MORPURGO, Elio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 77 (2012)

MORPURGO, Elio

Silvia Bon

MORPURGO, Elio. – Nacque a Udine il 10 ottobre 1858, secondogenito di Abram, banchiere, e di Rebecca Carolina Luzzatto.

La famiglia Morpurgo (il cognome deriva dalla città di origine Marburg, oggi Maribor in Slovenia) è un importante ceppo di ebrei ashkenaziti che si trasferì, nel corso del XV secolo, a Vienna. La loro presenza è attestata a Trieste da un diploma di privilegio concesso da Massimiliano I d’Asburgo nel 1509 e nella fortezza di Gradisca d’Isonzo dalla fine del Cinquecento. Da questo ramo discendono i Morpurgo di Udine, attraverso gli epigoni di Elia, figlio di Aron, tra i quali si annovera appunto Abram, giunto nel capoluogo friulano nei primi decenni dell’Ottocento. Godendo di un cospicuo benessere economico costruito con l’attività finanziaria di banchiere e cambiavalute, e con il possesso e la gestione di numerose imprese agrarie e industriali, acquistò il palazzo nobiliare Valvason - Asquini, poi Valvason - Morpurgo, di impianto settecentesco e ricco di affreschi e decorazioni, che fu da lui ulteriormente abbellito. Altre derivazioni del ramo gradiscano della famiglia Morpurgo si insediarono a più riprese nuovamente a Trieste, e poi a Padova, ad Ancona, a Salonicco, ad Amsterdam e a Livorno.

Morpurgo conseguì il diploma di ragioniere presso l’Istituto tecnico Antonio Zanon di Udine. Assecondando i personali interessi rivolti verso le pratiche amministrative e politiche connesse alla gestione della cosa pubblica, oltre che verso il mondo dell’economia e della finanza, cominciò presto a frequentare i circoli liberali della città: nel 1885 venne eletto consigliere comunale e fu nominato assessore alle finanze del Comune di Udine. Nel 1886 divenne presidente della Banca cooperativa udinese, unendo all’impegno politico anche la guida di un’importante struttura finanziaria, che era stata fondata il 6 gennaio 1885 da un comitato presieduto da Bonaldo Stringher; tenne la guida della banca con operazioni intelligenti e lungimiranti per sette anni, fino al 1893.

Nel 1889 fu eletto sindaco di Udine con l’appoggio dell’intero schieramento liberale e di alcuni esponenti del circolo liberale operaio. Fu avversato unicamente dai cattolici più integralisti, i quali, attraverso il loro giornale Il Cittadino italiano, espressero forti perplessità sulla sua elezione, motivate anche da pregiudizi religiosi, e avanzarono persino l’auspicio che rinunciasse alla carica. Ma quando sei anni dopo in effetti si dimise da sindaco, optando per la carica di deputato, il giornale cattolico ne riconobbe l’intelligenza sempre pronta e mai partigiana, di cui tutta la cittadinanza gli era riconoscente.

La città, del resto, conobbe in quegli anni un rapido processo di sviluppo economico e culturale, che la portò in breve a essere il primo centro industriale veneto: Morpurgo mise a frutto le proprie conoscenze tecnico-pratiche per favorire l’area economicamente più dinamica del Veneto, avvantaggiata anche dalla vicinanza con Trieste, attivissima piazza di affari che tra la fine dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento sfruttò al massimo la potenzialità attrattiva del porto franco.

Nel 1895 fu eletto deputato nel collegio di Cividale del Friuli per i liberali moderati e venne riconfermato nelle cinque successive legislature, conservando la carica di deputato fino al settembre 1919. Nelle elezioni politiche del 1909 anche i cattolici votarono a suo favore, nonostante il permanere del non expedit, e gli rinnovarono l’appoggio nel 1913, valutando positivamente l’opera da lui svolta in Parlamento e cercando di scongiurare l’eventualità di un’affermazione di candidati democratico-radicali o socialisti.

Dal 1902 al 1905, e poi ancora dal 1907 al 1938, fu presidente della Banca di Udine, dal 1919 denominata Banca del Friuli, che era stata fondata da suo padre Abram assieme ad altri personaggi della finanza locale nel 1873. La Banca di Udine operò nella vita economica del territorio fornendo sostegno soprattutto all’industria e al commercio, rivelandosi un organismo agile e pronto nell’erogare i capitali necessari all’imprenditoria locale. Circa negli stessi anni, dal 1901 al 1937, ricoprì la carica di presidente della Camera di commercio di Udine e in tale veste promosse l’organizzazione di una Esposizione regionale, che fu inaugurata nel 1903 dal ministro delle Finanze Paolo Carcano e visitata da re Vittorio Emanuele III e dalla regina Elena.

Nel 1906 e nel 1910 ricoprì la carica di sottosegretario alle Poste e telegrafi rispettivamente nel primo e nel secondo governo di Sidney Sonnino. Nel 1916 fu nominato sottosegretario all’Industria, commercio e lavoro nel governo di Paolo Boselli, carica che conservò, dopo la disfatta di Caporetto del 1917, anche nel governo di Vittorio Emanuele Orlando. Durante gli anni del conflitto si trovò a gestire alcuni aspetti dello sforzo bellico nazionale, con particolare riguardo alla riconversione produttiva di molte aziende. Per fronteggiare il problema dei profughi di guerra il governo istituì nel 1917 un Alto commissariato e nel 1918 vari patronati locali: Morpurgo si adoperò come consigliere nel comitato direttivo del patronato di Roma. In questi anni svolse un’intensa attività politica, lavorando a varie proposte di legge, riforme, interventi pubblici modernizzatori nei diversi campi del commercio, dell’agricoltura e della finanza. Alla Camera dei deputati si schierò nel centro-destra, dando prova di non comuni competenze soprattutto in materia amministrativa e previdenziale.

Si impegnò anche nell’ambito culturale in qualità di presidente dal 1880 al 1905 del Teatro sociale di Udine e di socio corrispondente dell’Accademia di scienze, lettere e arti. Dal 1909 al 1938 presiedette inoltre il locale comitato della Società Dante Alighieri, che cercò di contribuire fattivamente alla causa del movimento irredentista e alla promozione e tutela della lingua e della cultura italiane nelle terre ancora sottoposte alla dominazione austriaca. Negli anni precedenti allo scoppio della prima guerra mondiale il comitato svolse anche funzioni organizzative e assistenziali nei confronti degli emigrati e perseguitati politici goriziani, triestini e istriani. Nel 1911, infine, fu tra i fondatori della Società storica friulana, del cui consiglio direttivo fu membro fino al 1919, quando la Società si trasformò in Regia deputazione sopra gli studi di storia patria per il Friuli, nella quale ricoprì la carica di deputato. Fu insignito di numerose onorificenze in Italia e all’estero, nonchè nel 1909 del titolo, trasmissibile agli eredi, di barone.

Il 3 ottobre 1920, mentre nei suoi molteplici ruoli era attivamente impegnato nell’opera di ricostruzione del Friuli devastato dalla guerra, fu nominato senatore (la nomina fu convalidata il 9 dicembre seguente). In occasione delle elezioni del 1921 sostenne la lista del Blocco nazionale e tra il 1923 e il 1925 confluì nel Partito nazionale fascista, di cui fu in Friuli uno degli esponenti più notevoli. Nel 1926 divenne presidente dell’Istituto delle liquidazioni, carica che mantenne fino al 1931, contribuendo così a gettare le basi per la creazione dell’Istituto mobiliare italiano nel 1931 e dell’Istituto per la ricostruzione industriale nel 1933. Prestò infine il suo impegno nell’Opera nazionale balilla, in qualità di direttore tecnico. In questi anni Morpurgo si occupò anche di assistenza pubblica, sia come benefattore della Casa di ricovero di Udine, sia come membro del consiglio centrale della Croce rossa italiana e di presidente del comitato di Udine dal 1920 al 1936.

Nel 1890 aveva sposato Eugenia Basevi, nata a Torino nel 1864, da cui ebbe tre figli: Enrico, Elda ed Elena. Eugenia Basevi sostenne molte istituzioni di beneficenza udinesi, come la Società protettrice dell’infanzia, di cui fu presidente dal 1894, l’Asilo notturno, l’Associazione scuola e famiglia, la Società operaia generale, il comitato di Udine della Società Dante Alighieri. Morì prematuramente nel 1910, compianta dall’opinione pubblica e celebrata dalla stampa locale.

Il legame di Morpurgo con le istituzioni ortodosse ebraiche appare confermato dal matrimonio con una correligionaria, anche se in certi periodi, almeno sotto il profilo della stretta osservanza religiosa, esso divenne necessariamente più labile. Morpurgo, che come molti altri ebrei apprtenne alla massoneria, rappresentò in ogni caso una figura eminente all’interno del gruppo ebraico udinese, pur di modeste dimensioni numeriche. Anzi, assieme al figlio Enrico fu tra i 16 contribuenti volontari della comunità israelitica di Udine - San Daniele, che venne fondata nel 1929, ma non riconosciuta dall’Unione delle comunità israelitiche italiane istituita nel 1930 con la legge Falco. Nel 1931 gli ebrei della provincia di Udine vennero poi conglobati, loro malgrado, nella comunità di Gorizia, che fin dal 1926 ne aveva fatto esplicita richiesta.

In seguito alla promulgazione delle leggi razziali nel novembre 1938, Morpurgo dovette ritirarsi a vita privata e lasciare tutti gli incarichi ricoperti fino a quel momento; gli fu concesso soltanto di mantenere la carica di senatore, in quanto di nomina regia e di durata vitalizia, ma gli venne sospeso l’invio degli Atti parlamentari e gli fu interdetto l’ingresso a Palazzo Madama.

Dopo l’8 settembre 1943, con la costituzione dell’Operations Zone Adriatisches Küstenland (zona di operazioni del litorale adriatico) da parte dell’occupante tedesco, vennero estese anche alla provincia di Udine le feroci misure antiebraiche del regime nazista. Il 26 marzo 1944 Morpurgo, ormai vecchio, malato e quasi cieco, da alcuni mesi ricoverato nell’Ospedale civile di Udine, venne prelevato da alcuni ufficiali delle SS e trasportato nel campo di concentramento della Risiera di San Sabba a Trieste. Il 29 marzo partì, assieme ad altri ebrei anziani e malati che erano stati rastrellati in quei giorni in ospedali e istituti di ricovero di Udine e Trieste, in un transport diretto ad Auschwitz. Morì durante il viaggio, probabilmente prima di raggiungere Badgastein, sulle montagne dei Tauri, e le sue spoglie andarono disperse.

Il figlio primogenito Enrico, nato a Udine il 6 agosto 1891, fu una figura di intellettuale di rilievo nel mondo culturale friulano. Laureato in legge e in lettere e filosofia, fu cultore di musica e assieme al padre fondò la Società storica friulana. Negli anni tra le due guerre mondiali fu inoltre membro del consiglio di presidenza della Società filologica friulana e di altri importanti sodalizi culturali e assistenziali cittadini. Nel periodo delle persecuzioni antisemite si rifugiò in Svizzera e nel dopoguerra, tra i vari incarichi, ricoprì quello di presidente della Camera di commercio di Udine dal 1948 al 1955. Morì a Udine il 5 febbraio 1969 e fu sepolto nella tomba di famiglia. Per disposizione testamentaria lasciò il palazzo Valvason - Morpurgo al Comune di Udine e gli altri immobili di cui era proprietario all’Ospedale civile della città.

Fra gli scritti di Elio Morpurgo: Le condizioni dei contadini nel Veneto, Roma 1888; Camera di commercio di Udine. Cassa nazionale di previdenza per la invalidità e la vecchiaia degli operai: relazione e deliberazioni degli industriali, Udine 1904; Le ferrovie e la difesa del Veneto, in La Patria del Friuli, 1° aprile 1908; Il pensiero dell’on. M. sulla guerra, ibid., 6 febbraio 1912; Per le piccole industrie. Relazione, in Giornale di Udine, 18 aprile 1912; La preparazione industriale per il dopo guerra, ibid., 24 settembre 1916; Lo stato liberale, Bologna 1921; Dopoguerra, in Le Tre Venezie, novembre 1928; Commemorazione di Bonaldo Stringher. Udine 11 febbraio 1931, Udine 1931.

Fonti e Bibl.: Trent’anni di vita della Banca di Udine, Udine 1903; Commemorazione di E. M., in Atti dell’Accademia di scienze, lettere e arti di Udine, s. VI, IX (1945-48), pp. 47-65; C. Rinaldi, I deputati friulani a Montecitorio nell’età liberale (1866-1919), Udine 1979, pp. 321-323; A. Vigevani, Quattro nostre generazioni (1885-1985). Cent’anni di vita della Banca popolare udinese, Udine 1985, ad ind.; G. Fabbrici, E. M., in Il Parlamento Italiano. Storia parlamentare e politica dell’Italia. 1861-1988, IX, Guerra e dopoguerra: da Salandra a Nitti, 1915-1919, Milano 1988, p. 247; L. Picciotto Fargion, Il libro della memoria. Gli Ebrei deportati dall’Italia (1943-1945). Ricerca del Centro di documentazione ebraica contemporanea, Milano 1991, pp. 54, 60, 64 s., 429; S. Bon, Gli Ebrei a Trieste. Identità, persecuzione, risposte. 1930-1945, Gorizia 2000, pp. 321-325; M. Del Bianco Cotrozzi, La famiglia Morpurgo, in Il palazzo Valvason Morpurgo, a cura di G. Bergamini - L. Cargnelutti, Udine 2003, pp. 49-57; P. Ioly Zorattini, I Morpurgo nella città di Udine, ibid., pp. 60-77.

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