FRANCINI, Eleonora

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)

FRANCINI, Eleonora

Gaspare Mazzolani

Nacque a Sesto Fiorentino il 14 luglio 1904 da Enrico e da Vittoria Marinai. Studiò presso l'università di Firenze, dove ebbe professori G. Negri ed E. Carano, sotto la cui guida si laureò nel 1926 in scienze naturali con una tesi di argomento embriologico.

Dal Negri la F. fu iniziata agli studi fitogeografici, ma i suoi interessi maggiori furono per l'anatomia, l'embriologia e la cariologia, discipline che affrontò in collaborazione con A. Chiarugi. Nel 1932 conseguì la libera docenza in botanica e venne nominata aiuto alla cattedra di botanica dell'università di Pisa, della quale era da poco titolare lo stesso Chiarugi. Gli anni pisani (1932-39), e la precedente frequentazione col Carano e col Negri, furono essenziali alla impostazione scientifica della F., sia per l'indirizzo culturale in senso evolutivo-genetico, allora assolutamente nuovo, sia per il metodo di lavoro, applicato tanto all'area morfocitologica, che a quella fitogeografico-storica.

Tra le ricerche del periodo fiorentino è particolarmente importante quella, svolta in collaborazione col Chiarugi (Apomissia in Ochna serrulata Wolp., in Nuovo Giorn. di botanica italiana, XXXVII [1930], pp. 1-250), sulla apomissia in Ochna serrulata Wolp., specie apomittica, che è allo stesso tempo autopoliploide (cioè non derivata da incroci ma da fattori diversi) e allopoliploide, nella quale ricorrono, anche sullo stesso individuo, sporogenesi normale, aposporia goniale, aposporia somatica ed embrionia avventizia. In questo lavoro monumentale, assai curato ed esaustivo, sono inserite speculazioni teoriche, indicative dell'attenzione agli aspetti genetico-evolutivi delle ricerche. Del pari notevoli sono i lavori, più strettamente cario-embriologici, sul gen. Cypripedium e specialmente sul gen. Paphiopedilum, nel quale si riscontrano variabilità cromosomica nello stesso individuo e gameti con corredi cromosomici diversi rispetto alle cellule madri.

Al periodo pisano appartengono anche studi di carattere fitogeografico, tra cui varie note sulla vegetazione dei dintorni di Firenze e dell'Etruria marittima, che aprirono una serie di contributi di altri studiosi fiorentini; la monografia sulla vegetazione del laghetto di Sibolla (Ricerche sulla vegetazione dell'Etruria marittima, II, La vegetazione del laghetto di Sibolla, ibid., XLIII [1936], pp. 62-130), che comprende specie articoboreali e atlantiche; i lavori sulla vegetazione di Monte Ceceri, sul significato ecologico e fitogeografico di Periploca graeca L. sul litorale toscano e sull'indigenato di Periploca graeca L. dal punto di vista storico (Ricerche sulla vegetazione dell'Etruria marittima, IV, Ecologia e significato della Periploca graeca L. sul litorale toscano, ibid., pp. 167-198, in collab. con R. Pardi Riccadonna).

Vinto il concorso a cattedra, la F. fu chiamata per l'anno accademico 1939-40 all'insegnamento di botanica generale nella facoltà di agraria dell'università di Bari. In questo ateneo doveva essere organizzato ex novo un istituto, in quanto, dopo una fugace presenza di V. Rivera, poi trasferito alla cattedra di patologia vegetale dell'università di Perugia, la cattedra di Bari era rimasta per diversi anni priva di titolare.

A Bari la F. rimase per ventidue anni, svolgendo un'intensa attività didattica, scientifica e organizzativa, creando, quasi dal nulla, un istituto attivo e funzionale, che gradualmente divenne un punto di riferimento per molti studiosi. Trascorso il periodo della guerra 1940-45 (durante il quale, nel 1942, si unì in matrimonio con Roberto Corti, poi professore nella facoltà di agraria di Firenze, alle Cascine), la F. ottenne nel 1948 dalla facoltà di agraria di Bari i locali per l'istituto botanico, che assorbì il piccolo preesistente istituto di botanica farmaceutica. Quattro anni dopo passava alla facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali e l'istituto, pur restando fisicamente annesso alla facoltà di agraria, era acquisito a quella di scienze, con il compito di assicurare i due insegnamenti - botanica generale e botanica sistematica - della facoltà di agraria e quello di botanica farmaceutica per la facoltà di farmacia. Nel 1957, infine, la F. realizzò una nuova più ampia sede dell'istituto con annesso orto botanico, fornito di un notevole erbario, dedicato prevalentemente alla flora pugliese, di un buon patrimonio librario e di adeguate attrezzature; a questo istituto facevano capo anche gli insegnamenti di genetica e di fisiologia vegetale. Nel frattempo non trascurava l'attività di ricerca. Con l'aiuto e la collaborazione della botanica Albina Messeri, raccolse intorno al suo istituto uno stuolo di studiosi della regione, in parte soci della sezione pugliese della Società botanica italiana, buoni conoscitori della flora e della vegetazione della Puglia. Con essi promosse molte esplorazioni in quel territorio dirette a studiarne la ricca problematica e i vari aspetti di interesse fitogeografico con l'intento di identificare e conoscere i consorzi vegetali residui della vegetazione spontanea, la flora infestante delle colture agrarie, la flora dei margini stradali e quella avventizia.

Di questa linea di ricerca, ampia e organica, restano tracce sia nei numerosi lavori di allievi, sia nei suoi contributi: questi vanno dalle ricerche sulla flora del Salento a quelle embriologiche, ecologiche, evolutive ed epiontologiche sull'ecologia comparata, sul ciclo riproduttivo e sulle esigenze climatiche di Pinus halepensis Mill., di Pinus pinaster Sol. e di Pinus pinea L.; sugli aspetti evolutivi desunti dal ciclo ontogenetico nella sistematica dei generi Pinus e Quercus, sul comportamento degli ovuli dei pini in assenza di impollinazione. A questi interessi si ricollega anche l'importante lavoro sul tappeto degli ovuli delle Gimnosperme.

Un altro studio coltivato a lungo, e condiviso con la Messeri, riguarda i rapporti pianta-ambiente nei loro effetti sui ritmi di accrescimento, apertura delle gemme e ritmo dell'attività cambiale insieme con quello sulla vegetazione dell'isola di Marettimo nell'arcipelago delle Egadi (L'isola di Marettimo dell'arcipelago delle Egadi e la sua vegetazione, in Webbia, XI [1956], pp. 607-846, in collab. con A. Messeri).

Intensa fu anche la partecipazione della F. alla vita accademica: dal 1956 al 1961 fu per due trienni preside della facoltà di scienze dell'università di Bari, e per un biennio membro del Consiglio di amministrazione dell'ateneo.

Nel 1961, in seguito alla scomparsa del Chiarugi, fu chiamata a ricoprire la cattedra di botanica nella facoltà di scienze dell'università di Firenze. Qui la F. seppe agevolmente inserirsi nell'attività didattica, scientifica e accademica, profondendo tutto il suo impegno nella direzione dell'istituto, dotato di una biblioteca assai ricca, di un erbario imponente, dei laboratori del fitotrone (ambienti climatizzati) e di microscopia elettronica, e sede di due autorevoli periodici, le riviste scientifiche Webbia e Caryologia.

A Firenze la F. continuò o riprese alcune ricerche impostate a Bari, e diverse memorie sono legate alle esperienze pugliesi (come, ad esempio, l'aspetto della vegetazione pugliese e il contingente paleogenico meridionale nella Puglia; i problemi della fitogeografia della Puglia; i temi fondamentali della conservazione floristica e della vegetazione in Puglia); ma operò anche nei nuovi campi della microscopia elettronica, riprendendo lo studio della megasporogenesi in Paphiopedilum spicerianum (Rchb.f) Pfitz. Dette anche un suo contributo alla storia della scienza, con le biografie di G. Raddi e A. Micheli, il padre della micologia, con gli articoli su una rara collezione di funghi modellati in cera da L. Calamai e sulle piante medicinali messicane del cosiddetto "Codice fiorentino" (in realtà tre codici Palatini della Biblioteca Laurenziana di Firenze), che è parte della Historia general de las cosas de Nueva España di Bernardino de Sahagun.

In questo periodo si occupò particolarmente degli adattamenti all'epifitismo delle Bromeliacee, specialmente quelle del gen. Tillandsia. Queste ricerche, che si valevano di materiali raccolti dalle spedizioni nell'America centrale patrocinate dall'Accademia dei Lincei, una delle quali fu direttamente organizzata dalla F. stessa, furono in seguito continuate da diversi allievi fiorentini e da studiosi di altre sedi. I dati raccolti direttamente da lei durante l'esplorazione del 1976 in Perù, Costarica e Messico, o derivati dalle ricerche morfologiche e istoanatomiche condotte in laboratorio, si riferivano alle Tillandsia del tipo "epifite atmosferiche con peli assorbenti" e concernevano la probabile simbiosi con microorganismi ospitati nel tegumento dell'ovulo e del seme, e nella parte ovarica, l'ontogenesi del seme, la formazione di strutture speciali come la codetta e il tubo germinale. Essi furono ampiamente esposti in un seminario su "Epifitismo ed evoluzione" tenuto all'Accademia dei Lincei nel 1981.

Poco dopo, nel 1982, la F. fu colta dalla infermità che doveva condurla alla morte, il 14 febbr. 1984, a Firenze.

La F. nel 1955 era stata eletta socio corrispondente dell'Accademia nazionale dei Lincei e socio nazionale nel 1971. Faceva parte della International Society of plant morphologists, dell'Accademia pugliese delle scienze, dell'Accademia italiana di scienze forestali, dell'Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria; era stata insignita della medaglia d'oro dei benemeriti della cultura, della scienza e dell'arte e della medaglia d'oro dell'International Columbus Association per le scienze botaniche.

Oltre a quelle citate nel testo, si ricordano qui le seguenti pubblicazioni: Embriologia di Cinanchum acutum L., in Nuovo Giorn. botan. ital., XXXIV (1927), pp. 381-395; Embriologia del gen. Stapelia, ibid., pp. 403-408; Fenomeni di aposporia somatica, aposporia goniale e di embrionia avventizia in Ochna multiflora. Nota preliminare, in Rend. dell'Acc. naz. dei Lincei, cl. di scienze fisiche, matem. e naturali, s. 6, VIII (1928), pp. 92-95; Il comportamento del nucleolo di Paphiospedilum (Rchb.f.) Pfitz. di fronte a fissatori di tipo diverso, ibid., pp. 773-784; Presenza di sostanza cromotropa nel citoplasma di Equisetum ramosissimum Desf., ibid., XLVII (1940), p. 451; Il valore scientifico e pratico dei poliploidi, in Annali della Facoltà di agraria di Bari, II (1940), pp. 55-57; La struttura dell'apice del rizoma in confronto alla struttura dell'apice del fusto aereo di Equislotum ramosissimum Desf., in Nuovo Giorn. botan. ital., XLIX (1942), pp. 337-357; Ibridazione interspecifica nel gen. Paphiopedilum. Cariologia di P. spicerianum Pfitz. e di P.x Lathanianum, ibid., LII (1945), pp. 21-29; Ecologia comparata di Pinus halepensis Mill., Pinus pinaster Sol. e Pinus pinea L. sulla base del comportamento del gametofito femminile, in Annali dell'Acc. ital. di scienze forest., VII (1958), pp. 107-172; Sulla ristampa della Nuova Flora analitica di A. Fiori, in Nuovo Giorn. botan. ital., LXVII (1960), pp. 598 s.; Primi dati sull'andamento stagionale delle temperature del tronco di olivo, ibid., LXXI (1964), pp. 280-290 (in coll. con F. Macchia e A. Messeri); Aspetti della vegetazione pugliese e contingente paleogenico meridionale della Puglia, in Annali dell'Acc. ital. di scienze forestali, XV (1966), pp. 137-193; Caratterizzazione ultrastrutturale del citoplasma della cellula della diade funzionante nell'ovulo di Paphiopedilum spicerianum Pfitz., in Giorn. botan. ital., LXXIII (1966), pp. 83 s. (in coll. con A. Fiordi Cecchi); Andamento della temperatura diurna e annuale in un tronco di Quercus suber L., in Annali dell'Acc. ital. di scienze forest., XVI (1967), pp. 253-293; Importanza dell'ambiente roccioso per la salvaguardia delle specie rare dell'isola di Marettimo, in Atti della Soc. ital. per il progr. delle scienze, II, Siena 1968, pp. 673-678; Pinus pinea non è una specie mediterranea dal punto di vista epiontologico, in Arch. bot. biogeogr. ital., XLV (1969), pp. 250-258; A. Messeri (1904-1972), in Informatore botan. ital., V (1973), pp. 40-53; G. Raddi (1770-1829), in Atti dell'Acc. naz. dei XL, s. 5, I-III (1975-76), pp. 157-169; A proposito di una collezione di funghi modellati in cera da L. Calamai, in Atti del I Congr. di ceroplastica, Firenze 1975, Firenze 1977, pp. 311-403 (in coll. con R. Bavazzano); Le piante medicinali del Codice fiorentino, in Ist. italiano-latino-americano, Roma 1979, pp. 47-68; P.A. Micheli padre della micologia, in Informatore botan. ital., XII (1980), pp. 88-92; Epifitismo ed evoluzione, in Simp. dell'Acc. naz. dei Lincei, LVII (1981), pp. 123-184.

Fonti e Bibl.: Necr. in Informatore botanico italiano, XVI (1984), pp. 5-13, 137-141; Rend. dell'Acc. naz. dei Lincei, cl. di scienze fisiche, matem. e naturali, LXXVIII (1985), pp. 61-71.

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