SWEDENBORG, Emanuel

Enciclopedia Italiana (1937)

SWEDENBORG, Emanuel

Maryla Falk

Pensatore svedese, nato a Stoccolma il 29 gennaio 1688, morto a Londra il 29 marzo 1772. Figlio di Jesper Swedberg, rettore dell'università di Upsala, più tardi vescovo di Scara, lo Sw. si compenetrò profondamente, sin dall'infanzia, della fede nel soprannaturale che dominava nell'ambiente familiare; la continua preoccupazione religiosa e la conseguente ipertensione psichica si tradusse in lui assai per tempo in stati limitari della coscienza, momenti d'inversione delle condizioni psicofisiche dell'esperienza normale. Accompagnati o in parte determinati da una temporanea cessazione del respiro, questi stati che egli denominò "respirazione interna" e che in seguito seppe riprodurre intenzionalmente, fornirono la base delle sue ulteriori esperienze e speculazioni mistiche. Studiò scienze all'università di Upsala sotto la tutela del cognato Erik Benzelius, umanista di stampo antico, il cui universalismo era ben atto a nutrire nello Sw. l'impaziente aspirazione mistica a una interpretazione unitaria di tutto il reale. Per perfezionarsi si recò a Londra, ove frequentò le lezioni di Newton; la febbre delle invenzioni da cui ora è posseduto, il fervore per la meccanica che lo induce a meccanizzare anche il fenomeno della vita organica e psichica, formano un'apparente reazione allo spiritualismo dell'adolescenza; in realtà scaturiscono dalla tendenza a superare il dualismo cartesiano di materia e spirito, che è per lui, in questo periodo, l'esponente dell'intimo contrasto psicologico tra esperienza sensibile ed esperienza mistica; questo contrasto, che sin d'ora travaglia il suo animo, lo spingerà alla ricerca di sempre nuove soluzioni per conciliare l'infinito e il finito in una visione totalitaria.

Tornato a Upsala nel 1715, nel 1716 è nominato da Carlo XII assessore al Collegio reale delle miniere, carica che coprì per trent'anni. Dopo la morte del re è nobilitato dalla regina Ulrica, modificando nello Swedenborg l'originario suo nome Swedberg.

I suoi ripetuti viaggi all'estero sono dettati da interessi scientifici e professionali; nello stesso tempo matura il suo primo sistema cosmologico, basato su premesse matematiche (Principia Rerum Naturalium, 1734). Origine del cosmo è il punto privo di dimensioni, nato dal puro (non spaziale) movimento dell'infinito, intermediario tra questo e la realtà finita. Risultato della sua evoluzione è un mondo meccanico nell'insieme quanto nelle singole parti; parimenti meccanica è l'anima umana, è una macchina vivente (Prodromus Philosophiae ratiocinantis de Infinito, 1734). Ma la continuità così stabilita tra le due forme del reale rende ancora più evidente lo iato tra l'infinita origine e la finità che ne è totalmente diversa, e conseguentemente estende la trascendenza anche all'aspetto soprarazionale della vita psichica: ciò si riflette nell'idea che la facoltà d'intuizione immediata e universale è scomparsa nel peccato originale. La presenza di tale intuizione nell'attualità della vita è però confermata allo Sw. da una ripresa degli stati mistici: un'esperienza notturna di subitanea illuminazione gli suggerisce la ricerca di un rapporto organico tra i due aspetti irriducibili dell'esperienza, e quindi dell'esistenza, e indirizza i suoi interessi verso ricerche fisiologiche e psicologiche, in cui ha buona parte anche l'autoanalisi; la simultaneità dell'illuminazione con la "respirazione interna" gli fa supporre una cooperazione tra cervello e polmoni. Questi studî, che dànno luogo a scoperte sensazionali nel campo della fisiologia del cervello (localizzazione dei processi cerebrali), hanno per scopo principale la costruzione di un nuovo sistema organico della realtà cosmica, che ne spieghi le continuità col mondo soprasensibile. La ricerca scientifica dello Sw. è ormai legata con la sua speculazione teosofica. Dal pensiero dei naturalisti-teosofi del Rinascimento egli attinge i principî della sua nuova costruzione. La dottrina dell'Oeconomia Regni Animalis (I-II 1740-41, III 1847) è un evoluzionismo di tipo emanatistico (denominato dallo Sw. "dottrina delle serie e dei gradi") in cui, nella funzione di principio fondamentale, al "punto naturale" dei Principia si sostituisce il fluidum spirituosum (o vis formatrix; l'Archeo dei paracelsisti). Emanato direttamente dalla Luce divina, esso costituisce il più alto "grado" della realtà ed è in potenza la totalità dell'Universo, il quale ne è l'ultima esplicazione in forma di macro-organismo, e più precisamente di macro-antropo. Funzione del fluidum (con esso identica) è l'anima, suprema delle tre facoltà psichiche (le due inferiori, limitate e mortali, sono quella razionale, mens, e quella vegetativa, animus); recondita potenza di intuizione universale, di gnosi, essa trascende la nostra coscienza pur essendone l'origine, e costituisce la diretta continuità con Dio.

Così il mondo elementare è ridotto a un grado inferiore dello spirito; il dualismo però non è superato, ma solo riportato alla sua originaria posizione psicologica del contrasto tra le due forme d'esperienza, che lo Sw. rappresenta con l'opposizione tra l'"uomo esterno" e l'"uomo interno". La facoltà di scelta tra i due, cioè la libertà etica, appartiene alla mens; e per quanto l'ascesa all'anima, e con ciò a Dio, richieda l'intervento della grazia divina (essendo interrotto il nesso tra l'anima e la mens), l'atto della salvazione, che culmina nell'unio mystica d'amore divino, è iniziato dallo sforzo autonomo dell'aspirazione umana. In tale affermazione di potenziale autonomia psichica si concreta un primo urto col dogma luterano (cfr. De Fide et bonis Operibus); mentre nella definizione del supremo compito umano quale distacco dalla vita sensibile si delinea il postulato ascetico.

Un ultimo tentativo di ristabilire speculativamente la continuità tra l'infinito e la realtà contingente si riflette nella dottrina delle corrispondenze, abbozzata sin dal 1740 (Clavis Hieroglyphica arcanorum naturalium et spiritualium per viam Repraesentationum et Correspondentiarum, 1748, pubblicata a Londra nel 1784). Ispirata da ideologie neoplatoniche e cabbalistiche, questa dottrina stabilisce un'analogia costante tra le forme dell'essere nella sfera divina (exemplaria), in quella intellettuale (typi), e in quella fisica (simulacra). Il valore di simbolo attribuito in tal modo ad ogni fatto del mondo terreno, si rivela nel simbolismo inerente al linguaggio stesso: basta quindi sostituire, in una frase vertente su fatti fisici, il senso spirituale dei termini a quello comune, per ottenere una verità d'ordine spirituale. Questa teoria dà allo Sw. la possibilità di una costruzione razionale della realtà soprasensibile e soprarazionale, sulla base sistematica elaborata nel periodo scientifico: a ciò è dovuto il suo apparente razionalismo nella trattazione di temi trascendenti. Le visioni e ispirazioni che egli d'ora in poi crederà fonte esclusiva delle sue dottrine, sono la continuazione immediata delle sue speculazioni anteriori.

E mentre lo scienziato cerca ancora di elucidare per via empirico-induttiva il rapporto dell'anima col corpo (Regnum Animale, I-II, L'Aia 1744, III Londra 1745, incompiuto), il mistico sente con rammarico l'imperfezione dei risultati ottenuti con questo metodo che opera con i simulacri della verità. Unica via di conoscenza perfetta gli appare l'estasi mistica che ha per condizione il distacco dell'anima. La via analitica è destinata a coloro che non sono capaci di vincere tutti i dubbî nell'atto pratico di quell'astrazione. Così la conclusione dualistica s'impone anche alle ultime costruzioni filosofiche e non sarà superata se non nella concezione soteriologica del periodo visionario. Il quale s'inizia nel 1743, con una profonda crisi interiore. Una documentazione incompleta ce ne offre il diario di quest'epoca (Sw.s drömmar, pubblicato da G. E. Klemming, Stoccolma 1859): i sogni e le visioni ivi riportati e interpretati secondo la teoria delle corrispondenze, accompagnano fedelmente lo svolgimento dell'opera in corso. Punto culminante di questa crisi è la grande visione di Cristo dopo la Pasqua 1744. Già durante la pubblicazione del Regnum animale lo Sw. si sente chiamato a comporre un "libro divino", l'opera religioso-poetica De Cultu et Amore Dei. È un'elaborazione mitica, assai libera, della Genesi - nell'ispirazione molto affine al Paradise Lost di Milton - che conserva alcune linee costruttive dei sistemi precedenti e per la prima volta concreta in un'estesa rete di personificazioni la psicologia dello Sw. Ogni tendenza psichica (amor) è funzione di uno spirito, angelo del bene o del male; il fondamentale dualismo psicologico si traduce spontaneamente nel contrasto tra Dio e Satana; la facoltà mediatrice della mens è rappresentata da Cristo. Il processo della creazione (come pure il processo della redenzione che doveva essere descritto in seguito) è concepito come un mito della psiche. Qui ancora consapevolmente simbolica, la complessa costruzione del mondo degli spiriti (modellata in gran parte sulla demonologia neoplatonica) si cristallizzerà più tardi in forma dogmatica.

L'opera rimane incompiuta: una seconda visione di Cristo (1746) che introduce una nuova e ormai continua serie di esperienze allucinatorie, determina lo Sw. a un completo mutamento della forma di vita e degli interessi speculativi: egli dà le sue dimissioni dall'ufficio fino allora coperto e nell'eremitaggio della Hornsgata trascorre il resto della sua vita, regolata con semplicità ascetica, a commentare il senso recondito delle Scritture sotto il dettato continuo degli enti soprassensibili con cui entra in contatto mediante la "respirazione interna" e il distacco dell'anima dal corpo. Sereno e socievole, narra volentieri agli amici le scene di quel mondo, ove assiste a un giudizio universale nel 1757.

La sua costruzione dei mondi spirituali conserva la forma antropomorfica dell'ultima cosmologia scientifica: le singole sfere hanno forma umana, tutte insieme costituiscono il macro-antropo. D'altro lato lo Sw. localizza le sfere d'azione delle varie categorie di spiriti nella propria persona, che identifica così in certo qual modo con la totalità universale. Per tali sue caratteristiche la singolare carriera visionaria e speculativa dello Sw. si coordina quale sottospecie nella multisecolare corrente di misticismo psicologico e auto-universalistico.

L'esegesi biblica dello Sw. (svolta in base alla dottrina delle corrispondenze e del simbolismo del linguaggio, con metodo analogo a quello di Filone e Origene), rileva, oltre il senso letterale della parola sacra, un duplice significato, spirituale (relativo al processo psico-cosmologico) e celeste (processo psico-teologico). Il suo sistema teosofico, esposto in questa forma, compie una lunga evoluzione (Arcana Coelestia (I-V Londra 1747-58, VI-IX ivi, 1796; De Coelo... et Inferno..., ivi 1758, ecc.) ed è fissato definitivamente solo un anno prima della sua morte, nella Vera Christiana Religio (Amsterdam 1771), libro canonico della chiesa da lui fondata. La coscienza di essere l'apostolo di una nuova religione, chiamato a rinnovare l'opera del Messia, lo ha sciolto da ogni vincolo di dogmi costituiti, come il metodo simbolico lo ha liberato da ogni legame al testo delle scritture. L'entità divina è l'Essere indeterminato del neoplatonismo, suo unico carattere l'infinità assoluta. Ma nella sua essenza Dio ha qualità innumerevoli, tra cui primeggiano Amore e Sapienza. La sua prima manifestazione è in forma umana, ma in dimensioni cosmico-celesti; la seconda nella forma umana di Gesù. Nella sua incarnazione Dio divinizzò l'essere umano, e in ciò consiste l'opera della salvazione. Così il problema centrale di tutto il pensiero dello Sw. è finalmente risolto nella trasposizione e quindi conciliazione del dualismo di realtà umana e divina in Dio stesso. Il dualismo nella realtà psichica è considerato prodotto di decadenza ed è superato nella prospettiva soteriologica. Insieme col dogma della Trinità di persone divine (che è ridotta a una triunità di carattere psico-antropslogico), lo Sw. giunge man mano a negare tutti i dogmi relativi al peccato originale, all'ira divina e alla redenzione. La creazione è un'emanazione che sta fuori dello spazio e del tempo che non toglie la trascendenza divina; origine del male è il peccato che mutò la coscienza intuitiva in quella razionale; la storia sacra narra la graduale caduta della prima chiesa e la progressiva riascesa dell'umanità all'unione con Dio.

Oltreché nel campo scientifico e in quello religioso (sussiste tuttora la chiesa svedenborghiana), il pensiero dello Sw. ebbe vaste ripercussioni nelle correnti filosofiche e poetico-speculative: va soprattutto ricordato il suo influsso su Saint-Martin, su Goethe e, per il tramite di Oetingere di Saint-Martin, sui romantici.

Ediz.: Un'edizione delle opere naturalistiche inedite e rare fu pubblicata in 3 volumi a cura dell'Acc. Svedese delle Scienze, con introduzione biogr.-critica di A. H. Stroh, Stoccolma 1907-11; E. S.ii Adversaria in Libros Veteris Testamenti, ed. J. F. I. Tafel, Tubinga 1842-53.

Bibl.: R. L. Tafel, Documents concerning the life and character of E. Sw., voll. 3, Londra 1875-77; Ch. Bys, Le prophète du Nord, vie et doctrine de Sw., voll. 3, Parigi 1911-13; E. A. G. Kleen, Sw., En lefnadsskildring, Stoccolma 1917-1920; M. Lamm, Sw., Eine Studie ü. seine Entwicklung... (trad. ted.), Lipsia 1922; R. Lagerborg, Fallet Sw., 1924; Schlieper, E. Sw.s System d. Naturphil., diss., Berlino 1901; M. Ramström, E. Sw.s Investigations in Natural Science, in Atti dell'Acc. d. Scienze, Upsala 1910; Sundelin, Svedenborgianismens historia i Sverige, ivi 1886; A. von Winterstein, Swedenborgs religiöse Krise und sein Traumtagebuch, in Imago, 1935, n. 3, pp. 292-338; H. de Geymuller, Swedenborg et les phénomènes psychiques, Parigi 1936.

Inoltre cfr. la bibl. delle opere di Sw. raccolta da Hyde, Londra 1909, nonché la rssegna degli studî su Sw. pubbl. da Hj. Holmquist, in Kyrklig Tidsskrift, 1909.