EMIRATI ARABI UNITI

Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)

EMIRATI ARABI UNITI

Matteo Marconi
Giuseppe Dentice
Livio Sacchi

Demografia e geografia economica. Storia. Architettura

Emirati Arabi Uniti

Demografia e geografia economica di Matteo Marconi. – Stato dell’Asia sudoccidentale. Le dinamiche demografiche ed economiche degli E. A. U. rispecchiano un modello comune anche alle altre monarchie del Golfo Persico. La popolazione è cresciuta tra il 2005 e il 2014 da 4.148.883 ab. a 9.445.624 ab., secondo stime UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs). La dinamica demografica è fortemente alimentata dal peso dell’immigrazione, che ha portato le comunità degli altri Paesi dell’Asia a rappresentare dal 44% del totale nel 2005 al 75% del 2014, riducendo a una minoranza di appena il 15% il gruppo arabo autoctono. Il forte aumento di manodopera straniera ha portato la componente maschile a rappresentare i due terzi del totale, così come la popolazione in età da lavoro a essere la stragrande maggioranza (circa il 74%). L’economia è fortemente dipendente dall’estrazione di idrocarburi, di cui gli E. A. U. detengono il 6% delle riserve a livello mondiale e per la cui produzione nel 2013 sono all’ottavo posto, con quantitativi simili a Kuwait e ῾Irāq. Consistente anche la produzione di gas naturale. Il settore industriale è alimentato dalle attività legate agli idrocarburi, tra cui la raffinazione del petrolio e la chimica. Gli investimenti per la diversificazione produttiva hanno portato all’inaugurazione del più grande impianto di dissalazione al mondo nel 2013, a Jebel Alì, e all’inaugurazione di una centrale solare a concentrazione nel 2013, ad Abū Dhābi. Il porto di Dubai è uno dei maggiori al mondo, con 13.600.000 container movimentati nel 2013. Considerevole anche l’apporto del turismo, che è passato da 7.126.000 ingressi nel 2006 a 16.430.000 nel 2012. Nonostante Dubai sia stata al centro di una bolla speculativa nel settore immobiliare, il rapidissimo sviluppo urbano ha fortemente incentivato turismo e investimenti, come testimoniato dal bilancio dello Stato, triplicato negli ultimi dieci anni. La lotta all’analfabetismo ha portato a un rimarchevole successo, con una diminuzione dal 21,2% del 2005 al 10% stimato nel 2014. Rimane uno degli elementi deboli del Paese la dipendenza dall’importazione di generi alimentari.

Indicatori economico-sociali

Storia di Giuseppe Dentice. – Sull’onda riformatrice dei primi anni Duemila, e parallelamente allo sviluppo economico, la federazione degli E. A. U. continuò negli anni successivi a portare avanti una grande trasformazione dei costumi e della società. A partire dal 2006 furono compiuti importanti progressi per la democratizzazione del Paese, con l’introduzione dell’elezione – anche se indiretta – di 20 membri su 40 dell’Assemblea parlamentare, e per una maggiore partecipazione femminile alla vita pubblica. Nel febbraio 2010, il governo federale pubblicò il National historic charter 2021, un documento programmatico in cui venivano individuati alcuni obiettivi strategici da perseguire fino a quell’anno, per il cinquantesimo anniversario della fondazione della federazione. Nel documento, particolare attenzione era posta alle problematiche riguardanti la cittadinanza emiratina e alle questioni di natura culturale, religiosa e sociale.

Nonostante la notevole instabilità regionale negli anni delle primavere arabe, l’emirato di Abū Dhābi non fu toccato dalle proteste né fu colpito da atti di terrorismo. Nella federazione non mancarono tuttavia le tensioni interne, a causa soprattutto del difficile rapporto tra i detentori del potere politico e la Fratellanza musulmana locale, rappresentata dal partito islamista al-Islah. Nel biennio 2012-13, 94 persone furono arrestate con l’accusa di ordire un golpe per portare al potere la Fratellanza musulmana. Tale situazione portò inoltre a un inasprimento delle tensioni con il Qaṭar, accusato di supportare le forze islamiste e di finanziare il jihadismo militante in Medio Oriente.

In merito al piano internazionale, gli E. A. U. intrattennero rapporti amichevoli con quasi tutti i vicini, così come con le maggiori potenze occidentali e asiatiche. Le relazioni con l’Irān furono invece tese, anche se accompagnate dalla promozione di periodici tentativi di conciliazione e distensione.

Architettura di Livio Sacchi. – I sette emirati – Abū Dhābi, Ajman, Dubai, Fujairah, Ras al-Khaymah, Sharjah e Umm al-Quwain –, grazie a condizioni economiche in generale molto favorevoli, hanno mostrato grande interesse nella creazione di una immagine architettonica e urbana nuova e altamente competitiva sulla scena internazionale. Il ruolo di protagonista è stato occupato da Dubai (v.), che degli E. A. U. è anche la città più popolosa e in più rapida espansione, al punto da rappresentare uno dei più straordinari fenomeni urbani degli ultimi decenni. Abū Dhābi (v.), che degli E. A. U. è la capitale nonché capitale dell’omonimo emirato, costituisce la seconda città della confederazione per numero di abitanti: il suo recente sviluppo è stato anch’esso di eccezionale interesse. Al terzo posto, per dimensione demografica, si colloca Sharjah, capitale dell’omonimo emirato.

L’edilizia ha costituito, in generale, una delle principali industrie negli E. A. U., è ciò è stato vero in particolare a Dubai, ma gli eccessi degli ultimi vent’anni, con la realizzazione di torri sempre più alte, centri commerciali sempre più grandi, isole artificiali, piste interne da sci e spiagge di sabbia raffreddata sembrano aver ceduto il passo a una nuova sensibilità ecologica, che guarda con preoccupazione all’esaurimento delle risorse fossili e lavora per un futuro architettonico e urbano sostenibile. Crescente attenzione è stata così dedicata all’ampia sfera della sostenibilità, spesso con l’aiuto di istituzioni e centri di ricerca diversi fra i quali si segnalano lo Emirates GBC (Green Building Council), fondato nel 2006 con l’obiettivo di diffondere i principi degli edifici green, e lo EEG (Emirates Environmental Group), organizzazione non governativa con base a Dubai che si occupa di sviluppo degli insediamenti urbani, trattamento dei rifiuti, conservazione dell’acqua, energie rinnovabili, trasporto pubblico, lotta alla desertificazione e così via. A testimonianza dell’importanza che i governi degli E. A. U. attribuiscono al tema, si ricorda che, dal 2008, il World future energy summit viene ospitato annualmente dal governo di Abū Dhābi nella città di Masdar, primo insediamento urbano del mondo a emissioni zero; nello stesso anno lo sceicco di Dubai Mohammed bin Rashid al-Maktoum, vicepresidente e primo ministro degli E. A. U., ha annunciato un’impegnativa iniziativa politica in favore di una economia verde e sostenibile. Obiettivi simili sono stati inseriti nei piani strategici dei diversi emirati, per es. all’interno del Dubai strategic plan 2015.

Numerosi dunque i grandi progetti di sviluppo immobiliare che propongono al mercato sia interno sia internazionale villaggi e complessi residenziali progettati in modo da garantire il riciclaggio dell’acqua, la raccolta differenziata dei rifiuti, tecnologie smart e così via. Crescente importanza è stata anche accordata alla tutela del patrimonio storico. Tali ridotte aree storiche delle città degli E. A. U., esempi di linguaggi architettonici islamici in cui sono leggibili influssi sia arabi sia persiani, sono così state oggetto di accurati progetti di restauro e destinate a nuovi utilizzi, per lo più di carattere turistico, culturale e commerciale. A Sharjah, infine, la Shurooq, Sharjah investment and development authority, fondata nel 2009 con l’obiettivo di promuovere, fra l’altro, lo sviluppo architettonico e urbano dell’emirato, ha realizzato una serie di significativi progetti, fra i quali si segnalano: Al Qasba, quartiere inaugurato nel 2005 che, all’interno di un’interessante sistemazione paesaggistica, comprende, oltre a una laguna e a un canale artificiale lungo un chilometro, un teatro, un centro congressi e altre attrazioni culturali e turistiche; Al Majaz (2012), parco costiero che si sviluppa per circa 3 km2; Heart of Sharjah, area turistica e commerciale con funzioni ricettive, museali e residenziali, inaugurata nel 2015; Chedi Khorfakkan Resort, complesso edilizio con destinazione d’uso prevalentemente turistica, anch’esso completato nel 2015.

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