Castèlli, Enrico

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Filosofo italiano (Torino 1900 - Roma 1977). Diresse l’Istituto di studi filosofici e il Centro internazionale di studi umanistici. Il suo pensiero, interessato particolarmente alla filosofia della religione, fu informato ai principi dello spiritualismo cristiano (Filosofia della vita, 1924; Filosofia e apologetica, 1929) e dell’esistenzialismo teologico (Existentialisme théologique, 1948, trad. it. 1966; I presupposti di una teologia della storia, 1952). Nell’interpretazione della “vita comune”, accentuò il carattere “paradossale” del rapporto umano al tempo, di cui fu (come Jankélévitch) acuto interprete: Preludio alla vita di un uomo qualunque, 1941; L’esperienza comune,  1942; L’indagine quotidiana, 1956; I paradossi del senso comune, 1970; Il tempo esauito, 1947; Il tempo invertebrato, 1969; Il tempo inqualificabile, 1975. C. introdusse tra i primi l’ermeneutica in Italia e articolò criticamente il problema della demitizzazione (La critica della demitizzazione, 1972). Riunì, ogni anno a gennaio, e pubblicò i più importanti convegni internazionali su quei temi: La teologia della storia e l’ermeneutica, 1962; Demitizzazione e immagine, 1962; L’analyse du langage théologique: le nom de Dieu, 1969; Ermeneutica e escatologia, 1971; Demitizzazione e ideologia, 1973; Il sacro: studi e ricerche, 1974; Temporalità e alienazione, 1975. La sua filosofia dell’arte fu feconda, in particolare per l’Umanesimo: Il demoniaco nell’arte, 1958; Simboli e immagini, 1966; L’Umanesimo e la Follia, Roma 1971. Ha lasciato una vasta opera aforistica e autobiografica: Pensieri e giornate, 1963; mentre postumi sono usciti, in IV volumi, i Diari (1923-1976), 1997-1998.

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