CORNALBA, Elena

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 29 (1983)

CORNALBA, Elena

Dario Ascarelli

Possiamo porre la sua nascita intorno al 1860. Dalle scarne biografie che la riguardano e dalla stampa di Milano che si interessò di lei all'epoca del suo debutto alla Scala, viene indicata come allieva di Margherita Wuthier Casati, che era stata maestra di perfezionamento alla scuola di ballo di quel teatro nel decennio 1870-1880. Tuttavia la C. non figura negli elenchi delle allieve compilato da P. Cambiasi per gli anni 1873 e 1878 e vi si trova invece il nome di Adelaide Cornalba che prendeva parte agli spettacoli dati in quegli anni (P. Cambiasi, La Scala, cronache 1771-1819, p. 332).

Il 2 genn. 1878 la C. debuttò al teatro Apollo di Roma nel balletto Lore-Ley di I. Monplaisir, riprodotto da C. Merzagora, ma non riuscì a celare all'esperto occhio del pubblico e della critica la mancanza di quella esperienza di palcoscenico che, per una ballerina professionista, è forse più importante di un'accurata preparazione tecnica: "La signorina Cornalba calca da poco tempo i teatri..." (Il Popolo romano del 2 genn. 1878) ed ancora "La signora Cornalba era un po' troppo commossa per poterne giudicare imparzialmente..." (La Libertà del 3 genn. 1878). Tuttavia il 24 febbraio dello stesso anno, sempre all'Apollo, la C. ottenne un successo personale ne La Stella di Granata di C. Merzagora, con musica di C. Dall'Argine, balletto che non riscosse il favore della critica romana.

Scritturata insieme con Enrico Cecchetti dal teatro La Fenice di Venezia, partecipò ai balletti Rolla di L. Manzotti con musiche di C. Pontoglio e L. Angeli (11 genn. 1879) ed Ondina di A. Pallerini con musiche di C. Dall'Argine (marzo 1879): soprattutto nel primo la C. ebbe un entusiastico successo che oscurò completamente l'esibizione del celebre partner e non mancò di suscitare nella stampa le querelles d'obbligo.

Un efficace ritratto della C. ci viene da un articoletto in dialetto veneto apparso sul periodico Il Pirata: "La ballerina fa furori; lassando da parte che la ze una bela figura, e la possede de le bele linee che fan vegner molte tentation, xe fora de dubbio che la bala come la fusse on essere che no xe de ossi e carne" (3 febbr. 1879). Questa colorita descrizione contrasta con quella di J. Baril: "Remarquable par sa brillant technique, malgré un physique ingrat" (Dict. de dance, p. 84).

Il 6 genn. 1880 la C. debuttò alla Scala di Milano nel balletto Delial di A. Pallerini, con musiche di R. Marenco, ma l'esito dello spettacolo fu disastroso. I giornali che recensirono la rappresentazione, impegnati nel demolire il lavoro, si astennero quasi tutti dal dare giudizi sulla ballerina: tra le rare eccezioni troviamo la Frusta teatrale dell'11 gennaio, che parla di "magnifica esecuzione da parte della prima ballerina" e l'Asmodeo del 10 gennaio, che riconosce alla "simpatica ed ancor giovane Cornalba" di avere "nell'azione un genere corretto ed efficace ad un tempo".

La sfortunata serie dei balletti scaligeri a cui partecipò la C. continuò con La fille mal gardée di J. Mendez e P. Taglioni, con musiche di P. Hertel (22 genn. 1880), e con il Morgano di Taglioni e Hertel (21 febbr. 1880), comparato quest'ultimo "a certi sigari svizzeri: un quarto buoni e tre quarti cattivi" (Corr. della sera del 22-23 febbr. 1880). La C. concluse la sua permanenza alla Scala danzando ne Le due gemelle di Pallerini, con musiche di A. Ponchielli, balletto che venne più apprezzato per la musica che per le coreografie. L'indifferenza del pubblico milanese, che forse rimpiangeva la Virginia Zucchi, e la mediocrità degli spettacoli condizionarono la critica teatrale che trattò la C. in modo piuttosto sbrigativo e talvolta con scoperta ostilità: "La signorina Cornalba [nella Fille mal gardée] fece benino" (La Perseveranza del 23 genn. 1880) oppure "Incominciamo col dire che la parte di Elva [nel Morgano] è di stragrande importanza e che disgraziatamente alla Scala quest'anno non abbiamo nella signora Cornalba né una ballerina né una mima quale vorrebbesi in questa parte" (Gazzetta dei teatri del 26 febbr. 1880).

Nel settembre 1881 la C. tornò a Roma per interpretare all'Alhambra il balletto Pietro Micca di L. Manzotti, con musiche di G. Chiti, e rimase in questo teatro per alcuni mesi, partecipando a numerose repliche del lavoro ed alle prove di Sieba di Manzotti e Marenco, che però non verrà rappresentata per sopraggiunte difficoltà finanziarie. Nel gennaio 1883 la C. si trasferì a Parigi in occasione dell'inaugurazione del teatro Eden, che iniziò la sua attività con il ballo Excelsior di Manzotti e Marenco nel quale ricoprì il ruolo della "Civiltà". Come solista partecipò al balletto Sieba, dove il ruolo di prima ballerina era ricoperto da V. Zucchi (ottobre 1883). Nell'ottobre 1884 fu protagonista de La corte d'amore di A. Balbiani, con musiche di L. de Wenzel; a proposito di questo balletto fu scritto che "ottenere un successo sulle stesse scene dove poche sere innanzi compiva il suo cinquecentesimo trionfo l'Excelsior di Manzotti non era impresa facile... la parte della Regina fu sostenuta in questo ballo dalla valentissima danzatrice Cornalba, nostra concittadina" (Il Teatro ill., nov. 1884).

Sempre da prima ballerina la C. danzò in Messalina di S. Danesi con musiche di G. Giaquinto (febbraio 1885), in Speranza (dicembre 1885) e in Viviane di R. Pugno e C. Lippacher (ottobre 1886). La critica parigina, al contrario di quella italiana, diede alla C. le gratificazioni e l'appoggio che la sua tecnica e il suo talento meritavano e le assicurò un incontrastato dominio delle scene fino alla sua ultima apparizione in quella città dove ella viene ricordata come "une danseuse di primo cartello, sans rivale à Paris. Une prodigieuse élévation, de pointes infatigables, la force e la grâce réunies, tels sont le dons hors ligne qui lui ont valu des applaudissements sans fin" (Le Figaro del 29 ott. 1886).

Nel 1887 la C. fu ingaggiata dal teatro Mariinskij di Pietroburgo e nel marzo dell'anno seguente divenne prima ballerina all'Empire Theatre di Londra. Tornò nel 1889 al Mariinskij per danzare nel Talisman di M. Petipa con musiche di R. Drigo e di nuovo all'Empire per il balletto Versailles di Katti Lanner e J. Wilhelm con musiche di L. de Wenzel (23 maggio 1892), dove secondo I. Guest: "Palladino replaced Coppini after the second performance, and was in turn replaced by Cornalba a week later" (The Empire Ballet, p. 40).Nel maggio 1895 nello stesso teatro la C. fu protagonista di una fantasia inserita nel balletto Faust musicato da Meyer Lutz e E. Ford, che fu per lei solo un'occasione per sfoggiare il suo virtuosismo accademico: (Cornalba in "Faust" played no role herself, but appeared merely to dance classical pas, which formed a strong contrast with the eccentric dance performed by Will Bishop" (ibid., p. 47).

Il nome della C., al di là delle vicissitudini da lei avute soprattutto in patria a causa di un discutibile gusto coreografico e di un costume teatrale ancora provinciale nella sua stessa ingiustificata partigianeria, si colloca nella storia della evoluzione tecnica del linguaggio accademico, accanto ad altre famose colleghe italiane come A. Ferraris, G. Salvioni, C. Brianza e la P. Legnani, La C. contribuì ad arricchire di continui apporti tecnici quella già vasta gamma di possibilità espressive, che solo la mancanza di saldi valori artistici "fin de siècle" poté far degenerare nel gusto del virtuosismo come acrobazia e competizione fini a se stesse. Dopo il 1895 non si hanno altre notizie su l'attività artistica della C. e non sono noti né il luogo né la data della sua morte.

Fonti e Bibl.: Roma, Bibl. del Conserv. di S. Cecilia, Collezione Carvalhaes dei libretti di balli; critiche e recensioni in: La Capitale, 3 genn. 1878; L'Arte, 17 ott. 1883; P. Cambiasi, Rappresentazioni nei Reali Teatri di Milano, Milano 1872, p. 95; Id., La Scala 1778-1889, Milano 1889, pp. 332 s.; C. W. Beaumont, Complete Book of Ballet, London 1937, p. 470; I. Guest, The Empire Ballet, London 1962, pp. 40, 47, 88; C. Gatti, Il Teatro alla Scalanella storia e nell'arte. Cronologia, II, Milano 1964, p. 204; L. Rossi, Ilballo alla Scala 1778-1970, Milano 1972, pp. 104, 123; La Fenice, Milano 1972, p. 222; J. Baril, Dictionnaire de dance, Burges 1964, p. 84.

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