Piccolomini, Enea Silvio

Enciclopedia Dantesca (1970)

Piccolomini, Enea Silvio

Gianvito Resta

I rapporti del P. con D. riguardano particolarmente due opere: il De ortu et auctoritate Imperii Romani, e il Dialogus Aeneas pro donatione Constantini. La prima fu scritta nel 1446, allorquando Enea Silvio - la cui attività di uomo politico lo aveva portato ad assumere la funzione di consigliere di Federico III (1443) - era pervenuto a una più meditata chiarificazione del suo pensiero politico, allontanandosi sempre di più dalle tesi conciliari, a favore di una restaurazione dell'autorità dell'Impero.

È appunto il De ortu et auctoritate Imperii Romani l'espressione più manifesta e più completa di questo nuovo orientamento della sua attività e del suo pensiero: trattato di ampio respiro il cui fulcro è costituito dal problema della " natura essenziale dello stato edella moderna definizione di sovranità ". I vari punti in cui si articola la trattazione, a proposito della funzione e della competenza della sovranità imperiale, e più particolarmente, i concetti relativi all'origine provvidenziale della monarchia e dell'impero romano, al duraturo mantenimento della pace (attuabile solo attraverso la sicurezza dell'Impero), uniti all'affermazione del significato universale di esso, richiamano direttamente la Monarchia di Dante. Questi, appunto, fu certamente conosciuto dal P., che, con ogni probabilità, contribuì a diffonderne il pensiero politico in Germania. Non è poi escluso che a fargli conoscere e apprezzare D. sia stato quell'Antonio de Roselli, che proprio a Siena fu suo maestro (" Antonius de Rosellis... praeceptor meus Senis fuit ").

Nel Dialogus pro donatione Constantini, dedicato al cardinale Giovanni di Carvajal, composto tra il 1454 e il 1456 ma mai portato a termine, il richiamo a D. è più vario e appariscente. Un primo punto di contatto con la Commedia è costituito proprio dallo spunto da cui prende le mosse il Dialogus, cioè la narrazione di un sogno fatto da Enea Silvio (in un manoscritto della Bibl. Universitaria di Bologna l'opera si legge appunto col titolo di Somnium); ma a questo aggancio iniziale si accompagnano altri rapporti, più che testuali, di struttura: come la cornice e varie situazioni (l'incontro con s. Bernardino da Siena che, come il dantesco Virgilio, lo guiderà attraverso i tre regni; l'episodio di Pietro da Noceto inseguito da due fiere; l'elogio fatto da s. Bernardino dei tre fiorentini, Salutati, Marsuppini, Bracciolini), tutti elementi, comunque, che confermano un gusto e una lettura insospettati nella pur varia attività letteraria del Piccolomini.

Bibl. - L. Frati, E.S.P. imitatore di D., in " Nuova Antol. " CCXCIII (1920) 169-181; D. Lea, The donation of Costantine, in " English Historical Review " XXXVII (1921) 37-40; K. Eckermann, Studien zur Geschichte des monarchischen Gedankens in 15 Jahrhundert, Berlino 1933; F. Battaglia, E.S.P. e F. Patrizi: due politici senesi del '400, Siena 1936, 44-45.

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