ERACLE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

ERACLE (῾Ηρακλῆς, Hercules, Hercoles)

H. Sichtermann
H. Sichtermann
Red.

Eracle "colui che è reso celebre da Hera" figlio di Zeus e di Alcmena, moglie di Anfitrione, fu l'eroe prediletto dai Greci, e la sua figura e le sue imprese furono rappresentate in innumerevoli monumenti dell'arte figurativa dall'epoca più antica fino a quella più tarda. Prototipo della forza virile, sia indomita che selvaggia, e della creazione e dello sforzo, appare sempre come un uomo robusto, per lo più barbuto, ma spesso anche senza barba, con capelli corti, quasi sempre provvisto almeno di uno dei suoi due attributi caratteristici, la dava o la pelle di leone.

1. Eracle nel mito gresco. - Le più antiche figurazioni lo mostrano nudo, in atteggiamento eretto con la clava, ma senza la pelle di leone. In questo primo periodo appare anche solo con l'arco senza altro attributo (come sul fregio di Assos) o anche come un guerriero completamente armato. Una serie di piccoli bronzi arcaici (dei quali quello più noto già nella Collezione Oppermann, è attualmente nella Bibliothèque Nationale di Parigi), lo mostra nudo, mentre cammina a lunghi passi, con la clava e l'arco. Dalla fine del VI sec. a. C. l'iconografia di E. presenta la pelle di leone, che diviene ben presto l'attributo più caratteristico dell'eroe. Come indicano già molti vasi a figure nere, egli è vestito in modo che la testa del leone copra, a mo' di berretto, il capo, mentre il resto della pelle, trattenuta dalla cintura, aderisce strettamente al corpo; le zampe sono annodate davanti al petto, la coda nascosta di solito nella cintura. Sotto la spoglia leonina egli porta per lo più il chitone.

In un primo periodo si trova di frequente nell'armatura di E. anche la spada; questa compare sempre meno nell'epoca tardo-arcaica quando la pelle pende spesso liberamente intorno al corpo dell'eroe nudo (coppa del cinghiale, di Euphronios). Il suo costume scitico documentato da una kölix di Brygos è un'eccezione. Statuette italiche mostrano ancora a lungo il tipo che avanza a lunghi passi, con clava ed arco; anche come arciere egli viene rappresentato ancora a lungo. Dal periodo dello stile severo in poi, parallelamente alle altre figure di dèi ed eroi, vengono creati i tipi statuari che hanno un continuo sviluppo, notevolissimo sino al periodo romano: l'erma Ludovisi, che riproduce un tipo del V sec., mostra E. con barba, pelle e cornucopia; una statuetta a Boston, attribuita da alcuni a Mirone, lo raffigura appoggiato sulla clava, con la pelle sul braccio; Policleto raffigura E. sbarbato. Il tipo tardo-classico dell'Eracle Lansdowne è sbarbato con clava sulle spalle e la pelle leonina che pende deposta.

Per lo più nudo, talvolta E. è avvolto completamente nella pelle leonina. L'Eracle Farnese, da un originale attribuito a Lisippo, mostra l'eroe muscoloso, barbuto, appoggiato stancamente; con riferimento alla stanchezza sono da interpretare anche i tipi di Eracle seduto, di cui il più noto è l'Eracle Altemps. Le creazioni romane, come la colossale statua nella Rotonda del Vaticano, dipendono per lo più da modelli greci. Solo in epoca tarda egli viene rappresentato nelle statue come bambino con addosso la pelle e con la clava, come in una statua a Montpellier.

Adulto, nel tipo di E. viandante, tutto avvolto nella pelle di leone è un tipo che si può far risalire al Il sec. a. C., di cui si conoscono solo tre repliche, tutte di piccole dimensioni, una al Museo Nazionale Romano e due (una in marmo e una in bronzo) alla Walters Art Gallery di Baltimora.

Più ancora della isolata figura dell'eroe, le sue imprese hanno ispirato gli artisti: esse appartengono alle rappresentazioni più arcaiche dell'arte antica e alcune di esse sono tra le più spesso rappresentate. Solo nel IV sec. a. C. le rappresentazioni delle "fatiche" di E. si fanno meno frequenti. Le "fatiche" tramandate dalle fonti antiche sono state quasi tutte testimoniate dall'arte figurativa, anche se con frequenza assai diversa; compaiono inoltre rappresentazioni di leggende sconosciute dalle fonti letterarie che ci rimangono. Si possono riconoscere quasi 70 singole avventure e situazioni; in molte di esse E. è accompagnato dal suo compaguo Iolao o da Atena, sua protettrice. (Oltre ai paragrafi seguenti si vedano anche le singole voci: cerbero; cercopi; idra, ecc.).

A) Storie giovanili. - 1) Quando E. ha compiuto 8 mesi, Hera invia alcuni serpenti che debbono uccidere il bambino, ma il piccolo E. afferra i serpenti e li strozza. Rappresentato dapprima su vasi attici a figure rosse (cratere a Perugia), il soggetto ritorna nella pittura parietale (Pompei: Casa dei Vettii) e nella scultura postclassica (Museo Capitolino). 2) Su alcuni vasi attici a figure rosse E. è rappresentato con il suo maestro tebano Lino, dal quale apprende a suonare la cetra e che egli uccide irritato da un rimprovero. 3) Creonte, re di Tebe, dà ad E. per moglie sua figlia Megara;. E. uccide i figli generati con lei in un accesso di follia provocato da Hera; il soggetto è rappresentato in un cratere di Assteas (v.) a Madrid.

B) Imprese al servizio di Euristeo (Dodekàthlos). - Allorché la nascita di E. è imminente, Zeus dichiara che quello tra i discendenti di Perseo che nascerà per primo regnerà su Micene; Hera nella sua gelosia arresta la nascita di E. e fa venire al mondo in anticipo Euristeo, un nipote di Perseo; così Euristeo diviene re di Micene ed E. per 12 anni suo sottoposto; in questo periodo l'eroe compie le sue più celebri imprese, le gesta del "dodekàthlos", che nelle fonti letterarie compaiono solo in Diodoro (iv, 11-27), Apollodoro (ii, 74-126) e Igino (Fab., 30), ma che sono rappresentate riunite nell'arte figurata già nel primo periodo classico (metope di Olimpia). Le gesta del "dodekàthlos" non presentano un ordine fisso né nel periodo remoto né in quello tardo. Oltre che ad Olimpia raffigurano il ciclo le metope del Tesoro degli Ateniesi a Delfi (incompleto), quelle dello Hephaisteion ad Atene (egualmente incompleto), e successivamente altri monumenti come il mosaico di Liria in Spagna e alcuni sarcofagi romani (Galleria Borghese, Velletri, ecc.). 1) Il leone nemeo, che possiede una pelle invulnerabile, viene spinto da E. in una caverna e là strozzato. Questo soggetto fa parte dei motivi leggendarî prediletti dall'arte antica; compare già nel Periodo Geometrico (fibula a Londra, sottovaso ad Atene); del periodo arcaico e classico sono conservati circa 550 vasi con questo tema, in prevalenza attici a figure nere, che rappresentano la lotta a terra, in piedi, oppure gli avversarî ancora separati. Il combattimento era rappresentato sul Trono di Amicle (Paus., iii, 18, 15) e lo è ancora nelle metope già ricordate da Delfi e da Atene. La metopa del tempio di Zeus ad Olimpia mostra la versione, piuttosto rara, del leone già ucciso, la quale in seguito appare occasionalmente accanto a quella del combattimento. Anche nella piccola plastica a tutto tondo e nella grande statuaria il tema ha una lunga tradizione che inizia dal periodo arcaico e dura sino a quello classico tardo (Lisippo). 2) L'idra di Lerna, un serpente a nove teste, contro il quale E. combatte con l'aiuto di Iolao. Per ogni testa recisa ne rinascono al mostro altre due; un granchio ostacola l'eroe nel combattimento. Il granchio viene schiacciato e le teste dell'idra sono bruciate con il fuoco. Circa 60 vasi, alcuni ancora corinzî, illustrano il combattimento, rappresentato in età ancora più antica in una fibula beota a Londra, in una lastra quadrangolare dell'VIII sec. ed anche in alcuni bracciali di bronzo per scudi di Olimpia. Un piccolo frontone dell'acropoli rappresenta plasticamente il combattimento; un gruppo di marmo del Museo Capitolino appartiene ad un periodo più tardo. 3) La cerva cerinitide che porta un corno d'oro è o presa prigioniera o uccisa da Eracle. Una fibula beota mostra E. e la cerva l'uno accanto all'altra; vasi attici a figure nere mostrano l'inseguimento, la rottura del corno o il trasporto dell'animale catturato; altre volte è rappresentata la lotta, che non è ricordata dalle fonti letterarie, per il possesso della cerva tra E. ed Apollo. Circa 30 vasi, per lo più a figure nere, ricordano la "fatica" che è testimoniata, per quanto concerne la plastica, da un gruppo bronzeo a Palermo e in molti sarcofagi. 4) Gli uccelli di Stinfalo, uccelli rapaci antropofagi, sono uccisi da E. con le sue frecce. Circa 10 vasi, in prevalenza attici a figure nere, illustrano l'avventura, come già una fibula beota. 5) Il cinghiale di Erimanto è preso vivo da E. e portato ad Euristeo. Circa 120 vasi, di cui nessuno è anteriore al VI sec., mostrano la cattura oppure, più di frequente, la consegna della belva ad Euristeo (v.) il quale, per lo spavento, si rintana in un pìthos (così già su una metopa della Foce del Sele e su un rilievo di Olimpia). 6) La pulizia delle stalle di Augia, che E. intraprese deviando il fiume Alfeo, è rappresentata solo ad Olimpia e nei più tardi cicli completi; è l'impresa del dodekàthlos riprodotta più raramente. Un frammento di mosaico a Ostia ne documenta una redazione pittorica. 7) Il toro di Creta fu catturato vivo da E. e consegnato ad Euristeo. Sin dal VI sec. sono conservate raffigurazioni di questa "fatica" (circa 160 rappresentazioni di vasi a figure nere e 15 su ceramiche successive, che per lo più mostrano l'incatenamento del toro. 8) I cavalli antropofagi di Diomede sono domati da E. e consegnati ad Euristeo. Solo 9 vasi, tra i quali una lèkythos a figure nere (che mostra i cavalli alati) illustrano questo soggetto, che è tra quelli più rari. 9) La lotta con le Amazzoni, che secondo le fonti letterarie ha come fine la conquista della cintura di Ippolita, compare abbastanza presto nella ceramica corinzia e più tardi su numerosi vasi attici a figure nere e su un minor numero di vasi a figure rosse, complessivamente su più di 300 pezzi. È rappresentato sempre il combattimento (soltanto un cratere campano a Manchester testimonia la consegna della cintura senza lotta). Pausania (v, 25, 11) menziona un gruppo con questo soggetto, opera di Aristokles ad Olimpia. 10) Il combattimento con Gerione, mostro dai tre corpi, con il suo pastore Eurytion e il cane Orthos intorno alla mandria di buoi è una delle poche imprese di E. ricordata in epoca molto antica dalle fonti letterarie (Hesiod., Theogon., 287 e 981). È rappresentata già su vasi protocorinzî, poi su numerosi vasi, per lo più attici, a figure nere; di questi se ne sono conservati circa 8o. I tre corpi di Gerione sono separati, Eurytion già morto giace in terra. Pausania menziona la scena sull'Arca di Cipselo (iv, 19, 1) e sul Trono di Amicle (iii, 18, 7); essa appare su 6 metope del Tesoro degli Ateniesi a Delfi e su due dell'Hephaisteion ad Atene. Un rilievo del Sunio e un vaso àpulo testimoniano il soggetto in epoca più tarda. 11) I pomi d'oro delle Esperidi, sorvegliati da un serpente, sono presi da E. con l'aiuto di Atlante, che E. sostituisce nel frattempo nel reggere la vòlta del cielo; oppure E. li raccoglie da sé lottando contro il serpente, oppure i pomi gli sono portati dalle Esperidi. Tutte le versioni si trovano nell'arte figurativa; la metopa di Olimpia mostra E. con Atlante; alcune rappresentazioni arcaiche mostrano l'eroe in lotta con il serpente; vasi del IV sec. e un rilievo recano E. con le Esperidi. Il soggetto, rappresentato su circa 45 vasi, era più in voga nel IV sec. che nell'epoca precedente (tuttavia Pausania, v, 17, 2 e vi, 19, 8, 12, ricorda tre grandi monumenti del VI secolo) ma era rappresentato anche sull'Arca di Cipselo e sul Trono di Amicle (Paus., v, 18, 4 e iii, 18, 10). 12) Cerbero (v.), il cane degli Inferi, è vinto da E. e portato ad Euristeo (la fatica è già ricordata nell'Iliade, VIII, 364). Rappresentato su un vaso corinzio, il soggetto si ritrova su idrie ceretane (v. ceretane, idrie, tavola a colori) dalla fine del VI sec., e su vasi attici. Cerbero ha quasi sempre due teste, talvolta tre; Ade, Persefone o Hermes possono essere presenti. Questa impresa compariva già nel Trono di Amicle (Paus., iii, 18, 13).

C) Altre imprese connesse col Dodekàthlos. - In connessione con le imprese delle "dodici fatiche" stanno: 1) la lotta con i centauri, che E. deve sostenere, dopo esser stato ospitato da Folo, mentre si avvia ad affrontare il cinghiale di Erlinanto. Folo, un centauro, aveva offerto ad E. del vino, il cui profumo aveva attirato gli altri centauri; divenuti ebbri essi incominciarono a litigare. Raffigurano la lotta soprattutto vasi attici a figure nere (circa 78), alcuni dei quali mostrano solo E. con Folo. 2) La liberazione di Esione, figlia di Laomedonte, durante il ritorno dal combattimento con le Amazzoni. Esione era stata incatenata da suo padre ad una roccia per servire da pasto al mostro marino inviato da Posidone (in modo che questi fosse distolto dal compiere altri misfatti): E. uccide il mostro. L'impresa è rappresentata raramente, tra l'altro sul vaso di Pronomos (v.). E. viene rappresentato anche insieme a Laomedonte, che successivamente combatté, perché rifiutò di dargli la ricompensa promessa. 3) Il combattimento con Helios mentre l'eroe s'avvia da Gerione e il viaggio oltre l'oceano sulla coppa del sole, lasciata da Helios ad E.; ambedue gli episodi furono rappresentati di rado, quello della coppa del sole su una kölix a figure rosse nel Vaticano. 4) Nel cammino verso il giardino delle Esperidi E. sostiene un duello con il gigante Anteo (motivo rappresentato soprattutto su vasi a figure nere, ma anche nella plastica. 5) E. uccide il re d'Egitto Busiride (v.) che lo voleva immolare come tutti gli stranieri; episodio rappresentato soprattutto su vasi attici a figure rosse e su un'idria ceretana. 6) E. lotta con Nereo, il vecchio del mare, che gli deve mostrare la strada. 7) E. libera Prometeo, episodi rappresentati soprattutto dall'arte arcaica. 8) Negli Inferi libera Teseo, ma deve abbandonare Piritoo, come mostrano una lamina bronzea di Olimpia e un rilievo della II metà del V secolo.

D) Avventure varie. - Oltre alle imprese del Dodekàthlos, le rappresentazioni figurative e le fonti letterarie riferiscono ad E. una gran quantità di altre imprese ed avventure. Come già le dodici fatiche avevano condotto l'eroe lontano dalla patria, così anche qui vediamo E. vagare per tutto il mondo allora conosciuto. Spesso queste imprese sono tramandate solo dall'arte figurativa oppure questa presenta gli avvenimenti con particolari caratteristiche. Se nell'ambito della tradizione scritta i nessi sono spesso pieni di contraddizioni e non chiari, le testimonianze figurative sono riconducibili ancora meno ad un sistema unitario e logico. Sono qui trattate solo le linee principali delle gesta dell'eroe senza approfondire i particolari. Delle numerose rappresentazioni saranno nominati volta per volta solo alcuni esempî più notevoli, come già per le imprese trattate precedentemente. 1) Alle imprese conosciute soprattutto dalle rappresentazioni figurative appartiene il combattimento tra E. e Apollo per il tripode di Delfi: conservato su circa 110 vasi a figure nere ed anche su bracciali di scudo di Olimpia, deve esser stato molto popolare; i monumenti più antichi mostrano E. ed Apollo che afferrano il tripode che si trova in mezzo ad essi; più tardi, soprattutto su vasi a figure rosse (anfora di Andokides), E. appare con il tripode, con il quale vuole fuggire mentre Apollo tenta di trattenerlo. Monumenti più tardi, come i rilievi campani, richiamano il tipo più antico. Di tanto in tanto E. fu raffigurato da solo con il tripode. 2) Sebbene il soggiorno dell'eroe presso la regina di Lidia Onfale sia stato messo in relazione con il furto del tripode - dovrebbe esser stata la punizione per il furto -, quasi non appaiono rappresentazioni figurative di esso prima dell'epoca ellenistica (ma successivamente molto di frequente); parecchi dipinti pompeiani mostrano E. in abiti femminili, o occupato in lavori femminili oppure ebbro, mentre Onfale ha indossato le sue armi e la pelle di leone; un gruppo statuario a Napoli mostra il medesimo scambio. E. e Onfale (v.) furono raffigurati anche singolarmente con gli abiti scambiati. 3) Si ritiene che debba esser collegata con il soggiorno presso Onfale la vittoria sui due Cercopi (v.), che fu però rappresentata solo nel periodo arcaico: E. porta ambedue i Cercopi sulle spalle, legati ad un palo con le teste penzoloni. Pinakes corinzî raffigurano l'impresa, insieme ad alcuni bracciali di bronzo di Olimpia e a una metopa di Selinunte e ad un'altra dell'Heraion del Sele. 4) Isolate sono le rappresentazioni di vasi attici a figure rosse che mostrano E. al servizio di Sileo; nella sua vigna egli causò delle distruzioni che determinarono l'inizio delle ostilità. I vasi mostrano i diversi episodi di questa leggenda che per quanto si sappia, fu trattata in maniera più estesa solo da Euripide. 5) Forse soltanto dall'arte pergamena E. venne considerato padre di Telefo, il quale è considerato capostipite della famiglia reale di Pergamo. Sua madre, la sacerdotessa di Atena Auge, fu sorpresa da Eracle sui Parthenion. Questo incontro fu rappresentato sul piccolo fregio dell'Altare di Pergamo, poi su dipinti pompeiani; così pure il successivo ritrovamento del bambino, che fu allattato da una cerva (dipinto di Ercolano); un gruppo statuario a Parigi mostra E. solo con Telefo in braccio. 6) Più antica è l'iconografia del combattimento con Cicno, figlio di Ares, che era già rappresentato sul Trono di Amicle e poi spesso su vasi a figure nere (se ne sono conservati quasi 100), per divenire poi più raro sui vasi a figure rosse. Viene raffigurato il duello, sia senza figure laterali sia in presenza di Atena e Ares; in alcune rappresentazioni Zeus con la sua folgore fa cessare il combattimento. Spesso sono rappresentate le quadrighe dei combattenti. E. combatte analogamente al suo avversario, per lo più con la spada o con la lancia; già Esiodo (Aspis) che ricorda questo combattimento aveva descritto E. come un oplite. 7) Sono rare le rappresentazioni del combattimento con i gemelli di Molione o di Attorione di cui la tradizione dà scarse notizie; un cratere tardo geometrico, una fibula d'argento e una di bronzo raffigurano questa impresa, in cui i Molionidi appaiono cresciuti uniti. 8) Ai combattimenti rappresentati più spesso su vasi a figure nere (se ne sono conservati circa 130) appartiene quello con un demone marino dal corpo di serpente, che forse è in relazione con il combattimento con Nereo, con la saga delle Esperidi. 9) Esclusivamente su monumenti del periodo tardo-arcaico e su vasi a figure rosse, si trova l'uccisione del gigante Alcioneo; questi è per lo più addormentato, mentre E. l'uccide con la freccia o con la clava; insieme con Hermes E. s'avvicina al gigante dormiente in una tazza di Phintias a Monaco. 10) Insieme agli dèi E. combatte anche contro i giganti, per lo più stando sul cocchio di Zeus o di Atena; già la pittura sui vasi a figure nere ha foggiato il tipo di E. che sta per metà sul timone (vaso nel Vaticano), che fu adottato successivamente anche da Brygos (tazza a Berlino). Una reminiscenza si trova ancora su un'anfora di Milo al Louvre, qui tuttavia E. è disceso dal carro. 11) Tra gli incontri rappresentati più raramente è quello con Geras (v.), la vecchiaia personificata, che si trova solo su 5 vasi a figure nere e rosse, tra l'altro su una pelìke a Villa Giulia. Geras è raffigurato qui come uno scarno vecchio che viene salutato oppure ucciso da Eracle. 12) Alcune rappresentazioni mostrano E. che combatte con avversari sconosciuti o ai quali non si può dare un nome, oppure in situazioni difficilmente interpretabili (v. bibliografia). Al riguardo sono da menzionare in particolare: 13) tre raffigurazioni di vasi che mostrano l'eroe mentre conduce un mostro marino; 14) Otto rappresentazioni (da una pyxis a figure nere sino ad un sarcofago romano) dell'eroe portato da un carro trainato da centauri; 15) alcune immagini di vasi che lo riproducono mentre porta Plutone e, 16) un'unica raffigurazione di E. con una vecchia donna, Geropso, altrove sconosciuta. Molto spesso E. appare insieme ad altri dèi, oltre che nel combattimento con i giganti già ricordato, anche in alcune delle sue altre imprese, alle quali essi prendono parte oppure stanno a guardare; spesso egli appare insieme a loro in un atteggiamento passivo. La sua protettrice particolare è 17) Atena, che l'accompagna in molte imprese, ma che si può vedere anche tranquillamente in sua compagnia, come su un'anfora di Andokides, oppure su vasi che li raffigurano insieme su un cocchio. 18) Isolato è un vaso a Londra che mostra E. allattato da Hera (il che non corrisponde ad una rappresentazione greca: v. più avanti E. italico); anche 19) con Zeus E. è rappresentato piuttosto raramente (vaso a figure nere a Boston, ambedue sul cocchio). 20) Hermes è presente ad alcune delle sue imprese, ma si trova anche coricato tranquillamente insieme ad E. (due vasi a figure rosse) oppure 21) quando E. è ancora bambino Hermes lo porta in braccio (vaso a figure nere). 22) E. può comparire anche insieme a Posidone ed Apollo, tuttavia più spesso con Dioniso e i sileni. Su monumenti posteriori (alcuni sarcofagi), prende parte, ubriaco, al thiasos oppure viene anche rappresentato da solo, ubriaco (statuetta nell'Ercolaneo). 23) Una lunga tradizione hanno le rappresentazioni che mostrano l'eroe mentre suona il flauto o più spesso la cetra; dai vasi a figure rosse fino ai rilievi romani si notano immagini dell'eroe musico, che in questa qualità trovò accesso anche nel culto romano. 24) Egli può anche portare la cornucopia oppure 25) sacrificare, e con ciò, forse, talvolta s'intende il suo ultimo sacrificio prima della morte. 26) In una particolare attività egli è raffigurato in alcune immagini di vasi, mentre cioè si reca con un'anfora alla fontana. Incerte sono 27) le immagini con la leggenda degli Argonauti e con 28) E. al bivio.

In connessione con queste imprese sono infine da considerare le storie che trattano del matrimonio dell'eroe con Deianira e delle avventure annesse; già collegate nel VI sec., furono continuate con una trattazione unitaria fino all'apoteosi dell'eroe. E. conquista Deianira, la figlia del re dell'Etolia, dopo una lotta con il dio fluviale Achebo, che accampava pretese più remote. Dopo che Deianira ha dato ad E. un figlio, Illo, E. abbandona con la sua sposa la corte reale; il centauro Nesso porta Deianira attraverso un fiume e vuole violentarla; E. uccide Nesso, il quale prima della sua morte persuade Deianira ad immergere la camicia del marito nel suo sangue, in modo da ottenere la possibilità di farlo ritornare immediatamente a sé appena si fosse innamorato di un'altra donna. Successivamente E. giunge alla corte di Eurytos in Oicalia, dove conquista sua figlia Iole con la sua vittoria nella gara dell'arco. Ma Deianira, gelosa di Iole, aveva nel frattempo inviato ad E. la camicia bagnata di sangue, che produce all'eroe tormenti insopportabili ai quali vuole sottrarsi con la morte. Dal rogo che lo deve incenerire, viene rapito sull'Olimpo, dove ottiene per moglie Ebe e diviene immortale. I singoli episodi di questi avvenimenti complessi e spesso pieni di contraddizioni sono stati riprodotti nell'arte figurativa con frequenza molto diversa. 29) Il combattimento con Achebo era già rappresentato sul Trono di Amicle e si trova su circa 25 vasi a figure nere e rosse, sui quali Achebo compare di solito come un toro dalla testa umana, eccezionalmente anche con il corpo di serpente. 30) Anche l'uccisione di Nesso apparve già sul Trono di Amicle, poi soprattutto su anfore attiche a figure nere (Atene), che di solito raffigurano E. con la spada; con freccia ed arco appare su un'hydria a Villa Giulia. Deianira o sta seduta ancora sulle spalle del centauro o si trova accanto ai combattenti, oppure fugge. Un dipinto pompeiano riproduce Nesso caduto in ginocchio dinanzi a Eracle. 31) Della storia di Eurytos è conservata su un cratere corinzio la rappresentazione dell'amichevole ospitalità offerta ad E. da Eurytos e da sua figlia; inoltre pochi vasi a figure rosse raffigurano ambedue gli eroi. 32) La cremazione di E. sul rogo è raffigurata su sette vasi; e molto numerosi sono i monumenti che 33) hanno per oggetto il suo viaggio verso l'Olimpo, che ha luogo su un tiro a quattro in compagnia di altri dèi. 34) Anche il suo arrivo sull'Olimpo, per lo più in compagnia di Atena, è rappresentato spesso su vasi a figure nere e rosse (come esempio si può citare un'anfora a figure nere ad Orvieto) e nel rilievo di un frontone arcaico in poros dell'Acropoli. 35) E. è stato rappresentato raramente in compagnia della sua sposa divina Ebe, però è già su un vaso a figure nere (ora a New York). 36) Sopra due dei pilastri figurati della Basilica del Foro Severiano di Leptis sono rappresentate le dodici fatiche canoniche, sei per parte nelle facciate anteriori, mentre sui fianchi sono rappresentati o tipi statuari isolati o imprese minori. Tra queste appare una lotta di E. con un grifo, nello schema generalmente usato per la lotta con il leone nemeo. Questa raffigurazione resta fin qui isolata.

Monumenti considerati. - (Tipi e costumi): Assos: J. T. Clarke, Investigations at Assos, Cambridge 1902-1921, tav. xv. Bronzetto Oppermann: foto Giraudon 8219 = E. Babelon-J. A. Blanchet, Cat. Bronzes Ant., Parigi 1895, n. 518. Kölix di Euphronios: E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., Monaco 1923, f. 401. Vaso di Brygos: Furtwängler-Reichhold, Griech. Vasenmalerei, Monaco 1900-1910, tav. 47. Statuette italiche: G. Fogolari, in Studi Etruschi xxii, 1952-3, p. 287 ss. Erma Ludovisi: E. Paribeni, Sculture greche del V sec., Mus. Naz. Rom., Roma 1953, n. 35. Bronzo di Boston: G. Hafner, in Jahrbuch, lvii, 1952, c. 73 ss. E. di Policleto: E. Paribeni, op. cit., n. 53. E. Lansdowne: G. Lippold, Handbuch, iii, 1, Monaco 1950, tav. 91, i. E. Farnese: foto Anderson 23084. E. Altemps: A. Kalkmann, 53 Ben. Winck. Progr., 1893, tav. 1. E. Vaticano: foto Alinari 6592. E. di Montpellier: Einzelaufnahme, 1852 = D. K. Hill, in Gaz. Beaux Arts, xxxvi, 1942, p. 193 ss.; G. Q. Giglioli, in Arch. Class., 1, 1949, p. 149 ss.; D. K. Hill, in Arch. Class., ii, 1950, p. 198 s. (Imprese): vasi: F. Brommer, Vaselisten zur griech. Heldensagen, Berlino 1957, p. 1 ss.; E. Kunze, Olympische Forschungen, Berlino, ii, 1950, p. 93 ss.

A. 1) Cratere a Perugia: O. Brendel, in Jahrbuch, xlvii, 1932, p. 197, f. 1. Casa dei Vettii a Pompei: G. E. Rizzo, La pittura ellenistico-romana, Milano 1929, tav. xxxvi. Statua al Capitolino: H. S. Jones, Cat. Sculpt. Capitoline Mus., Oxford 1912, tav. 25, 54 B. 2) R. Lullies-M. Hirmer, Griech. Vasen d. rezfarchaischen Zeit, Monaco 1953, tav. 92.3) A. Stenico, in E.A.A., i, 1958, p. 745, f. 939, s. v. Assteas.

B. (= dodekàthlos): F. Brommer, Herakles, Colonia 1953. Sarcofago Galleria Borghese: foto Alinari 6813. Inoltre, seguendo il progressivo elenco del testo: B. 1) Plastica: A. v. Salis, in Mus. Helv., xii, 1955, p. 173 ss.; 112 Ben. Winck. Progr., 1956. 2) P. Amandry, in Bull. Fac. d. Lettres de Strasbourg, xxx, 1951-2, p. 293; W. F. Exner, in Mus. Helv., viii, 1951, p. 185 ss.; F. Brommer, in Marb. Winck. Progr., 1949. Frontone dell'Acropoli: W. Iohannowski, E.A.A., i, 1958, p. 782, f. 982. Vaso di Berlino: ibid., p. 339, f. 482, s. v. Atene. 3) Palermo: Anderson 29188.4) Metopa di Olimpia: A. de Francisci, in E.A.A., 1, 1958, p. 763, f. 939, s. v. Atena. 5) E. Pfuhl, op. cit., f. 401.6) A. Abaecherli Boyce, in Amer. Numism. Soc., Mus. Notes, iv, 1950, p. 73 ss. Rilievo: Br. Mus. Fr., 1948, p. 157. Mosaico di Ostia: M. Floriani Squarciapino, in Arch. Glass., x, 1958, p. 106 ss. 7) Vaticano: C. Albizzati, Vasi dipinti del Vaticano, Roma 1924, tav. lv. 8) Vaso di Odessa: G. M. A. Richter, in Ann. Br. School, xlvi, 1951, tav. 16a 9) E. Paribeni, in E.A.A., 1, 1958, p. 359, f. 501, s. v. Andokides, Pittore di; Manchester: Mem. d. Proc. Manchester, viii, 1948-9, tav. 5, 2; D. v. Bothmer, Amazons in Greek Art, Oxford 1957, passim. 10) P. A. Clement, in Hesperia, xxiv, 1955, p. 1 ss.; B. Neutsch, in Ganymed, Heidelberger Beiträge ant. Kunstgeschichte, 1949, p. 18 ss. 11) F. Brommer, in Jahrbuch, lxiii-lxiv, 1948-9, p. 91 ss. 12) G. Procopio in Arch. Glass., iv, 1952, p. 153 ss.

C. 1) E. Bulanda, Serta Hoffilleriana, Zagabria 1940, p. 375 ss.; S. B. Luce, in Amer. Journal Arch., xxviii, 1924, p. 301 ss.; M. Ziemssen, in Jahrbuch, lxvii, 1952, c. 223 ss.; Fasti Arch., x, 1957, 1831. 2) F. Brommer, in Marb. Winck. Progr., 1955. Laomedonte (Pompei): G. E. Rizzo, op. cit., tav. 67. 3) K. Schauenburg, Helios, Berlino 1955, ill. 23. Vaticano: foto Alinari, 35831. 4) A. de Francisci, in E.A.A., 1, 1958, p. 410, f. 560, s. v. Anteo. 5) B. M. Felletti Maj, in Riv. Ist. Arch. St. Arte, vi, 1937-8, p. 207 ss. 6) E. Buschor, Meermanner (Sitz. Bayer. Ak.), Monaco 1941. 7) N. Terzaghi, in Studî e Materiali, iii, 1905, tav. 2. 8) Fascia di bronzo per scudi: E. Kunze, op. cit., ii, p. 112. Rilievo a tre figure: H. Götze, in Röm. Mitt., liii, 1938, tav. 34 e 35.

D. 1) S. B. Luce, in Amer. Journal Arch., xxxiv, 1930, p. 313 ss.; F. Willemsen, in Jahrbuch, lxx, 1955, p. 93 ss. 2) Gruppo di Napoli: foto Alinari, 11067. Rilievi campani: G. Annibaldi, in Not. Scavi, 1934, p. 205 ss. Pompei: G. E. Rizzo, op. cit., tav. 118, 119; E. G. Suhr, in Amer. Journal Arch., lvii, 1953, p. 251 ss.; G. Lippold, in Jahrbuch, lxx, 1955, c. 248 ss. 3) U. Zanotti Bianco-P. Zancani Montuoro, L'Heraion alla foce del Sele, ii, Roma 1954, p. 18 ss.; Fasti Arch., x, 1957, 1453. 4) F. Brommer, in Jahrbuch, lix-lx, 1944-5, p. 69 ss. 5) Pergamo: Altertumer v. Pergamon, Berlino, 111,2, 1910, tav. xxxi. Ercolano: G. Bermond Montanari, in E.A.A., i, 1958, p. 913, f. 1146, s. v. Auge. Parigi: foto Alinari, 22615; R. Hamann, H. findet Telephos, Berlino 1953; G. P. Oikonomos, in Ann. Sc. Ital. Atene, N. S., viii-x, 1946-8, p. 133 ss. 6) S. Karouzos, in Bull. Gorr. Hell., lxix, 1955, p. 177 ss.; F. Vian, in Rev. Et. Anc., 1945, p. 5 ss. 7) R. Hampe, Frühegriech. Sagenbilder in Böotien, Atene 1935, p. 45 ss. 8) P. E. Arias, in Arch. Glass., ii, 1950, p. 113 ss. 9) N. M. Verdelis, in Arch. Ephem., 1942-3, p. 63 ss.; F. Brommer, in E.A.A., 1, 1958, p. 201, f. 296, s. v. Alcioneo 10) Vaticano: C. Albizzati, op. cit., tav. 50. Berlino: J. D. Beazley, Red-fig., p. 246, 10. Louvre: B. Andreae, in Röm. Mitt., lxv, 1958, tav. 27. 11) G. Q. Giglioli, in Studies Presented to D. M. Robinson, ii, Saint Louis 1953, p. 111 ss.; F. Brommer, in Jahrbuch, lxvii, 1952, c. 6o ss. 12) L. Manino, in Boll. Soc. Piemont. Arch. e Belle Arti, 1952-1953, p. 33 ss.; J. Fink, in Mitt. Deutschen Arch. Inst., vi, 1953, p. 58 ss.; F. Brommer, in Jahrbuch, lxvii, 1952, c. 71, f. 10; H. Bloch, in Mél. Arch. Ist. Éc. Fr. de Rome, lxv, 1953, p. 39 ss.; T. J. Dunbabin, in Studies Presented to D. M. Robinson, ii, Saint. Louis 1953, p. 1164 ss.; H. Bloch, in Latomus, ix, 1950, p. 14. ss.; N. Dane, in Hesperia, xi, 1942, p. 349 ss. 13) C. H. E. Haspels, Att. Black Fig. Lekythoi, Parigi 1936, p. 143 ss. 14) E. Vanderpool, in Hesperia, vii, 1938, p. 393 ss.; F. Matz, Festschrift Weickert, Berlino 1955, p. 41 ss. 15) K. Schauenburg, in Jahrbuch, lxviii, 1953, p. 50 ss. 16) Vaso di Schwerin: H. Diepolder, Der Pistoxenos-Maler, 110 Berl. Winck. Progr., 1954, tav. 4; F. Matz, in E.A.A., i, 1958, p. 675, f. 863, s. v. Arredamento. 18) Lèkythos a Londra: A. B. Cook, Zeus, Cambridge 1925, tav. xv 19) J. D. Beazley, Black-fig., p. 667. 20) Vasi a Parigi e Atene: J. D. Beazley, Black-fig., pp. 209, 85, 231, 167. 21) Monaco: J. D. Beazley, Black-fig., p. 484, 6. 22) D. Tsontchev, in Festchrift R. Egger, Klagenfurt, i, 1952, p. 37 ss. Sarcofago di Napoli: foto Alinari, 19097. Statuetta: Einzelaufnahme, 393; A. Maiuri, Ercolano, Roma 1946, p. 74. 23) P. Mingazzini, in Mem. Acc. Lincei vi, 1925, p. 463; Ch. Dugas, in Rev. Et. Gr., 1944, p. 61 ss.; Not. Scavi 1952, p. 7 ss. e 332 ss. 24) K. Schauenburg, in Jahrbuch, lxviii, 1953, p. 50 ss. 25) E. M. Hooker, in Journal Hell. Studies, lxx, 1950, p. 35 ss. 26) G. A. Mansuelli, in Studi Etruschi, xv, 1941, p. 99 ss. 27) Cratere al Louyre: J. D. Beazley, Red-fig., p. 419, 20; G. E. Rizzo, op. cit., tav. 70. 28) Ch. Picard, in Rev. Arch., xlii, 1953 (2), p. 10 ss. 29) S. B. Luce, in Amer. Journal Arch., xxvii, 1923, p. 425 ss.; M. T. Marabini Moevs, E.A.A., i, 1958, p. 15, f. 26, s. v. Acheloo. 30) Ch. Dugas, in Rev. Ét. Anc., 1943, p. 18 ss. Vaso di Atene: E. Pfuhl, op. cit., tav. B = foto Anderson, 23432; G. Becatti, in E.A.A., i, 1958, p. 654, f. 836, s. v. Aristophanes. 31) Cratere: Mon. Inst., vi, p. 33. Vasi: J. D. Beazley, Red-fig., p. 246, 7 e 8. 32) C. Clairmont, in Amer. Journal Arch., xlii, 1953, p. 85 ss. 33) Ch. Picard, in Comptes Rendus Ac. Inscr., 1951, p. 310 ss. 34) W. Techman, in Röm. Mitt., liii, 1938, tav. 29, 1. 35) J. D. Beazley, Black-fig., p. 261, 37. 36) M. Floriani Squarciapino, in Arch. Class., x, 1958, p. 106 ss.

Bibl.: A. Furtwängler, in Roscher, I (2), c. 2135, s. v. Herakles; Zwickert, in Pauly-Wissowa, VIII, 1912, c. 516, s. v. Herakles. Gruppe, ibid., Suppl. III, 1918, c. 910-1121, s. v.; R. Preller, in Griech. Mythologie, Berlino 1881, II, 2, p. 2781 ss.; J. Shoo, in Mnemosyne, 1938, p. 1 ss.; F. Peccad, Les exploits des héros, 1939; F. Sbordone, in Athenaeum, 1941, p. 72 ss. e 149 ss.; D. D. Spitzer, in Hesperia, XI, 1942, p. 162 ss.; L. Marchese, in Numismatica, IX-XI, 1943-5, p. 3 ss.; V. H. Poulsen, in Acta Arch., XV, 1944, p. 63 ss.; M. Launey, Le Sanctuaire et le culte d'Herakles à Thasos, Parigi 1944; H. Seyrig, in Syria, XXIV, 1944-5, p. 62 ss.; F. Stoessl, Der Tod des Herakles, Zurigo 1945; P. Zancani Montuoro, in Rend. Acc. Linc., VIII (2), 1947, p. 207 ss.; F. Benoît, Lettres d'humanité, VIII, p. 104; H. Goldman, in Hesperia, Suppl. VIII, p. 164 ss.; G. Lippold, in Jahrbuch, LXVII, 1952, p. 78 ss.; G. V. Gentili, in Boll. d'Arte, XXXVII, 1952, p. 33 ss.; J. Pouilloux, Recherches sur l'hist. et les cultes de Thasos, Parigi 1954; id., in Jahrbuch, LXX, 1955, p. 338 ss. Sul prototipo orientale di E. cfr. B. C. Brundage, Herakles the Levantine, in Journ. of Near Eastern Studies, XVII, 1958, pp. 225-36; v. anche gilgamesh. Studio complessivo dell'iconografia del Dodekàthlos, con tabella delle varianti: R. Bartoccini, Il sarcofago di Velletri, in Riv. Ist. Arch. e St. Arte, N. S. VII, 1958, p. 209.

(H. Sichtermann)

2. Ercole italico e romano. - L'Ercole romano deriva il nome dall'"Eracle" greco ed è essenzialmente anche la recezione dell'eroe greco da parte dei Romani. I tentativi di spiegare il suo nome oppure la sua figura da antiche fonti italiche, che in un primo tempo furono molte volte intrapresi in relazione, ad esempio, ad antiche asserzioni isolate (Propert., iv, 9, 71), non hanno avuto seguito. Il suo culto è giunto a Roma da un lato dalla Magna Grecia (Crotone, Metaponto e Poseidonia) e dall'altro dall'Etruria, con tutta probabilità già nel periodo più antico. Le leggende del passaggio di E. attraverso l'Italia e delle sue imprese avventurose ivi compiute favorirono questa recezione; sembra che Cuma, che ebbe una particolare importanza in queste imprese (lotta con i giganti, buoi di Gerione), fosse uno dei punti di partenza della diffusione del culto di E. in Italia.

E. sembra si ricolleghi alla religione italica antica mediante la leggenda di Caco (v.); Caco, mostro mezzo animale che soffia fuoco e uccide uomini, dimora in una grotta sull'Aventino; quando E. con la mandria di buoi di Gerione si riposa vicino al Tevere, Caco ruba otto di questi buoi e li trascina, per far sparire le tracce, nella sua grotta.

Qui essi si tradiscono per i loro muggiti; E. penetra nella grotta dall'alto, poiché l'entrata è chiusa con una roccia, e uccide Caco. Gli abitanti festeggiano E. come liberatore e custodiscono il suo ricordo sull'Ara Massima.

Le altre imprese di E. sono riferite e rappresentate in conformità alla tradizione greca con differenze insignificanti; ed anche la sua figura non si distingue essenzialmente dalla forma creata in Grecia. Tuttavia l'eroe ha assunto in Italia, specialmente quando incominciò ad essere venerato, alcune caratteristiche proprie, differenti più o meno da quelle greche, che molte volte si possono spiegare con l'assimilazione ad antiche divinità italiche e ad immagini religiose romane; in particolare egli venne dotato di caratteristiche ctonie o apportanti la fertilità, e anche di alcuni caratteri di divinità protettrice del traffico, del commercio e del guadagno, del combattere e vincere in guerra; successivamente anche ebbe caratteristiche sepolcrali. Il suo più antico luogo di culto era a Roma (forse il più antico luogo di culto di una divinità straniera) l'Ara Massima entro il pomerio del Palatino, nel Foro Boario dove, nel 312 a. C., per ordine del censore Appio Claudio Cieco era stato sostituito con un culto di Stato il culto privato delle famiglie dei Pinari e dei Potiri. Virgilio (Aen., viii, 102 e 268) descrive il culto che appare nei suoi tratti essenziali (sacrificio mattutino di tori con banchetto) di tipo greco. Schiavi, donne e cani erano esclusi, e non era lecito nominare nessun'altra divinità (Plut., Quaest. Rom., 90), la festa si svolgeva il 12 agosto. Caratteristica l'usanza di donare la decima parte di quanto si era venuti recentemente in possesso. Intorno all'altare si raggruppavano ancora altri oggetti sacri ad E., così che il Foro Boario costituiva proprio il punto centrale della venerazione di Ercole. In particolare sembra che sia stato famoso ancora un altro altare di E., quello alla porta Trigemina sulla via Ostiense (Macr., iii, 6, 10).

Inoltre sono nominati un tempio di E. pompeiano presso il circo Massimo (Plin., Nat. hist., xxxiv, 57) e un tempio emiliano (Liv., x, 23, 3). E. fu venerato come vincitore o invincibile. L'eroe aveva altri luoghi di culto al circo Flaminio come E. magnus custos (Ovid., Fast., vi, 209) e come E. Musarum (fondato nel 189 da M. Fulvio Nobiliore, Macr., i, 12, 16); inoltre è nominata una serie di altri piccoli luoghi di culto a Roma, da dove il suo culto si diffuse attraverso il Lazio (Tivoli, Preneste, Lanuvio, Ostia, Tuscolo) nelle altre province dell'Italia e dell'Impero; e come già nella Magna Grecia E. aveva acquistato i caratteri di divinità straniere, così, anche nelle province, fu molto spesso collegato con divinità straniere o locali o le sostituì. Un esempio particolarmente famoso è il culto di E. a Gades (Cadice) nel territorio spagnolo, dove E. apparve collegato con il dio Melqart, introdotto dai Fenici, ed ebbe un grande tempio.

Dato che già il nome, la figura e le leggende di E. sono di origine greca, è piuttosto difficile trovare rappresentazioni figurative che differiscano essenzialmente dal prototipo greco o apportino nuove caratteristiche, e così tanto in relazione alla sua figura quanto in relazione alle sue imprese. Si è richiamata l'attenzione su monumenti etruschi per cogliere da essi caratteristiche proprie dell'E. italico; essi mostrano oltre alle imprese note alcune particolarità, e precisamente collegano E., che qui porta il nome etrusco di Herkle, con Turan, Menrva e Uni (Afrodite, Atena ed Hera), delle quali può divenire l'amante o il marito (soprattutto rappresentato nelle incisioni su specchi). Con Uni può combattere, apparire unito a lei, oppure, come adulto, può succhiare al suo petto (specchio e base di candelabro di Perugia). Certamente questi monumenti non possono dire nulla sulla successiva epoca romana. Anche i numerosi piccoli bronzi di arte provinciale ci fanno conoscere solo quanto era diffuso il culto. Clava e pelle di leone sono anche qui i suoi attributi caratteristici; alle volte appare anche vestito di corazza. Delle sue imprese si trovano rappresentate nelle province romane (ad es. Liria in Spagna, Flavia Solva in Stiria) tanto quelle del Dodekàthlos come pure altre del tutto diverse, come l'avventura di Esione e quella di Alcesti e molto raramente la leggenda di Caco. Spesso egli appare in relazione con altri dèi, oppure su altari. Delle sue immagini di culto si sono conservati gli echi posteriori, ad es., ad Ostia (rilievo e pittura) e nella Stiria (Ercole delle Muse, rilievo da Flavia Solva). Queste rappresentazioni si basano su modelli greci. Anche la recezione della figura di E. nel culto romano degli imperatori ha luogo tramite il culto romano di E., ma nondimeno apporta difficilmente qualcosa di caratteristico nelle rappresentazioni figurative. Su monete di Adriano è il tipo dell'Hercules invictus, che è rappresentato anche in un tondo adrianeo, ora nell'Arco di Costantino a Roma. Sopra un contorniato (v.) dell'imperatore Antemio Procopio (467-472), pezzo unico del Cabinet des Médailles a Parigi, si ha al recto il ritratto dell'imperatore e al verso la riproduzione di una statua di E. con un bambino in braccio e la dicitura Hyppodromos Heracleos. Si suppone che la statua esistesse nel Circo Massimo a Roma. Il nome Andreas che si legge nell'esergo è stato interpretato con maggiore probabilità come nome di un auriga vincitore, ma anche dell'autore della statua riprodotta.

Monumenti considerati. - Etruria: Herbig, Deecke, in Pauly-Wissowa, vili, cc. 687 ss., s. v. Herkle; Roscher, cc. 2259 ss, s. v. Hercules; Campanile, in Boll. d'Arte, xvii, 1923, p. 453 ss., fig. 1-4; J. Bayet, Herclé, 1926, con 9 tavv. Province: stele con altri dèi: J. J. Hatt, in La Revue des Arts, iv, 1954, p. 239 ss. Ercole su dischi da cavaliere: A. Alföldi, in Germania, xxx, 1952, p. 187 ss. Imprese: Caco: urna di bronzo di Capua: Mon. dell'Inst., 5, 25. Medaglione di Antonino Pio: W. Froehner, Les médailles de l'empire romain, tav. 56. Altre imprese: E. Diez, in Wiener Studien, lxi-lxii, 1943-47, 196 ss.; A. Monet, Vichy romain. Vase aux légendes d'Hercule, 1951. Culto: ara rotonda di Fondi: Not. Scavi, 1937, p. 65, fig. 3. Pittura murale di Ostia: Not. Scavi, 1938, p. 65, fig. 23. Rilievo sacro di Ostia: G. Becatti, in Bull. Gom., lxvii, 1939, p. 39 ss. con tav.; E. Fuhrmann, in Arch. Anz., 1940, p. 439 ss. Ercole delle Muse: E. Diez, in Wiener Studien, lxi-lxii, 1943-47, p. 196 ss. Hercules invictus: M. Floriani Squarciapino, in Bull. Com., lxxiii, 1949-50 (1953), p. 205 ss. Immagini di imperatori: I. Babelon, Revue Numismatique, xv, 1953, p. 23 ss.

Bibl.: In generale e per il culto: Peter, in Roscher, I cc. 2253 ss.; Boehm, in Pauly-Wissowa, VIII, i, 1913, cc. 550 ss.; L. R. Taylor, Local Cults in Etruria, 1923; J. Bayet, Les origines de l'Hercule Romain, 1926; S. Pigott, in Antiquity, XII, 1938, p. 323 ss.; G. Becatti, in Bull. Com., LXVII, 1939, p. 39 ss.; id., Bull. Com., LXX, 1942, p. 115 ss. (Ostia); A. Himpe, Bijadrage tot de studie van den Herculescultus in Gallie en Germanie, tesi, Gand 1940; M. Bieber, in Hesperia, 1945, p. 270 ss.; M. Th. Simon, Le culte d'Hercule dans la Gaule romaine, 1948; F. Benoît, in Latomus, 1950, p. 67 ss.; T. Ivanov, in Bull. de l'Inst. Arch. Bulgare, XIX, 1955, p. 167 ss. Imprese (soprattutto Caco): G. Wissowa, in Pauly-Wissowa, III, i, 1897, cc. 1165 ss., s. v. Cacus; H. Fraenkel, in Miscellanea Galbiati, I, 1951, p. 127 s.; H. H. Huxley, in Proced. of the Lees Philos. Soc., VII, i, 1952, p. 20 ss.; J. Bayet, Aspects mystiques de la rèligion romaine, Parigi 1958; R. A. Staccioli, in Arch. Class., IX, 1957, p. 26 ss.

(H. Sichtermann)

3. E. e il cristianesimo. - La figura di E. fu oggetto, da parte dei suoi fedeli, di speculazioni teologiche, che si andarono accrescendo nel III sec. d. C. con la diffusione delle tendenze misticheggianti e che avevano, come lontana Origine, la trasposizione della figura dell'eroe, carico di forza fisica, in eroe rappresentante dell'ideale cinico-stoico di forza morale e di testimone della divinità. In Seneca (Herc. Oetaeus) E. riveste l'aspetto di uno schiavo per scendere sulla terra; il giorno della sua passione diviene un giorno di gloria, ed E. risale al cielo presso il padre divino dopo aver dichiarato "tutto è ormai compiuto".

In tale speculazione si inserì anche il cristianesimo, specialmente nelle sue correnti gnostiche: con esse si tende alla indicazione di E. come un principio cosmico e come Lògos. Una importante testimonianza di questo inserimento di E. nel cristianesimo è data da uno dei cubicoli della nuova catacomba di via Latina (Scoperta nel 1955) databile alla metà del IV secolo, nel quale si hanno pitture con vari episodî di E. che viene rappresentato secondo l'iconografia tradizionale, ma nimbato da un'aureola azzurra.

Bibl.: E. Ackermann, in Rhein. Mus., 67, 1912, p. 450 ss.; E. Pfister, in Archi v. f. Religionswiss., XXXIV, 1937, p. 42 ss.; H. J. Rose, H. and the Gospels, in Harvard Theolog. Rev., XXXI, 1938, p. 113 ss.; M. Simon, Hercule et le Christianisme, Parigi 1955; V. Bucheit, recens. al preced., in Gnomon, XXX, 1958, p. 450 ss.; J. Bayer, Aspects mystiques de la religion romaine, Parigi 1958. Per la catacomba di via Latina, v. catacombe.

(Red.)