Elasticità

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

elasticita

Daniela Federici

elasticità  Misura la reattività di una variabile al mutare di un’altra variabile. Con linguaggio più rigoroso, il grado di e. è dato dal valore del rapporto tra la variazione relativa (o percentuale) della variabile di cui si intende misurare l’e. (come la quantità domandata di un bene), e la variazione relativa (o percentuale) della variabile che ha causato la variazione iniziale (come il prezzo del bene). Poiché l’e. è misurata dal rapporto tra variazioni percentuali, essa non ha una sua unità di misura, o, come anche si dice, è un numero adimensionale. Particolare rilievo, nella teoria economica, ha lo studio dell’e. della domanda e dell’offerta.

Elasticità della domanda

L’e. della domanda al prezzo è definita dal rapporto tra la variazione percentuale della quantità domandata e quella del prezzo che l’ha causata. Si noti che, in generale, queste due variazioni hanno segno opposto: per es., all’aumentare del prezzo la quantità domandata solitamente diminuisce. Poiché per convenzione l’e. della domanda è misurata in valore assoluto, ossia indipendentemente dal segno, si usa premettere al rapporto tra le variazioni percentuali di quantità domandata e prezzo il segno meno. Quando la variazione percentuale della quantità è (in valore assoluto) inferiore a quella del prezzo, sicché l’e. è minore dell’unità, si dice che la domanda è anelastica (o inelastica), e una diminuzione del prezzo riduce l’ammontare totale di spesa per quel bene. Quando la variazione percentuale della quantità è superiore a quella del prezzo, e l’e. è maggiore dell’unità, si dice che la domanda è elastica, e una diminuzione del prezzo fa aumentare la spesa totale. Il valore della e. della domanda dipende in particolar modo dall’esistenza o meno di beni sostituti (➔ bene): un bene con sostituti stretti tende ad avere una domanda elastica (come margarina e burro, Coca Cola e Pepsi ecc.); un bene che non ha sostituti stretti tende ad avere una domanda anelastica (come benzina, sigarette ecc.). Va notato, inoltre, che la domanda dei beni di prima necessità e quella dei beni di lusso sono in genere assai meno elastiche di quelle dei beni intermedi tra le due categorie suddette e di quelli voluttuari. Poiché la domanda si adegua a una variazione del prezzo lentamente nel tempo, una domanda anelastica, nel breve periodo, può divenire elastica quando si considera un intervallo temporale più ampio. Oltre che in relazione alla qualità propria del bene, l’e. della domanda varia, poi, in rapporto alle condizioni economico-sociali degli acquirenti e, pertanto, l’e. della domanda può essere calcolata non solo rispetto al prezzo, ma anche rispetto al reddito dei consumatori. L’e. della domanda rispetto al reddito assume normalmente valori positivi, salvo che per i beni inferiori (come la margarina rispetto al burro) la cui domanda, rispetto al reddito, ha invece una e. negativa (➔ anche domanda, curva di). La presenza di beni inferiori introduce la possibilità che esistano beni di Giffen (➔ Giffen, bene di), la cui caratteristica peculiare è quella di possedere una relazione tra quantità domandata e prezzo positiva anziché negativa. 

Si parla, inoltre, di e. incrociata nel caso del rapporto tra la variazione percentuale della quantità domandata di un bene e quella del prezzo di un altro. Essa può essere positiva (come per i beni succedanei), negativa (come per i beni complementari) o nulla. Qualora ci si occupi della domanda di un fattore di produzione, sull’e. influiscono l’e. della domanda dei beni alla cui produzione il fattore è destinato, la misura in cui il fattore partecipa al costo totale di produzione, la facilità con cui può essere sostituito da altri fattori, e i cambiamenti di prezzo degli altri fattori.

Elasticità dell’offerta

L’e. dell’offerta misura la variazione percentuale della quantità offerta di un bene in rapporto alla variazione percentuale del prezzo del bene stesso. La reattività dei produttori al prezzo dipende, in parte, dalla facilità con cui essi possono spostare la loro produzione verso altri beni, e, in secondo luogo, dal modo in cui i costi reagiscono a mutamenti della produzione.

Elasticità di un’imposta

Nella finanza pubblica si parla di e. di un’imposta, nel senso di un automatico adeguarsi del gettito del tributo (➔) all’aumentare o al diminuire della base imponibile (➔), senza bisogno di periodiche revisioni degli accertamenti. Elastiche sono, pertanto, le imposte indirette, in particolare quelle sui consumi, e rigide sono le imposte dirette (➔ imposta p).

Elasticità di sostituzione

Dal lato della produzione, l’e. di sostituzione misura con quale facilità è possibile sostituire un input (➔) con un altro. Essa è misurata dalla variazione percentuale dell’impiego relativo dei fattori produttivi (capitale su lavoro) rispetto alla variazione percentuale del loro prezzo relativo (salario su prezzo d’uso del capitale). Per es., se la funzione di produzione è di Cobb-Douglas (➔ Cobb-Douglas, funzione di), l’e. di sostituzione è costante e pari a 1. Ciò significa che, se il rapporto tra salario e prezzo d’uso del capitale cresce del 10%, l’impiego del capitale rispetto al lavoro aumenta anch’esso del 10%.