SIÉYÈS, Emmanuel-Joseph

Enciclopedia Italiana (1936)

SIÉYÈS, Emmanuel-Joseph

Walter Maturi

Abate, poi conte, nacque a Fréjus il 3 maggio 1748. Studiò a Parigi ottenendo la sua licenza alla Sorbona nel 1772. Presi gli ordini sacri, seguì M. de Lubersac, vescovo di Tréguier in Bretagna, e, agli stati di Bretagna come deputato della sua diocesi, venne per la prima volta alle prese con la nobiltà. Nel giugno 1787 fu deputato all'assemblea provinciale di Orléans.

Nella campagna per la preparazione della convocazione degli Stati Generali, S. si rivelò un pubblicista di primo ordine con le brochures: Vues sur les moyens d'exécution dont les représentants de la France pourront disposer; Essai sur les privilèges; Qu'est-ce que le Tiers-État, pubblicate tra la fine del 1788 e i primi del 1789. La critica serrata dei privilegi, le censure alla costituzione inglese, l'identificazione rivoluzionaria della nazione col Terzo Stato, diedero a quelle brochures un'immensa diffusione (le ultime due furono ripubblicate a cura di E. Champion, Parigi 1888). Alle brochures, il S. fece seguire un Plan de delibérations pour les assemblées de Bailliages, che fu fatto diffondere dal duca d'Orléans, Grande Oriente di Francia, e servì di modello ai famosi cahiers.

Deputato del Terzo Stato di Parigi, nelle prime adunanze dell'assemblea, seppe sempre trovare una formula pregnante, che risolvesse le situazioni più difficili: il 20 giugno redasse il famoso giuramento; il 23 giugno formulò il dogma della sovranità nazionale.

Membro del comitato di costituzione, propose che una dichiarazione dei diritti dell'uomo precedesse la costituzione, e si oppose al diritto di veto del re. Il 27 settembre presentò all'assemblea il famoso piano della divisione territoriale della Francia in dipartimenti; l'8 giugno 1790 venne nominato presidente dell'assemblea e nel febbraio 1791 membro del direttorio del dipartimento di Parigi. Sembrava che stesse per riprendere uno dei posti di comando della rivoluzione, quando la difesa della monarchia, da lui assunta dopo la fuga e il ritorno del re, gli fecero perdere i favori popolari. Sciolta la Costituente (30 settembre 1791), il S. lasciò ogni altro ufficio.

Alla Convenzione nazionale il S. entrò come deputato per la Sarthe, e divenne membro dei comitati di costituzione, di difesa nazionale, d'istruzione pubblica. Ma tutti i progetti da lui presentati furono respinti ed egli non tornò a primeggiare nella Convenzione che dopo la caduta di Robespierre. Allora ottenne la rientrata dei girondini nell'assemblea, assunse in pieno la direzione della politica estera nel comitato di Salute pubblica, concluse il trattato dell'Aia (16 maggio 1795) con l'Olanda e caldeggiò l'alleanza con la Spagna contro l'Inghilterra. Membro dei Cinquecento, dopo la fine della Convenzione, il S. non volle far parte né del direttorio, né del Ministero degli esteri. Fondò il circolo costituzionale, dove fu preparato il colpo di stato del 18 fruttidoro, e accettò l'ambasciata di Berlino. Il 16 maggio 1799, finalmente, entrò a far parte del direttorio. Costituzionalista nato, voleva realizzare il suo sogno: dare alla Francia una costituzione creata da lui. Si appoggiò per questo a Bonaparte e partecipò al colpo di stato del 18 brumaio. Bonaparte gli fece elaborare la nuova costituzione, ma ne cambiò completamente lo spirito. Ne nacque un conflitto dal quale il S. uscì vinto. Nominato grande ufficiale della Legion d'Onore e conte dell'Impero, fu esiliato dalla restaurazione (1816) e visse a Bruxelles. Rientrò in Francia dopo la rivoluzione di luglio. Morì nella sua terra di Crosne il 22 giugno 1836.

Bibl.: C.-A. Sainte-Beuve, Causeries du lundi, Parigi s. a., V, pp. 189-216; A. Bigeon, S., l'homme, le constituant, ivi 1893; H. Néton, S., ivi 1900; J. H. Clapham, The Abbé S., Londra 1912; Glyndon Van Deusen, S. His life and his nationalism, New York 1932. Su alcuni aspetti di S., cfr. specialmente: A. Mathiez, La Révolution et la théorie de la dictature, in Revue historique, 1929; Y. Koung, Théorie constitutionnelle de S., Parigi 1934.

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