DE MARCHI, Emilio

Enciclopedia Italiana (1931)

DE MARCHI, Emilio

Arnaldo Bocelli

Nacque a Milano il 31 luglio 1851. Laureatosi in lettere, si dedicò subito all'insegnamento. Intanto nel 1875 fondava con alcuni amici La vita nuova, quindicinale di letteratura e d'arte, durato qualche tempo, e nel 1876 faceva rappresentare, con l'aiuto di Paolo Ferrari, una sua commediola, Dopo il duello, lietamente accolta. Fu segretario per molti anni dell'Accademia scientifico-letteraria di Milano, nella quale dal 1896 al 1900 insegnò anche stilistica. Dopo le tristi sommosse del 1898, perseguendo un nobile intento di redenzione morale del popolo, diresse presso il Vallardi una collezione di letture popolari, La buona parola, di cui egli stesso compilò i primi ventun volumetti. Morì a Milano il 6 febbraio 1901.

Mite e pensoso, fornito d'un acuto spirito d'osservazione e di una sensibilità squisita, religioso di quella religiosità che è, anzitutto, umana carità, il D. M. trasse ispirazione alla sua opera dalla vita della piccola borghesia, della gente umile della sua terra lombarda, il cui paesaggio sentì come armonizzatore e consolatore, nella sua placidità maestosa, delle inquietudini e degli affanni degli uomini. I suoi eroi sono perciò dei vinti, ma dei vinti che prima di arrendersi tentano di ribellarsi alla società o meglio alla vita stessa, in quanto la loro sconfitta più che dalla malvagità degli uomini deriva dalla loro natura, dal necessario contrasto dei loro interessi e delle loro passioni, dalla fatalità dell'amore: onde nessun odio o rancore s'accompagna a quella sconfitta, ma una fiera rassegnazione, una virile tristezza. E questa visione non pessimistica, ma serenamente dolorosa che il D. M. ha della vita, è già presente nelle Storie d'ogni colore, uscite, come quasi tutte le sue opere, a Milano, nel 1885; ma soltanto nel Demetrio Pianelli (1890) - il più perfetto suo romanzo e uno dei più belli della moderna letteratura italiana - e nei tre romanzi successivi: Arabella (1892), Giacomo l'idealista (1897) e Col fuoco non si scherza (1901, postumo), essa trova la sua piena realizzazione in una forma d'arte semplice, schietta, cordiale, tutta soffusa di quell'umorismo lombardo e manzoniano che non sorge da intenti polemici, o caricaturali, ma da una profonda comprensione e pietà della vita. In questa spirituale affinità è pertanto da intendere il "manzonismo" del D. M.; così come il suo naturalismo, più che a influssi estrinseci dei romanzieri francesi, è da ricondurre a quel suo alto e manzoniano concetto della funzione sociale della letteratura e dello scrittore, e quindi al bisogno - così diffuso tra i narratori "regionali" italiani di quel tempo - di uscire dai vecchi schemi e di porsi a contatto con la nuova vita del popolo.

Altre opere notevoli del D. M.: Il cappello del prete (1888), scritto soprattutto per nobilitare il genere dei romanzi d'appendice; Nuove storie d'ogni colore (1895); Vecchie cadenze e nuove (1899), raccolta di poesie ricca d'accenti personali; Milanin Milanon (1902, postumo), prose cadenzate milanesi. Tradusse anche in versi le favole del La Fontaine (1886), e scrisse varî libri d'erudizione e d'educazione, fra cui la tanto celebrata Età preziosa (1887), dove in forma piacevole cerca di preparare nei giovani quell'equilibrio dei sentimenti e quella fermezza della volontà per i quali credeva possibili la vittoria sul male e la felicità avvenire degli uomini.

Bibl.: F. Meda, E. D. M., commemorazione, Roma 1902; B. Croce, La letteratura della Nuova Italia, 3ª ed., Bari 1929, III, pp. 155-162; L. Russo, I narratori, Roma 1923, pp. 91-93; A. Sacheli Grixoni, La vita e l'arte di E. D. M., Genova 1925; N. Sammartano, E. D. M., Palermo 1926; A. Pesante, Due manzoniani: I. Nievo-E. D. M., Trieste 1930, pp. 133-240.

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