RANDONE, Enrico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 86 (2016)

RANDONE, Enrico

Anna Millo

RANDONE, Enrico. – Nacque a Napoli il 2 gennaio 1911 da Vincenzo, funzionario ministeriale, e da Daria Senni.

Conseguita la licenza liceale a Roma nel 1926, all’età di quindici anni, a causa della morte prematura del padre, dovette cercarsi un impiego per poter continuare gli studi, conclusi nel 1931 con la laurea in giurisprudenza.

Ancora adolescente entrò nella Sitmar-Società italiana di servizi marittimi, dapprima come modesto impiegato e, dopo la laurea, come funzionario amministrativo e legale. Quando nel 1932 la Sitmar venne fusa con il Lloyd triestino, preferì dedicarsi alla libera professione e come giovane avvocato si fece conoscere nell’ambiente commerciale-finanziario della capitale svolgendo incarichi relativi alla liquidazione di alcune società minori partecipate dalla Sitmar stessa. Nel 1937 fu assunto dalle Assicurazioni Generali di Trieste presso l’ufficio delegato di Roma con mansioni di funzionario, iniziando così quella carriera interna alla compagnia che doveva portarlo ai massimi vertici aziendali.

Le Assicurazioni Generali, sorte a Trieste nel 1831 durante la sovranità asburgica e divenute una società di diritto italiano nel 1918, erano allora una grande impresa internazionale che, attraverso una rete di affiliate e controllate, raggiungeva i mercati assicurativi di quattro continenti. Il management che la dirigeva era espressione di un capitale azionario suddiviso tra un largo numero di azionisti, non soggetti alla prevalenza di un solo gruppo.

Dopo il periodo della guerra, trascorso tra il 1940 e il settembre 1943 nel Regio Esercito e, tra il novembre del 1943 e l’aprile del 1945, nell’esercito della Repubblica sociale italiana, Randone tornò alla vita civile riprendendo il suo incarico a Roma, occupandosi di pratiche di contenzioso legale e raggiungendo, nel 1949, il grado di vicesegretario. Nel 1956 fu chiamato a Trieste come vicedirettore dell’Ufficio studi, periodo durante il quale si dedicò ad approfondire la tematica dei rischi connessi allo sfruttamento dell’energia atomica a fini industriali e della responsabilità civile nucleare, un campo nuovo che rivelava la crescente complessità dei rischi e la loro dimensione internazionale. Poco tempo dopo accettò di passare a un lavoro più operativo. Trascorso un breve tirocinio all’estero e in Italia, nel settembre del 1957 approdò così alla Direzione per l’Italia di Milano e al grado di condirettore, con competenze sulla responsabilità civile auto e sulla responsabilità civile per rami diversi ed elementari (infortuni, malattie, grandine e bestiame), nonché sulla relativa rete di agenzie. Nominato direttore nel 1961 e direttore centrale nel 1967, nel 1970 raggiunse il grado di direttore generale nell’ambito del ricambio del management interno promosso dal presidente Cesare Merzagora, da poco insediatosi al vertice.

Durante il periodo milanese, protrattosi per diciotto anni fino al 1975, Randone si dedicò, per i rami a lui affidati, a sviluppare il mercato italiano sul quale le Generali detenevano una complessiva posizione preminente rispetto ad altre compagnie.

Restavano aperti tuttavia larghi margini di crescita, in un momento in cui si registrava la crescita media del reddito pro capite e l’avvento della motorizzazione di massa del Paese. Grandi risultati nel campo della ‘raccolta premi’ era così destinata a raggiungere la responsabilità civile auto, che nello spazio di un decennio, tra il 1960 e il 1970, risultò per le Generali più che triplicata, anche se il contemporaneo aumento dei sinistri e la forte corsa al ribasso nelle tariffe applicate da parte delle compagnie concorrenti, italiane ed estere, costituirono spesso una spina nel fianco per la compagnia triestina. Fattori congiunturali esterni, come il rallentamento della crescita economica e il riaccendersi di tensioni inflazionistiche, contribuirono a determinare nel 1974, a fronte di un raddoppio nella raccolta degli affari non in grado tuttavia di compensare i crescenti costi di gestione, un pesante deficit del ramo, destinato a incidere sul pur positivo utile generale di bilancio.

Pesavano su questa non florida situazione, oltre ai fattori di mercato cui si è fatto cenno, incognite di tipo politico, dovute alle incertezze sull’introduzione della obbligatorietà dell’assicurazione sulla responsabilità civile auto, diventata realtà in Italia nel 1969, e ricorrenti voci su una ventilata nazionalizzazione. Il decreto attuativo della legge fu approvato soltanto nel 1971, dopo vivaci discussioni sollevate in seno all’ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici), dove non tutte le imprese erano favorevoli al provvedimento, timorose degli effetti di tariffe dei premi fissate per legge.

Randone, secondo la sua espressa testimonianza, esercitò insieme a dirigenti di altre compagnie un’azione di lobbing e concorse, forte della sua esperienza in campo legale, all’elaborazione di un testo normativo che, accogliendo alcune delle proposte degli assicuratori, temperava le condizioni generali di polizza.

L’impegno di Randone non fu limitato all’ambito nazionale: soprattutto a partire dal 1970, quando divenne direttore generale a Milano, collaborò in rappresentanza delle Generali ad alcune organizzazioni di categoria a livello internazionale.

Dal 1973 al 1977 fu presidente del gruppo di lavoro Auto del CEA (Comité Européen des Assurances), fondato nel 1953 per studiare fin dai prodromi dell’unificazione europea i problemi comuni del settore assicurativo in una prospettiva di integrazione dei mercati. Nel 1976 fu a capo di una commissione di esperti per presentare proposte alla Commissione europea per una direttiva comune in materia di responsabilità civile auto. Anche all’interno dell’ANIA – del cui consiglio direttivo faceva parte – si occupò del settore assicurazione auto. Nel 1971 era stato nominato presidente dell’Associazione internazionale tra gli assicuratori grandine (AIAG), a testimonianza di un raggio di interessi non solamente settoriale e di una presenza qualificata negli ambienti internazionali degli assicuratori.

Nel giugno del 1975 tornò a Trieste, chiamato dal presidente Merzagora a rivestire la carica di amministratore delegato con responsabilità sul mercato italiano, sui problemi dell’amministrazione e del personale. Legato a Merzagora da consonanza di visione sulle esigenze di rinnovamento nella gestione finanziaria e nel privilegiare l’attenzione nei confronti degli azionisti divenuti più influenti – Mediobanca e Lazard Frères di Parigi in funzione di scudo protettivo contro temute ingerenze esterne – nel 1976 assunse la carica di vicepresidente, investitura che ne faceva l’erede designato di Merzagora.

Nominato presidente nel giugno del 1979 (e amministratore delegato nel 1981), Randone adottò fin da subito una linea di difesa dell’autonomia della compagnia e della sue scelte decisionali, che lo portò presto al dissenso rispetto all’anziano presidente onorario, che forse aveva creduto di poter continuare a esercitare la sua influenza. Quanto a coloro che nell’era Merzagora erano diventati gli azionisti di riferimento, Enrico Cuccia e Antoine Bernheim, decisi a far valere il loro peso, essi furono da Randone – per sua esplicita ammissione – costantemente consultati, in una linea di sottile equilibrio per consentire alla compagnia di preservare la sua indipendenza nella guerra di movimento allora in atto tra capitale pubblico e capitale privato.

In questo quadro complessivo la presidenza di Randone si caratterizzò per strategie coerenti di consolidamento e di crescita. Le Generali rimasero infatti un gruppo internazionale, diffuso con collegate e controllate a livello mondiale, ma l’Italia e l’Europa – in cui Randone aveva compiuto fino ad allora la sua esperienza – assunsero una posizione privilegiata.

Il decennio centrale della sua presidenza (1980-90) fece registrare la netta crescita degli affari in Italia, passata – calcolando la raccolta premi al lordo della riassicurazione – dal 25,2% (un dato in flessione rispetto agli anni Settanta, quando raccoglievano circa il 30%) al 38%, superando nettamente, grazie anche allo sviluppo del ramo vita, i risultati precedenti. Randone ebbe una particolare cura nel vigilare sul mercato assicurativo italiano (dove era anche presidente della controllata Anonima Assicurazioni e della collegata Uniorias-Unione italiana di riassicurazione), mercato sul quale si affacciavano in quel periodo alcuni imprenditori (Raul Gardini, Carlo De Benedetti, Cesare Romiti), percepiti come portatori di interessi spuri rispetto a quelli propri dell’assicurazione intesa come gestione non speculativa del risparmio privato. Randone così partecipava, sia pure da un suo specifico ambito, all’accesa dialettica e lotta interna al mondo capitalistico italiano, del quale le Generali si trovavano a far parte in virtù di precedenti partecipazioni azionarie che vedevano Randone sedere nei consigli di amministrazione di alcune società esterne al gruppo, quali Mediobanca, Banco Ambrosiano Veneto, Ferruzzi Finanziaria, Italjolly e Gemina.

In Europa, dove nel 1986 l’Atto unico europeo rendeva concreta la prospettiva della liberalizzazione economica e finanziaria, la strategia delle Generali divenne più attiva soprattutto nella seconda metà del decennio, quando si verificò a livello internazionale una maggiore stabilizzazione in campo economico e monetario. Fu allora avviata una politica di acquisizione di piccole e medie compagnie in Gran Bretagna, in Svizzera, in Francia e in Austria. Randone divenne così presidente di Generali France e vicepresidente della Erste Allgemeine di Vienna, alcune tra le più importanti controllate in Europa.

Non mancò durante la sua presidenza una prospettiva più globale, realizzandosi l’apertura di un’agenzia generale a Tokio, mentre non ebbe seguito il tentativo di rendere più corposa la presenza nel ben presidiato mercato degli Stati Uniti.

Successo solo parziale – rispetto a più ambiziosi obiettivi europei che guardavano al 1992 e alla liberalizzazione dei servizi prevista per quella data – ebbe in Francia, nel 1988, il progetto di controllo nei confronti della Compagnie du Midi, nel cui capitale le Generali erano già presenti con una piccola quota. Nonostante l’appoggio di Mediobanca e di Lazard, le Generali si scontrarono con l’opposizione della compagnia francese, che preferì allearsi con la potente Axa, mentre la società triestina dovette accontentarsi di concludere un accordo, allargando tuttavia la sua partecipazione di minoranza.

Coronati da positivo esito furono invece i tentativi esplorativi per rendere possibile il ritorno della compagnia a operare in Ungheria, uno dei Paesi dell’Europa centrale di tradizionale presenza per la compagnia triestina, da cui la ‘cortina di ferro’ della guerra fredda l’aveva esclusa. Dopo otto anni di attesa e di trattative, nel 1989 fu firmato un accordo di joint venture in virtù del quale le Generali, per prime in Europa, rientravano in quello storico mercato, diventando quindi, nel 1991, maggioritarie nella società creata allo scopo. Deposta la carica di presidente nel luglio del 1991, Randone venne nominato presidente onorario.

Dal matrimonio con Olga Biucchi aveva avuto due figli, Giorgio e Maria Grazia; in tarda età contrasse un nuovo matrimonio, con Carla Bonetti.

Morì a Milano il 10 marzo 1998.

Fonti e Bibl.: Trieste, Archivio storico delle Assicurazioni Generali, Direzione centrale, Servizio del personale, Posizioni personali, U2GE042629, R. E., fascicoli I-III; Assicurazioni Generali S.p.A., Bilancio e relazioni del 144° esercizio 1975 - Bilancio 1991 160° anno di attività, Trieste; Gruppo Assicurazioni Generali, Bilancio consolidato 1975 - Bilancio consolidato del gruppo Generali, esercizio 1991, Trieste; Assicurazioni Generali S.p.A., Bilanci delle società controllate e collegate, 1980-1991, Trieste.

A. Di Martino, Il leone delle Generali, Milano 1992; Ricordo del Presidente d’onore E. R., in Il Bollettino. Rivista delle Assicurazioni Generali, maggio-giugno 1998, pp. 9-11; T. Favaretto, Lo sviluppo dell’attività internazionale delle Assicurazioni Generali tra il XIX e il XX secolo, in Assicurare 150 anni di Unità d’Italia. Il contributo delle assicurazioni allo sviluppo del Paese, a cura di P. Garonna, Roma 2011, pp. 42-44.

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