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri..., VIII, Venezia 1841, pp. 249-255; E. Forcellini, Lettere al fratello Marco, a cura di G. Bernardi, Padova 1876; G. Brognoligo, Appunti per la storia della cultura in Italia: la cultura veneta, in La Critica, XIX (1921), pp. 3465, 90-106, 151-169, 218-240, 328-343; S. Serena, Scrittori latini del seminario di Padova, Padova 1936, pp. 188-198; Id., L'opera data dal cardinale beato Gregorio Barbarigo nel seminario di Padova agli studi della lingua e della letteratura latina, Padova 1938; G. Bellini, Storia della tipografia del seminario di Padova, Padova 1939, pp. 255-267; Id., Le cinque edizioni padovane del Lexicon totius latinitatis di E. F., Padova 1942; G. Bellini, Sacerdoti educati nel seminario di Padova..., Padova 1951, pp. 188-196; M. Prest, E. Forcellini, Feltre 1968; G. Rosolen, E. Forcellini nel secondo centenario della morte, Vittorio Veneto 1968; A. Dal Zotto, De Forcelliniani Lexici origine altero ab auctoris obitu saeculo elapso, in Latinitas, XVII (1969), pp. 171-184; Id., Umanità e spiritualità di E. Forcellini lessicografo, in Fonti e ricerche di storia eccles. padovana, II (1969), pp. 301-338; A. Gambasin, in Dict. dhist. et de géogr. ecclés., XVII, Paris 1971, coll. 1016-1018 (con bibl.); M.R. Zorzato, in Diz. biogr. degli Italiani, XXVI, Roma 1982, pp. 647-679: s. v.Cognolato, Gaetano; G. Bianco, ibid., XXIX, Roma 1983, pp. 153-155: s. v.Corradini, Francesco; Parrocchia di S. Ulderico, Campo di Alano, III centenario della nascita del sommo lessicista E. F., Feltre 1988; B. Nardo, in Diz. biogr. degli Italiani, XXXIX, Roma 1991, pp. 380-383: s. v.De Vit, Vincenzo; M. Boscaino, ibid., XLIV, Roma 1994, pp. 65-68: s. v. Facciolati, Iacopo.

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