EGITTO Provincia romana

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

EGITTO Provincia romana (Aegyptus)

G. C. Susini

La battaglia di Azio e la conseguente scomparsa di Cleopatra e di Antonio segnarono, negli anni 31 e 30 a. C., il completo inserimento dell'E. nel dominio romano. In tal modo l'E. era l'ultimo dei reami ellenistici, giunti ad altissimo livello di organizzazione statale, a subire il potere dei Romani; ma in particolare l'E. (unico tra gli stati ellenistici) conosceva nello stesso tempo per la prima volta il dominio politico, la soggezione amministrativa e fiscale, e la penetrazione culturale dei Romani, i quali prima di allora avevano largamente frequentato il paese, intrecciandovi proficue relazioni commerciali, ma senza recarvi un apprezzabile influsso.

Questi presupposti bisogna tenere presenti per comprendere le conclusioni della critica storica più moderna, che da un lato ha assai sfrondato il concetto di un potere assolutamente personale esercitato dall'imperatore in E. (che, al più, continuava, nei soli riguardi degli Egiziani, le prerogative e i poteri dei Tolomei); dall'altro, ha visto nelle lotte lunghissime divampate in E. tra la popolazione indigena, le folte rappresentanze greche, arroccate nelle città lasciate autonome dai Romani (come Alessandria, Tolemaide, Naukratis e Antinoe), e le fiorenti colonie giudaiche, tanto il riflesso delle rivalità che esistevano a Roma tra le comunità dei Greci e dei Giudei per il monopolio amministrativo ed economico del potere centrale, quanto la prova della politica di equilibrio e di mediazione costantemente seguita dai Romani in E., e, inoltre, anche il prodotto di dispute ideologiche sull'autorità dell'imperatore. Pertanto, più che dal punto di vista istituzionale, il dominio romano in Egitto interessa da quello politico (le decisioni adottate nel 30 a. C. rispecchiano infatti la effettiva consistenza del potere di Ottaviano), ed economico, poiché l'E. fu una delle maggiori sorgenti produttive del mondo romano, sia di generi di prima necessità, come il grano, sia di merci e oggetti di uso più raffinato, come i papiri, il marmo, le stoffe.

L'amministrazione dell'E., affidata del tutto alla classe equestre, verteva appunto a questo scopo, ed è da credere che l'introduzione dei conventus - unica innovazione del tutto romana nella struttura organizzativa del paese - mirasse a costituire una salda rete di sfruttamento economico, oltre che a proteggere le comunità romane di fronte alle fiorenti ed evolute comunità egizie, greche e giudaiche.

Rappresentava l'imperatore in E., e fruiva di onori particolari, il praefectus Alexandreae et Aegypti, coadiuvato da due alti funzionari, uno per l'amministrazione della giustizia (iuridicus) l'altro per le finanze (idiologus). Le attribuzioni di questi funzionari mutarono col tempo; essi furono assistiti da numerosi procuratores, mentre la divisione tolemaica del paese in nòmi, governati da strateghi, è rispettata pressoché integralmente. Augusto sviluppò un'altra istituzione tolemaica, la epistrategia, condotta a significare non più una regione militare di particolare interesse, ma la divisione del paese in tre grandi distretti civili: il Delta, l'Eptanomide e Arsinoite, e la Tebaide.

L'interesse militare del paese andò scemando vieppiù dopo la pacificazione augustea, tanto che le forze stanziate si ridussero da tre a una legione. Nel corso del I sec. si fortificò una larga fascia lungo la frontiera meridionale dell'E., detta latinamente Dodecaschoenus: il suo centro, Hierasycaminus, il punto più meridionale stabilmente occupato dai Romani nell'Impero, fu tanto stazione militare quanto tappa di transito del commercio fiorente avviato con la Nubia e l'Etiopia. Agli empori sul Delta e allo scalo di Berenice faceva capo anche un cospicuo commercio con le Indie (v. begram; indiana, arte). Le vie più importanti, tenute come piste carovaniere fuorché in alcune località del Delta, si affiancarono al Nilo diramandosi lungo i suoi rami, o seguirono la costa del Mar Rosso, del Mediterraneo, verso la Palestina e verso la Cirenaica. Strade carovaniere attraversavano la penisola del Sinai dirette a Petra, e il deserto libico per raggiungere l'oasi di Ammonium. Le comunicazioni tra il Mar Rosso (sinus Arabicus) e il Mediterraneo erano possibili con mezzi adeguati, anche per via acquea, raggiungendo il Nilo ad Heliopohs.

Le caratteristiche della dominazione romana e le sue particolari vicende non sono agevolmente riassumibili, poiché l'E. ha il noto privilegio di aver restituito, con i papiri, una mole straordinaria di documentazione archivistica pubblica e privata. Tuttavia si può forse sintetizzare tale storia nelle vicende delle diverse comunità esistenti in E.: tenuta ad un livello del tutto inferiore, economicamente e socialmente, quella egiziana, ma assai viva e influente in alcuni aspetti culturali, per esempio nella religione largamente penetrata, in forme greche, nel mondo romano (Serapide, Iside, Osiride, Anubis). La comunità greca poté essere considerata per lungo tempo come preminente, anche dal punto di vista giuridico e sociale, poichè il possesso della cittadinanza di Alessandria, sua metropoli, era considerato titolo di privilegio nell'acquisizione della cittadinanza romana. Di fatto, anche privilegi fiscali separavano le condizioni delle città autonome, in mano ai Greci, dal resto del paese. Il dominio romano non portò una sensibile variazione nella distribuzione demografica e poleografica esistente al tempo dei Tolomei, sempre tenendo presenti le condizioni di privilegio delle città autonome, e ricordando le nuove fondazioni di Babylon, fortezza militare installata da Traiano fra il Basso e il Medio E., e di Antinoe-Antinoupolis, eretta da Adriano.

L'influsso greco fu assai palese anche nella cultura (Origene, Plotino, Nonno). La vitalità della comunità giudaica si manifestò invece durante le numerose ribellioni, notevoli tra tutte quelle sotto Claudio e sotto Traiano.

I confini dell'E. restarono, con Augusto, quelli che erano con i Tolomei, il Gatabathmus maior (Golfo di Sollum, Khalig es-Salum) a occidente, e le porte del Sinai, con la città di Pelusium (presso Tell Faramà), a oriente. Verso l'interno la frontiera era indefinita, comprendendo tuttavia l'oasi di Ammonium e le cosiddette Oasis minor (Wahat el-Bahrieh) e Oasis; maior (Wahat el-Khargah). Del confine meridionale del Dodecaschoenus si è detto sopra. Nella prima metà del II sec., e verosimilmente dopo l'insurrezione giudaica domata da Traiano, il confine occidentale fu esteso a comprendere la Marmarica, tolta alla Cirenaica, sino alle porte di Darnis (Derna) e quello orientale si propagò ad abbracciare la costa settentrionale del Sinai, nel territorio dei Catabani, sino a Rhinocolura (el-Arish). La riforma tetrarchica divise l'E., attribuito alla diocesis Orientis, in quattro province: una a occidente, che comprendeva la Marmarica e la Libya propriamente detta, sino alla strozzatura di el-Alamein, col nome di Libya sicca o inferior; il Delta fu diviso in due province, cui fu lasciato il nome di Aegyptus, con l'attributo di Iovia per quella sita ad occidente, e di Herculia per l'altra; il Medio e Alto E. costituirono la provincia Thebais, dalla quale Arcadio staccò la parte settentrionale, creando una quinta circoscrizione dal suo nome (Arcadia). I nòmi furono sostituiti dai pagi, e ai praesides spettarono i sommi poteri provinciali, sin che Teodosio li sottopose a un praefectus Augustali;, che governava la restaurata diocesis Aegypti, ancora scorporata da Giustiniano in cinque eparchie. Sostanzialmente, specie nelle attribuzioni dei funzionari minori, l'ordinamento dato da Diocleziano perdurò nell'età bizantina. Questa fu caratterizzata da dispute e lotte religiose e dalle eresie in seno al Cristianesimo, nonché dalla rivalità politica e commerciale con il potere centrale di Bisanzio. L'età antica si chiude in E. con la conquista araba, completata alla metà del VII secolo.

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