ENZIMOREAZIONE

Enciclopedia Italiana (1932)

ENZIMOREAZIONE

Amilcare Bertolini

. Fu proposta da L. Sivori e U. Rebaudi (in Ann. dell'Ist. Maragliano, X, 1922) e applicata alla diagnosi di malattie infettive (tubercolosi, sifilide, tifo, difterite, rabbia, dermatomicosi); di alterazioni e di disfunzioni d'organi; di tumori; della capacità reattiva dell'organismo di fronte a infezioni; dell'attività digestiva di fronte a differenti alimenti.

Il concetto su cui si fonda la reazione è il seguente: i sieri posseggono proprietà digestive specifiche: a) verso gli elementi cellulari dei tessuti organici, sia che questi volgano alla mortificazione spontanea per senescenza, sia che vengano soggetti a necrobiosi acuta o lenta in seguito a cause patologiche; b) verso le albumine d'origine batterica; c) verso i differenti alimenti. I prodotti di digestione formatisi nella miscela d'un siero con i derivati albuminoidei, sia d'organi normali o patologici, sia di tessuti neoformati, di batterî o d'alimenti allo stato d'ultrapeptone, cioè di scissione albuminoidea spinta a un grado più avanzato che i peptoni ma che non abbia ancora raggiunto quello degli amminoacidi (gli autori chiamano disintegrati tali derivati dell'albumina), sono messi in evidenza con la reazione chimica alla ninydrin (nome commerciale del tricheto-idrinden-idrato); la reazione è positiva se il liquido assume color violetto, attestando così l'avvenuta completa digestione del disintegrato.

Bibl.: L. Sivori, U. Rebaudi e I. Menniti, L'enzimoreazione, Bologna 1929.

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