ENRICO II re d'Inghilterra

Enciclopedia Italiana (1932)

ENRICO II re d'Inghilterra

Reginald Francis Treharne

Nato nel 1133, figlio maggiore di Goffredo Plantageneto, conte d'Angiò, e di Matilde, figlia ed erede di Enrico I. Benché Enrico I avesse costretto nel 1133 i suoi baroni a giurare fedeltà a sua nipote, quando egli morì nel 1135, i baroni, temendo il dominio degli Angioini, elessero il cugino di Matilde, Stefano di Blois, re d'Inghilterra e duca di Normandia. Negli anni 1138-1144 Goffredo conquistò la Normandia, investendo E. del ducato nel 1150, e, quando Goffredo morì nel 1151, E. ereditò l'Angiò, la Turenna e il Maine. Nel 1152 egli ottenne il vasto ducato d'Aquitania con lo sposare la duchessa d'Aquitania Eleonora, divorziata da Luigi VII di Francia. Così teneva sotto il suo dominio due terzi della Francia ed era uno dei più forti principi d'Europa. Nel 1153 invase l'Inghilterra e costrinse Stefano a riconoscerlo per suo successore. Quando Stefano morì nel 1154 E. gli succedette senza opposizione.

Sebbene bizzarro, passionale e senza scrupoli, E. cercava l'ordine e la giustizia e possedeva energia, coraggio e tatto politico. Pur sostenendo con fermezza il concetto che aveva dei suoi diritti, non cercò di ledere gli altrui. In un anno egli portò l'ordine in Inghilterra, smantellando i castelli non autorizzati e ristabilendo il sistema di governo di Enrico I. Limitò il potere dei principi gallesi e li obbligò a riconoscere la sua sovranità; tolse agli Scozzesi il Northumberland, il Cumberland e il Westmorland; soffocò una rivolta degli Angioini fomentata da suo fratello Goffredo; impose la sua sovranità nella Bretagna e avrebbe imposto le pretese d'Eleonora su Tolosa, se non fosse intervenuto Luigi VII di Francia, suo sovrano, che egli non volle attaccare; quindi fece una pace vantaggiosa con Luigi nel 1160, fidanzando il suo figlio maggiore Enrico con la figlia di Luigi, Margherita, della quale doveva essere dote il così a lungo disputato Vexin normanno.

Nel 1162 venne inaspettatamente in conflitto con la Chiesa. Avendo desiderato da lungo tempo di definire le rispettive giurisdizioni delle corti secolari ed ecclesiastiche, E. nominò nel 1162 primate il suo cancelliere Tommaso Becket, il suo più intimo amico e consigliere. Ma Becket, volendo servire la Chiesa con la stessa devozione con la quale aveva servito E., si dimise dalla carica di cancelliere e cominciò a sostenere le richieste della Chiesa in modo più rigido e intransigente. Nel 1163 sorsero le questioni fondamentali, quando E. invitò il clero ad accettare il ristabilimento delle costumanze del regno di Enrico I; il clero rifiutò di dare il suo assenso incondizionato, e Becket si oppose in modo particolare alla domanda di E., che i chierici colpevoli dovessero sottostare a punizioni laiche. Al consiglio di Clarendon, nel gennaio del 1164, Becket finì col rifiutare il suo consenso alle Constitutions, ed E., per vendicarsi di lui, indusse il Gran Consiglio a dichiarare Becket colpevole di disubbidienza alla corte del re per essersi rifiutato di rispondere in una causa iniziatavi contro di lui. Becket fuggì in Francia, dove rimase per sei anni. E. devastò la sua diocesi, mandò in esilio i suoi parenti e formò a poco a poco un partito vescovile contrario a Becket, mentre il papa Alessandro III, minacciato dal Barbarossa, non osava urtare E. con un attacco aperto. Nel luglio 1170 Alessandro ottenne una riconciliazione fra E. e Becket a Frétéval. La riconciliazione non fu però che formale, poiché le Constitutions non erano ancora discusse, e Becket ritornato in Inghilterra scomumcò immediatamente i partigiani di E. all'apprendere questo, E. esclamò indignato: "Ci sarà ben qualcuno che mi libererà da questo fastidioso prete" e quattro dei suoi cavalieri, prendendolo alla parola, si recarono a Canterbury e assassinarono nella cattedrale Becket (29 dicembre 1170). E. sfuggì ai guai solamente sottomettendosi al papa Alessandro, poiché Becket era divenuto subito un martire e un santo, l'opinione pubblica era molto eccitata, e i nemici di E. in Inghilterra e in Francia aspettavano il momento per colpirlo. Ma tanto Alessandro quanto E. desideravano la pace, e nel 1172 E. ebbe l'assoluzione a facili condizioni, dopo aver promesso fedeltà ad Alessandro e aver fatto voto per una crociata. È significativo che nelle Constitutions of Clarendon Alessandro annullava solo quelle che proibivano l'appello a Roma e imponevano punizioni secolari ai chierici colpevoli.

Questi dissensi diedero modo ai principi gallesi di accrescere il loro potere, e, benché mantenesse la sua sovranità, E. non poté arrestare la loro aggressione nelle marche; tuttavia riuscì a recarsi in Irlanda nel 1171 e stabilire la sua sovranità tanto sui capi irlandesi quanto sui baroni anglo-normanni.

Nel 1173 E. ebbe ad affrontare una vasta rivolta. Egli aveva provveduto in anticipazione alla spartizione del suo regno, incoronando re d'Inghilterra suo figlio Enrico, assegnando la Bretagna al suo secondo figlio Goffredo e facendo duca d'Aquitania il suo terzo figlio Riccardo. Però egli non accordò loro nessun potere effettivo ed essi gli si ribellarono nel 1173, incoraggiati dalla madre e da Luigi VII. Molti baroni francesi di E. si unirono a loro. Li appoggiavano i re di Francia e di Scozia, i conti di Fiandra e di Boulogne e i conti di Chester, di Leicester, di Derby, di Norfolk e alcuni altri potenti nobili inglesi. Rimasero però fedeli ad E. il clero e la massa dei baroni inglesi, che avevano rispetto per il suo ordinato governo, e la lotta s'iniziò fra l'anarchia feudale e l'ordine monarchico. Ma E. sottomise la Bretagna e respinse gli attacchi dei Francesi e dei Fiamminghi nella Normandia; il suo Justiciar, Riccardo di Lucy, represse i rivoltosi in Inghilterra prima che essi avessero avuto modo di riunirsi e sconfisse gli Scozzesi, facendone prigioniero il re. Nel 1174 la rivolta fu soffocata in Inghilterra, e il re di Scozia offrì in vassallaggio il suo regno, permettendo ad E. di porre guarnigioni in alcuni castelli scozzesi; Luigi VII fece la pace e allora i figli di E. si sottomisero.

La vittoria ottenuta su questa che fu nella storia inglese l'ultima rivolta feudale puramente anarchica, diede la possibilità a E. di eseguire una trasformazione nella vita inglese, di sviluppare un sistema razionale di leggi per il regno intero e di creare un meccanismo per la loro esecuzione. E. non si limitò a ristabilire il sistema di suo nonno, e fin dai primi anni del suo regno sebbene tutto preso dai gravi avvenimenti politici, iniziò l'opera della nuova costruzione (v. inghilterra: Storia).

E. e Luigi VII rimasero in pace dal 1178 alla morte di Luigi nel 1180, ed E. contribuì ad assicurare il trono a Filippo, figlio di Luigi. Ormai Enrico era il monarca più forte in Europa, governando l'Inghilterra e due terzi della Francia ed estendendo la sua sovranità sul Galles, sulla Scozia e sull'Irlanda. Il re di Sicilia ed Enrico il Leone, duca di Baviera, avevano sposato figlie sue ed egli veniva eletto arbitro delle discordie fra i re. Ma, quando E. fu al colmo del potere, Filippo II cominciò a insidiarlo, fomentando le discordie fra E. e i suoi figli, poco leali, e gl'irrequieti baroni dell'Aquitania. Nel 1181 i giovani Enrico e Riccardo vennero in discordia fra di loro, ed E. dovette muovere guerra contro il suo erede, che fu sostenuto da Filippo, fino a che non morì il giovane E. nel 1183. Nel 1184 Riccardo si ribellò, quando E. propose di passare l'Aquitania a suo figlio Giovanni, ed E. dovette abbandonare il progetto. Intanto crebbero i suoi dissensi con Filippo, che nel 1188 spinse Riccardo ad un'ultima rivolta, nella quale E. fu sconfitto e costretto a riconoscere Riccardo per erede dei suoi dominî indivisi, abbandonando il progetto di provvedere al figlio favorito Giovanni. Vinto dalle infermità e dalle umiliazioni, E. morì apprendendo che Giovanni aveva prestato mano ai cospiratori (6 luglio 1189).

Bibl.: Cambridge Medieval History, V, cap. 17, Cambridge 1926; H. W. C. Davis, England under the Normans and Angevins, Londra 1905; G. B. Adams, Political History of England, 1066-1216 (ed. W. Hunt e R. L. Poole), Londra 1905; J. H. Ramsay, The Angevin Empire, Londra 1903; Kate Norgate, England under the Angevin Kings, Londra 1887; W. Stubbs, The Const. Hist. of England, I, Oxford 1903; T. F. Tout, Chapters in the Admin. Hist. of Medieval England, I, Manchester 1920; L. F. Salzmann, Henry II, Londra 1917; J. R. Green, The Hist. of the Life of Enry II, Londra 1888; F. W. Maitland, Enry II and Criminous Clerks, in English Hist. Review, VII, pp. 224-34; R. W. Eyton, Court Household and Itinerary of Henri II, Londra 1878.

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