ELIODORO di Emesa

Enciclopedia Italiana (1932)

ELIODORO di Emesa

Bruno LAVAGNINI

È l'autore del più esteso fra i romanzi greci conservati, le Etiopiche, o meglio Storia etiopica (Αἰϑιοπικά). Il nome e la patria sono noti perché la menzione n'è inserita nelle ultime parole del libro. L'origine siriaca spiega il tono fondamentale dell'opera che è piena di fede religiosa nel dio di Emesa, il Sole, identificato con Apollo. L'autore si dice figlio di Teodosio, e discendente del Sole, quindi probabilmente di famiglia sacerdotale. Poiché il fiorire del culto di Emesa coincide con l'avvento al trono delle imperatrici siriache, l'opera sembra da porsi fra il 225 e il 250 d. C. Concordano con tale datazione i caratteri stilistici, gl'influssi neopitagorici e altri elementi risultanti da analisi interna. Lo storico della chiesa Socrate (V, 22, 51), nel ricordare un E. che fu vescovo di Tricca in Tessaglia, riferisce la voce secondo cui egli in giovinezza avrebbe composto il romanzo. Ma non è verosimile che a Tricca sin dal sec. III fosse un vescovo cristiano, e la notizia sarà dovuta a confusione, piamente fomentata dal desiderio di giustificare il romanzo, assai casto, che fu tra i più letti.

Il romanzo, in dieci libri, è il racconto delle avventure di una coppia di giovani innamorati, secondo lo schema caro al romanzo greco. La eroina, Cariclea, figlia dei sovrani di Etiopia, esposta dalla madre, viene allevata in Delfi. Là, nei giuochi pitici, s'innamora del tessalo Teagene, e dopo infinite prove e peripezie, mentre i due amanti stanno per essere vittime, in Etiopia, di sacrifici umani, ha luogo il riconoscimento e la liberazione. La narrazione, abilmente condotta, si inizia portando il lettore in medias res. Lo stile è sostenuto e ricco di eleganze sofistiche. Ma l'arte del romanziere è scarsa e i personaggi restano maschere vuote e declamatorie. L'interesse è tutto esterno, per la concatenazione degli avvenimenti più impreveduti che travolgono i due protagonisti. Tuttavia l'opera ebbe singolare fortuna: fu nota al Tasso, che ne imitò qualche particolare, specialmente nel racconto dell'infanzia di Clorinda, al Cervantes, che ne derivò Los trabajos de Persiles y Sigismunda, e influì notevolmente sulla costituzione del romanzo moderno.

Ediz.: del Korais, Parigi 1804, su cui si basa quella di I. Bekker, Lipsia 1855. Editio princeps di V. Opsopoeus, Basilea 1534

Bibl.: E. Rohde, Der griech. Roman, 3ª ed., Lipsia 1914; K. Münscher, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VIII, coll. 20-28; R. M. Rattembury, in Proceedings of the Leeds philosophical Society, I, iv, 1927, pp. 168-178.

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