ENTEROCLISI

Enciclopedia Italiana (1932)

ENTEROCLISI (dal gr. ἔντερος "intestino" e λύξω "lavo")

Francesco Galdi

Con questo termine s'indica l'immissione di liquido nell'intestino per la via del retto con apposito strumento. L'uso delle lavande intestinali è antichissimo e fu particolarmente diffuso nel sec. XVIII. Il lavaggio dell'intestino ha ricevuto varie denominazioni (clistere, clisma, enema) e s'è praticato con mezzi svariati (clisopompe, siringhe di svariate forme e dimensioni); oggi però s'adotta ordinariamente l'enteroclisma del Cantani, che si basa sul principio della livellazione dei liquidi nei vasi comunicanti. È un recipiente di vetro o anche d'altro materiale della capacità di 2000 cmc., graduato con segni che si differenziano generalmente di 250 cmc.; alla parte inferiore, che finisce a beccuccio, s'innesta un tubo di gomma di circa 2 metri, che termina con una cannula d'ebanite provvista, verso il tubo di gomma, d'una chiavetta. Prima d'adoperare l'apparecchio occorre cacciare l'aria dal tubo di gomma mediante lo stesso liquido.

Le indicazioni dell'enteroclisi sono numerose: più spesso vi si ricorre per ottenere pronte evacuazioni dei segmenti distali del tubo digerente (enteroclisi evacuativa): s'introduce a tale scopo dell'acqua semplice, bollita, tiepida, in quantità variabile secondo i casi ma sempre superiore ai 500 cmc.; il liquido introdotto è senz'altro emesso in tempo più o meno breve, dopo avere rammolliti e disgregati gli accumuli fecali, provocando contrazioni peristaltiche per lo stimolo che esercita sulle pareti intestinali. Allo scopo di lavare meglio l'intestino, si fa passare il liquido ripetute volte in virtù dell'innalzamento e dell'abbassamento dell'apparecchio, onde viene a modificarsi la pressione. Bisogna evitare pressioni smodate nello spingere il liquido. Allorché s'introducono quantità di liquido inferiori ai 500 cmc., si parla più propriamente di clisteri: aggiungendo al liquido svariate sostanze nella pratica medica, si hanno le più diverse azioni medicamentose. Si somministrano in tal modo clisteri purgativi o lassativi (infusi di foglie di senna, emulsioni oleose, soluzioni di solfato di sodio, di magnesio, di cloruro di sodio, ecc.). I clisteri astringenti hanno un effetto opposto e si preparano col tannino, con la ratania, con sali di argento, ecc. Possono introdursi coi clisteri svariate sostanze medicinali che, assorbite dalla parete dell'intestino, svolgono azioni generali (clisteri sedativi, antipiretici, balsamici, ecc.). Meritano speciale ricordo i clisteri nutritivi, che si praticano quando l'organismo non è più in grado d'assumere gli alimenti per le vie ordinarie (ostacolo meccanico alle vie digerenti superiori, gravi lesioni a carico dello stomaco e del duodeno che consiglino l'assoluto risparmio dell'organo colpito). Prima di praticare il clistere nutritivo le pareti dell'intestino debbono essere deterse da un'opportuna lavatura generica. I più comuni di tali clisteri sono quelli che contengono soluzioni di peptone e glucosio (serie proteica e serie idrocarbonata): secondo una formula abbastanza semplice si disciolgono 20 gr. di glucosio in 100 cmc. di acqua; vi si aggiungono 10 gr. di peptone secco di Witte o di Chapoteaut disciolti anche in 100 cmc. di acqua, indi 1 gr. di sale comune, 2 gr. di bicarbonato di sodio e 5 gocce di laudano. Alcuni vi emulsionano 2 tuorli d'uovo; ma i grassi, i quali entrano fra i componenti delle uova, in genere difficilmente si assorbono dalla mucosa del retto e del colon.

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