Ellenismo

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Il periodo della storia greca dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) alla battaglia di Azio, con la quale Roma si assicurò il predominio sull’Egitto (31 a.C.). In esso la civiltà greca si diffuse sull’intera area del Vicino e del Medio Oriente, dalla Macedonia fino all’India, dal Mar Nero e dal Danubio alla Nubia. In alcuni paesi il processo di ellenizzazione fu più profondo (per es. l’Asia Minore), in altri la nuova civiltà si fuse sincretisticamente con altre (per es. la Battriana), altri restarono quasi immuni dalla penetrazione culturale, anche se politicamente dipesero da regni ellenistici (per es. la Palestina).

L’enorme impero costruito da Alessandro si disgregò subito dopo la sua morte, a causa delle lotte dei suoi generali (➔ diadoco). Con la battaglia di Ipso (301 a.C.), che pose fine al tentativi di Antigono di ricostituire a unità l’impero di Alessandro, ebbe inizio il sistema politico dei vari regni ellenistici: la Macedonia, sotto i successori di Antigono; l’Egitto, sotto i discendenti di Tolomeo; la Siria, comprendente anche la Mesopotamia e la Persia, sotto i discendenti di Seleuco. Alla metà del 3° secolo a.C. si aggiunse, nella Misia, il regno di Pergamo, con la dinastia degli Attalidi. A tutti i regni pose termine la conquista romana.

La società

Nei regni ellenistici la popolazione assoggettata fu in stato di inferiorità dinanzi alla classe dominante greco-macedone: solo sul tardi, e particolarmente nell’Egitto, si dovettero fare concessioni agli indigeni per evitare pericolose sommosse degli strati non greci della popolazione. L’assenteismo dei singoli dalla vita pubblica, che già agli inizi del 4° sec. a.C. aveva provocato il graduale soccombere delle libere poleis dinanzi allo Stato macedone, fu favorito dalle tendenze assolutistiche dei sovrani. Spenta la libertà e con essa la creatività che aveva caratterizzato i Greci del 5° sec., il primato delle poleis della madrepatria non tardò a trasferirsi alle capitali e metropoli ellenistiche protette e beneficate dai nuovi sovrani: Alessandria, Antiochia, Efeso, Pergamo. La coesione della cittadinanza, caratteristica della polis ellenica, si perse negli immensi conglomerati ellenistici dove la popolazione proletaria era molto maggiore che nell’Atene del 5° o del 4° sec. a.C. Nelle città libere, dal 2° sec. in poi, vi fu una classe ristretta di grandi ricchi e cominciò a delinearsi la distinzione tra persone di ‘società’ e popolo. La condizione della donna divenne più libera; donne furono membri dei cenacoli dei filosofi e composero e pubblicarono poesie.

Influssi orientali si notano nella forma amministrativa degli Stati territoriali, nel sistema delle imposte e dei monopoli, nell’istituzione della nobiltà di corte e soprattutto nella religione. Le classi inferiori ricercarono nei culti orientali soddisfacimento al bisogno religioso non più appagato dai loro dei; furono specialmente coltivati culti orgiastici: oltre il culto di Serapide e di Iside, della Dea Sira e di Adonide, ebbero larga diffusione la religione di Mitra, originariamente iranica, l’astrologia e la magia di derivazione persiana.

La cultura ellenistica

I generi letterari. - Linguisticamente si creò un dialetto unico, la koinè, che fu mirabile strumento della diffusione della cultura greca su un’area enormemente più estesa di quanto non fosse ancora nel 5° e 4° sec. a.C. Ma il progressivo distaccarsi dei singoli dalla vita collettiva causò l’abbandono di quei generi letterari che maggiormente aderivano all’animo delle masse nell’età precedente: la tragedia e la commedia. La prima manca quasi del tutto nella letteratura ellenistica, la seconda perse mordente, fissandosi nell’elaborazione di tipi e caratteri. I generi letterari più coltivati furono i poemetti mitologici, la lirica amorosa o bucolica, l’epigramma, tutti profondamente pervasi da psicologismo e sentimentalità (➔ alessandrinismo).

Le scienze. - Di contro, le scienze esatte furono coltivate intensamente e su basi rigidamente scientifiche: fu fondata la filologia, furono elaborate la cronologia e la geografia, e i rifacimenti e le compilazioni tarde di opere ellenistiche di zoologia e botanica, di medicina e farmacologia testimoniano del successo, diffusione e divulgazione della letteratura naturalistica, mentre nella forma originale sono giunte opere di matematica e meccanica.

L’arte e l’urbanistica. - L’arte ellenistica derivò dalla nuova situazione del mondo greco le sue caratteristiche principali. In questo periodo si riprese a costruire, o a restaurare e ampliare, imponenti complessi civili e religiosi; le città assunsero un nuovo assetto urbanistico che prevedeva soprattutto la risistemazione della piazza pubblica, come nel caso dell’agorà di Atene, chiusa da imponenti porticati.

Una delle caratteristiche principali dell’e. è che l’arte non rappresentò più la voce di una comunità, ma si pose al servizio di committenti privati, come i sovrani dei vari Stati ellenistici o i collezionisti. Allo stesso tempo si andò costituendo una categoria particolare di intellettuali, della quale partecipavano anche pittori e scultori che acquistarono una nuova dignità, differenziando il loro opus artistico dalla produzione artigiana che, contemporaneamente, metteva in atto un processo di industrializzazione. L’arte era considerata un ornamento, piuttosto che l’espressione della devozione civile e religiosa dei cittadini, e l’artista acquistò una autonomia di invenzione mai raggiunta prima. L’opera d’arte ebbe quindi un valore nuovo: rivolta al piacere dei sensi (vista e tatto) e a stimolare l’intelletto, si concentrò nell’espressione di un linguaggio di estrema eleganza e raffinatezza.

Tipica dell’arte ellenistica è la ricerca esasperata del virtuosismo tecnico, del pezzo di bravura con cui l’artista mostra tutto il suo valore, al di là del contenuto che diventa un mero espediente. Il naturalismo del periodo classico si esaspera nella ricerca minuziosa del particolare, nel modo, per es., nel quale l’artista indugia nel trattare il panneggio, morbido o pesante, agitato, spesso trasparente; o ancora nel modo in cui vengono esagerati alcuni particolari grotteschi, come le rughe del volto di un vecchio, o il viso contraffatto dal dolore di un guerriero morente. Trova un notevole sviluppo, sia nella scultura sia nella pittura, il gusto alla scenetta di genere, di carattere idillico, insieme alla rappresentazione di una mitologia ‘minore’ o alla ripresa dal vero di scene di costume (la vecchia pastora, il contadino al mercato, il paesaggio bucolico o sacrale, cioè con rappresentazione di santuari campestri ecc.).

Lo sviluppo della tecnica e l’invenzione di nuovi espedienti meccanici (quali il ricalco e il montaggio nella metallotecnica), la circolazione di modelli in gesso per la toreutica e per la piccola scultura, di modelli disegnati per la pittura e la decorazione ampliarono il carattere artigianale di alcuni generi artistici fino alla formazione di una vera e propria industria di amplissime proporzioni. In tal modo il linguaggio artistico dell’e. si diffuse in tutti i mercati del Mediterraneo e orientali, influenzando e trasformando l’arte dei paesi in cui si espandeva e determinando la nascita di una media cultura artistica praticamente comune a tutto il mondo civile, che giunse, attraverso il regno di Battriana, fino a contatto dell’India.

Le città orientali di nuova fondazione diventarono centri di produzione ed esportazione, soprattutto di oggetti di lusso, anche verso la Grecia. In particolare l’Egitto tolemaico esportava papiro, vetri, bronzi, oreficerie, ceramica, profumi e tessuti; il porto di Alessandria, potenziato grazie agli imponenti lavori di ingegneria, divenne il più importante del Mediterraneo, e Alessandria la città più splendida e ricca di botteghe artistiche. Un’altra città che acquistò un notevole sviluppo fu Pergamo, che sotto la dinastia degli Attalidi divenne un importante centro di produzione artistica. Unica tra gli antichi centri greci, l’isola di Rodi mantenne il suo primato politico e culturale; qui (Lindos) sorse una delle scuole artistiche più originali e longeve, che creò una delle opere più virtuosistiche dell’e., il Laocoonte (1° sec. a.C.), quasi un manifesto dell’estetica ellenistica.

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