PILOTI, Emanuele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 83 (2015)

PILOTI, Emanuele

Antonio Musarra

PILOTI, Emanuele. – Nacque a Creta, con ogni probabilità verso il 1370-1371, da una famiglia veneziana.

Incerta è la precisa località d’origine, anche se la presenza tra i suoi scritti di un’accurata descrizione del territorio circostante Paleocastro suggerisce una certa familiarità con l’estremità nord-orientale dell’isola. Nulla è dato sapere riguardo all’estrazione sociale o allo stato patrimoniale della famiglia, la quale, a ogni modo, dovette essere particolarmente versata nella mercatura.

Quanto è noto della sua biografia deriva unicamente da un trattato da lui composto a partire dagli anni Venti del Quattrocento, incentrato sulla necessità di una conquista cristiana dell’Egitto mamelucco. È Piloti stesso a dichiarare, all’inizio dell’opera, di aver iniziato la propria carriera di mercante verso i venticinque anni, trascorrendo – non è certo se continuativamente – circa ventidue anni in Egitto, tra Alessandria e Il Cairo. Gli affari lo condussero in molti porti del Mediterraneo orientale, in particolare Patrasso, Salonicco, Famagosta e Damasco, quest’ultima visitata almeno tre volte: prima e dopo il sacco di Tamerlano del 1401 e a seguito della ricostruzione della città. Soggiornò anche a Venezia, dedicandosi al trasbordo di merci nel Levante (principalmente seta, velluto, panni dorati, ambra, zafferano, vino). Fu in buoni rapporti sia con i latini, dai quali era soprannominato «Mannoli» (verosimilmente un diminutivo del suo nome), sia con i musulmani, con i quali intrattenne diverse conversazioni d’argomento religioso.

Le prime notizie databili riguardanti la sua presenza in Egitto risalgono al 1396-97. Piloti si trovava allora al Cairo: egli afferma infatti di aver visto duecento prigionieri francesi e italiani, catturati nel corso della battaglia di Nicopoli, venire tradotti nella cittadella come dono di un emiro turco al sultano Sayf ad-Dīn Barqūq. Le relazioni di Piloti con la corte sultaniale dovettero essere piuttosto strette: nel 1409 il sultano Nāṣir ad-Dīn Faraj lo scelse per condurre, assieme a un proprio emissario, una delicata missione presso Iacopo Crispo, duca di Naxos, reo di aver acquistato dal corsaro basco Pedro de Larraondo centocinquanta mercanti musulmani di Alessandria, catturati nel corso di un attacco al largo di Antalya. Della vicenda si ha notizia da diverse fonti: secondo una lettera del 27 settembre 1409 del console veneziano di Alessandria, Biagio Delfino, il sultano avrebbe chiesto ai veneziani 2000 ducati per il riscatto dei prigionieri, giacché le navi del duca di Naxos issavano lo stendardo di san Marco; i preparativi della missione sono citati, inoltre, in una lettera inviata dal castellano veneziano di Corone e Modone al duca di Creta il 3 dicembre di quell’anno; infine, una lettera inviata dal duca di Naxos al duca di Creta il 29 aprile 1410 informa della buona riuscita dell’impresa. Tali attestazioni permettono di datare l’episodio non al 1408, come affermato da Piloti, ma all’inverno del 1409-1410. Non può dubitarsi, a ogni modo, del suo esito felice: lo stesso Piloti afferma di essere stato personalmente ricompensato dal sultano; nel corso dell’incontro egli si sarebbe servito di un interprete a causa della scarsa conoscenza della lingua araba.

La presenza di Piloti in Egitto si protrasse verosimilmente sino al 1420: le informazioni fornite sul Paese – talvolta cronologicamente imprecise, segno di una scrittura basata su dati mnemonici – sono abbondanti sino a questa data; dopodiché lo scritto assume un tono generico: non si fa cenno ad esempio alla morte del sultano Sayf ad-Dīn Tatār, occorsa nel 1421, né all’avvento di Sayf ad-Dīn Barsbāy, nel 1422; inoltre, pur diffondendosi lungamente sulla rottura delle relazioni tra il sultano e i Catalani, da lui paragonati ad autentici difensori della fede, nulla è detto riguardo ai molti tentativi di riconciliazione. Un suo ritorno in Egitto nel 1426, all’epoca della vittoriosa spedizione egiziana contro Cipro, evento da lui citato ripetutamente, deve considerarsi dubbio: egli afferma infatti che la spedizione ebbe luogo dopo la sua partenza da Alessandria, senza ulteriori specificazioni. Con tutta probabilità, Piloti si stabilì in Italia, forse a Firenze, circa la quale si mostra molto informato, soprattutto rispetto alle sue relazioni con l’Oltremare. Ebbe almeno un incontro con papa Eugenio IV, tra il 1431 e il 1434, anche se dovette recarsi più d’una volta presso la Curia papale, cui riserva, a differenza del papa, toni molto critici: il suo nome figura, infatti, in uno dei registri di conti della Camera apostolica per un pagamento effettuato il 5 gennaio 1438.

I motivi del suo abbandono dell’Egitto non sono noti, anche se è probabile che sia giunto a questa decisione per ragioni commerciali, forse per sfuggire al fisco egiziano, a suo dire sempre più vessatorio. Tale circostanza è infatti alla base della stesura del trattato sul recupero della Terra Santa, in realtà un manuale di strategia commerciale-militare per la conquista di Alessandria d’Egitto. L’unico manoscritto superstite, conservato presso nella Bibliothèque royale de Belgique, composto da trentacinque fogli doppi opistografi di pergamena finissima, legati assieme in sette quinterni di dieci fogli l’uno (273×203 mm), conserva la traduzione francese di una versione latina dell’originale, di cui è rimasta l’intitolazione: Emmanuelis Piloti Cretensis de modo, progressu, ordine ac diligenti providentia habendis in passagio Christianorum pro conquesta Terrae Sanctae, cuius rei gloriam Deus asseret Sanctissimo Pontifici Maximo Eugenio Quarto, ut simul confundat infideles Occidentis, tractatus. Incipit millesimo quadrigentesimo vicesimo vulgari sermone translatus in lingua francicegna millesimo quadrigentesimo XLI°. Con tutta probabilità l’opera faceva parte della collezione di manoscritti d’argomento orientale e crociato della biblioteca del duca di Borgogna, Filippo il Buono, anche se mancano indicazioni in proposito negli inventari noti. Il testo latino, dal quale è tratta la traduzione francese, è andato perduto, così come l’originale, composto verosimilmente da Piloti in lingua vernacolare. Il testo superstite, invece, è mancante degli ultimi fogli, contenenti probabilmente un invito a prendere la croce. Composta di tre parti – la prima dedicata alla descrizione dell’Egitto, la seconda al progetto militare vero e proprio, la terza alla potenza politica e militare dei Mamelucchi –, l’opera s’inserisce a fatica nel filone trattatistico incentrato sul recupero della Terrasanta. Piloti si concentra, infatti, sulla convenienza della conquista di città importanti dal punto di vista commerciale come Alessandria o Il Cairo; la riconquista della Terrasanta ha un ruolo del tutto secondario. Essa, a ogni modo, costituisce un’importante fonte per lo studio delle relazioni latino-mamelucche d’inizio XV secolo, oltreché della visione di un mercante latino dell’epoca.

L’opera fu portata a termine in Italia prima della morte di Piloti, il luogo e la data della quale restano ignoti.

Fonti e Bibl.: Bibliothèque royale de Belgique, Mss., 15701: Traité d’Emmanuel Piloti sur le passage en Terre Sainte. Il trattato è edito in Traité d’Emmanuel Piloti sur le passage en Terre Sainte (1420), a cura di P.-H. Dopp, Louvain 1958; nuova ed. parziale, curata da D. Régnier-Bohler, in Ead., Croisades et pèlerinages. Récits, chroniques et voyages en Terre Sainte, XIIe-XVIe siècle, Paris 1997, pp. 1227-1278; per le lettere relative alla missione condotta presso il duca di Naxos, cfr. N. Iorga, Notes et extraits pour servir à l’histoire des croisades au XVe siècle, in Revue de l’Orient latin, IV (1896), pp. 310 s., 517 s.; M.T. Ferrer I Mallol, Corsarios castellanos y vascos en el Mediterraneo medieval, Barcellona 2000, docc. 24, 25, 27; l’indicazione relativa al registro di conti della Camera apostolica è tratta da N. Iorga, Notes et Extraits pour servir à l’histoire des croisades au XVe siècle, Paris 1899, s. 2, II, p. 5 («Emmanuelis de Pirotis, florenos auri sexdecim, sine retentione, pro certis negociis domini nostri pape»).

P.-H. Dopp, L’Egypte au commencement du XVe siècle d’après le Traité d’Emmanuel Piloti de Crête (1422), Le Caire 1950; A. Luttrell, Emmanuele Piloti and Criticism of the Knights Hospitallers of Rhodes: 1306-1444, in Annales de l’ordre souverain militaire de Malte, XX (1962), 1, pp. 1-20; A. Leopold, How to recover the holy land: the crusade proposal of the late thirteenth and early fourteenth centuries, Aldershot 2000, pp. 198-200; D. Coulon, Du nouveau sur Emmanuel Piloti et son témoignange à la lumière de documents d’archives occidentaux, in Chemins d’Outre-Mer. Études d’histoire sur la Méditerranée médiévale offertes à Michel Balard, I, Paris 2004, pp. 159-170; N. Housley, Emmanuele P. plan for a crusade to capture Alexandria, in The Hospitallers, the Mediterranean and Europe. Festschrift for Anthony Luttrell, a cura di K. Borchardt - N. Jaspert - H.J. Nicholson, Aldershot 2007, pp. 139-150.

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