MENEGHETTI, Egidio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 73 (2009)

MENEGHETTI, Egidio

Chiara Saonara

– Nacque a Verona da Umberto, medico direttore del locale ospedale psichiatrico, e da Clorinda Stegagno, il 14 nov. 1892.

La prima formazione politica del M., legata agli ideali liberaldemocratici e patriottici del Risorgimento, propri dell’ambiente familiare, si apriva nel segno della consapevolezza per la questione sociale e dell’impegno per la redenzione delle classi proletarie. Nel 1908, durante gli studi liceali a Verona, partecipò alla campagna elettorale del candidato socialista, riconoscendosi nel socialismo riformista di F. Turati e L. Bissolati.

Iscrittosi al corso di laurea in medicina nell’Università di Padova, allo scoppio della guerra nell’agosto del 1914 partecipò alle manifestazioni del movimento interventista democratico e nel maggio 1915 si arruolò volontario. Gli venne concesso di concludere gli studi a Padova, diventata Università «castrense», ove vennero raccolti tutti gli studenti di medicina chiamati alle armi. Si laureò nell’aprile del 1916 con L. Sabbatani discutendo una tesi sull’«Avvelenamento da anidride arseniosa per via endovenosa»; venne quindi mandato in prima linea – in ospedali da campo, sul Carso nei pressi di Gorizia e, più tardi, sull’altopiano di Asiago –, e in prima linea volle restare, per sua richiesta, anche dopo essere stato ferito. Insignito di quattro medaglie al valor militare, di cui due (argento e bronzo) sul campo, nel 1919 rientrò all’Università come assistente di Sabbatani. Nel 1922, conseguita la libera docenza, vinse un assegno di perfezionamento all’Università di Gottinga; nel 1924 lavorò nel reparto «tripanosomi e malattie protozoarie» dell’Institut Pasteur di Parigi; nell’aprile del 1926 ottenne infine l’incarico dell’insegnamento di farmacologia e igiene nell’Università di Camerino.

Rifiutatosi di entrare nell’Associazione nazionale combattenti, vicina al Partito nazionale fascista (PNF), aderì invece, divenendone uno fra i responsabili locali, all’associazione degli ex combattenti antifascisti Italia libera, una delle prime sciolte dal regime fascista alla fine del 1925. Collaborò quindi con E. Rossi e G. Salvemini per la distribuzione a Padova di Non mollare, foglio clandestino antifascista. Dopo l’attentato a B. Mussolini del 31 ott. 1926 gli squadristi devastarono il suo studio all’Università di Padova e il suo nome comparve, insieme con quelli di altri antifascisti, in un «bando» che intimava di allontanarsi dalla città. L’Università di Padova non intervenne in sua difesa, nonostante le sue richieste, e il M. si trasferì quindi a Camerino. L’anno successivo vinse il concorso per la cattedra di farmacologia bandito da quella università, ma accettò la chiamata dall’Università di Palermo, dove rimase fino al 1932. Stimatissimo dai colleghi e dagli studenti, era ancora controllato dal regime: una denuncia sul suo comportamento politico non ebbe conseguenze per l’intervento del rettore F. Ercole.

L’impronta che dette alla sua scuola fu inizialmente quella di Sabbatani: l’applicazione dei metodi della chimico-fisica all’indagine farmacologia per ottenere dati quantitativi esatti.

In particolare, negli studi sull’azione dei metalli sui globuli rossi e sulla tossicità dei composti organici e inorganici dell’arsenico e dell’antimonio tri- e pentavalente, appariva chiara l’influenza del pensiero e degli studi del patologo tedesco P. Ehrlich, premio Nobel per la chimica nel 1908. Di particolare interesse furono le ricerche del M. sulle proprietà della materia allo stato colloidale e sull’azione farmacologica di metalli o metalloidi colloidali. Lo studio dei farmaci colloidali fu preminente nelle sue ricerche nel quindicennio 1924-40, portando alla dimostrazione che gli elementi reticoloendoteliali non accumulano soltanto i colloidi elettronegativi, ma anche quelli elettropositivi, più stabili, che rendono la loro azione più intensa. Correlate a queste furono ricerche scaturite dall’aver messo in evidenza che alcune cellule dell’alveolo polmonare si comportano come quelle reticoloendoteliali: ne vennero fondamentali risultati sulla somministrazione dei farmaci per via inalatoria.

Il M. diede importanti contributi alla chemioterapia delle malattie infettive, in particolare nell’applicazione dell’attività dei sulfamidici, degli antibiotici e degli antivirali, «provando numerosissime molecole nuove – complessi idrosolubili di bismuto, cobalto, antimonio, arsenico e complessi di bismuto con dipirocatechindisulfonato sodico – sostanze sintetizzate presso il Centro di chemioterapia del C.N.R. da lui diretto» (Santi, pp. 666 s.).

Alla fine del 1932 il M. fu chiamato all’Università di Padova, anche con l’appoggio del rettore C. Anti, nonostante i precedenti antifascisti. Dal 1933 al 1945 fu direttore dell’istituto di farmacologia; dal 1934 al 1936 diresse con L. D’Amato la Rivista italiana di terapia; nel 1941 fu membro della Commissione nazionale per la riforma universitaria.

Nel 1934 pubblicò a Padova un ampio trattato di Elementi di farmacologia e farmacoterapia, che ebbe vasta diffusione e numerose edizioni (la terza, Padova 1940, con il titolo Farmacologia generale, speciale, terapeutica, e con aggiunte su tossicologia e chemioterapia). Agli scritti scientifici vanno aggiunti i saggi di storia della farmacognosia pubblicati negli Atti e memorie dell’Accademia di scienze lettere ed arti di Padova, di cui divenne socio dal 1934.

Nella primavera del 1943 aderì al Partito d’Azione (Pd’A) che si andava organizzando in clandestinità. Dopo la caduta del regime, nel settembre del 1943 il rettore C. Marchesi lo nominò prorettore. Con Marchesi e S. Trentin, già docente a Venezia e appena tornato dal lungo esilio in Francia, nel settembre del 1943 dopo l’occupazione tedesca il M. partecipò alla costituzione, a Padova, del Comitato di liberazione nazionale (CLN) regionale veneto e quindi del suo esecutivo – poi comando – militare, allo scopo di organizzare la resistenza armata. In novembre, dopo la solenne inaugurazione dell’anno accademico trasformatasi in una clamorosa manifestazione di antifascismo, Marchesi dovette lasciare l’Italia, e Trentin, per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, venne ricoverato in una casa di cura in cui si spense nel marzo del 1944: il M. rimase così da solo a capo del CLN regionale.

Il 16 dic. 1943 la moglie, Maria Spasciani, e l’unica figlia, Lina, perirono nel primo bombardamento di Padova. Da quel momento, pur continuando l’insegnamento, il M. si dedicò senza riserve alla Resistenza: molte delle formazioni attive nella regione facevano capo all’Istituto di farmacologia, rendendo l’università il centro del movimento di liberazione. Il M. coordinò con E. Franceschini a Milano e Marchesi in Svizzera l’azione del gruppo Frama, che collegava le formazioni partigiane della zona con gli Alleati, selezionava e trasmetteva informazioni, metteva in salvo perseguitati politici, ebrei, prigionieri e piloti alleati. Diresse, all’interno del CLN e del comando regionale, le attività di guerriglia, i rapporti con le missioni militari alleate presenti nella regione e con le organizzazioni del Partito comunista italiano (PCI); favorì la nascita della brigata guastatori Giustizia e libertà intitolata a Trentin, guidata dal giovane assistente di ingegneria O. Pighin, ucciso il 7 genn. 1945; scrisse la maggior parte degli articoli (da Ricordo di Silvio Trentin a Relazione sull’eccidio di Villamarzana) del periodico del Comitato di liberazione regionale Fratelli d’Italia, nonché i manifestini diffusi in occasione degli anniversari dell’8 febbraio; curò la pubblicazione delle Confidenze di Hitler di H. Rauschning, che ebbe due edizioni clandestine nel settembre 1944 e nel gennaio 1945. Il M. sollecitava aiuti alle formazioni più combattive, interveniva nella discussione del programma del Partito d’azione schierandosi per le autonomie regionali e il federalismo, preparava i piani per l’insurrezione. Dopo i rastrellamenti dell’autunno e l’inasprirsi della repressione entrò in clandestinità, rimanendo nascosto in città. Tradito da un collaboratore, venne arrestato il 7 genn. 1945 nella clinica in cui era ricoverato sotto falso nome; con lui vennero arrestati diversi componenti del comitato e del comando regionale. Detenuto a palazzo Giusti, sede della banda Carità, una formazione di polizia italiana al servizio delle SS (Schutzstaffel), picchiato e torturato, venne poi trasferito al carcere di Verona e di là, consegnato ai Tedeschi, avviato a un campo di concentramento in Germania. A causa però dell’interruzione delle linee ferroviarie rimase nel Lager di Bolzano fino alla liberazione e il 7 maggio poté riprendere servizio all’università.

Dal maggio al luglio 1945 presiedette il CLN regionale veneto e lo rappresentò nei convegni dei CLN a Milano e a Roma. Lasciò la presidenza il 1° ag. 1945 perché eletto rettore dell’Università di Padova, in quell’anno insignita, unica tra le università italiane, della medaglia d’oro al valor militare per il contributo dato alla guerra di Liberazione.

Il M. favorì la costituzione della Voce dell’Università di Padova, una stazione radio che trasmise notiziari e programmi culturali fino al marzo 1950, e appoggiò la ripresa dell’attività teatrale, cinematografica, giornalistica degli studenti. Si batté per l’istituzione di una facoltà di agraria, il cui progetto risaliva all’anteguerra, e ne ottenne l’avvio dall’ottobre del 1946. Nello stesso anno era stato costituito presso l’università, di concerto con il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), il Centro nazionale per lo studio della chemioterapia, poi diretto dal M. per più di un decennio (1949-61).

Tra il 1945 e il 1946 rappresentò, con B. Visentini, il Partito d’azione veneto nella Consulta nazionale, facendo parte della commissione per l’Istruzione. Alle elezioni per la Costituente risultò terzo dei non eletti del Partito d’azione nel collegio unico nazionale: venne invece eletto nel 1946 al Consiglio comunale di Padova, da cui si dimise l’anno successivo, in seguito allo scioglimento del Partito d’azione. Aderì quindi al Partito socialista italiano (PSI), e fu nuovamente consigliere comunale dal 1956 al 1960.

Aderì anche al Movimento federalista europeo di E. Rossi e A. Spinelli, in cui fu membro del comitato direttivo, sostenendo le tesi dell’autonomia regionale come sinonimo di buongoverno e di realizzazione di democrazia. Nel 1948 fu nel comitato esecutivo provvisorio della Société européenne de culture, voluta dal filosofo U. Campagnolo allo scopo di salvaguardare, nel periodo della guerra fredda, la possibilità del confronto e del dialogo tra gli uomini di cultura.

Socio corrispondente dell’Accademia nazionale dei Lincei dal 1947, nel 1950 divenne socio nazionale, leggendovi poi, l’anno seguente, una dissertazione Sul modo di agire degli antibiotici; fu, inoltre, l’oratore ufficiale parlando di Antibiotici, accrescimento ed equilibri biologici nell’adunanza solenne dell’Accademia dell’11 giugno 1954.

Fra il 1946 e il 1950 presiedette la Società italiana di farmacologia e dal 1948 al 1954 fu membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione.

Nel 1949 promosse la fondazione dell’Istituto veneto per la storia della Resistenza, con sede all’Università di Padova, e volle che il ruolo delle donne nella Resistenza venisse celebrato con un monumento alla partigiana veneta: la statua in ceramica dello scultore L. Leonardi, inaugurata nel 1957 a Venezia, venne distrutta da un attentato di marca neofascista nel luglio 1961. L’ultimo suo lavoro scientifico, quasi una sintesi della sua esperienza di ricercatore, si intitolò Biologia rivoluzionaria (Padova 1962).

Negli ultimi anni il M. si dedicò alla poesia in dialetto veronese, dando voce alla sua passione resistenziale (Partigiana nuda; Lager - Bortolo e l’ebreeta), al mai dismesso impegno civile (A mila a mila, La fresa raspa) e alla sua inconsolabile solitudine (De sera). Tra il 1951 e il 1954 pubblicò alcune raccolte poetiche; nel 1955 uscì a Venezia Cante in piassa. Quasi tutte le poesie e numerosi scritti politici e civili si leggono in L’opera civile di E. Meneghetti. Poesie e prose, con prefaz. di E. Opocher - D. Valeri, Vicenza 1963.

Il M. morì a Padova il 4 marzo 1961.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Divisione prima, Fascicoli personali dei professori ordinari, 3° vers., b. 310; Padova, Arch. dell’Università, Rettorato, a.a. 1925-26, 1939-40 e ss.; Verbali del Senato accademico, III-V; Verbali del Consiglio della facoltà di medicina, a.a. 1932-61; Ibid., Arch. dell’Istituto veneto per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea, Carte Meneghetti; L’archivio di Ezio Franceschini sulla Resistenza. Il carteggio del gruppo Frama (1943-1945), a cura di F. Minuto Peri, Firenze 1997. L’elenco delle pubblicazioni scientifiche del M. per un totale di 137 titoli –comprese 15 voci scritte per l’Enciclopedia medica italiana (Firenze 1951-52) – è in R. Santi, E. M., nell’Annuario dell’Università di Padova, a.a. 1962-63, Padova 1963, pp. 657 s. Ai brevi ricordi usciti dopo la morte (M. Aloisi, Ricordo di E. M. nell’anniversario della morte, Roma 1962 [Estratto da Atti dell’Acc. nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, mat. e nat., App., f. 2, pp. 78-82]; S. Guarnieri, E. M., in Belfagor, XVI [1961], pp. 315-332) si è aggiunta, da ultimo, la monografia di C. Saonara, E. M. scienziato e patriota combattente per la libertà, Padova 2003 (con ampia appendice documentaria).

C. Saonara

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