ENDIMIONE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

ENDIMIONE (᾿Ενδυμίων; Endymion)

H. Sichtermann

Figlio di Aetlio e di Calice, re di Elis, secondo alcune fonti, secondo altre proveniente dalla Caria, dove si mostrava la sua tomba in una grotta presso il Latmo. È conosciuto come pastore giovane e bello ed amante di Selene, che lo visitava mentre dormiva, per baciarlo. Il sonno gli fu concesso da Selene stessa, ovvero l'eroe lo ricevette da Zeus, a sua richiesta, come dono eterno. Solo dall'ellenismo in poi è stato rappresentato nell'arte, esclusivamente come amante di Selene, e forse anche la tradizione letteraria raccolse originariamente il soggetto solo in quell'epoca. Nella pittura pompeiana appare più di quindici volte, per lo più addormentato, ma anche sveglio come pastore o cacciatore, con due lance, visitato da Selene che arriva in volo. Le pitture, molto diverse tra loro, si compongono generalmente di tipi conosciuti, ma, probabilmente, alcune di esse derivano da un modello ellenistico. Accanto alle pitture dobbiamo porre i mosaici, come quello di Udna (Africa settentrionale). Di gran lunga più frequentemente il mito è rappresentato sui sarcofagi romani, perchè il soggetto era preferito per il suo significato sepolcrale. Il Robert ne conta 54 singole rappresentazioni; da allora se ne sono aggiunte numerose altre. Possiamo distinguerne 4 gruppi: i) E. giace a sinistra dormente nel grembo del Sonno alato, mentre Luna, arrivando dalla destra, scende dalla sua biga ed una figura femminile alata (Aura) regge i cavalli. La scena è completata da alcuni Amorini. 2) La stessa azione si svolge da sinistra a destra; E. giace sulla roccia. 3) Come il 2° gruppo, ma a destra è aggiunta Luna che parte sulla biga. 4) Come il 3° gruppo, ma Luna, che parte, è posta a sinistra. Nei gruppi 2-4 possiamo trovare anche dèi locali ed altre figure. Accanto a queste rappresentazioni ne troviamo altre singolari. Anche i rilievi dei sarcofagi seguono i modelli ellenistici, come ci fa supporre un rilievo del Vaticano con lo stesso soggetto, che dovrebbe risalire alla prima epoca adrianea. Appartiene alle poche rappresentazioni conservate oltre ai sarcofagi. Sono da aggiungere cippi funerarî della Stiria, rilievi di Sens, Metz, Istanbul, della Spagna ed il ninfeo di Side, non tutti interpretati con assoluta sicurezza. Le sculture con questo soggetto sembra siano state rare; ne abbiamo un esempio in una scultura già esistente a Catajo. Molto meno frequentemente, anziché con Selene, E. si trova da solo, per lo più dormente, come pastore o cacciatore con i suoi cani, Così lo troviamo sul rilievo dei Musei Capitolini ed anche su lampade, nella pittura e su mosaici (Nîmes, forse anche Piazza Armerina). Sono conservate anche alcune statue; la più conosciuta è quella di Villa Adriana, ora a Stoccolma; altre (con qualche variante) si trovano a Leningrado, Londra e al Vaticano. Talvolta statue di giovani addormentati vengono identificate con E.; così il frammento di Budapest. Probabilmente queste statue erano isolate e non aggruppate con Selene. Non si è formato un tipo costante di E. addormentato; E. per lo più ha come altre figure addormentate, il braccio ripiegato sulla testa, posa già considerata caratteristica per lui nei tempi antichi. La tradizione più recente per la quale E., amato da Hypnos sia stato da questo lasciato dormire con gli occhi aperti, non è stata rappresentata nell'arte figurativa. Le figure occasionali di E. sveglio delle pitture pompeiane non hanno a che fare con questa versione.

Monumenti considerati. - Pitture pompeiane: W. Helbig, Wandgemälde, p. 187, Nr. 950-962 e p. 457 (supplemento; identico con Sogliano 119, n. 592); Sogliano, p. 75, n. 456 e 457; Not. Scavi, 1908, p. 76 s., fig. 7; Herrmann-Bruckmann, p. 186, tavv. 134-136 e fig. 54; S. Reinach, Rép. Peint., 53, 3 e 4; 54, 1-4 e 6; H. Diepolder, in Röm. Mitt., 41, 1926, p. 49 s.; G. Lippold, Antike Gemäldekopien, p. 138; K. Schefold, Die Wände Pompejis, Berlino 1957, p. 368. - Mosaici: S. Reinach, Rép. Peint, 54, 5 e 55, 2; Inv. des Mos. de la Gaule et de l'Afr., ii, p. 11, n. 18, p. 124, n. 369 (Udna); i, p. 74, f. n. 330 con tavola (Nîmes); Not. Scavi, 1950, p. 308; G. V. Gentili, in Boll. d'Arte, xxxvii, 1952, pp. 33-46 (Piazza Armerina). - Rilievi: M. Collignon, Comptes Rendus Ac. Inscrip. et B. Lettres, xxiii, 1895, p. 183 s., tav. 3 (Side); Brit. Mus. Cat. of Terr., p. 413, n. D 651 (frammento, non sicuro); S. Loeschcke, Lampen aus Vindonissa, p. 487, n. 113 e 129 (lampade); F. Drexel, in Röm. Mitt., xxxv, 1920, p. 123; A. Conze, Röm. Bildwerke in Oesterreich, tav. 5 e 7; S. Reinach, Rép. Rel., ii, 130, 2 (cippi funerarî della Stiria); A. García y Bellido, in Arch. Esp. Arqu, xxv, 1952, p. 410 s., con tavola (rilievo in bronzo); E. Espérandieu, iv, 10, n. 2766; S. Reinach, Rép. Rel., i, 401, 6 (Sens); E. Espérandieu, iv, 51, n. 2849 (Sens); v, 435, n. 4389 (Metz); G. Mendel, ii, n. 368 (Istanbul); S. Jones, 219, n. 92, tav. 53; Brunn-Bruckmann, p. 440 (Mus. Cap.); W. Amelung, Vat. Kat., ii, 426, n. 257, tav. 48. Anderson 3937; G. Lippold, Vat. Kat., iii, 2, 415; C. Robert, Sarkophagrel., iii, 1, p. 54 (Vaticano). Sarcofagi: F. Cumont, Recherches sur le Symb. Fun., 246 ss.; v. Schoenebeck, in Röm. Mitt., li, 1936, p. 264, nota i; G. Lippold, Vat. Kat., iii, 2, 412 ss.; J. Fink, in Riv. di Archeol. Crist., xxvii, 1951, pp. 167-190; R. Etienne, in Rev. des Ét. Anciennes, lv, 1953, pp. 361-378; A. Paoletti, Materiali Archeol. nelle Chiese dell'Umbria, Perugia 1958 (in generale); C. Robert, Sarkophagrel., iii, 1, p. 53 ss., n. 39-92, tav. 12-25; S. Reinach, Rép. Rel., ii, 203, 2 (Chicago); Not. Scavi, 1939, 70 (Ostia); A. M. Colini, in Capitolium, 1941, p. 46 (Roma); Fasti Arch., i, 1946, 251, n. 2024, fig. 87 (Ucubi); Bulletin of the Walters Art Gallery, i, 6, 1949. Sculture: Arch. Anz., 1928, 258, fig. 7 (Budapest); Brunn-Bruckmann, p. 510; W. Müller, in Röm. Mitt., liii, 1938, p. 174 (Stoccolma); O. Waldhauer, Die Ant. Skulpt. d. Ermitage, ii, 51, s. n. 165, tav. 43 (Leningrado); Smith, Cat. of Gr. Sculpture, iii, 24, n. 1567 (Londra); Dütschke, v, 195, s. n. 475 (Catajo).

Bibl.: v. Sybel, in Roscher, I, cc. 1246-1248, s. v. Endymion; Bethe, in Pauly-Wissowa, V, 1905, cc. 2257-2560, s. v.; P. Ducati, in Rend. Acc. Linc., XXVII, 1918, p. 33 ss.; Boyancé, in Rev. des Ét. Anciennes, 1939, pp. 319-324; Ed. S. Le Comte, Endymion in England, New York 1944; N. v. Mossolow, Endymion, Dissert., Berlino 1946; V. Pestalozza, in Acme, VI, 1953, pp. 349-374; V. Pestalozza, in Archivio Glottologico Italiano, XXXIX, 1954, pp. 27-42.