ZARESCHI, Elena

Enciclopedia del Cinema (2004)

Zareschi, Elena

Marzia G. Lea Pacella

Nome d'arte di Elina Lazzareschi, attrice cinematografica e teatrale, nata il 23 giugno 1916 a Haedo (Buenos Aires) e morta a Lucca il 31 luglio 1999. Il suo temperamento forte e sensibile la rese particolarmente adatta a interpretare personaggi di natura tragica, soprattutto in teatro, dove ricevette numerosi e importanti consensi.

Diplomata nel 1937 presso il Centro sperimentale di cinematografia, esordì sullo schermo l'anno successivo in L'ultima nemica, diretta dal suo insegnante Umberto Barbaro; il film fu un insuccesso, ma la Z. ebbe modo di esprimere tutto il suo potenziale drammatico in un ruolo intenso e ricco di sfumature. Poche furono comunque le occasioni in cui ebbe modo di mostrare le sue eccellenti doti recitative: Sei bambine e il Perseo (1940) di Giovacchino Forzano, Il mercante di schiave (1942) di Duilio Coletti, e Peccatori (1945) di Flavio Calzavara. Vanno invece ricordate le sue interpretazioni, divenute successi personali di critica, in Rita da Cascia (1943) di Antonio Leonviola, ove disegnò la figura della santa singolare e vibrante umanità, e in Gelosia (1942) di Ferdinando Maria Poggioli, in cui diede vita all'infelice moglie del marchese di Roccaverdina; pur dotata di una bellissima voce, proprio in questi due film, i più importanti della sua filmografia, la Z. fu doppiata, mentre, anni più tardi, avrebbe prestato la sua voce ad Alida Valli nel film Il disordine (1962) di Franco Brusati.

Alla fine degli anni Trenta aveva iniziato a lavorare in teatro dove venne diretta tra gli altri da Giorgio Strehler, Luchino Visconti, Guido Salvini, divenendo successivamente per vari anni prima attrice al fianco di Vittorio Gassman. Nel dopoguerra lavorò saltuariamente al cinema in parti brevi anche se quasi sempre significative. Privilegiò le opere in costume: fu Cassandra in Ulisse (1954) di Mario Camerini, e Alessandra in Erode il Grande (1959) di Arnaldo Genoino, la regina Parsifae in Teseo contro il minotauro (1960) di Silvio Amadio, una principessa polacca in Col ferro e col fuoco (1962) di Fernando Cerchio. Venne diretta anche da Luigi Comencini in Le sorprese dell'amore (1959).

Abbandonò la carriera cinemtaografica nel 1971. Negli anni Sessanta inoltre si confermò ottima attrice anche nelle trasposizioni televisive di opere teatrali classiche e moderne, nonché negli sceneggiati.

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